martedì 28 aprile 2020

Giardino dell'Eden

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Il giardino dell'Eden è un luogo citato nella Bibbia e presente anche nella mitologia sumera.

L'Eden nella Bibbia

Nel libro della Genesi è il luogo in cui Dio mise tutti gli esseri viventi, tra cui Adamo ed Eva, la prima coppia umana, dopo averli creati da un'altra parte. Esso si trovava ad oriente (di Israele) e dal giardino usciva un fiume che si divideva in quattro rami fluviali: il Tigri, l'Eufrate, il Pison che circondava la terra di Avila e il Gihon che circondava la terra di Etiopia. Eden è una parola sumera che significa "steppa, pianura", mentre in ebraico il paradiso (sia quello terrestre primigenio sia l'aldilà) viene indicato con la locuzione Gan 'Eden (גן עדן), traducibile con "giardino delle Delizie" (Genesi 2,8-14).

Ipotesi sulla localizzazione geografica

Secondo queste indicazioni l'Eden si collocherebbe nell'odierna regione della Mesopotamia meridionale, più precisamente nella pianura attraversata dal fiume Shatt al-'Arab, sepolto sotto decine di metri di sedimenti. Nello Shatt al-‘Arab oggi confluiscono due dei fiumi citati nella Genesi: il Tigri e l'Eufrate. Se poi si considera che il golfo Persico era completamente all'asciutto durante l'ultima glaciazione ed è stato allagato dalla trasgressione marina fra i 5000 o 6000 anni prima di Cristo, è possibile che l'Eden si trovi ora in fondo al mare. Questa teoria e l'identificazione degli altri due fiumi (Pison e Ghicon) è stata proposta dall'archeologo Juris Zarins.
Un'altra ipotesi sulla localizzazione dell'Eden si trova nel saggio Omero nel Baltico di Felice Vinci, dove l'autore, nell'ambito della totale localizzazione geografica dei poemi omerici in Scandinavia, teorizza diversi collegamenti con le mitologie di molti altri popoli, tra cui quello ebraico; e una volta identificata l'Etiopia con la penisola di Nordkynn, anche in Norvegia: «Esaminiamo [...] uno dei fiumi che la bagnano, il Tana (che pertanto potrebbe corrispondere al Gihon biblico): esso nasce in una zona della Lapponia finlandese [...] da cui effettivamente si dipartono altri corsi d'acqua. Uno è l'Ivalo, che i Lapponi chiamano Avvil. L'assonanza con Avila [...] da sola potrebbe essere casuale, ma proprio questo territorio è ricco d'oro». Il passo citato prosegue con l'identificazione di Tigri ed Eufrate con i loro corrispettivi scandinavi; il complesso di questi fiumi delinea, secondo Vinci, "una sorta di Mesopotamia finnica, straordinariamente assomigliante a quella asiatica".

L'albero della conoscenza del bene e del male

Secondo il racconto biblico tra tutti gli alberi piantati nel giardino ne erano due particolari: l'albero della conoscenza del bene e del male e l'albero della vita. Dio proibì all'uomo di mangiare i frutti del primo e la disobbedienza portò alla cacciata dal giardino dell'Eden, negando all'uomo anche i frutti del secondo, come in Genesi 3,22: Poi Dio YHWH disse: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre».

L'Eden nei miti sumeri

Il paradiso dei Sumeri si chiamava Dilmun e può essere identificato nel golfo Persico (Bahrein). In questo luogo, dove non esistevano malattie e morte, il dio Enki usava accoppiarsi sessualmente con le dee sue figlie. Dopo aver mangiato i frutti degli alberi creati dalla dea Ninhursag viene da questa maledetto e condannato a molteplici mali. Una volta riappacificatasi, per far guarire il dio Enki la dea Ninhursag crea varie dee il cui nome corrisponde alla parte del corpo del dio. Fra le altre, in relazione alla costola, Ninhursag crea una dea dal nome Nin.ti che significa "dea che fa vivere" e "dea costola" (sumerico TI = vita e costola). Questo significato, traslato in ebraico, potrebbe aver dato origine alla figura di Eva.
In un altro mito sumero il contadino Shukallituda, non riuscendo a coltivare la sua terra troppo arida, chiese aiuto alla dea Inanna: questa gli consigliò di piantare degli alberi per fare ombra, facendo così nascere la prima oasi con una tecnica di coltivazione comune nei deserti intorno al golfo Persico. Il mito si conclude con una trasgressione sessuale in cui il contadino stupra la dea addormentata: come punizione per l'affronto Shukallituda è costretto ad abbandonare il suo giardino.
Infine nel mito di Gilgamesh l'eroe cerca l'ultimo uomo sopravvissuto al diluvio, Utnapishtim, il quale conosce la pianta dell'immortalità che cresceva in paradiso. Utnapishtim rivela a Gilgamesh che il paradiso è sprofondato nel mare, allora Gilgamesh recupera una fronda della pianta sul fondo del mare, ma durante il ritorno un serpente divora la fronda e ritorna giovane. È quindi probabile che i compilatori dei testi biblici abbiano adottato e modificato il racconto mitologico sumero. È già noto che lo stesso abbiano fatto i cinesi (ciò viene confermato dai caratteri di scrittura cinese) riguardo all'Eden e al diluvio.

