sabato 28 novembre 2020

Ankh



L'ankh (☥), conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio che essenzialmente simboleggia la vita. Gli dèi sono spesso raffigurati con un ankh in mano, o portato al gomito, oppure sul petto. In funzione di geroglifico l'ankh, oltre che significare "vita", assume diverse sfumature, in base al contesto in cui è inserito, sebbene sempre con caratteri mistici e religiosi.

Significati

Il significato originale di questo simbolo nella cultura egizia rimane un mistero per gli egittologi, molte e in contrasto sono infatti le teorie che ipotizzano le origini dell'ankh. Molti hanno speculato si tratti di:
  1. una rappresentazione stilizzata del grembo materno;
  2. il nodo del laccio delle antiche calzature egizie, i sandali egizi. Tra i fautori di questa teoria ricordiamo Alan Gardiner che ha ipotizzato che l'origine dell'ankh sia da ricollegare al laccio delle antiche calzature egizie. Questa interpretazione (la parte circolare circonda la caviglia, il laccio orizzontale si collega alla tomaia e la parte verticale è collegata con la punta della scarpa) può essere interpretata in senso mistico, tenendo presente che la saggezza egizia vedeva la vita come un sentiero da percorrere, ricco di negatività alternate alle positività, che ogni uomo percorre per giungere alla propria meta, alla propria realizzazione, intesa anche dal punto di vista spirituale: si collega al concetto di Andare, portato dalle divinità del pantheon in simbolo di energia eterna, si collega alla circumambulazione del Cerchio nella Magia rituale egizia;
  3. una stilizzazione dei genitali umani in atto di unione. Tra i fautori di questa teoria ricordiamo Howard Carter che afferma che l'origine dell'ankh sia da ricollegare alla simbolica unione mistica dei due principi, il principio maschile e il principio femminile. Le due parti dell'ankh, la tau sottostante e l'ansa sovrastante, corrispondono infatti ai simboli di due delle divinità più importanti della religione egizia, Iside e Osiride. L'ansa è il simbolo isiaco, probabilmente una stilizzazione dell'utero; la tau, ovvero una croce senza l'estensione superiore del braccio verticale, è invece il simbolo di Osiride, rimandabile al pene;
  4. una rappresentazione simbolica del sorgere del sole, con il cerchio simboleggiante il Sole che si è appena levato dall'orizzonte rappresentato dalla linea orizzontale. La sezione verticale sotto la linea orizzontale simboleggerebbe il cammino del Sole;
  5. una rappresentazione dello stesso Egitto: la parte superiore sarebbe il delta del Nilo e il tratto verticale sottostante il Nilo stesso, mentre le due braccia orizzontali raffigurerebbero il deserto libico, ad ovest, e quello arabico, ad est;
Come simbolo dell'unione dei due principi cosmici sta ad indicare anche l'unione mistica tra il cielo e la terra, ovvero il contatto tra il mondo divino e il mondo umano, nonché l'unione dei due principi intesa come generatrice dell'esistenza. La denominazione chiave della vita, oltre che un richiamo alla forma del simbolo stesso, sta ad indicare anche il significato escatologico del simbolo: l'ankh è anche infatti vita eterna, grazie alla quale l'uomo riesce a superare la morte, per giungere alla rinascita.
In quanto simbolo della vita e dell'immortalità, il suo significato è estensibile a quello di simbolo dell'universo, dato che il cosmo è pura vita, pura esistenza ed eterno alternarsi di cicli regolatori, oltre che costantemente generato dall'alternarsi di principi in eterna opposizione.

Nell'Antico Egitto

L'ankh appare di frequente nelle opere artistiche dell'Antico Egitto. Nelle raffigurazioni divine appare come caratteristica delle stesse divinità, ad indicare la natura ultraterrena e l'eterna esistenza di esse. In quanto è la vita il suo significato principale, abbinato agli dèi ne indica la natura di forze cosmiche, generatrici dell'universo e dunque della vita. L'ankh veniva utilizzato in particolare come amuleto, capace di infondere salute, benessere e fortuna. Spesso alla morte di una persona, che venisse mummificata o meno, l'ankh era un elemento fondamentale, con il quale il corpo doveva essere sepolto. Un altro uso frequente dell'ankh era quello che lo vedeva in funzione di specchio, nel quale il vetro riflettente era posto nell'ansa.

