Il cosiddetto
fenomeno delle "voci
elettroniche" (FVE),
conosciuto anche col nome di psicofonia
o metafonia
o transcomunicazione strumentale,
è un presunto fenomeno paranormale che riguarda la manifestazione di
voci (ed eventualmente anche immagini) di origine apparentemente non
umana in registrazioni, ricezioni o amplificazioni tramite
strumentazione elettronica. Tale fenomeno risulta forse spiegabile
come apofenia (dare un preciso significato a ciò che è di per sé
oggettivamente insignificante) e/o pareidolia (interpretare dei suoni
casuali come emessi da una voce che parla la propria lingua)
La tipologia più conosciuta di questo
presunto fenomeno è rappresentata dalla registrazione anomala di
voci (di solito poco chiare), attribuite a spiriti, su un nastro
magnetico o supporti digitali, oppure la loro ricezione tramite una
radio, un televisore o persino su un computer o un telefono.
Secondo i suoi sostenitori, tale
fenomeno permetterebbe di entrare in contatto con i defunti e
l'aldilà, o comunque con una dimensione diversa dal piano fisico,
permettendo un contatto con entità intelligenti di origine ignota,
che interagirebbero attivamente alle domande che vengono poste. Non
vi è alcuna prova scientifica di ciò e la psicofonia non ha mai
trovato alcun credito nell'ambito della comunità scientifica,
ricadendo nell'ambito della pseudoscienza.
Storia
Già con la diffusione dello spiritismo
si cercò di contattare i defunti. La scoperta della radio e il
captare segnali distorti, che potevano assomigliare a voci, vennero
quindi interpretate come voci di defunti.
La posizione della Chiesa e le opinioni di alcuni ecclesiastici
Il presunto fenomeno delle voci
elettroniche - al pari dello spiritismo e di altri fenomeni medianici
- non è in alcun modo riconosciuto dalla Chiesa cattolica; tuttavia
nel corso del tempo alcuni ecclesiastici hanno, esclusivamente a
titolo personale, espresso un qualche interesse nei confronti di tale
possibilità.
Secondo lo scrittore e religioso
francese François Brune, autore di un libro sull'argomento, nel 1952
furono testimoni di questo genere di fenomeni al Laboratorio di
Fisica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano anche il
rettore e fondatore della stessa padre Agostino Gemelli e il suo
amico e collaboratore padre Pellegrino Ernetti (il quale diventerà
celebre per l'asserita e mai dimostrata invenzione del cosiddetto
cronovisore, una macchina del tempo che avrebbe permesso i viaggi nel
passato); Brune sostiene che costoro ne informarono immediatamente il
Vaticano nella persona di papa Pio XII, il quale li avrebbe
incoraggiati negli esperimenti.
Padre Pistone, Superiore della Società
di San Paolo in Inghilterra, dopo i presunti colloqui con i defunti
rilasciò la seguente dichiarazione: "Nelle Voci non vedo niente
di contrario agli insegnamenti della Chiesa Cattolica; sono qualcosa
di straordinario ma non c'è ragione di temerle, né vedo alcun
pericolo".
Friedrich Jürgenson
Dal 12 giugno del 1959 si iniziarono ad
organizzare in maniera metodica esperimenti e studi su questo nuovo
campo di indagine. Il personaggio che aprì la vera e propria storia
del fenomeno delle voci elettroniche fu infatti il regista
cinematografico svedese Friedrich Jürgenson. Tutto iniziò
casualmente proprio in quella data mentre era intento a cercare di
registrare la voce di alcuni uccelli sulla finestra della sua casa di
campagna per mezzo di un magnetofono. Nel riascoltare il nastro si
accorse che si udivano voci lontane e mormorii, che lui stesso non
aveva percepito direttamente.
Fece in seguito numerosissimi
esperimenti, coinvolgendo un grande numero di persone e producendo
migliaia di nastri, e ipotizzò che tali voci appartenessero a
persone defunte.