L'Eden nei miti di varie civiltà

L'idea di uno stato felice perduto e non più ritornato è presente anche nella civiltà classica greca e romana. Lo attestano ad esempio lo scrittore greco Esiodo (Opere e Giorni, 109-119) e il poeta latino Publio Ovidio Nasone (Le metamorfosi, I, 89-112).
Lo studioso Arturo Graf espone ampiamente i risultati dei suoi studi sul mito del paradiso terrestre nella prima parte del suo saggio Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo. Egli scrive che "i libri sacri dell'India e il Mahābhārata celebrano l'aureo monte Meru da cui sgorgano quattro fiumi, che si spandono poi verso le quattro plaghe del cielo e sulle cui giogaie eccelse olezza e risplende l'incomparabile paradiso, detto Uttara-Kuru, dimora degli dei, prima patria degli uomini, sacra ai seguaci di Buddha non meno che agli antichi adoratori di Brahma. Gli Egizi, a cui forse appartenne in origine la immaginazione degli Orti delle Esperidi, serbavano lungo ricordo di una età felicissima, vissuta dagli uomini sotto la mite dominazione di Ra, l'antichissimo dio solare. Airyâna vaegiâh, che sorgeva sull'Hara-berezaiti degli iranici, fu un vero paradiso terrestre, innanzi che il fallo dei primi parenti e la malvagità di Angrô-Mainyus l'avessero trasformato in un buio e gelido deserto; e nell'Iran e nell'India, come in Egitto, durava il ricordo di una prima età felicissima. I cinesi coronarono il Kunlun di un paradiso, dove sono parecchi alberi meravigliosi e di onde sgorgano parecchi fiumi. Nelle tradizioni religiose degli Assiri e dei Caldei il mito appare con sembianze che non si possono non riconoscere come affatto simili a quelle del mito biblico. Greci e Latini favoleggiavano dell'età dell'oro, dei regni felici di Crono e Saturno e di più terre beate. I quattro fiumi che scaturivano dall'Eden biblico (Genesi 2, 10-17) lasciano congetturare che esso fosse un monte, così come lo erano il Meru indiano, l'Alburz iranico, l'Asgard norrena, il Kâf arabico nonché l'Eden citato dal profeta Ezechiele nel Vecchio Testamento (28, 12-19).
Inoltre Graf ricorda i miti delle Isole Fortunate nel mondo greco, rappresentazioni del paradiso terrestre. Esse sono l'isola dei Feaci e di Ogigia in Omero (Odissea), l'isola di Pancaia descritta da Diodoro Siculo, l'Atlantide di Platone, la Merope di Teopompo. Gli Arabi credevano nell'isola beata di Vacvac, oltre il monte Kâf, ricordata nei viaggi di Sindbad ne Le mille e una notte. Di un'isola "dalle poma d'oro" narravano i Celti. Questa fu la credenza dei padri della Chiesa e dei dottori della Chiesa, ripresa da Dante Alighieri, quando a Matelda nel paradiso terrestre faceva dire: «Quelli che anticamente poetaro/l'età dell'oro e suo stato felice/forse in Parnaso esto loco sognaro» (Purgatorio, XXVIII, vv. 139-141). Alighieri pone l'Eden nell'opposto emisfero terrestre, proprio secondo le indicazioni dei padri e dottori della Chiesa.
D'altra parte le indagini degli studiosi hanno portato a individuare una lontana convergenza dei miti paradisiaci dei popoli della doppia famiglia ario-semitica. Graf rileva altresì che "nel mito paradisiaco ario-semitico [e in altri affini] si trovano tracce di un antichissimo culto della natura. L'albero della vita è albero che porge il nutrimento; l'albero della scienza è l'albero che dà responsi: entrambi appaiono in numerose mitologie, fatti spesso compagni dell'albero generatore da cui procedono gli uomini".

L'Eden nella Divina Commedia

Nella Divina Commedia di Dante Alighieri il paradiso terrestre è posto sulla sommità del monte del purgatorio (situato agli antipodi del mondo allora conosciuto) e rappresenta l'ultima tappa del percorso di purificazione che compiono le anime per poter accedere al paradiso. È rappresentato come una foresta lussureggiante percorsa dal fiume Letè che toglie la memoria del male commesso e il fiume Eunoè che rinnova la memoria del bene compiuto. Il giardino dell'Eden compare in tutti i canti dal ventottesimo al trentatreesimo del Purgatorio. Il poeta fa qui il suo primo incontro con Beatrice e conosce Matelda, una donna che funge da allegoria dello stato d'innocenza dell'uomo prima del peccato originale. Inoltre assiste a una processione che rappresenta la storia dell'uomo e del suo rapporto con la fede, dal peccato originale al tempo di Alighieri.

lunedì 27 aprile 2020

De Sphaera

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Le Sphaerae coelestis et planetarum descriptio, o semplicemente De Sphaera, è un trattato di astrologia, miniato e decorato su pergamena attorno al 1470 da un artista lombardo, presumibilmente Cristoforo de Predis, per la corte sforzesca di Milano. È attualmente conservato presso la Biblioteca Estense di Modena.

Storia

Sulla storia del manoscritto si hanno poche notizie certe. Fu composto per la corte milanese degli Sforza, come risulta dagli stemmi sforzeschi e viscontei riportati nel quarto foglio (4r). Per via degli scambi culturali con la famiglia estense, il De Sphaera approdò alla corte di Ferrara, probabilmente nel 1491 al seguito di Anna Maria Sforza in occasione del suo matrimonio con Alfonso I d'Este, come dono di nozze da parte di suo padre Galeazzo. Insieme ad altri codici, come la Bibbia di Borso d'Este, il manoscritto avrebbe seguito le sorti della casata venendo trasferito a Modena, dove intorno al 1770 Gerolamo Tiraboschi lo avrebbe riadattato, privandolo della sua originaria rilegatura in velluto.