Nel regno di Giuda

Nel 2009, nel corso di uno scavo archeologico effettuato ai piedi del lato meridionale del Monte del Tempio a Gerusalemme, fu rinvenuta una bulla riportante il sigillo impresso del re Ezechia (727–698 a.C.). Il sigillo, riportante il testo in antico ebraico "Appartenente a Ezechia [figlio di] Ahaz re di Giuda", raffigura anche un sole alato, con due ali rivolte verso il basso, fiancheggiato da due ankh.

Nella tarda antichità

In epoca romana è probabile che l'ankh abbia influenzato il simbolo della mano di Venere (o specchio di Venere), simbolo della divinità, in seguito adottato come simbolo dell'omonimo pianeta nell'astrologia; come simbolo del rame nell'alchimia e come simbolo del sesso femminile nella biologia.
Con l'imposizione del Cristianesimo, e conseguente destituzione e persecuzione del Paganesimo, tutti i simboli appartenenti alla sfera di quest'ultima forma religiosa vennero repressi. Nonostante ciò l'ankh continuò a mantenere una certa importanza in Egitto date le profonde radici che il simbolo aveva nella cultura del luogo, e finì con l'essere assimilato dalla Chiesa copta ortodossa e adottato come simbolo stesso del Cristianesimo copto, data la similarità con la croce e l'assenza di elementi zoomorfici o antropomorfici, ripudiati in origine dalla religione cristiana. Da qui la denominazione latina di crux ansata, ovvero "croce ansata". Anche in epoca cristiana mantenne l'uso di amuleto. Attualmente la Chiesa Cattolica non la riconosce come simbolo di croce cristiana.




venerdì 27 novembre 2020

Atalanta fugiens

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Atalanta fugiens è un'opera letteraria del medico-musicista tedesco Michael Maier (1566-1622), comprendente 50 discorsi filosofici, 50 incisioni a opera di Matthäus Merian e 50 canoni musicali. L'opera, data alle stampe nel 1617, si configura come un prototipo di ipertesto multimediale comprendente infatti: discorsi filosofici, immagini e musiche originali.
Il soggetto dell'opera è strettamente alchemico ed ispirato al mito di Atalanta.
L'autore assegna alla musica il ruolo più importante nell'ambito della trattazione. Nelle tre voci delle 50 fughe (si tratta in realtà di canoni a tre voci) vengono rappresentati i tre personaggi principali della vicenda mitologica: Atalanta che fugge (antecedente), Ippomene che insegue (conseguente), e la mela come tenor (tratto probabilmente dal repertorio gregoriano) di base sotteso a tutte le 50 composizioni.
L'apparente incomprensibilità complessiva del lavoro di Maier è attribuibile alla frattura nella tradizione di una comunicazione del sapere alchemico dovuta all'emergere di una nuova mentalità "moderna" e "scientifica" tipica del periodo storico successivo a quello vissuto da Maier.

Esecuzioni pubbliche

  • Nel maggio del 2005 è stata realizzata la prima esecuzione scenica dell'opera su regia di Marco Bellussi, presso il Teatro Apollo di Crotone nell'ambito delle manifestazioni del Festival dell'Aurora. In quell'occasione la direzione musicale fu affidata a Renè Clemencic e gli epigrammi furono declamati dal matematico Piergiorgio Odifreddi.
  • È disponibile una versione in notazione moderna delle musiche pubblicata dalle Edizioni musicali Bèrben di Ancona nel 2006 a cura del musicista Davide Bortolai; questa versione è redatta per voce ed accompagnamento di chitarra classica (liuto) allo scopo di facilitare gli eventuali studiosi nella esecuzione ed analisi di queste interessanti melodie: Canti Alchemici (50 canoni tratti dall'Atalanta Fugiens di Michael Maier (a cura di Davide Bortolai) edizioni Berben Ancona 2006.