Konstantin Raudive
Intanto, altri studiosi cominciarono a
seguire e praticare questo tipo di ricerca parapsicologica. Tra essi,
merita sicuramente d'essere nominato il lettone Konstantin Raudive,
che a partire dal 1964 impresse su nastro 72.000 registrazioni in
diverse lingue che ritenne provenienti da un'altra dimensione.
Il diodo rivelatore di Raudive
Sebbene il primato sia difficilmente accertabile con riscontri documentali, a Konstantin Raudive si attribuiscono i primi concreti esperimenti condotti con un particolare circuito elettronico. Lo studioso partì dal presupposto teorico che l'eventuale quid sopravvivente dopo la morte fisica potesse essere evidenziato con l'utilizzo di quel circuito. Ovviamente Raudive non inventò il rivelatore ma solo questo particolare uso.
Il suo diodo rivelatore è definito
dalla radiotecnica come circuito LC risonante
in parallelo. Consta di una bobina di sottile filo di rame
isolato (induttanza) avvolta su di un supporto isolante, di un
condensatore (a pastiglia) e, appunto, di un diodo rivelatore
(attualmente al silicio, ma ai tempi di Raudive al germanio) e di una
cuffia ad elevata impedenza (nell'ordine di almeno 600 - 1000 ohm).
Pur nella sua estrema semplicità, detto circuito sta alla base di
tutta la radiotecnica. La più rimarchevole differenza del diodo di
Raudive rispetto ai consueti circuiti, consisteva nell'avere adottato
un condensatore fisso al posto di uno variabile. La differenza non è
di poco conto dal momento che un variabile permette di selezionare
meglio una determinata lunghezza d'onda, cioè come viene detto in
gergo: la sua selettività ha fianchi più ripidi. Senza
entrare nei dettagli si può affermare che il dispositivo di Raudive
è un primordiale radio-ricevitore ad amplissima banda potendo
spaziare dalle onde lunghe fino alle onde corte. Ne consegue che
l'ascolto in cuffia (l'unico possibile essendo un ricevitore
autoalimentato dalle onde hertziane) produrrà un caotico insieme di
suoni, di rumori, di voci di ogni tipo. In genere si tratta di una
moltitudine di emittenti commerciali nazionali e internazionali e
anche di servizi di pubblica utilità, ma difficilmente discernibili
e perciò identificabili. Questa particolare difficoltà nel
discernere qualcosa di intelligibile comportò l'uso del dispositivo
privo di una antenna allo scopo di togliere le indesiderate
interferenze di natura radioelettrica.
Il registratore di Raudive
Qualunque genere di dispositivo di ricezione venga adottato per captare le voci il registratore è l'elemento comune e fondamentale di laboratorio in quanto permette di fissare nel tempo le esperienze. Per gran tempo la scelta obbligata fu il nastro magnetico nelle due presentazioni commerciali: in bobina o in cassetta. Raudive aveva un consulente tecnico ed anche collaboratore il quale ha lasciato progetti e descrizioni di vari dispositivi di captazione ed anche uno spettrografo per le analisi delle voci. Si tratta dello svizzero Alex Schneider di St. Gallen (vedasi sezione Note). Questo studioso relaziona che Raudive fa praticamente tutte le registrazioni con il Telefunken M. 85 (a valvole che non viene più fabbricato). La relazione dello Schneider, allegata al libro di Raudive, non è datata ma si presume possa essere stata stilata verso i primissimi anni settanta del Novecento. Le caratteristiche tecniche dell'apparecchio registratore erano le seguenti:- Due velocità: 9,5 cm/s (molto usata), 19 cm/s, a doppia traccia
- Risposta di frequenza: da 30 a 20.000 Hz per i 19 cm/s
- Sensibilità d'ingresso al massimo volume di registrazione:
entrata del microfono 2,5 mV su 2 Mohm; entrata radio 2,5 mV a 100
kohm.