Descrizione e contenuto

Composta da quindici illustrazioni miniate e nove disegni astronomici, l'opera è un commentario al trattato medioevale De Sphaera Mundi di Giovanni Sacrobosco. I pochi versi letterari, le cui miniature sono in scrittura semigotica libraria, sono attribuiti al poeta umanista cortigiano Francesco Filelfo.
Il contenuto è di 16 carte o folii per un totale di 32 pagine, numerate in base al foglio cui appartengono. Le prime descrivono eventi astronomici come eclissi, maree, costellazioni e aspetti dei pianeti, mentre nel foglio 3 verso (v) è presente una tabula climatum.
A partire dal foglio 4v sono illustrate le personificazioni dei sette pianeti dell'astrologia allora conosciuti, archetipi che ricalcano le tradizionali divinità greco-romane; per ogni pianeta, accompagnato dai segni zodiacali corrispondenti, è presente sulla pagina a fianco un'analogia con le attività umane che esso governa od alle quali è associato, con particolare attenzione alla vita di tutti i giorni:
  • 4v-5r: Saturno, ed i relativi domicili, Capricorno ed Aquario
  • 5v-6r: Giove, con domicilio in Sagittario e Pesci
  • 6v-7r: Marte, domiciliato in Ariete e Scorpione
  • 7v-8r: Sole, domiciliato in Leone
  • 8v-9r: Venere, domiciliato in Toro e Bilancia
  • 9v-10r: Mercurio, domiciliato nei Gemelli e nella Vergine
  • 10v-11r: Luna, domiciliata in Cancro
Nelle ultime pagine vi sono nuovamente dei disegni geometrici che illustrano lo zodiaco, i quattro elementi e i rapporti astronomici tra i pianeti. Il manoscritto sembrerebbe così composto di due parti diverse, una di tipo matematico e scientifico, con scritte in latino, presente nelle prime e ultime pagine, l'altra invece, inserita nelle pagine centrali e con scritte in volgare, che attiene al significato simbolico dei pianeti attinto dal sapere umanistico e astrologico rinascimentale. Ne risulta dunque una struttura particolarmente complessa, che ha dato adito a varie ipotesi.
È stato anche rilevato come l'esplicazione di ogni archetipo planetario in immagini di vita quotidiana presenti una notevole analogia con l'iconografia degli affreschi del Salone dei Mesi di palazzo Schifanoia a Ferrara.

domenica 26 aprile 2020

Joseph-Antoine Boullan

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Joseph-Antoine Boullan, meglio noto come l'Abate Boullan (Saint-Porquier, 18 febbraio 1824 – Lione, 4 gennaio 1893), è stato un presbitero francese, condannato per satanismo.

