Azzurrina è
la protagonista di una leggenda popolare medievale, molto conosciuta
in Romagna.
La leggenda
Nata intorno al 1370, Azzurrina sarebbe
stata figlia di Ugolinuccio o Uguccione di Montebello, feudatario di
Montebello di Torriana (RN), e sarebbe prematuramente scomparsa il 21
giugno del 1375, il giorno del solstizio d'estate.
Si dice che fosse una bambina albina.
Poiché la superstizione popolare dell'epoca collegava l'albinismo
con eventi di natura diabolica, la madre decise di tingerle
periodicamente i capelli di nero. Tuttavia, dato che li tingeva con
pigmenti di natura vegetale estremamente volatili, questi, complice
la scarsa capacità dei capelli albini di trattenere il pigmento,
avevano dato alla bimba riflessi azzurri come i suoi occhi: così
avrebbe avuto origine il soprannome di "Azzurrina".
A causa di questo fatto il padre decise
di far sorvegliare sempre la bimba da due guardie, Domenico e
Ruggero, e non la faceva mai uscire di casa, per proteggerla dalle
dicerie e dal pregiudizio popolare.
Si dice che il 21 giugno del 1375,
mentre il padre era fuori in battaglia, Azzurrina, sempre vigilata
dai due armigeri, giocasse nel castello di Montebello con una palla
di stracci mentre fuori infuriava un temporale. Secondo il successivo
resoconto delle guardie la bambina avrebbe inseguito la palla caduta
dalla scala all'interno della ghiacciaia sotterranea, nell'intento di
recuperarla. Avendo sentito un urlo, le guardie sarebbero accorse nel
locale entrando dall'unico ingresso, ma non avrebbero trovato traccia
né della bambina né della palla, e il suo corpo non sarebbe stato
mai più ritrovato. Il temporale sarebbe cessato con la scomparsa di
Azzurrina.
La leggenda vuole che il fantasma della
bambina sia ancora presente nel castello e che torni a farsi sentire
ogni cinque anni, in concomitanza con il cadere del solstizio
d'estate.
L'assenza di fonti storiche
Secondo la versione più diffusa, la
leggenda di Azzurrina sarebbe stata tramandata oralmente per tre
secoli, presumibilmente venendo di volta in volta distorta, ampliata
e abbellita. Solo intorno al 1620 un parroco della zona l'avrebbe
messa per iscritto assieme ad altre leggende e storie popolari in una
miscellanea di racconti della bassa Valmarecchia, e il primo e unico
documento scritto su Azzurrina si chiamerebbe "Mons belli et
Deline" (Montebello e Adelina).
Secondo la versione vulgata della
leggenda, ossia la versione attualmente diffusa dai responsabili del
castello e dalle guide turistiche che vi lavorano, il vero nome di
Azzurrina sarebbe stato "Guendalina". Stando invece al
titolo del documento del parroco che racconterebbe la leggenda, è
presumibile che Azzurrina potesse chiamarsi Adelina (Deline),
diminutivo del nome Adele o Delia, già diffuso in età medievale.
Va tuttavia precisato che il documento
del parroco è attualmente solo presunto, poiché nessuno ha mai
avuto modo di leggerlo o anche solo di appurarne con certezza la
stessa esistenza. Pertanto non esistono fonti storiche che attestino
che Azzurrina sia esistita realmente né che la leggenda si sia
realmente tramandata. Le prime menzioni della leggenda di Azzurrina
risalgono, di fatto, alla fine degli anni Ottanta del Novecento. Un
altro particolare che sembrerebbe non avere fondamento è la
sfumatura particolare che i capelli della bambina avrebbero assunto:
qualsiasi pigmento ricavato nella zona non poteva portare a un colore
azzurro, ma solo a tinte marroni o verdastro.
Esistono inoltre anche altri documenti
che rimandano in generale a leggende riguardanti il Castello, come ad
esempio "Memorie sul Castello di Montebello di Romagna"
scritto da Tommaso Molari (1875 - 1935) ed edito agli inizi del 1900
in cui il Molari, mettendo per iscritto antichi racconti popolari del
borgo di Montebello scrive; "La leggenda popolare vi intesse
intorno il suo mondo di spiriti e di folletti, tanto che, nella notte
per chi vi si attarda, sente salire dai trabocchetti rumori strani,
tonfi e vagiti paurosi di anime chiedenti pace".
Le registrazioni
Nel 1989 il castello, che è inserito
tra i monumenti nazionali italiani, è stato restaurato dai
proprietari, la famiglia dei conti Guidi di Bagno, e aperto al
pubblico a pagamento.
A partire da questa data vengono fatte
ricerche da parapsicologi al fine di catturare, tramite registratori
audio ad attivazione sonora, rumori all'interno del castello, chiuso
ed isolato, prodotti dal presunto fantasma. Le registrazioni finora
effettuate vengono normalmente fatte sentire ai visitatori al termine
della visita guidata della rocca.
Il 21 giugno 2010, nel giorno della
ricorrenza quinquennale della scomparsa di Azzurrina sono state
effettuate dai ricercatori del CICAP altre registrazioni utilizzando
apparecchiature professionali, dalle quali si riscontra l'assenza di
rumori attribuibili ad un'entità intelligente. Come ha affermato
Piero Angela, questo sarebbe uno di quei casi nei quali "quando
il livello di controllo è molto elevato, il fenomeno scompare".
Nella cultura di massa
Il gruppo di rock sinfonico Evenoire ha
dedicato una canzone ad Azzurrina.
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