giovedì 26 novembre 2020

Anomalia dell'Ararat

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L'anomalia dell'Ararat è un oggetto non identificato che appare su alcune fotografie, risalenti alla fine degli anni quaranta, delle distese innevate sulla cima del monte Ararat, in Turchia. Alcuni studiosi biblici hanno avanzato l'ipotesi che possa trattarsi dei resti dell'arca di Noè che, secondo il racconto della Bibbia, si sarebbe arenata su questo monte.
Il monte, la cui cima non è facilmente accessibile, si trova al confine tra la Turchia e l'Armenia, allora parte dell'Unione Sovietica. Era quindi una zona militarmente rilevante. Sono state condotte numerose osservazioni dallo spazio che non hanno tuttavia chiarito l'origine dell'anomalia. La prima ed unica spedizione di ricerca in situ è stata organizzata nel 2004, ma le autorità turche le hanno impedito di raggiungere la cima.

Storia

L'anomalia è situata all'estremità nord-ovest dell'altopiano occidentale del monte Ararat, a 4.724 metri di altitudine, a circa 2,2 chilometri in linea d'aria dalla cima (5.137 metri). L'oggetto sembra essere situato sul bordo di una brusca pendenza. L'anomalia venne localizzata per la prima volta nel corso di una missione aerea dell'US Air Force, il 17 giugno 1949; il monte Ararat si situava infatti sulla frontiera tra Turchia e Unione Sovietica, ed aveva dunque un importante interesse strategico durante la guerra fredda. L'oggetto venne subito analizzato perché "troppo lineare per essere naturale e apparentemente sotto il ghiaccio" e presto si ipotizzò che si trattasse dell'arca di Noè. I servizi segreti statunitensi ipotizzarono anche la presenza di una base segreta sovietica nel punto in cui si era fotografata l'anomalia.
La pellicola fotografica venne classificata come segreta, benché con un livello di riservatezza poco elevato, ed altre fotografie sono state scattate nel corso degli anni da aerei e da satelliti. Sei foto del 1949 furono declassificate nel 1995 ai sensi del Freedom of Information Act e trasmesse a Porcher Taylor, professore della University of Richmond, presso il Center for Strategic and International Studies di Washington, un'istituzione specializzata nello studio delle informazioni ottenute via satellite. Taylor divenne uno dei più grandi sostenitori del ritrovamento dell'arca.
L'area del Monte Ararat è stata inoltre ispezionata per ulteriori ricerche dallo SPOT nel settembre 1989, dal Landsat nel 1974 e dallo Space Shuttle nel 1994, oltre che dal KH-9 nel 1973 e dal KH-11 nel 1976 e nel 1990-1992. A causa delle pessime condizioni meteorologiche e delle limitazioni tecnologiche, queste non furono in grado di risolvere il mistero; alcuni studi hanno però confermato la presenza di legno sotto il ghiaccio e di una struttura piana. Nel 2000 venne organizzato un progetto di ricerca, in collaborazione tra Insight Magazine e Space Imaging (ora GeoEye), utilizzando IKONOS; il satellite registrò l'anomalia il 5 agosto e 13 settembre 2000, ricostruendo inoltre un video computerizzato delle immagini.
Nel 2004 Daniel McGivern annunciò che intendeva finanziare una spedizione da 900.000 dollari sulla cima del monte Ararat per il mese di luglio dello stesso anno, con lo scopo di stabilire la verità sull'anomalia dell'Ararat. Dopo vari preparativi, tra cui l'acquisto di immagini satellitari appositamente realizzate, le autorità turche tuttavia non gli concessero l'accesso alla cima, poiché quest'ultima è situata in una zona militare. La spedizione fu in seguito accusata dalla National Geographic Society di essere soltanto un colpo mediatico abilmente montato, dato che il suo capospedizione, il professore turco Ahmet Ali Arslan, era stato già accusato di avere falsificato fotografie della presunta arca.
La CIA, che ha esaminato le immagini satellitari di McGivern, ha d'altra parte ritenuto che l'anomalia fosse costituita da "strati lineari di ghiaccio coperti dalla neve accumulata di recente".
Un nuovo annuncio di un presunto ritrovamento è stato dato il 27 aprile 2010 da una spedizione congiunta turca e di Hong Kong, a cui hanno partecipato membri della "Noah's Ark Ministries International". La spedizione ha annunciato di avere scoperto sull'Ararat una insolita caverna con pareti in legno a un'altitudine alla quale si ritiene non siano mai esistiti insediamenti umani, e di aver datato il legno (attraverso il test del carbonio 14), a 4.800 anni fa. Il portavoce del gruppo, Yeung Wing-Cheung, ha dichiarato alla stampa che non è certo al 100% che si tratti dell'Arca, ma al 99,9% pensiamo di sì. Uno dei membri della spedizione McGivern si è in seguito dissociato dal proprio gruppo sostenendo che alcuni pezzi di legno ritrovati sull'Ararat fossero probabilmente stati portati lì appositamente da alcuni manovali curdi che erano a conoscenza della spedizione.

