Lucifero
nella tradizione popolare indica un essere incorporeo in passato
serafino, divenuto in seguito un essere di natura eminentemente
maligna e come tale potenzialmente assai pericoloso per l'umanità ed
il creato.
Il termine luciferismo indica
invece l'adorazione e la devozione a tale entità. Secondo i
principali filoni teologici del cristianesimo questa entità sarebbe
perfettamente assimilabile alla figura di Satana.
Origine e significato
Il termine significa letteralmente
"Portatore di luce", in quanto tale denominazione
deriva dall'equivalente latino lucifer, composto di lux
(luce) e ferre (portare), sul modello del corrispondente greco
phosphoros (phos=luce, pherein=portare), e in ambito sia
pagano che astrologico esso indica la cosiddetta "stella del
mattino", cioè il pianeta Venere che, mostrandosi all'aurora, è
anche identificato con questo nome. Nella corrispondenza tra divinità
greche e romane l'apparizione mattutina del pianeta Venere era
impersonificata dalla figura mitologica del dio greco Phosphoros
e del dio latino Lucifer. Analogamente in Egitto Tioumoutiri
era la Venere mattutina. Nell'antico Vicino Oriente, inoltre, la
"stella del mattino" coincideva con Ishtar per i
Babilonesi, Astarte per i Fenici e Inanna per i Sumeri.
In ambiti dell'occultismo e
dell'esoterismo, infine, Lucifero sarebbe invece un detentore di
sapienza inaccessibile all'uomo comune.
Lucifero nella mitologia greco-romana
Lucifero o Lucifer è una
divinità della luce e del mattino della mitologia romana,
corrispondente alla divinità greca della luce: Eosforo ("Portatore
dell'Aurora") o Fosforo ("Portatore della luce"), nome
dato alla "Stella del mattino", era figlio di Eos (dea
dell'Aurora) e del Titano Astreo e fu padre di Ceice (Ceyx), re di
Tessaglia, e di Dedalione.
Nella religione greco-romana
Mentre del culto di Lucifero
come divinità legata a Venere non abbiamo traccia, esistevano culti
dedicati a divinità definite "Lucifere" (cioè Portatrici
di Luce) come Diana e Giunone. Oltre a queste, tra le Divinità
Maschili Solari più conosciute che ritroviamo nel pantheon
greco-romano vi è Apollo, di cui un epiteto era Phosphoros
(ΦΩΣΦΟΡΟΣ in lettere greche), che tradotto in latino è
Lucifer, Lucifero appunto.
Nella letteratura giudaica extra-biblica
Il giudaismo ortodosso attuale nega
l'esistenza di qualsivoglia entità spirituale che non sia Dio
(quindi angeli e demoni propriamente detti), considerandoli
rispettivamente come o messaggeri umani o emanazioni impersonali
della potenza di Dio/realizzazione di una sua azione e appellativi di
malattie/catastrofi - assumendo che le personificazioni appartengano
solo alle correnti eterodosse che si rifanno ai tre libri di Enoch,
uno dei vari Apocrifi dell'Antico Testamento, o sono proprio post
bibliche (al massimo ravvisabili nelle stesure più tarde), ossia
influenze mesopotamiche avvenute nel periodo post-esiliaco e poi
Irano-Zorastriste o elleniche) (Rambam in Guida dei Perplessi 2,4 e
2,6, o come è scritto nel Talmud Yerushalmy, ove dice che i nomi dei
malachim sono il risultato della diaspora, David Neumark, Adin
Steinsaltz, Michael D. Coogan, Yehoshua Efron e altri). Generalmente
invece è opinione accademicamente diffusa (nel Bereshit Rabba 3,8,
Shaye Cohen, Lawrence Schiffman, Martin Jafee, Jacob Neusner, Bernard
J. Bamberger e altri) che fosse comune nel Giudaismo del Secondo
Tempio, quindi coevo alla redazione dei vari libri dell'AT, credere
ad angeli e demoni come entità a sé stanti (come avviene in Flavio
Giuseppe es. in Guerra Giudaica VI:298 e Antichità
Giudaiche 1:73, o i suoi commenti sugli esorcismi), senza dover
per forza rifarsi strettamente alla letteratura enochica, ad esempio
come retaggio della fase primordiale della religione nel passaggio da
enoteismo-monolatria-monoteismo.