Cenni sulle apparecchiature riceventi
Konstantin Raudive si avvalse della
consulenza tecnica e della collaborazione del fisico svizzero Alex
Schneider il quale, fra i vari contributi, progettò una serie di
dispositivi elettronici che avrebbero avuto il compito di permettere
la ricezione delle voci. Sempre lo Schneider, circa 40 anni
fa, relazionava che il fenomeno delle voci sotto l'aspetto
essenzialmente fisico è ancora misterioso e che i tentativi di
registrazione risultano condizionati dalle direttive delle voci
captate, o sono affidati al caso concludendo che ogni sperimentatore
elabora un proprio metodo. Raudive cercava sulla scala delle onde
medie un punto dove è più facile trovare la fascia di rumore bianco
mentre invece altri sperimentatori cercano espressamente il momento
nel quale una stazione emittente prima dell'inizio dei programmi
lascia per qualche minuto solo l'onda portante.
Schneider, parlando del manifestarsi
delle voci, evidenzia un processo di selezione sconosciuto ai
fisici: Raudive eseguiva alcune sperimentazioni con un oscillatore
modulato (vobbulatore) collegato direttamente alla presa d'antenna di
una radio ricevente per evitare che eventuali variazioni del segnale
(phading) o altri fattori di disturbo entrassero nell'onda
portante. L'anomalia riscontrata dallo Schneider consisteva nel fatto
che le voci, lo riscontrò e ne scrisse egli stesso, erano
inspiegabilmente più comprensibili se esiste un omogeneo rumore di
fondo, mentre ci si sarebbe dovuto aspettare il contrario. Pertanto
il vobbulatore modulando l'onda portante con una nota di bassa
frequenza a 1 kHz facilitava l'emergere delle voci dal rumore
di fondo.
Carenza di uno standard strumentale fra gli sperimentatori
Ogni sperimentatore indirizzato nella ricerca e studio filologico delle voci ha il proprio sistema personale di ricezione: ciò nonostante ognuno di essi può essere inscritto in tre ben distinte categorie.- Quanti affermano che la ricezione è qualitativamente migliore e si hanno maggiori eventi positivi con apparecchiature elettroniche piuttosto economiche ed affette da un certo rumore di fondo
- Quanti affermano che le voci realmente genuine le si possono scoprire e studiare solo con apparecchiature assolutamente professionali ma che tuttavia, realisticamente, sarebbero al di fuori della portata economica e della capacità di utilizzo di qualunque radioamatore anche "evoluto" e probabilmente dei "normali" laboratori Radio-TV
- Quanti affermano che è auspicabile e sufficiente l'uso di
apparecchiature semi-professionali.
Descrizione dei circuiti
Come si è detto Konstantin Raudive, fin dal 1968, si avvalse dell'aiuto del fisico Alex Schneider che diventò suo consulente tecnico e collaboratore. La sua opera era finalizzata al progetto e costruzione di apparecchiature che facilitassero la ricezione delle voci e come tali andrebbero esaminate. Per esempio era un compito affidato allo stesso Schneider quello di predisporre circuiti che impedissero la ricezione delle stazioni radio.Lo stesso Schneider ci relaziona che una parte dei suggerimenti per la costruzione ottimale delle apparecchiature proveniva dalle voci e dall'altra dall'esperienza pratica di Raudive. Dal punto di vista radiotecnico i tre circuiti in figura hanno in comune un circuito risonante in parallelo e schermato (rettangoli tratteggiati) da interferenze elettromagnetiche ma con diverse caratteristiche se si eccettua l'uscita che per il genere di circuiti prevedeva l'entrata ad alta impedenza di un registratore a nastro (o una corrispondente cuffia di tipo telefonico).
- La figura 1 affida la parte capacitativa all'antenna mentre l'induttanza di circa 0,5 mH propende per un accordo sulla banda delle onde medie (300 – 3000 kHz)
- La figura 2 si mostra come uno schema di base verosimilmente per la ricezione delle UHF (300 - 3000 MHz) con tanto di dipolo in entrata
- La figura 3 è circuitalmente la complementarità della
figura 1: la funzione dell'induttanza è lasciata all'antenna.