Biografia

Dopo brillanti studi presso il seminario di Montauban, venne ordinato sacerdote il 23 settembre 1848 e nominato vicario della parrocchia di Saint Jean a Montauban, dove rimase due anni. Quindi si recò a Roma, per ottenere il dottorato in teologia. In Italia, divenne membro dei Missionari del Preziosissimo Sangue, e predicò diverse missioni prima di tornare in Francia, dove fu nominato superiore della casa che la Congregazione aveva a Trois-Épis, presso Turckheim, in Alsazia. Nel 1853 pubblicò a Colmar la sua prima opera, una traduzione in francese della Vita divina della Santa Vergine, un estratto dalla Mistica Città di Dio, opera di María di Ágreda, celebre badessa e mistica spagnola del XVII secolo.
Nel 1854 abbandonò la carica e si recò a Parigi come semplice prete. Collaborò a diverse riviste religiose, tra cui Le Rosier de Marie, e assunse la direzione spirituale di una giovane chiamata Adèle Chevalier, conversa nel monastero di Saint Thomas-de-Villeneuve a Soissons, che, nel 1855, durante un pellegrinaggio a Notre Dame de La Salette, era stata miracolosamente guarita dalla cecità: lì Boullan la incontrò nel marzo 1856.
In una rivista da lui fondata, gli Annales de la Sainteté, divenuti dal 1870 Annales de la Sainteté au XIXe siècle, Boullan espose le teorie che aveva elaborato: egli si proponeva
(FR)
«d'offrir à Dieu, à titre de satisfaction ou de réparation, soit des prières spéciales, soit des souffrances physiques ou morales chrétiennement acceptées, ou même sollicitées, de manière à compenser ainsi dans une certaine mesure les offenses continuellement faites à la majesté divine par les pécheurs non repentis.»
(IT)
«di offrire a Dio, a titolo di soddisfazione o di riparazione, sia preghiere speciali, sia sofferenze fisiche o morali cristianamente accettate, o addirittura desiderate, in modo da compensare in una certa misura le offese continuamente fatte alla maestà divina dai peccatori non pentiti.»
Nel 1859, assieme ad Adèle Chevalier, fondò una congregazione religiosa, l'"Opera della Riparazione", che ricevette l'autorizzazione provvisoria del vescovo di Versailles. Questa comunità, che aveva la sua sede a Sèvres, serviva in realtà solo a nascondere la relazione tra l'abate e la sua protetta. Vi si svolgevano pratiche scandalose: ad esempio, quando la religiosa si ammalò, Boullan la curò facendo uso di ostie consacrate, urina e materia fecale applicata come impiastro. L'8 dicembre 1860, al termine della messa, si sbarazzò del bambino che era nato dalla relazione clandestina.
Questo crimine non venne scoperto, ma presso la diocesi cominciarono ad arrivare denunce circa i metodi di Boullan per procurarsi il denaro e sui suoi strani metodi terapeutici. Nel 1861 egli e la sua amante vennero portati in giudizio con l'accusa di frode e oltraggio al pudore e, riconosciuti colpevoli della prima, vennero condannati a tre anni di prigione. Boullan scontò la sua pena nel carcere di Bonne-Nouvelle a Rouen dal dicembre 1861 al settembre 1864. Nell'estate del 1869 venne aperto un processo ecclesiastico contro di lui dal Sant'Uffizio, a causa di un conflitto di competenze tra la curia di Versailles, da cui la congregazione aveva ricevuto l'autorizzazione, e di Parigi, nella cui giurisdizione Boullan risiedeva fin dal suo rilascio. Nella cella monastica che, in attesa del processo, gli era stata assegnata, egli scrisse la confessione dei propri crimini in un documento conosciuto come il "Quaderno rosa", che Joris Karl Huysmans ritrovò fra le sue carte dopo la sua morte e che dal 1930 è conservato nella Bibliothèque nationale de France. Boullan fu definitivamente assolto dal Sant'Uffizio e tornò a Parigi nell'inverno del 1869.
Si attirò di nuovo le attenzioni dell'arcivescovo a causa delle teorie eretiche che esponeva nella sua rivista, in particolare, la teoria della sostituzione mistica, secondo cui delle "anime riparatrici" ricevono la missione di peccare per tutti, affinché le altre non pecchino più. Questa curiosa concezione, naturalmente, apriva la porta a ogni sorta di dissolutezza. Inoltre, dietro l'apparenza dell'esorcismo, Boullan insegnava alle religiose tormentate dalle ossessioni diaboliche dei metodi di autosuggestione e di autoipnosi che permettevano loro di avere, in sogno, rapporti sessuali con i santi e con Gesù Cristo.
L'arcivescovo di Parigi, il cardinale Guibert, chiesto un parere a Roma, ricevette nel febbraio 1875 l'ordine di interdire l'abate Boullan. Dopo un vano tentativo di appello a Roma, Boullan lasciò definitivamente la Chiesa cattolica il 1º luglio 1875. Entrò quindi in contatto con il taumaturgo Eugène Vintras, di Tilly-sur-Seulles, che riteneva di essere la reincarnazione del profeta Elia, inviato sulla Terra per preparare "il Terzo Regno, l'era del Paracleto, la venuta di Cristo glorioso", che gli fece dono di alcune delle sue ostie "miracolose", su cui erano tracciati simboli cabbalistici col sangue. Quando Vintras morì, il 7 dicembre 1875, Boullan si proclamò suo successore alla testa dell'"Opera della Misericordia" e si recò a Lione nel febbraio 1876 per consultare l'archivio privato di Vintras e familiarizzarsi con le sue dottrine, che, come egli comprese, non erano molto diverse dalle sue.
Le sue affermazioni tuttavia suscitarono diffidenza nei discepoli di Vintras: alla fine dell'anno 1876, solo tre "papi", sui diciannove che Vintras aveva consacrato, lo riconobbero come loro guida. Boullan stabilì il suo quartier generale a Lione, dapprima presso un certo François-Ours Soiderquelk, detto "Adhalnaël, pontefice vintrasiano della Cordiale e Santa Unificazione", poi, nel 1884, presso un architetto di nome Pascal Misme, "pontefice del divino Crisma Melchisediano", in rue de La Martinière n. 7. Lì si riuniva un piccolo gruppo di seguaci, che assistevano ai riti del "Sacrificio di gloria di Melchisedec" o del "Sacrificio provittimale di Maria", celebrati da Boullan. Un pubblico più ristretto era poi ammesso alle "Unioni di vita", le cerimonie più importanti.
Boullan insegnava ai suoi discepoli che "la cacciata dall'Eden [era] avvenuta a causa di un atto d'amore colpevole, ed [era] attraverso atti d'amore compiuti religiosamente che [poteva] e [doveva] essere operata la Redenzione dell'Umanità" e consigliava all'adepto che desiderava redimere se stesso di avere rapporti con le entità celesti, mentre colui che, per atto di carità, voleva aiutare degli esseri inferiori a redimersi doveva avere dei rapporti sessuali con loro. Secondo Stanislas de Guaita, Boullan aveva "eretto la fornicazione a pratica liturgica".
Col tempo, Boullan abbandonò la prudenza: ammise nel suo circolo il canonico Roca, un prete occultista che pubblicava una rivista intitolata L'Anticlérical, che si allontanò da lui disgustato, così come Stanislas de Guaita, che era giunto a Lione nel novembre 1886, e l'occultista Oswald Wirth che, dopo aver fatto finta per oltre un anno di aderire alle dottrine di Boullan, ruppe improvvisamente con lui una volta entrato in possesso di un documento scritto in cui erano riassunte. All'inizio del 1887, Guaita e Wirth convocarono un "tribunale iniziatico" che condannò Boullan, informandolo della sentenza il 24 maggio 1887. Nel 1891, esposero pubblicamente le sue dottrine nel libro Le temple de Satan. Boullan, da parte sua, pensò che la condanna in questione fosse una sentenza di morte, e si gettò in ogni sorta di incantesimi per cercare di contrastarla.
Nel 1890, Boullan fu presentato a Joris Karl Huysmans da Berthe de Courrière, con la quale era in contatto, e ispirò allo scrittore il personaggio del Dottor Johannès in Là-Bas (L'abisso), pubblicato nel 1891: alla sua morte, tre anni dopo, Boullan avrebbe lasciato in eredità a Huysmans le sue carte personali, tra cui la Confessione, scritta quando attendeva la sentenza del Sant'Uffizio. Nel 1892, Boullan fu condannato dal tribunale di Trévoux per esercizio illegale della professione medica e fu apparentemente Huysmans a versare la relativa ammenda, il che indica come fossero divenuti stretti i rapporti fra i due. Boullan morì nel 1893, convinto di essere vittima della magia nera di Wirth e Guaita: Huysmans sostenne questa ipotesi, e si credette lui stesso vittima di attacchi magici.
Quando il giornalista Jules Bois, noto amico di Boullan, accusò apertamente Guaita d'aver assassinato il vecchio prete, Guaita lo sfidò a un duello con la pistola. Entrambi ne uscirono illesi, e Jules Bois affermò poi che uno dei proiettili era stato "magicamente bloccato dentro la pistola" (Jules Bois, Le Monde Invisible).
L'abate Boullan è anche uno dei personaggi del romanzo storico Il cimitero di Praga, di Umberto Eco, pubblicato nell'ottobre 2010.

