venerdì 30 ottobre 2020

Enneagramma (Gurdjieff)

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L'enneagramma (dalle parole Greche εννέα, ennea, "nove" e γραμμα, gramma, "scrittura") è un simbolo pubblicato per la prima volta nel 1949 nel testo Frammenti di un insegnamento sconosciuto di Pëtr Dem'janovič Uspenskij, nel quale l'autore rende conto dei suoi otto anni di lavoro con il mistico Georges Ivanovič Gurdjieff. È una figura alla base dell'insegnamento di Gurdjieff, che la utilizza in molteplici casi, come un modello matematico del modo di procedere dei fenomeni.
Fra le altre cose è anche un modello della personalità umana, ed in questa accezione è utilizzato come un sistema di nove tipi di personalità interconnessi. Esso si basa su tecniche introdotte negli insegnamenti di Gurdjieff. Gli Archetipi definiscono nove tipi di personalità (a volte chiamati "enneatipi"), che sono rappresentati dai punti della figura geometrica, che serve anche da schema rappresentativo delle connessioni tra i tipi.
Storicamente sia l'Enneagramma che il pensiero di Gurdjieff hanno influenzato varie persone nei più svariati campi della cultura, come ad esempio l'architetto Frank Lloyd Wright, la scrittrice Pamela Lyndon Travers e il regista Peter Brook, che fa comparire il simbolo nel suo film Incontri con uomini straordinari. Famoso tra gli italiani è il cantante Franco Battiato, nelle cui opere ricorre questo schema concettuale.
Nel mondo ci sono varie associazioni o gruppi che studiano tale metodo, come ad esempio
  • The Gurdjieff Foundation
  • Gurdjieff Society
  • Fundación Gurdjieff Caracas
  • Institut Gurdjieff
  • Centro Studi Tradizionale e di Formazione Interiore secondo G.I.G.
  • Il Nono Passo

giovedì 29 ottobre 2020

Torii

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Un torii (鳥居) è il tradizionale portale d'accesso giapponese che porta ad un jinja (santuario shintoista) o, più semplicemente, ad un'area sacra. La sua struttura elementare è formata da due colonne di supporto verticali e un palo orizzontale sulla cima e frequentemente viene dipinto in colore vermiglio. Tradizionalmente sono fatti di pietra o legno, ma in tempi recenti i costruttori hanno iniziato ad usare anche l'acciaio o il cemento armato.
Generalmente i torii si trovano a gruppi di tre, ma fuori dai templi o dai luoghi di culto non mancano mai. Il numero è tuttavia variabile. Ad esempio, i santuari dedicati al dio Inari possiedono tipicamente molti torii, mentre il santuario di Fushimi Inari-taisha a Kyoto possiede addirittura migliaia di torii.
La loro costante presenza nello shintoismo è dovuta al fatto che il passaggio sotto di esso è considerato una prima forma di purificazione, poi completata con le abluzioni rituali nelle immediate vicinanze del santuario. Le credenze popolari tendono ad identificarlo semplicemente come un simbolo di fortuna e prosperità. Per questo è costume che una persona che ha ottenuto successo negli affari doni un torii come segno di gratitudine agli dèi.

Origine

L'origine di queste costruzioni, da sempre caratteristiche del paesaggio giapponese, è incerta. Sebbene strutture simili si possano trovare in molte altre zone dell'Asia, come in India (i torana dell'architettura buddista e induista), in Cina (p'ai-lou), in Corea (Hongsalmun), in Thailandia, in Nepal e altrove, la ragione e le circostanze per cui questi portali siano stati importati anche nell'Arcipelago non sono conosciute.
Secondo una versione dei miti di Amaterasu (la dea del Sole), quando questa si rinchiuse in una caverna per sfuggire al pestifero fratello Susanoo, causando un'eclissi, le persone, timorose di non rivedere più la luce del Sole, misero su un grosso trespolo di legno per uccelli, tutti i galli della città. Il loro continuo cantare la incuriosì e la indusse a sbirciare fuori dalla caverna.
Approfittando del varco apertosi, uno degli dèi aprì completamente l'ingresso, spingendo via la roccia e permettendo alla luce del Sole di illuminare ancora la Terra. Quel trespolo divenne il primo torii.
È interessante che nel mito sia raccontato che sul trespolo siano stati messi vari uccelli. Secondo altre fonti autoctone infatti, un tempo i torii avevano proprio la funzione di ospitare i galli sacri dalla lunga coda e gli uccelli in generale, visti come messaggeri degli dèi (tra l'altro questi particolari galli si trovano ancora in certi sacrari). È probabile che con il tempo venne dimenticato l'uso primitivo e fu così che il torii divenne da un'uccelliera un portale. Questa teoria parrebbe confermata dallo stesso termine torii, composto di tori (uccello) e i (essere, stare, luogo).