Scienziati famosi e voci
Un certo numero di scienziati ha
manifestato il proprio interesse verso la possibilità di comunicare
con una ipotetica dimensione diversa dalla nostra per mezzo di
radiazioni elettromagnetiche e nel caso specifico per mezzo delle
voci elettroniche. Alcuni studiosi fra i quali Raudive, il
fisico svizzero Alex Schneider, e Sir Oliver Lodge misero in evidenza
che Guglielmo Marconi si avvicinasse a tale possibilità su basi
diverse da quelle con le quali i cultori poco accorti e le
organizzazioni di scettici sono soliti affrontare la questione, in
quanto lo scienziato venne stimolato da voci captate dalle
apparecchiature radio che non trovavano una spiegazione razionale o
comunque verosimile. In altri termini l'interesse di Marconi era
impostato su di una base extrascientifica, come pura ipotesi di
studio teorico.
Interessi e supposizioni teoriche avvinsero anche Edison il quale
credeva di potere inventare un dispositivo simile ad grammofono per
mezzo del quale captare le voci dei defunti. Sir Oliver Lodge
ebbe un atteggiamento simile a Marconi ma tuttavia a differenza di
questo studioso, si conoscono e si conservano di lui vari scritti
originali, vale a dire redatti in prima persona.Studi recenti sul fenomeno
Il 5 dicembre 2004, a Grosseto,
Marcello Bacci condusse degli esperimenti sul fenomeno. Gli
esperimenti furono condotti in presenza di 37 persone tra questi
investigatori, tecnici e scienziati, italiani, inglesi e portoghesi
dell'associazione di studi parapsicologici "Laboratorio
Interdisciplinare di Ricerca Biopsicocibernetica" e alcune madri
che avevano perso i loro bambini.
Il professore di fisica Mario Salvatore
Festa dell'Università di Napoli e il radiotecnico Franco Santi
rimossero tutte le valvole della radio, in assenza delle quali
nessuna ricezione radio era fisicamente possibile, ma i fenomeni
delle voci anomale continuarono ad essere prodotti dall'apparecchio
del Bacci. Le apparecchiature sono state monitorate, smontate e
scrupolosamente analizzate, prendendo tutte le precauzioni tecniche,
senza trovarvi alcuna traccia di frode o inganno.
Marcello Bacci ha rifiutato la
partecipazione agli esperimenti di un rappresentante del CICAP, pur
trattandosi di semplice osservazione senza alcuna verifica
strumentale, adducendo come motivazione il fatto che a suo avviso il
Cicap fosse prevenuto nei confronti dei fenomeni.
Caratteristiche delle voci
In base a quanto viene testimoniato
durante le sedute, le voci a volte risulterebbero afone, mentre in
altri casi sarebbero più simili ad una normale voce umana. Avrebbero
inoltre timbri vocali sia femminili che maschili.
Alcune sarebbero caratterizzate da un
suono articolato in maniera molto rapida, appena percepibile, tanto
che talvolta è necessario ricorrere ad un rallentamento della
velocità di riascolto per capire il significato di quanto dicono.
Alcune voci inoltre presenterebbero una cadenza cantilenante, altre
anomalie nella fonetica e nella cadenza che risulta irregolare. A
volte risulterebbero perfettamente udibili, mentre in altri casi
sarebbero meno intelligibili e di difficile interpretazione. Un'altra
caratteristica che avrebbero queste voci è il poliglottismo, ovvero
la capacità di passare da una lingua ad un'altra nello stesso
contesto, durante una stessa frase.
Talvolta quindi la riproduzione viene
manipolata per rendere la comunicazione più intelligibile (ad
esempio modificando la velocità o applicando filtri acustici),
oppure vengono estrapolate solo le parti della comunicazione ritenute
più significative.