I libri di Enoch riportano come angeli
furono precipitati nel deserto di Dudael e conficcati sotto un cumulo
di pietre. L'enigmatica figura di Azazel, citato nel Levitico,
sarebbe uno di loro e corrisponderebbe al dio di Edessa Azizo o alla
dea sud-arabica al-Uzzah, entrambi personificazioni del pianeta
Venere.
La Jewish Encyclopedia afferma che
l'identità fra Sataniel (Satana) ed Helel (Lucifero)
risale già a un secolo prima dell'era cristiana, quando alcuni
scritti ebraici, come il Secondo Libro di Enoch e la Vita Adam et
Evae del I secolo d.C. circa, interpretarono un passo di Isaia e
uno di Ezechiele nello stesso senso adottato in seguito dai Padri
della Chiesa, riferendolo cioè al racconto della Caduta degli Angeli
capeggiati dall'arcangelo Semeyaza (o Samhazai, cioè "il mio
nome ha visto"), che sarebbe appunto altro nome di Sataniel.
Purtroppo tale passo della Jewish Encyclopedia fa riferimento a tre
paragrafi di due fonti dove si parla della caduta di Satana come
angelo, ma il termine relativo a Lucifero (e le sue varianti come
stella del mattino) non sembra essere presente, quindi tale
associazione, con le conseguenze teologiche che ne conseguirebbero,
andrebbe presa con molta cautela. Al vaglio, non sembra che altrove
esista una documentazione nella letteratura giudaica extra-biblica
del termine Lucifero e sinonimi.
Nell'Antico Testamento
Lucifero (in ebraico הילל
o helel, in greco φωσφόρος,
in latino lucifer) è il nome classicamente assegnato a Satana
dalla tradizione giudaico-cristiana in forza dell'interpretazione
prima rabbinica e poi patristica di un passo di Isaia. Più
precisamente, Lucifero è considerato essere il nome di Satana prima
che diventasse un demone e che, conseguentemente, Dio lo facesse
precipitare dal Cielo. Mentre Michele sarebbe il capo delle schiere
angeliche, Lucifero/Satana sarebbe il riferimento degli angeli
ribelli e precipitati negli Inferi.
Nella Vulgata, cioè la versione in
latino della Bibbia, il termine lucifer è utilizzato
nell'Antico Testamento solo quando il profeta Isaia lo applica al re
di Babilonia, la cui caduta è oggetto dell'ironia del profeta. I
Padri della Chiesa tennero conto del frequente accostamento di
Babilonia al regno del peccato, dell'idolatria e della perdizione sia
nell'Antico che nel Nuovo Testamento, nonché dei quattro sensi delle
Scritture, e identificarono il Lucifero di Isaia con il Satana di
Giobbe e dei Vangeli.