mercoledì 25 novembre 2020

GEIPAN

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GEIPAN, (Groupe d'Études et d'Informations sur les Phénomènes Aérospatiaux Non-identifiés, sept. 2005-), conosciuto anche come GEPAN (1977-1988) e SEPRA (1988-2004), è una unità dell'agenzia spaziale francese CNES il cui scopo è investigare fenomeni aerospaziali non identificati (anche noti come UAP -unidentified aerospace phenomena) e rendere le scoperte disponibili al pubblico.

Gestione delle informazioni

La Gendarmeria francese aveva istruzioni di canalizzare le informazioni provenienti dai rapporti di avvistamenti UFO verso la SEPRA, che pertanto era in grado di avere a disposizione un grande database di tali eventi. Nel caso in cui vi fossero tracce attendibili, SEPRA poteva contare sulle risorse tecniche del CNES al fine realizzare una investigazione di carattere scientifico. Un esempio famoso di investigazione di questo tipo fu il Caso di Trans-en-Provence.
Nel marzo 2007, GEIPAN iniziò a rendere disponibili i propri archivi a chiunque ed oggi continua a raccogliere, gestire e a pubblicare dettagliatamente le analisi dei dati raccolti sugli eventi segnalati. Ricerca dei casi registrati
Alcuni scettici francesi hanno criticato la qualità del lavoro svolto dal GEPAN.

martedì 24 novembre 2020

Collina di Tara




La Collina Reale di Tara era uno dei luoghi più venerati e importanti dei primi secoli della storia d'Irlanda. È situata nel Meath, nella zona centro-orientale dell'isola.

Archeologia e leggende

Un tempo la Collina di Tara era la residenza del Re Supremo irlandese ("Ard-Rí na hÉireann" in irico). Su questa collina colui che sarebbe divenuto re doveva dare prova di essere stato scelto dagli dei. La prova consisteva nel "volare" al disopra della Pietra del Destino (Lia Fáil), mitico menhir senza il quale l'Irlanda sprofonderebbe. Sulla collina avevano sede una grande sala per i banchetti indetti dall'Ard-Rí, con più di settecento posti, una scuola bardica, druidica e per guerrieri. Vi erano poste anche alcune dimore dei funzionari e uomini vicini al Re d'Irlanda. La collina di Tara era anche dimora dei Feniani, cioè dei Cavalieri del Destino, protettori dell'Irlanda. Ai giorni d'oggi si definiscono Feniani coloro che aderiscono al partito della Repubblica d'Irlanda, il Fianna Fáil. In mitologia, Tara era anche la residenza del mitico popolo di dei, i Tuatha de Danaan, che prenderanno il nome di Daoine Sidhe.

lunedì 23 novembre 2020

Quale superpotere noi esseri umani abbiamo davvero, o potremmo avere/sviluppare davvero, anche se potrebbe sembrare finto o impossibile?

Ci sono studi i quali dimostrano che il pensiero è energia che può influenzare tutto il resto dell'ambiente. Mi è capitato spesso di avvertire un certo non so che…che mi anticipava il futuro che poi si rivelava vero. Episodi di questo genere sono all'ordine del giorno per la maggior parte delle persone e possono essere ricondotti a fenomeni come la telepatia, la premonizione o il "sesto senso".