La spiegazione del fenomeno
Il fenomeno risulta spiegabile come
semplice apofenia (cioè significati in dati casuali o senza alcun
senso) o pareidolia (interpretare dei suoni casuali come emessi da
una voce che parla la nostra lingua). Il fatto che qualcuno le possa
interpretare come "voci" è solo frutto del desiderio e
della fantasia di chi si mette in ascolto. Il riconoscimento di una
voce poco intelligibile all'interno di un rumore è quindi un
semplice artefatto della percezione umana, che tende a riconoscere
elementi familiari anche in situazioni casuali (come nel fenomeno
noto in psicologia come déjà vu). In altri casi, specie quelli in
cui la ricezione si avvale di una radio, si può ben supporre la
ricezione di segnali di interferenza da comunicazioni umane (es.
ripetitori radio, apparecchi telefonici). In un video diffuso anche
sul web, il Cicap nota come in alcuni casi si tratti semplicemente di
malafede da parte di chi pratica la psicofonia.
Tuttavia i credenti nel paranormale che
attribuiscono a voci di defunti tali suoni tentano di dare
spiegazioni in linea con le proprie credenze; i sostenitori dello
spiritismo sostengono che si instaura un meccanismo di contatto tra
due diversi stati dell'essere, ovvero tra due dimensioni separate:
l'entità vivente (uomo) da un lato e quella disincarnata (spirito)
dall'altra. Queste entità si manifesterebbero direttamente incidendo
la loro voce su un supporto magnetico o digitale usato per la
registrazione, oppure attraverso l'ausilio di una radio sintonizzata
generalmente sulle onde corte. In caso di registrazione le voci
sarebbero udibili solo durante la fase di riascolto, e mai al momento
del loro intervento, mentre nel caso di manifestazione tramite radio
verrebbero udite direttamente, come se si ascoltasse, appunto, una
normale stazione radio.
I sostenitori della reale esistenza
delle voci inoltre affermano che non possono trattarsi di
interferenze, in quanto il fenomeno si verificherebbe, a detta loro,
ugualmente anche se gli esperimenti vengono condotti dentro una
gabbia di Faraday, la quale isola ogni interferenza e persino tramite
registratori digitali, i quali per loro natura sono esenti da
interferenze.
Marco Morocutti, progettista
elettronico ed esponente del Cicap, autore tra l'altro di uno dei
primi libri sui microprocessori editi in Italia, nota che si
tratterebbe di trasmissioni ad onde corte che vengono ricevute in
maniera inappropriata con strumenti non idonei allo scopo. Un esempio
di queste trasmissioni sono le comunicazioni tra le navi in mare,
trasmissioni meteo e comunicazioni di servizio, che se non ricevute
adeguatamente risultano essere distorte e incomprensibili. Sulla
registrazione magnetica invece porta come esempio le registrazioni
effettuate con apparecchi difettosi, dove lo strisciamento del nastro
è discontinuo e crea effetti audio simili alle voci registrate da
chi pratica la psicofonia.
Altre spiegazioni sono date ad esempio
dalla manipolazione autosuggestiva da parte dello sperimentatore
della strumentazione di cui si avvale.
Spiegazioni nella tecnica audio
Un fenomeno molto noto si verifica
quando su di un nastro magnetico di modesta qualità si ha una
magnetizzazione impressa con una notevole differenza di dinamica, per
esempio un brano recitato a bassissimo livello in entrata nel
registratore seguito da un repentino innalzamento del volume del
microfono. Dalla data di incisione a quella di riascolto del nastro
potrebbero presentarsi dei fenomeni di migrazione magnetica fra spira
e spira in modo da sciupare il documento audio. Prima dell'avvento di
sistemi di registrazione digitali era infatti un inconveniente
notissimo e molto temuto da chi gestiva le audioteche di notevole
valore documentale (come per esempio l'Archivio storico della RAI -
Radiotelevisione italiana). Il fenomeno comporta ovviamente un
(apparente) sfasamento temporale di frasi, musiche prima e dopo il
loro logico presentarsi. In alcuni casi si può esperire pure un
effetto di eco a mano a mano che una bobina si svolge e l'altra si
riavvolge.