Parti principali

I torii appartengono a due famiglie principali, quella del Shinmei torii, stile utilizzante solo travi diritte, e quella del Myōjin torii (di gran lunga la più comune), che utilizza invece anche travi ricurve.
Strutturalmente un torii è caratterizzato da nove elementi, non tutti sempre presenti:
  • il kasagi, la trave a cavallo delle due colonne
  • lo shimaki, una seconda trave a volte presente sotto il kasagi
  • il nuki, trave secondaria sotto il kasagi e lo shimaki che collega e tiene insieme le due colonne
  • i kusabi, cunei che fermano il nuki;
  • il gakuzuka, supporto situato tra shimaki e nuki a sostegno del primo e a volte recante un'iscrizione
  • gli hashira, le colonne cilindriche che sostengono la costruzione
  • i daiwa, i capitelli delle colonne
  • i daiishi o kamebara, le basi di queste ultime
  • i nemaki, guaine nere (o a volte di altro colore) alla base delle colonne
Le colonne possono avere una certa inclinazione verso l'interno detta uchikorobi.





mercoledì 28 ottobre 2020

Triplice cinta sacra

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La triplice cinta sacra è un simbolo sacro, molto presente nell'area del Gargano, rappresentante l'orientamento dell'uomo nello spazio e nell'ambito vitale, l'opposizione della terra al cielo, ma può rappresentare anche l'universo creato (terra e cielo) opposto al non-creato e al creatore.

Aspetto

Si tratta di quadrato profondamente inciso con un foro centrale abbastanza profondo ed una linea intermedia verticale che interseca esattamente a metà il quadrilatero. Potrebbe trattarsi anche di un Centro Sacro rimasto incompiuto (tale simbolo consiste generalmente in un quadrato in cui sono inscritti 8 raggi, che al proprio interno formano due croci greche)

Significato

Il simbolo ha molteplici significati.
Può rappresentante l'orientamento dell'uomo nello spazio e nell'ambito vitale, ma anche l'opposizione della terra al cielo o l'universo creato (terra e cielo) opposto al non-creato e al creatore.
Il simbolo può riferirsi, inoltre, al cosiddetto omphalos, simbolo rappresentante il Centro del Mondo e molto diffuso.

martedì 27 ottobre 2020

Triquetra

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La triquetra, o triscele, è un antico simbolo a tre punte, di solito interconnessi.
Nella simbologia celtica la triquetra simboleggiava una divinità femminile tripla, mentre nel nord Europa compare nelle rune vichinghe.
Nelle rappresentazioni delle antiche popolazioni della Sicilia , VII-VI sec. a.C., appare come una triscele, un insieme di tre gambe unite all'anca.
Dal punto di vista della matematica può considerarsi una forma geometrica riconducibile ad un intreccio costituito da due nodi: si ottiene intrecciando in modo non semplificabile un nodo a trifoglio ed una curva chiusa semplice (cerchio, o nodo banale). La forma geometrica si ottiene presentando il suddetto intreccio in una figura sostanzialmente simmetrica, invariante per rotazioni di 120 gradi. La precedente figura viene anche semplificata nella corrispondente puramente bidimensionale (eliminando le distinzioni di sovrapposizione).
In araldica la triquetra ha la stessa topologia del cosiddetto nodo gordiano.
Il simbolo è stato poi utilizzato in seguito dai cristiani come simbolo della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo). L'appropriazione di questo simbolo da parte del cristianesimo è stata particolarmente facile in quanto la triquetra grazie alla sua forma è facilmente interpretabile come l'unione della trinità che potrebbero essere interpretati come i simboli cristiani Ιχθυς.
Una rappresentazione molto comune del simbolo è un cerchio che passa attraverso i tre anelli interconnessi della Triquetra. Il cerchio sottolinea l'unità di tutta la combinazione dei tre elementi.

lunedì 26 ottobre 2020

Argomento teleologico

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L'argomento teleologico, o argomento del disegno divino, è una delle argomentazioni utilizzate per dimostrare l'esistenza di Dio o di un creatore, a partire dalla percezione di un ordine, di uno scopo, di un progetto o di una direzione nello stato delle cose. Il termine "teleologico" deriva dal greco telos, che significa "fine" o "scopo"; la teleologia è l'ipotesi che esista uno scopo o un principio direzionale nei processi della natura.