sabato 25 aprile 2020

Angeli di Mons

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Col termine Angeli di Mons è passato alla storia un clamoroso fatto d'armi che si svolse il 26 agosto 1914, quando le soverchianti armate tedesche che stavano attuando il Piano Schlieffen travolsero, presso la città belga di Mons (nella provincia di Hainaut), le divisioni del Corpo di Spedizione Britannico accorso in soccorso del Belgio e della Francia nordorientale, che stavano subendo la schiacciante avanzata tedesca.
La stampa dell'epoca riportò la sensazionale notizia che la fortunosa ritirata dell'esercito britannico da Mons fosse stata coperta dall'intervento soprannaturale di spettri.

Storia

Il 22 agosto 1914 il secondo Corpo di Spedizione Britannico, forte di circa 40.000 uomini, si era disposto lungo il canale Mons in Belgio e stava tenendo la posizionetentando di ostacolare le preponderanti forze tedesche comandate dal generale Alexander von Kluck. Dopo aver arrestato una prima offensiva, gli inglesi erano in oramai prossimi al tracollo tuttavia i tedeschi, in vantaggio per numero di uomini e di obici, non furono in grado di sferrare il colpo di grazia all'esercito britannico, che ebbe tutto il tempo di ritirarsi fino ad una quarantina di chilometri a nord di Parigi, unendosi alle forze francesi e consentendo di battere i tedeschi sul fiume Marna (battaglia della Marna). La ritirata e la successiva riorganizzazione delle forze anglo-francesi impededirono di fatto l'occupazione della Francia e il suo collasso, bloccando l'offensiva tedesca e dando inizio alla tragica guerra di trincea che vide lo stallo sul fronte occidentale sino alla sconfitta tedesca dell'11 novembre 1918.

La leggenda

Una delle leggende più antiche e famose per spiegare un fatto sconcertante quale quello che impedì l'annientamento dell'esercito britannico nelle Fiandre nacque il 29 settembre 1914 dalla penna di Arthur Machen, giornalista dedito all'occultismo e conoscente del famoso mago Aleister Crowley. La ritirata britannica era pressoché impossibile da Mons, in quanto i tedeschi avevano sfondato le linee della Triplice Intesa e stavano aggirando gli'inglesi con la cavalleria ma, in modo del tutto imprevisto, il colpo di grazia ai britannici non venne sferrato.
Un articolo pubblicato sul periodico londinese Evening News un mese dopo la miracolosa ritirata dei soldati britannici affermò che questi ultimi erano stati tratti in salvo dall'apparizione di una squadriglia di angeli che si libravano sulle loro teste. Al tempo, la notizia, manifestamente inventata, fece un enorme scalpore e venne tramandata di bocca in bocca. Si parlò d'una forma di "isteria collettiva" che s'era impadronita dei soldati, i quali pare avessero descritto i fantasmi come figure diafane, pallide, evanescenti, armati di lungo arco, che avevano fatto imbizzarrire i cavalli dei tedeschi, i quali dalla paura s'erano dispersi. Gli spettri apparsi sul campo di battaglia vennero identificati come gli spiriti rimasti senza sepoltura degli arcieri inglesi che avevano volto in fuga, nel 1415, le armate francesi durante la battaglia di Azincourt. Essi avrebbero protetto la ritirata britannica puntando le loro frecce contro i tedeschi ed uccidendoli in un modo che non lasciava ferite evidenti. Machen testimoniò che alcune lettere in suo possesso, ricevute da alcuni soldati che avevano combattuto a Mons, descrivevano la scena come "una lunga schiera di ombre trasparenti, circondate da un alone luminoso". Nonostante Machen abbia sempre affermato che l'incredibile resoconto non era altro che opera di fantasia, alla storia dell'evento sovrannaturale fu dato credito tanto da diventare una famosa leggenda, ancora oggi da molti ritenuta una vicenda vera.
In realtà, l'arresto delle armate teutoniche non ebbe alcunché di sensazionale, e tanto meno di prodigioso. Al tempo, infatti, la fanteria marciava anche per quaranta chilometri al giorno con quaranta chili di zaino sulle spalle, essendo pochissimi i mezzi motorizzati, mentre la cavalleria doveva viaggiare ad una velocità non di troppo superiore, al fine di coprire la fanteria da possibili attacchi. Non è del tutto improbabile che l'arresto delle armate assalitrici fosse imputabile proprio alla stanchezza, la quale fu fatale sulla Marna il mese successivo, in quanto costrinse l'alto comando germanico a modificare i piani di guerra connessi al "Piano Schlieffen".