Ne “La mente estesa”, il famoso biologo inglese Rupert Sheldrake scruta e indaga la natura di questi fenomeni e dimostra come essi non si possano definire "paranormali" ma siano al contrario parte della nostra natura biologica, eredità di un lungo processo di evoluzione e adattamento all'ambiente. Al contrario degli animali l'uomo ha rinnegato e quindi in larga parte perso queste capacità.

L'autore descrive numerosi esperimenti che hanno dimostrato l'esistenza di "campi mentali" e propone ai lettori una serie di progetti semplici da realizzare per investigare questioni di questo tipo come le chiamate silenziose, il sesto senso degli animali e la sensazione di essere osservati.

Numerosi esempi e casi di studio sono tratti dal database di Sheldrake, che raccoglie migliaia di testimonianze riguardanti storie di "percezioni apparentemente inspiegabili da parte di persone e animali". I temi trattati nel libro sono vari: dalla "telepatia per telefono" a quella degli animali, al legame psichico tra madre e figlio.

Siamo attorniati da una risonanza morfica che opera a nostra insaputa; queste sensazioni infatti - “a fior di pelle” - fan pensare che le mente non sia confinata dentro la nostra testa ma superi i confini fisici, come vien da dedurre da tanti casi dei quali molti di noi han fatto esperienza. C’è poi una quinta forza, riconosciuta da tutte le culture che ci hanno preceduto, della quale l’uomo non è cosciente:

Ecco la recensione del testo di Rupert Sheldrake che ha fatto scalpore in Inghilterra quando è uscito nel 2006:



domenica 22 novembre 2020

Grotte alchemiche

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Le grotte alchemiche sono tre presunti tunnel sotterranei di Torino, in Piemonte. Considerate spesso vere e proprie "porte" per altre dimensioni parallele dai seguaci dell'occulto, pare fossero luogo di ritrovo di vari parapsicologi, esoterici e alchimisti nei secoli, da cui il nome.
Le grotte alchemiche coinciderebbero con la comprovata esistenza di piccoli tratti di antichi passaggi sotterranei sotto il centro storico di Torino, fatti costruire principalmente da e per antichi appartenenti a Casa Savoia, già a partire dal XIV-XV secolo.
Secondo molte leggende, le grotte alchemiche sarebbero comunque di ignota ubicazione, anche se furono ipotizzati i seguenti siti:
  • la prima grotta sarebbe situata nei sotterranei del Palazzo Reale di Torino, secondo l'esoterismo il "cuore magico bianco" della città (vertice di un "triangolo bianco" con Praga e Lione), e connessa a sua volta con Piazza Statuto (in particolare, il Monumento ai Caduti del Frejus), presunto "cuore magico nero" (vertice di un "triangolo nero" con Londra e San Francisco). Per alcuni, questa grotta-tunnel sarebbe stata larga quanto una carrozza, permettendo un collegamento segreto dei vari sovrani sabaudi che, dalla loro residenza, raggiungevano amanti e collaboratori fin verso il lontano Castello di Rivoli, posto a occidente.
  • la seconda grotta, invece, collegherebbe l'antica Porta Fibellona (Piazza Castello), ingresso orientale della città, sia sotto Via Garibaldi, in direzione Piazza Palazzo di Città, sia sotto Via Po, ovvero fino alla Chiesa della SS. Annunziata, e fu costruita probabilmente per fini strategico-militari. Per altri ancora, essa proseguirebbe a oriente addirittura fin sotto il fiume Po, per giungere nei sotterranei della Chiesa della Gran Madre, dove sarebbe esistito un antico culto egizio a Iside.
  • la terza grotta, infine, sarebbe inespugnabile e nota soltanto a pochissimi al mondo e conserverebbe la pietra filosofale.
Se la prova di alcuni piccoli tratti sotterranei (in gran parte chiusi) sotto il centro storico, anticamente utilizzati come collegamenti segreti tra le chiese per vari politici, e l'esistenza di un antico laboratorio alchemico sabaudo sotto Palazzo Reale furono effettivamente ritrovati, la prova di reperti strettamente legati all'esoterismo lascia spazio soltanto a ipotesi occultistiche.

 
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