Andando nel dettaglio, questa è la
traduzione detta nova vulgata:
«11 Detracta est ad inferos
superbia tua,
sonitus nablorum tuorum; subter te sternitur tinea, et operimentum tuum sunt vermes. 12 Quomodo cecidisti de caelo, lucifer, fili aurorae? Deiectus es in terram, qui deiciebas gentes, 13 qui dicebas in corde tuo: “In caelum conscendam, super astra Dei exaltabo solium meum, sedebo in monte conventus in lateribus aquilonis; 14 ascendam super altitudinem nubium, similis ero Altissimo”. 15 Verumtamen ad infernum detractus es, in profundum laci.» |
Questa è invece la traduzione
ufficiale cattolica CEI 2008:
«11Negli inferi è
precipitato il tuo fasto
e la musica delle tue arpe. Sotto di te v'è uno strato di marciume, e tua coltre sono i vermi. 12Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell'aurora? Come mai sei stato gettato a terra, signore di popoli? 13Eppure tu pensavi nel tuo cuore: «Salirò in cielo, sopra le stelle di Dio innalzerò il mio trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nella vera dimora divina. 14Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo». 15E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!» |
Mentre traduzioni italiane precedenti
hanno avuto in passato il termine esplicito Lucifero, visto come
personificazione e non come appellativo, al giorno d'oggi è
considerato alla stregua di un errore di traduzione sebbene lo
slittamento di senso sembra essere successivo. Questo perché, come
già accennato nei paragrafi precedenti, il testo originale mostra la
frase הֵילֵל בֶּן-שָׁחַר,
letta come hêlel ben sahar (dove helel viene per lo
più fatto derivare dalla radice hâlal, "risplendere",
anche se esistono dei dibattiti sulla sua etimologia che vedrebbero
il termine con radice yâlal, in greco ὀλολύζων,
"ululare", "urlare" così come tradotto da Aquila
di Sinope e confermato da San Girolamo), e il libro di Isaia mostra
molti riferimenti all'epoca della sua (presunta) stesura. Infatti si
parla del V secolo a.C. durante l'esilio in Babilionia e dopo il
crollo della monarchia salomonica, con molte invettive contro
l'idolatria, e di riflesso verso chi, come i regnanti, voleva
equipararsi a divinità. Ci sono alcuni sottili riferimenti infatti
alla religione cananea: ad esempio, al versetto 13, quando si parla
di Nord, si legge il termine tsaphon, che è legato al nome
del dio Baal Zephon, essendo il dio della montagna eponima, la cui
importanza era tale da essere un generico riferimento per il nord.
Curioso notare che le due divinità montanare Shachar e Shalim sono
doppie divinità dell'alba e del tramonto, rispettivamente. Shalim
era legato agli inferi attraverso la stella della sera e associato
con la pace. Il nome di Shachar è usato appunto nel nostro versetto
12, come tradotto come "stella del mattino". Inoltre
Shachar è considerato precursore del dio Attar, la cui vicenda di
tentativo fallito di usurpare il trono di Baal è vista da alcuni
studiosi un parallelo evidente con la vicenda narrata nel versetto
stesso. Quando nel versetto 14 viene detto "mi farò uguale
all'Altissimo", il termine usato è Elyon, che è un titolo
divino pre-israelitico. Il famoso versetto del Deuteronomio 32:8 è
stato interpretato come Elyon, dio supremo del pantheon cananeo, che
assegna ciascuna delle 70 nazioni del mondo (come si legge in Genesi
10) ad ognuna delle 70 divinità del pantheon stesso, ed in
particolare a YHWH fu assegnata la protezione di Israele (mentre ad
esempio, in Numeri 21:29 al dio Chemosh viene assegnata la
popolazione di Moab). In altri passi Elyon è identificato come YHWH
stesso, come in Genesi 17:1, 2 Samuele 22:14, Esodo 6:2 e nei Salmi
97:9. L'assemblea citata nel versetto potrebbe essere o l'assemblea
degli dei cananei o l'assemblea dei protettori delle nazioni (Salmi,
72,1). Ne Il mulino di Amleto, di G. De Santillana e H. von
Dechend, in una nota viene detto che termine ebraico helel, è
trascrizione dell'epiteto babilonese 'elil' (="lo splendido"),
indirizzato a Marduk-Giove, sebbene non abbia riscontri nell'ambito
accademico. Secondo Langdon l'invettiva di Isaia ha qualche
somiglianza con l'Epopea di Erra. Quindi si riscontra un
complesso gioco di riferimenti incrociati di un re a cui si rivolgono
ironicamente paragoni illustri a molteplici dei, per esaltare il
contrasto della sconfitta e della sua caduta nel tentativo di auto
divinizzarsi.