Nella cultura di massa

  • The Angels of Mons è un cortometraggio muto del 1915, diretto da L.C. MacBean e Fred Paul, che narra la fantastica vicenda.




venerdì 24 aprile 2020

Eva

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Eva è il nome che Adamo, primo uomo secondo la Genesi 3,20, ha dato alla sua compagna dopo che l'aveva chiamata "donna".
La Bibbia dà di questi due nomi un'etimologia popolare. Eva viene fatto derivare da "vivente" o "che suscita la vita" (Madre dell'umanità). Il nome "donna" ('ishshah) viene considerato come forma femminile di ish (= maschio). L'intendere donna come "maschi-a" indica una relazione essenziale: sia per origine che per finalità, la donna costituisce una unità con l'uomo. A ciò allude anche il racconto di Genesi 2,18-22, secondo cui la donna è tratta dal fianco del primo uomo.
È venerata come santa della Chiesa cattolica.

Creazione di Eva

La prima donna, Eva, venne generata da una costola di Adamo, dopo che egli non aveva trovato nessuno simile a lui tra tutti gli animali:

«20 Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.»
(Genesi 2,20-22)



Esegesi ebraica

  • Il serpente decise di tentare Eva e non Adamo per la facilità nel convincere le donne e far loro "cambiare idea".
  • Dopo il peccato, quando vide l'angelo Same-l, Eva capì che sarebbe morta.
  • Eva decise che anche Adamo dovesse peccare come lei stessa per il timore che, dopo la sua morte, lui potesse trovare un'altra compagna; invero uno dei motivi per cui Adamo cedette fu il discorso di Eva sull'impossibilità che questo avvenisse dicendo: "se io vivo, vivi anche tu... ma se io muoio tu resterai solo...", fu per questo che Adamo decise di vivere e morire "assieme" ad Eva. (Midrash Bereshit Rabbah 19, 8)
  • Le sette maledizioni e la morte contro Eva (Pirke Derabbi Eliezer 14):
  • sofferenza e "sacrifici" per l'educazione e l'allevamento dei figli;
  • afflizione e sconforto nelle gravidanze;
  • dolori nel parto;
  • dominio del marito su di lei;
  • "custodirai però il desiderio nel tuo cuore";
  • relegata in casa e divieto di apparire in pubblico a capo scoperto;
  • divieto di essere ammessa a testimoniare davanti al Bet Din per essere menzognera;
  • "infine dovrai morire"
  • I modi per riparare all'errore fatto da Eva sono oggi per le donne ebree l'accensione dei lumi prima dello Shabbat ed anche di alcune festività ebraiche (cfr Berakhot e Qiddush), il prelevamento della Challah dal pane ed il rispetto delle leggi di Niddah, anche attraverso la Tevilah nel Mikveh.
  • Soprattutto prima del peccato originale Eva era molto bella, di bellezza celeste.



Figli

Con Adamo ebbe Caino, Abele, Set e generò ancora altri figli e figlie. La tradizione biblica narra che i figli furono tra 14 e 140. Caino e Abele sposarono le loro sorelle gemelle Calmana e Deborah.
Dopo la morte di Abele, Caino sposò sua sorella Awan e generò un figlio, Enoch. Set sposò la sorella Azura, di quattro anni più giovane. Nel 235 AM Azura diede alla luce Enos.



giovedì 23 aprile 2020

Congiunzione

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In astrologia si definisce congiunzione l'aspetto che si forma quando due o più pianeti si trovano ad una distanza angolare tra 0 e 3 gradi ed il cui simbolo è .
All'interno di un tema natale non è segnato graficamente poiché si nota a occhio nudo; l'interpretazione astrologica è variabile, poiché a seconda dei pianeti coinvolti avrà connotazioni positive oppure negative. Ad esempio, un congiunzione tra Venere e Sole (entrambi pianeti positivi) è indice di amore per la vita, serenità, ottimismo, fascino, buona salute. Una congiunzione tra Venere (pianeta positivo) e Urano (pianeta negativo) denota instabilità affettiva, amori anticonvenzionali, irrequietezza e comportamento imprevedibile.
Più pianeti vicini tra loro in un oroscopo formano più congiunzioni, questo raggruppamento è definito stellium.

mercoledì 22 aprile 2020

Black Metal Inner Circle

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«Prima di tutto il cosiddetto Black Circle era qualcosa creato da Euronymous per far credere alla gente che ci fosse qualcosa, ma era una fandonia e non è mai esistito. Dall'altra parte i media credettero alla sua esistenza per un attimo, ma velocemente smisero di parlarne quando capirono che era una voce falsa.»
(Varg Vikernes)


Black Metal Inner Circle (in inglese: cerchia interna del black metal) è il nome con il quale viene identificato un gruppo di persone che, si crede, abbia formato una organizzazione criminale di matrice anti-cristiana nata in Norvegia, di cui facevano parte vari musicisti della scena black metal scandinava. Comunemente viene chiamato Inner Circle; altri nomi dati sono Black Circle e Svarte Sirkel (entrambi significano cerchia nera, rispettivamente in lingue inglese e norvegese), mentre alcune testate giornalistiche usarono il nome Black Metal Mafia per identificare il gruppo. L'Inner Circle è nota in quanto ritenuta la responsabile di numerosi crimini ai danni di luoghi cristiani, intimidazioni nei confronti di altri gruppi musicali e alcuni omicidi, che sconvolsero la Scandinavia (nella fattispecie, la Norvegia) durante i primi anni novanta. Gli ideali del gruppo si rifacevano a una confusa commistione di idee riferite a satanismo, isolazionismo, paganesimo norreno. La componente satanica, che era l'ideologia predominante (probabilmente perché la più "teatrale" vista dall'esterno) non era certo ispirata a quella di Anton LaVey (che Euronymous, chitarrista e fondatore dei Mayhem apertamente disprezzava), ma era improntata a un satanismo di tipo vendicativo.