Formulazione dell'argomento

Nella sua variante di base, l'argomento teleologico può essere formulato come segue:
  1. 'X' è troppo [ complesso, ordinato, adattivo, palesemente finalizzato, bello ] per essere apparso casualmente;
  2. perciò 'X' deve essere stato creato da un essere [ senziente, intelligente, saggio, con uno scopo ];
  3. Dio è quell'essere;
  4. dunque Dio esiste.
Al posto di 'X' normalmente si trova l'universo, la vita, il processo dell'evoluzione, l'umanità, particolari specie animali, un particolare organo come l'occhio o il linguaggio umano; 'X' sostituisce talvolta una delle costanti fondamentali dell'universo, come una costante fisica o una legge fisica, e talvolta questo argomento basato anche sul principio antropico, che sottolinea come l'universo sia esattamente come deve essere per permettere a una forma di vita intelligente di esistere.
Mentre molte delle forme classiche di questo argomento sono collegate al monoteismo, alcune versioni possono sostituire a Dio un demiurgo, più divinità o talvolta gli extraterrestri come causa dei fenomeni naturali, sebbene la forma precedente possa ricorrere ancora in occasione della causa prima. È anche possibile lasciare aperta la questione dell'identità del "progettista":
  1. la complessità implica un progettista;
  2. l'universo è altamente complesso;
  3. dunque l'universo ha un progettista.

domenica 25 ottobre 2020

Geometria sacra

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«La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.»
(Galileo Galilei, Il Saggiatore, Cap. VI)



In architettura la geometria sacra è usata nella pianificazione e costruzione di edifici religiosi come chiese, templi, moschee, monumenti e complessi vari, altari, tabernacoli o dipinti, sculture o anche spazi sacri. Secondo Paul Calter nella geometria sacra, significati simbolici e sacri sono attribuiti a certe forme o proporzioni geometriche. Nel mondo antico certi numeri e forme che vennero presto correlate ai numeri (poligoni, pentagoni, triangoli, quadrati, esagoni) avevano anche un significato simbolico.
In antropologia, per geometria sacra si intende una caratteristica della etnomatematica e della visione del mondo di molte culture indigene. Riferimenti ad essa si trovano anche nella teologia ed in alcune filosofie della matematica.
Tipicamente, le culture tradizionali considerano la geometria sacra come qualcosa al di là di ogni descrizione algebrica. La geometria praticata dai matematici e simboleggiata nell'algebra è considerata una proiezione approssimativa del sacro; connettendosi con gli schemi matematici fondamentali, una persona può contemplare il Mysterium Magnum e il grande progetto divino del cosmo. Studiando la natura di questi schemi, forme e relazioni matematiche, si otterrebbe una comprensione intima delle leggi e dei misteri dell'Universo.
Per molte culture tradizionali, la presenza in natura di varie strutture geometriche — quali la conchiglia del Nautilus pompilius (che forma una spirale logaritmica) e gli alveari esagonali formati dalle api — è sufficiente a suffragare l'importanza cosmica delle forme geometriche e matematiche.
Nella cultura occidentale, gli esempi più tipici di questo concetto sono forse le dottrine matematiche di Pitagora e le "forme ideali" di Platone. Nondimeno, idee simili sono state espresse in tempi più recenti da fisici come Erwin Schrödinger, Werner Karl Heisenberg e David Bohm.
In effetti, questa concezione della matematica sembra essere diffusa fin dai tempi preistorici, come universale culturale della cognizione umana.

Usi della geometria nelle pratiche religiose ed esoteriche

Il termine geometria sacra è anche usato per indicare l'applicazione della geometria alla religione e all'esoterismo, come conseguenza diretta della concezione del cosmo sopra descritta. Gli oggetti geometrici che occupano un ruolo più importante in ambiti sacri e/o esoterici sono quelli che presentano più simmetrie, quali ad esempio i solidi platonici o i poligoni regolari, o quelli che generalmente richiamano un'idea astratta di eleganza e bellezza, quali la sezione aurea.
Tali forme geometriche sono usate in tutte le culture nella costruzione e strutturazione di edifici sacri come templi, moschee, megaliti, monumenti, chiese, nonché di spazi sacri come altari, temenoi e tabernacoli, oltre che nella creazione dell'arte sacra. Le stesse strutture geometriche (come la sezione aurea, le piramidi, o i poligoni regolari) sono presenti nell'antica architettura egizia, greca e romana, nonché nell'Europa medievale cristiana. Le comunità spirituali dell'India e dell'Himalaya costruirono templi e fortificazioni basati su strutture geometriche dette mandala e yantra.

sabato 24 ottobre 2020

Cosmogramma

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Un cosmogramma è una figura geometrica piana che raffigura una cosmologia (intesa come filosofia). Alcune di queste figure furono create a scopo meditativo. I cosmogrammi più famosi sono quelli Mandala della cultura buddista, ad ogni modo simili diagrammi erano anche usati in occidente durante il medioevo.
La maggior parte dei cosmogrammi sono costituiti da un cerchio e un quadrato o un cerchio e una croce: il cerchio di solito rappresenta l'universo o l'unità, mentre il quadrato o la croce può rappresentare la Terra (le quattro direzioni). Il centro può rappresentare l'individuo.

Astrologia

Cosmogramma è anche il nome usato in cosmobiologia per descrivere l'oroscopo specializzato.
 
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