Vi è un altro passo dell'Antico
Testamento, che viene tradizionalmente interpretato come un
riferimento ad un angelo caduto dunque Lucifero, che ne sarebbe
l'eccellenza, la cui dicitura però non compare esplicitamente. Nel
libro del profeta Ezechiele Dio biasima la caduta del principe di
Tiro dal suo originario stato di perfezione e di santità, oltre che
di alleanza col popolo ebraico. Il messaggio rivolto al "re di
Tiro" contiene espressioni che possono applicarsi anche a
Satana.
«Tu eri un
modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza. Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio, e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità. Crescendo i tuoi commerci ti sei riempito di violenza e di peccati; io ti ho scacciato dal monte di Dio e ti ho fatto perire, cherubino protettore, in mezzo alle pietre di fuoco.» (Ezechiele 28,12.14-16) |
Si osservi che questo principe anonimo
è chiamato cherubino, le cui attività terrene (commercio, violenze)
lo hanno inviso all'altissimo, mentre in Isaia ci si chiede: “È
questo l'uomo che agitava la terra?” (Isaia|14:16-17).
Mentre nello stesso Ezechiele 28 ma al verso 2 leggiamo "mentre
tu sei un uomo e non un dio", il che esclude categoricamente
ogni possibile congruenza tra questo re e qualsiasi essere
spirituale.
La lettura estesa di entrambi i passi
denotano essere umani illustri e superbi che nel vano tentativo di
equipararsi alle divinità sono decaduti (e di riflesso anche le
divinità stesse e i popoli ad essi collegati) ma per l'appunto,
l'interpretazione tradizionale è successiva.
I principali fautori
dell'interpretazione patristica sono Ireneo San Girolamo,
Tertulliano, Origene, nonché San Gregorio Magno, San Cipriano di
Cartagine, San Bernardo di Chiaravalle e Sant'Agostino di Canterbury,
che concordano tutti -almeno per quanto riguarda le linee essenziali-
nell'affermare l'originario stato angelico di Satana e dei suoi
demoni, la caduta dal Cielo dovuta alla loro superbia e al loro
desiderio di usurpare Dio e infine la loro causalità efficiente
nell'aver tentato l'uomo e nell'aver dunque introdotto la morte e il
male (metafisico, morale e fisico) nella Creazione, che di per sé
era perfetta.
Il passaggio logico che ne emerge è
che il termine Lucifero è stato usato più o meno propriamente, ma
soprattutto associato a figure che hanno queste caratteristiche:
superbia, tentativo di equipararsi a divinità, trasgressione, caduta
dal cielo (intesa come gloria, ma poeticamente parallelo al fulgore
come stelle che stanno in cielo), cherubino (il cui significato si è
trasformato con lo sviluppo della angeologia) e vari altri. Vista la
numerosa presenza di testi scritti in cui Satana, che da attributo
(il satana=l'accusatore, in ebraico) si è trasformato in
personificazione, è identificato come: angelo, creatura di Dio,
superbo, ribelle, caduto dai cieli, fautore del male e della
seduzione e via dicendo, la congruenza con le due figure è venuta
spontanea nei commentatori dell'AT, diventandone a tutti gli effetti
un sinonimo.
Lucifero nel Nuovo Testamento
Il termine "lucifero" compare nel Nuovo Testamento solo nel suo significato meramente letterale, per indicare la stella del mattino e in senso traslato Cristo, la cui futura seconda venuta in terra segnalerà l'inizio di un mondo nuovo di luce:
2 Pietro 1:19
"et habemus firmiorem
propheticum sermonem cui bene facitis adtendentes quasi lucernae
lucenti in caliginoso loco donec dies inlucescat et lucifer
oriatur in cordibus vestris."