Storia

Le origini

L'origine dell'Inner circle risalirebbe a quando Euronymous aprì un negozio di dischi chiamato Helvete ("Inferno", in norvegese), agli inizi degli anni novanta a Oslo. Lo spazio affittato al fine di avviare la sua attività era però largamente sovradimensionato quindi si decise di usare i locali in eccesso per svolgere "feste" sanguinarie e al limite del delirante. I frequentatori di questi raduni, sei ragazzi tutti poco più che adolescenti, si definivano appartenenti ad un "Inner Circle", ed erano colpiti dal carisma di Euronymous, definito da molti un abile oratore, che era venerato come nuovo messia delle forze del male. In poco tempo, il movimento raggiunse un cospicuo numero di frequentatori, molti dei quali suonavano in altri gruppi black metal, come Emperor, Dissection e Darkthrone. Oltre a Euronymous tra i membri più rappresentativi figuravano Bård Faust e Samoth degli Emperor, Jørn degli Hades, Varg Vikernes di Burzum. Quest'ultimo si fece notare subito: il ragazzo ammirava molto Euronymous e la sua incredibile determinazione nel compiere vandalismi lo fece diventare a breve uno dei maggiori (se non il principale) responsabili dei crimini commessi dal gruppo.

I crimini

Incendi di chiese

Intorno al 1992, 52 chiese vennero bruciate, furono presi di mira numerosi cimiteri, ove più di 15 000 tombe vennero profanate e imbrattate con simbologie occulte. I proventi di simili atti (arredi sacri e croci ad esempio) venivano a volte portati come trofei per addobbare l'Helvete. Autori di tali gesti furono principalmente Vikernes, Faust, Samoth ed alcuni membri di gruppi minori, quali Hades, Einherjer e Ildjarn.
Tra le strutture religiose distrutte una tra le più note fu la medievale stavkirke di Fantoft nei pressi di Bergen, che venne data alle fiamme il 6 giugno del 1992 da Varg Vikernes; una foto di ciò che rimase della struttura (le travi portanti) diventò la copertina di Aske, EP di Burzum. Tale atto, già di per sé grave, nei progetti doveva essere ben peggiore: gli appartenenti all'Inner circle avrebbero voluto sacrificare qualcuno dentro la chiesa prima di appiccare il fuoco ma poi l'idea venne accantonata, probabilmente per la mancanza di passanti vista la tarda ora; il sangue comunque non mancò: venne scelto come surrogato un coniglio. Un altro rogo famoso fu quello che interessò la cappella di Holmenkollen, ossia, la chiesa dei Reali di Norvegia. Oltre a questi gesti piromani ben presto l'Inner circle si trovò indirettamente responsabile di una morte: a Sarpsborg, infatti, lo spegnimento di un incendio costò la vita a un pompiere.
Fu segnalato qualche incendio anche nella vicina Svezia, dietro al quale si sospettò esserci la mano di It degli Abruptum ma le accuse non vennero mai provate.

Scontri con altri gruppi

Nel mirino dell'Inner Circle finirono anche gruppi heavy metal, considerati "incoerenti" e succubi delle mode musicali. Nel luglio 1992, Maria, una ragazza diciottenne militante nell'Inner Circle, cosparse di acetone la porta d'ingresso e le finestre della casa di Christofer Johnsson, il leader dei Therion, e poi ne incendiò l'abitazione (anche se Vikernes sostenne di aver compiuto lui stesso questo atto). Prima di allontanarsi Maria piantò un grosso coltello sulla porta d'ingresso insieme a un messaggio: "Il Conte è stato qui e ritornerà".
Johnsson e la sua famiglia riuscirono a salvarsi fuggendo dall'abitazione in fiamme e le indagini dopo poco portarono all'arresto di Maria, che venne poi ricoverata in un ospedale psichiatrico. Dai suoi diari si risalì velocemente a Varg Vikernes descritto come il "Conte" (a quei tempi usava infatti lo pseudonimo Count Grishnackh); quattro giorni dopo l'incendio, Johnsson ricevette una presunta missiva di Vikernes:
«Salve, vittime! Sono il Conte Grishnackh dei Burzum. Sono appena tornato da un viaggetto in Svezia, più precisamente in un posto a nord-ovest di Stoccolma e penso di aver perso un fiammifero e un disco firmato Burzum, ha ha! Ritornerò molto presto e forse, questa volta, non vi sveglierete nel mezzo della notte. Vi darò una lezione di paura. Siamo davvero molto pazzi, i nostri metodi sono la morte e la tortura. Le nostre vittime moriranno lentamente, devono morire lentamente.»
Altre azioni minatorie ebbero come bersaglio gruppi come Paradise Lost e Deicide. Per quanto riguarda i primi, i risultati furono la distruzione del loro autobus preso a sassate da una folla invasata di ragazzini durante il loro tour a Oslo, mentre i secondi vennero disturbati durante il loro tour europeo nel 1992. Durante una performance live al "Fryshuset" di Stoccolma, una bomba scoppiò durante l'esibizione dei Therion, ma si scoprì che avrebbe dovuto detonare durante la performance dei Deicide, vero bersaglio dell'attentato. Ci fu tuttavia solo qualche ferito non grave.
I Deicide furono minacciati anche durante la tappa di Manchester con i Gorefest di supporto, quando un soggetto non identificato lanciò una finta bomba sul palco, creando scompiglio e panico, ma fu solo un falso allarme. Certi ritengono che questi attentati furono architettati da alcuni animalisti ostili nei confronti della band, per via delle loro dichiarazioni e dei loro testi sul sacrificio di animali. Glen Benton, invece, ritiene che sia stata opera dei fanatici del black metal.