Troviamo ampie tracce di questo
sfasamento temporale nei resoconti di Raudive, Jürgenson e altri
sperimentatori a proposito del contenuto dei messaggi delle voci.
Nella radiotecnica e nelle telecomunicazioni
Da molti decenni gli esperti
radiotecnici, gli operatori professionisti degli impianti di
telecomunicazione ed i radioamatori con predilezione per il
radioascolto rilevano un fenomeno al quale è stato dato
convenzionalmente il nome di "echi radio ritardati".
Occorre puntualizzare che il termine ritardati fa riferimento a uno
sfasamento spaziale e temporale del contenuto della comunicazione che
per la sua entità non trova tuttora spiegazione. Questi echi non
vanno confusi con quelli che si verificano per percorsi multipli
dell'onda jonosferica come per esempio si potrebbe manifestare con
facilità nelle più fredde giornate dell'anno durante i periodi di
intensa attività solare e per stazioni poste a notevole distanza dal
ricevitore. In tali frangenti si hanno in genere due percorsi: uno
verso l'est e l'altro verso l'ovest i quali "battendo"
generano una eco di frazioni di secondo.
I veri echi radio ritardati
potrebbero implicare dei ritardi che vanno da pochissimi secondi fino
ad oltre 10 secondi. Il primo problema per i tecnici e gli scienziati
è riassumibile con l'interrogativo: Dove si trovano durante tutto
il periodo di ritardo le onde radio?. La domanda ha pieno senso
perché mentre la velocità delle onde hertziane è di circa 300.000
km/s la circonferenza della Terra (approssimata ad una sfera) è di
solo 40.000 km circa. Questi fenomeni sono per altro piuttosto rari
da essere scoperti dal singolo operatore e dunque per il loro
monitoraggio vengono impiegate delle apparecchiature che funzionano
autonomamente dalla presenza dell'uomo. In genere si attua un network
dove una stazione trasmette dei segnali con cadenze e ad orari
prestabiliti su frequenze prefissate mentre contemporaneamente altre
stazioni registrano il segnale ricevuto.
Alcune correlazioni intercorrenti fra
gli echi radio ritardati e il fenomeno delle voci le si
evidenziano proprio nello sfasamento temporale dei contenuti dei
messaggi "paranormali". Per esempio lo Jurgenson in varie
sue opere affermava di avere registrato trasmissioni radiofoniche
dopo giorni dalla loro effettiva "messa in onda".
Nel campo delle telecomunicazioni si hanno esperienze di enormi ed
inspiegabili ritardi sui tempi di stimato percorso dell'onda, ma non
di tale entità. L'accostamento fra i due distinti fenomeni è
pertanto di tipo qualitativo, non quantitativo.
La transcomunicazione strumentale
La transcomunicazione strumentale
è un termine che si riferisce all'insieme di presunte comunicazioni
con l'aldilà e con presunti defunti attuata con mezzi non
tradizionali, ovvero, senza il tramite di medium umani o con la
scrittura automatica, bensì con moderni strumenti tecnologici. Esso
è un termine di significato più vasto che ingloba in sé altri
fenomeni oltre a quelli relativi al fenomeno delle voci elettroniche,
poiché oltre alla radio, al registratore, al telefono e altri
strumenti in grado di fornire documenti esclusivamente audio, include
anche la parte video tipica del fax, della televisione e del
computer.
Ovviamente questo genere di
transcomunicazione ha meno storia, sperimentazione e studi di quella
che l'ha preceduta, essendo questi strumenti relativamente più
recenti; tuttavia aumentano via via sempre più i casi che
documentano il fenomeno.
La storia di questo nuovo termine va fatta risalire al 1979 quando al Congresso Internazionale di Parapsicologia tenutosi a Fermo (Ascoli Piceno) il fisico tedesco Ernst Senkowski (1922-) l'ha utilizzato per primo.