La Nuova Diodati: "Noi abbiamo
anche la parola profetica più certa a cui fate bene a porgere
attenzione, come a una lampada che splende in un luogo oscuro, finché
spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei
vostri cuori."
Nell'Apocalisse Cristo stesso si
definisce "stella radiosa del mattino" (22,16) e promette
la "stella del mattino" come ricompensa per chi persevera
nelle buone opere (2,28). Nei primi secoli della Chiesa, quindi, il
nome Lucifer è stato considerato un titolo di Cristo: per
esempio nell'inno Carmen aurorae, o come un nome adatto per i
bambini cristiani. Vedi San Lucifero, il vescovo di Cagliari (morto
370).
D'altra parte nel nuovo testamento ci
sono molti passi che confermano la crescente divergenza teologica ed
interpretativa del credo che diverrà cristiano con la precedente
tradizione ebraica, riconoscendo in Satana un angelo caduto. Questo a
partire dal passo dell'Apocalisse ove si legge:
«E
ci fu una battaglia nel Cielo: Michele e i suoi angeli
combatterono contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli
combatterono ma non vinsero, e per loro non ci fu più posto nel
Cielo. Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato
diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù:
fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi
angeli.»
(Apocalisse 12,7-9)
|
Si pensi inoltre alle parole di Cristo
stesso, che implicitamente riconosce l'identità dell'Angelo caduto
come Satana quando afferma:
«Io vedevo
Satana cadere dal Cielo come la folgore.»
(Luca 10,18) |
Si potrebbero moltiplicare i
riferimenti evangelici o comunque scritturali in cui Satana e il suo
esercito vengono chiamati «angeli».
Come culmine e compimento della
tradizione patristica, anche Tommaso d'Aquino accetta
l'identificazione di Lucifero con Satana e anzi dimostra che solo a
partire da tale identificazione si può mostrare la chiara origine
del cosiddetto mysterium iniquitatis, posto che per il
Cristianesimo il nome Lucifero rimane solo indicazione di ciò che il
diavolo era in origine ma che ora non è più, dato che tale nome
sarebbe appunto stato cancellato dal Cielo e ora lo si dovrebbe
chiamare solamente Satana o più genericamente Nemico.
Il Lucifero gnostico
Accanto alla tradizione teologica e
letteraria riguardo Lucifero si sviluppò, già nei primi tempi di
fioritura e di espansione delle dottrine cristiane, una corrente
gnostica che tentò la reinterpretazione della figura luciferina in
chiave salvifica e liberatrice per l'uomo dalla tirannia del Dio
Creatore. Secondo tale dottrina, che ha radici tanto nel Marcionismo
quanto nel Manicheismo, il serpente/Lucifero descritto nel Genesi
sarebbe colui che ha indotto l'uomo alla conoscenza, la scientia
boni et mali, e dunque all'elevazione dell'uomo a divinità, pur
contro la volontà del Dio supremo che avrebbe voluto invece
mantenere l'uomo quale suo suddito e schiavo, cioè quale essere
inferiore.
In tale dottrina il nome Satana
scompare quasi del tutto in favore del nome Lucifero, che viene
interpretato alla lettera come "Portatore di luce" e
viene perciò eletto quale salvatore dell'uomo. Tutto ciò è in
evidente antitesi con la concezione classica del Cristianesimo,
secondo la quale invece l'aspetto luminoso di Satana è solo un
mascheramento e uno strumento di seduzione. È San Paolo il primo a
ricordare che:
«anche Satana
si traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se
anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la
loro fine sarà secondo le loro opere.»
(2 Corinzi 11,14-15) |
Comunque l'idea di Lucifero come
principio positivo nonché il suo accostamento alla figura di
Prometeo saranno dei motivi ripresi da una lunghissima tradizione
gnostica e filosofica che nella storia ha trovato echi
nell'Illuminismo, nella Massoneria, nel Rosacrocianesimo, nel
Romanticismo di Byron, di Shelley, di Baudelaire e persino di Blake.