Le morti

In aggiunta agli incendi e alle aggressioni, una serie di infausti avvenimenti ebbe inizio nel 1991: in questa data, infatti, il cantante dei Mayhem, Dead, si suicidò in circostanze che Euronymous sfruttò abilmente per insinuare il sospetto che fosse stato assassinato da lui stesso; va da sé che era soltanto una trovata pubblicitaria ed Aarseth non venne mai incriminato. Venne inoltre messa in giro la diceria secondo cui alcune parti del cervello e del cranio del cadavere furono sottratte e conservate o mangiate da Euronymous, dagli Abruptum e persino da alcuni elementi dei Marduk.
Recentemente 'Morgan Steinmeyer Håkansson', chitarrista dei Marduk, ha confermato di avere pezzi di cervello e di cranio di Dead, ricevuti per posta da Euronymous.
Alcuni appartenenti all'Inner circle si macchiarono anche di efferati omicidi: nell'agosto 1992, Bård Faust venne adescato da un omosessuale, Magne Andreassen, mentre camminava nell'Olimpic Park di Lillehammer. Fingendo di assecondarlo, Faust cedette alle sue lusinghe, lo seguì nel bosco e lo uccise a coltellate; dopo di che, come se non fosse successo nulla, tornò a casa, si fece una doccia e andò a dormire. Venne arrestato un anno dopo e condannato a quattordici anni di carcere.
L'episodio centrale, che fu assieme il culmine e la fine di questo fenomeno, fu l'omicidio del leader del movimento, Euronymous, ucciso a coltellate nella sua abitazione per mano di Varg Vikernes. Vikernes era a conoscenza del fatto che Euronymous avesse pianificato di ucciderlo torturandolo a morte, come Euronymous stesso aveva confidato a molti suoi amici tra i quali Snorre W. Ruch che all'epoca dei fatti viveva con Vikernes. Vikernes infatti afferma di aver ascoltato una telefonata tra Euronymous e Snorre W. Ruch nella quale Euronymous (ignorando la presenza di Vikernes) avrebbe spiegato nel dettaglio il suo piano per rapire e uccidere Vikernes quando quest'ultimo si fosse recato presso casa sua per firmare il contratto discografico. Dopo poco tempo Vikernes fu contattato da Euronymous per la firma del contratto e quando si recò a casa di Euronymous per consegnarglielo anticipatamente venne aggredito da quest'ultimo spingendo Vikernes a tenere per la sua incolumità e a difendersi.
Altre cause del pessimo rapporto tra i due sono:
  • Euronymous doveva a Vikernes 36 000 corone norvegesi (ai tempi circa 5000 $) che quest'ultimo aveva anticipato per la registrazione di Burzum.
  • Questioni politico-religiose: la vittima aveva idee filo-comuniste e non celava le sue dottrine sataniste, mentre il suo carnefice seguiva ideologie nazionaliste e credeva nella religione pagana.
  • Questioni culturali: Euronymous aveva infatti origini lapponi e questo fatto faceva infastidire Varg
Vikernes fu condannato a 21 di carcere per omicidio, detenzione illegale di armi ed esplosivi e per aver dato fuoco a tre chiese, la corte ritenne che Vikernes non potesse essere a conoscenza del piano di Euronymous per assassinarlo. Durante le indagini la polizia interrogò tutti gli appartenenti all'Inner Circle ottenendo anche informazioni sui crimini perpetrati in passato, in questo modo l'"organizzazione" crollò come un castello di carte portando alla condanna tra l'altro di Bard Faust (per omicidio), Snorre W. Ruch (complicità nell'omicidio di Euronymous) e Samoth (incendio). Nonostante il pesante giro di vite delle autorità i misfatti non cessarono del tutto; per esempio il giorno della pronuncia della sentenza andarono a fuoco due chiese e più di un mese dopo la stessa sorte toccò ad un'altra.
Un altro fatto di sangue venne compiuto da Jon Nödtveidt (leader degli svedesi Dissection) e il suo amico Vlad, ancora una volta ai danni di un omosessuale: nel luglio 1997, mentre i due facevano ritorno a casa dopo aver assunto anfetamine, uccisero Josef Ben Meddaour, un algerino di 38 anni. Inizialmente le forze dell'ordine credevano che l'assassino fosse l'ex compagno della vittima ma nel dicembre 1997 scoprirono i veri responsabili. Vlad venne arrestato dopo la confessione della ragazza alla quale aveva raccontato l'accaduto: questa, dopo essere stata picchiata, corse dalla polizia a denunciarlo per entrambi i reati e nel luglio 1998, i due assassini furono condannati a 10 anni di carcere; Vlad ebbe uno sconto della pena avendo meno di 21 anni e Jon venne incriminato solo per concorso in omicidio. Nödtveidt si suiciderà anni dopo il 13 agosto 2006.

 
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