venerdì 25 settembre 2020

Esperienze ai confini della morte

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Le esperienze ai confini della morte, note anche come NDE (sigla dell'espressione inglese Near Death Experience, a volte tradotta in italiano come esperienza di pre-morte) sono fenomeni descritti in genere sia da soggetti che avevano ripreso le funzioni vitali dopo aver sperimentato, a causa di gravi malattie o eventi traumatici, le condizioni di encefalogramma piatto o di arresto cardiocircolatorio, sia da soggetti che avevano vissuto l'esperienza del coma. A volte le NDE vengono riferite anche da soggetti che, pur avendo conservato le funzioni vitali, hanno corso il rischio di morire, per esempio in seguito a interventi chirurgici o gravi incidenti.

Descrizione

Caratteristiche delle NDE

I soggetti che hanno vissuto tali fenomeni, una volta riprese le funzioni vitali, hanno raccontato di aver provato esperienze che risulterebbero connotate da numerosi elementi comuni:
  • abbandono del proprio corpo con la possibilità di osservarlo dall'esterno (chiamata "autoscopia" o esperienza extracorporea), assistendo all'eventuale attività di medici e/o soccorritori;
  • attraversamento di un "tunnel" buio, in fondo al quale si intravede distintamente una luce;
  • raggiungimento di una sorta di "confine" in cui l'esperienza materiale si interrompe e si ha consapevolezza e timore di "tornare indietro", verso la vita terrena;
  • sensazione di pace e serenità mai provate prima, difficilmente descrivibili con il linguaggio umano, fuori dallo spazio e dal tempo terrestre;
  • difficoltà nel descrivere la nuova realtà sperimentata, caratterizzata da luci, colori e suoni meravigliosi, non riscontrabili in alcun modo sulla Terra;
  • incontro con "altri esseri", identificati in genere con parenti o amici morti in precedenza, con i quali si comunica mentalmente, in modo istantaneo e non verbale;
  • incontro con uno o più "esseri" luminosi, rivestiti di luce bianca e comunicanti sensazioni di "amore totale", spesso identificati sia dai credenti sia dai non credenti come Dio;
  • "rivisitazione" della propria vita terrena (life review), comprendente anche episodi che sembravano dimenticati e relativi a momenti immediatamente successivi alla nascita; tale rivisitazione avviene in un clima di rilettura etica delle esperienze vissute;
  • ritorno alla vita terrena accompagnato da un sentimento di rimpianto per non essere rimasti nell'aldilà, oltre al ritorno alla sofferenza fisica per il "rientro" nel proprio corpo fisico;
  • timore di riferire ad altri l'evento vissuto per paura di non essere creduti, desiderosi comunque di condividere un'esperienza estremamente preziosa e importante;
  • ritorno alla vita terrena con totale scomparsa del timore della morte, vista ormai come il felice passaggio a una realtà superiore;
  • ritorno alla vita terrena che porta ad una riconsiderazione dei veri valori della vita, con a capo l'amore verso tutti gli esseri viventi e la ricerca dell'armonia con essi.
Questi aspetti, anche se non sempre tutti contemporaneamente, ricorrono sistematicamente in ogni NDE.

Ipotesi scientifiche

Poiché i racconti dei soggetti rianimati, o risvegliatisi da un coma, costituiscono un corpus di testimonianze che ha alcune caratteristiche apparentemente omogenee, molti studiosi si sono interessati a tali fenomeni. Le critiche sulle NDE si dividono sostanzialmente in due tipi, uno finalizzato a darne una spiegazione scientifica e razionale, l'altro invece di puro carattere spirituale o soprannaturale.
Le spiegazioni scientifiche mettono in relazione il fenomeno con peculiari alterazioni transitorie di tipo chimico, neurologico e biologico, strettamente legate al campo delle neuroscienze, e tipicamente presenti nel corpo umano in condizioni particolari come quelle prima descritte. Ad esempio, alcuni effetti dell'ipercapnia (aumento di CO2 nel sangue), ma anche l'impiego di alcuni farmaci durante la terapia intensiva dei soggetti. Ad esempio, la ketamina, somministrata a dosaggi sub-anestetici, potrebbe determinare alcune sensazioni analoghe. Sul piano psicologico, le percezioni potrebbero essere interpretate come racconti di tipo autoconsolatorio e rassicurante, elaborati per descrivere in modo chiaro e definito le confuse sensazioni che si accompagnano al momento del risveglio, come ad es. la forte luce, probabilmente presente nella stanza d'ospedale, che spiegherebbe il ricordo del presunto "tunnel" con la luce in fondo.
L'opinione del CICAP invece, attribuirebbe il ricordo del tunnel come effetto dell'ipossia cerebrale, che restringerebbe o, comunque, altererebbe il campo di tutto l'apparato visivo. Lo stesso Comitato, attribuirebbe l'autoscopia - o esperienza extracorporea - a un disturbo psicopatologico causato dal trauma o dalla situazione altamente emotiva, identificato come "depersonalizzazione somatopsichica". Nel 2013, furono avanzate ipotesi su una disorganizzata, ma significativa e transitoria iperattività elettrica del cervello durante la fase iniziale di morte clinica, confermata parzialmente da alcuni esperimenti sui ratti da parte del team di Jimo Borjigin, University of Michigan Medical School.