Tra gli autori italiani è interessante ricordare l'inno A Satana
del Carducci e il poema Lucifero di Mario Rapisardi.
In tempi più recenti si ritrovano
richiami a Lucifero nella teosofia di Madame Blavatsky e nella sua
contemporanea derivazione New Age inaugurata da Alice Bailey; in
ultimo certo si può aggiungere a tale lista anche il cosiddetto
transumanesimo, nonché alcuni dei movimenti neopagani radunati sotto
al nome di Wicca.
Tutta questa enorme cultura, la cui
matrice luciferica è rimasta sempre più o meno celata, può essere
compendiata nel termine luciferismo (o luciferianesimo) inteso come
controparte del satanismo, ove quest'ultimo accetta l'identificazione
di Lucifero e Satana e anzi venera proprio l'aspetto tenebroso e
demoniaco di Lucifero/Satana, mentre la visione luciferiana
usualmente non accetta tale identificazione oppure l'accetta solo per
risolvere l'aspetto satanico nell'aspetto luciferino (cioè l'aspetto
tenebroso nell'aspetto luminoso). Posto che satanismo e luciferismo
non si oppongono l'uno all'altro, il culto di Lucifero come entità
spirituale oppure più semplicemente come simbolo ideale ha come
presupposti teologico-filosofici l'identità fra Dio e Sophia
(la Sapienza) e dunque la divinità della luce di conoscenza
nell'uomo, nonché infine la benignità essenziale di qualsiasi
entità che sia Portatore di luce, cioè portatore di
conoscenza. Secondo tale visione dunque Cristo e Lucifero o sono
figure complementari oppure sono addirittura la stessa persona in due
aspetti e momenti diversi, per cui il Satana che compare nei Vangeli
sarebbe stato anche il tentatore di Lucifero all'inizio dei tempi (il
che presuppone la non-identità fra Lucifero e Satana). Tutto ciò
rimane però senza basi teologiche o scritturali, esclusa una libera
interpretazione in cui un principio delle filosofie orientali quale
la complementarità di Bene e Male è eretto a criterio di lettura di
un testo che non appartiene all'Oriente e che fondamentalmente non
condivide tale principio. A tale proposito il Magistero ecclesiale
avverte i cristiani con le parole di San Paolo:
«Nessuno vi
derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà
e di culto di angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfio di
vanità nella sua mente carnale, senza attenersi al Capo, da cui
tutto il corpo (...) progredisce nella crescita che viene da Dio.»
(Colossesi 2,18-19) |
Differenze con Satana
All'interno di tradizioni cristiane più
propriamente esoteriche, Lucifero è un essere differente da Satana,
sebbene entrambi rappresentino due aspetti diversi di uno stesso
principio del Male. Mentre Satana è una potenza più antica
identificabile piuttosto con Arimane o Mefistofele, che cerca di
degradare l'uomo trascinandolo nella materialità e inducendolo a
riconoscersi soltanto nella natura e negli aspetti più bassi della
creazione, Lucifero sarebbe il «Diavolo» in senso letterale («colui
che divide»), il quale opera per risvegliare nell'uomo il suo libero
arbitrio, conducendolo però in tal modo a esaltare la sua superbia e
il suo egoismo. Lucifero sarebbe cioè il Tentatore per eccellenza
che agisce nell'interiorità dell'uomo per destarvi passioni malsane,
mentre Satana lavorerebbe dall'esterno per vincolare l'umanità alla
Terra, sovrintendendo allo sviluppo di mezzi mondani e tecnologici al
fine di occultare le sue origini spirituali.