Senkowski fondatore del periodico in lingua tedesca Transkommunikation, si era laureato in fisica all'Università di Magonza nel 1958 dopodiché aveva partecipato, fra l'altro, alla costruzione di un acceleratore di elettroni e soltanto dal 1976 aveva cominciato a interessarsi di questo settore del campo del paranormale.
La storia di questo nuovo termine va fatta risalire al 1979 quando al Congresso Internazionale di Parapsicologia tenutosi a Fermo (Ascoli Piceno) il fisico tedesco Ernst Senkowski (1922-) l'ha utilizzato per primo.
Senkowski fondatore del periodico in lingua tedesca Transkommunikation, si era laureato in fisica all'Università di Magonza nel 1958 dopodiché aveva partecipato, fra l'altro, alla costruzione di un acceleratore di elettroni e soltanto dal 1976 aveva cominciato a interessarsi di questo settore del campo del paranormale.
Transcomunicazione strumentale video
Le prime presunte riprese video
paranormali documentate furono di Schreiber. Presto seguirono altri
pionieri in questo settore della fenomenologia paranormale tra cui
gli Harsch-Fischbach.
Questi ultimi utilizzarono come impianto di base un televisore che era stato manomesso in modo che risultasse inutilizzabile per la ricezione dei normali programmi televisivi a cui aggiunsero un videoregistratore VHS di tipo standard e una telecamera.
In una prima sperimentazione con questo nuovo metodo affermarono di essere riusciti a captare il ritratto di un uomo di cui vennero a sapere, sempre tramite transcomunicazione, trattarsi di un certo Pierre K.
Si rivolsero così ai familiari per un riconoscimento che ebbe esito positivo.
Dopo aver effettuato altri tentativi di questo genere, molti con esito negativo, il 16-1-1987 riuscirono a captare alcune immagini di buona qualità di una giovane, deducendone che si trattava di una donna morta a 70 anni: essa fu identificata in Hanna Buschbeck, una nota ricercatrice tedesca sulle voci, morta nel 1984. Dopo aver confrontato con le fotografie di lei quando era giovane conclusero si trattasse proprio della stessa persona la cui immagine avevano captato con le loro strumentazioni.
Il 9 luglio 1988 e poi ancora il 23 settembre sempre del 1988 a due di questi esperimenti ritenuti riusciti era presente lo stesso Padre François Brune, noto studioso e ricercatore del campo della comunicazione con i defunti.
È storia recente la creazione di un'associazione internazionale
per la transcomunicazione strumentale denominata INIT (International
Network for Instrumental Transcommunication).
Questi ultimi utilizzarono come impianto di base un televisore che era stato manomesso in modo che risultasse inutilizzabile per la ricezione dei normali programmi televisivi a cui aggiunsero un videoregistratore VHS di tipo standard e una telecamera.
In una prima sperimentazione con questo nuovo metodo affermarono di essere riusciti a captare il ritratto di un uomo di cui vennero a sapere, sempre tramite transcomunicazione, trattarsi di un certo Pierre K.
Si rivolsero così ai familiari per un riconoscimento che ebbe esito positivo.
Dopo aver effettuato altri tentativi di questo genere, molti con esito negativo, il 16-1-1987 riuscirono a captare alcune immagini di buona qualità di una giovane, deducendone che si trattava di una donna morta a 70 anni: essa fu identificata in Hanna Buschbeck, una nota ricercatrice tedesca sulle voci, morta nel 1984. Dopo aver confrontato con le fotografie di lei quando era giovane conclusero si trattasse proprio della stessa persona la cui immagine avevano captato con le loro strumentazioni.
Il 9 luglio 1988 e poi ancora il 23 settembre sempre del 1988 a due di questi esperimenti ritenuti riusciti era presente lo stesso Padre François Brune, noto studioso e ricercatore del campo della comunicazione con i defunti.
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