Ipotesi su origini spirituali e/o paranormali

I sostenitori dell'origine paranormale, metafisica o soprannaturale, collegano le NDE a una sorta di contatto anticipato con l'aldilà, durante la quale il soggetto ha modo di sperimentare direttamente la separazione fra anima e corpo, con la sopravvivenza della sola anima come entità spirituale rispetto alle spoglie mortali. Se interpellati su tali spiegazioni, i reduci da una NDE, pur comprendendo la necessità e il desiderio di cercare un'interpretazione razionale a quanto da loro vissuto, ribadiscono come, nella loro percezione, la loro esperienza sia stata interpretata come pienamente intensa e reale, e non un'ingannevole apparenza indotta da fattori endogeni o esogeni.
D'altra parte, naturalmente, la soggettività del vissuto non è considerata scientificamente attendibile. Il più noto studioso di questi fenomeni fu il medico e psicologo americano Raymond Moody, autore del celebre bestseller La vita oltre la vita (Life after life), pubblicato nel 1975. Diedero un rilevante contributo a questi studi, e alla loro relativa divulgazione, anche il teologo francese François Brune, nel 1989, poi il medico olandese Pim van Lommel, nel 2001, e Gary E. Schwartz nel 2004.
Padre Albert J. Hebert S.M., nel suo libro I morti resuscitati, pubblicato negli Stati Uniti nel 1986 con il titolo Raised from the dead, afferma che le NDE vanno distinte da pratiche esoteriche perché "la persona coinvolta non va in cerca" di comunicazioni con l'Aldilà. Osserva Antonio Socci: "Le NDE non hanno alcun rapporto con pratiche che la Chiesa condanna. Non c'è nessuna controindicazione di principio della Chiesa." Hebert scrive inoltre: "Le moderne cronache dei ritorni dall'altro mondo, comunque, sembrano lasciar intendere che il Paradiso è aperto a quasi tutti con scarsa attenzione prestata al fatto se l'individuo è stato al servizio di Dio o se è stato negligente nei suoi confronti sulla terra." Osserva Antonio Socci: "È stato rilevato che le NDE di segno negativo e spaventoso in genere sono tenute più riservate dai diretti interessati e per questo, nel complesso, sono statisticamente meno numerose." Enrico Facco, specialista in neurologia e professore di anestesiologia e rianimazione presso l'Università di Padova, scrive: "Sono stati riportati in letteratura alcuni casi che hanno descritto visioni infernali, come ad esempio luoghi bui, scuri, laghi con acque nere e visioni di esseri anch'essi scuri e terrificanti". Insieme ai lavori svolti in ambienti controllati e pubblicati su riviste mediche o specialistiche, la letteratura sulle esperienze ai confini della morte è anche ricca di sensazionalismi e di resoconti apparentemente sensati ma non scientifici.
Inoltre, data la sua natura, l'argomento ha suscitato numerose polemiche in ambito scientifico a causa del tentativo, da parte di alcuni, di dare una spiegazione alle esperienze ai confini della morte in base al loro sistema di credenze religiose.

NDE nella religione cristiana

Nella tradizione agiografica cristiana, non è infrequente incontrare la testimonianza di fedeli che ricordano vicino al letto di morte la presenza di Maria. Secondo la tradizione cristiana, Maria e gli angeli verrebbero in soccorso del moriente per guidare la sua anima in Paradiso e impedire l'azione dannatrice dei demoni in punto di morte: e anche per questo motivo, Maria è chiamata dulcedo et spes nostra nella preghiera del Salve Regina.
Non mancano nella Bibbia (e nelle vite dei santi, come Itala Mela) casi di risurrezione, in cui quindi il corpo umano è a tutti gli effetti morto, e l'anima da esso separatasi ritornerebbe in un secondo momento nello stesso corpo terreno che aveva prima di morire.
Ciò che si chiama NDE sarebbe equivalente, secondo la tradizione cristiana, a una vera e propria risurrezione dai morti (nello stesso corpo terreno): la grazia che Dio sceglie di concedere, per un ritorno dell'anima dal Paradiso-Corpo Mistico nel corpo nativo che la possedeva prima della morte psico-fisica.