Analogamente Rudolf Steiner distingue
Arimane da Lucifero, sostenendo come «gli spiriti arimanici, o
spiriti mefistofelici, sono quelli che propriamente (se si prendono i
nomi con esattezza) vengono chiamati dalla concezione medioevale gli
spiriti di Satana, da non confondersi con Lucifero». Una forza
malefica ancora più antica di Arimane è infine quella degli Asura,
che comincerebbe a far sentire i suoi influssi solo a partire
dall'epoca attuale e sempre più in avvenire. Sempre Steiner afferma
che ciò che induce al ritrarsi di Lucifero sono i principi di
moralità. Lucifero agirebbe sul corpo astrale, sede dei sentimenti e
delle passioni.
Lucifero nel neopaganesimo
Dianus o Lucifero
è un dio della Vecchia Religione, fratello, figlio e consorte della
dea Diana, Signore della Luce e del Mattino.
Lucifero, o Lucifer è
l'antico nome di una divinità romana, identificata con il greco
"Eosforo" (torcia di Eos, o Aurora), e con la Stella
del mattino. Solo successivamente venne associato con Satana.
Dianus Lucifero è conosciuto
anche come Dis (Kern) nell'aspetto di dio della morte e
dell'aldilà, e come Lupercus nell'aspetto di "Figlio
della Promessa", portatore di speranza e Luce.
Ha tre aspetti:
- Il Cornuto: Signore delle foreste selvagge e dio della fertilità e sensualità e della vita e morte, simile al dio Cernumnus dei Celti.
- L'Incappucciato: Signore dei capi (di bestiame) e delle piante. Re del raccolto e Signore della flora; Rex Nemorensis, simile al Greenman dei Celti.
- L'Anziano: Signore della saggezza e guardiano dei santuari.
Nel culto della Vecchia Religione il
dio Dianus Lucifero è intimamente legato agli antichi misteri
del dio etrusco Tinia, e agli dei greco-romani come Pan, Bacco,
Apollo, Prometeo, Zeus.
Lucifero nella letteratura
Della visione patristica riguardo
Satana/Lucifero risente tutta la letteratura e la filosofia cristiana
almeno fino al XVIII secolo (e oltre), per cui Dante Alighieri e John
Milton diedero una rappresentazione di Lucifero che ben palesava la
sua totale identificazione con l'origine prima del Male, il
principe dei demoni, delle tenebre, dell'Inferno e di questo mondo,
il Nemico di Dio e degli uomini.
Lucifero nell'arte
Il diavolo e Lucifero nell'arte
paleocristiana è rappresentato come un serpente in accordo con Libro
della Genesi. Nel Medio Evo, in seguito all'identificazione operata
dai Padri della Chiesa è rappresentato come un mostro terrificante a
tre teste. A partire dal secolo X si presenta con le ali spezzate,
per ricordare la sua caduta dal cielo, e con le corna in testa,
simboli del paganesimo sconfitto. Le ali di pipistrello, emblemi di
degradazione della virtù angelica, vengono introdotte con le
invasioni dei Mongoli che introducono elementi dell'iconografia
orientale, come nel Lucifero dantesco nell'Inferno - Canto
trentaquattresimo, vv. 16-56. Anche il dio Pan è all'origine di
alcune caratteristiche del demonio: corpo peloso, zoccoli e corna di
capro. L'iconografia del diavolo fissata dagli artisti tra i secoli
XIII e XIV è derivata anche da testi apocalittici ed apocrifi. Tra
gli esempi più famosi si ricordano il Lucifero giottesco nella
Cappella degli Scrovegni e quello di Coppo di Marcovaldo nel
Battistero di Firenze. Gli animali che divorano i dannati accentuano
la natura insaziabile di Satana. Il motivo di Satana con la "bocca
divorante" riflette un'antica concezione della divinità come
principio nel contempo creatore e distruttore. Le corna di Lucifero
richiamano pure quelle del dio celtico Cernumnus e sono
simbolo della sconfitta del paganesimo operata dalla Chiesa.
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