Il contributo di Pim van Lommel

Da un punto di vista strettamente scientifico il contributo a tutt'oggi più approfondito è, probabilmente, quello di Pim van Lommel, un cardiologo olandese che, insieme ad altri colleghi, nel 2001 pubblicò sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet” i risultati di uno studio condotto per oltre 10 anni su 344 pazienti. Lo studio, condotto con metodi scientifici e statistici, aveva come obiettivo la verifica dell'esistenza o meno delle NDE. Più specificamente, lo scopo era quello di verificare se ciò che i reduci da una NDE definivano stato di coscienza e memoria fosse stato un fenomeno dell'attività cerebrale o se fosse stato un fenomeno indipendente da questa.
Dopo una lunga analisi sui metodi adottati, pazienti, medicine utilizzate ma soprattutto su elettroencefalogrammi, si concluse che i ricordi della NDE riferiti dai soggetti non coincidessero né con le irrilevanti attività cerebrali riscontrate durante il monitoraggio EEG, né come epifenomeni delle stesse, quasi a intendere le NDE come degli "stati di coscienza" totalmente separati dal corpo. Data la prestigiosa natura della rivista nella quale fu pubblicato, ben presto lo studio fu attaccato dai sostenitori della teoria dello "stato di coscienza" esclusivamente come prodotto di attività cerebrale. Le critiche più dure furono mosse dalle colonne di Scientific American, firmato da Michael Shermer, al quale van Lommel indirizzò una precisa replica dove, esponendo il rigore scientifico della ricerca, osservò che sulla base delle osservazioni registrate non era possibile giungere a conclusioni diverse da quelle rilevate e poi pubblicate dal proprio team. Nel 2007 van Lommel ha raccolto i risultati delle sue ricerche in un libro, tradotto in italiano con il titolo Coscienza oltre la vita. La scienza delle esperienze di premorte.

Il contributo e la scala di Greyson

Nel 2010 il professor Bruce Greyson dell'Università della Virginia, dopo aver raccolto per anni vari studi, stabilì una sorta di test, composto da 16 domande da sottoporre ai soggetti interessati da una NDE, con tre scelte multiple di risposta a testa. Tali domande si concentrano sui ricordi della NDE, ad esempio come era la percezione del tempo (accelerato, rallentato), l'intensità della pace, la presenza o meno di episodi della propria vita, ecc. I risultati del test, secondo Greyson, sono apprezzabili con un punteggio totale superiore a sette, sostenendo la tesi che le NDE sono riconoscibili da altri stati di alterazione psichica poiché di emotività molto intensa, quasi mistica, con scene molto limpide e vivide. La scala Greyson è stata recentemente utilizzata per condurre alcuni studi avanzati, senza ancora un vero e proprio riscontro statistico, su delle NDE avvenute in soggetti, ad esempio, ciechi dalla nascita, quindi assolutamente privi di una memoria visiva.

Il contributo di Sam Parnia ed il progetto "AWARE"

Dal 2008 il dott. Sam Parnia, professore assistente di terapia intensiva all'Università Statale Stony Brook di New York, in collaborazione con il dott. Peter Fenwick e i professori Stephen Holgate e Robert Peveler dell'Università inglese di Southampton, è alla guida del programma AWARE ("AWAreness during REsuscitation" ovvero "Consapevolezza durante la rianimazione"), la ricerca sulle NDE più estesa mai condotta che coinvolge ormai ben venticinque ospedali tra Regno Unito, Europa centrale, Stati Uniti, Brasile e India. Durante lo studio AWARE i medici utilizzano una tecnologia sofisticata per lo studio del cervello e della coscienza durante l'arresto cardiaco e, nello stesso tempo, hanno in programma di testare la validità delle eventuali esperienze extracorporee e di ciò che i pazienti "vedono" o "sentono" durante l'arresto cardiaco. In particolare, come viene descritto nel programma di ricerca, la verifica dei ricordi relativi agli eventi di rianimazione comprende anche l'uso di oggetti nascosti che non sono normalmente visibili dal paziente, come immagini poste su supporti appesi al soffitto, in modo che siano rivolte verso l'alto. Questi oggetti forniranno un marcatore indipendente obiettivo durante l'arresto cardiaco, perché saranno visibili solo da "qualcuno" che li osserva dall'alto.
Nel 2014 sono stati resi noti i risultati dello studio condotto sotto la guida di Sam Parnia: è emerso tra l'altro che circa il 40% dei soggetti esaminati ha avuto "percezioni di consapevolezza" durante l'arresto cardiaco, ma solo il 9% ha avuto NDE. Il dottor Parnia ha affermato: "Potrebbero essere molti di più i casi di esperienze dopo la morte ma molti non le ricordano a causa dei danni al cervello o ai sedativi che sono stati somministrati.".
Particolarmente interessante è il caso - citato in una intervista dallo stesso Parnia - di un assistente sociale cinquantasettenne di Southampton che ha raccontato di avere lasciato il proprio corpo e di avere assistito alle procedure di rianimazione dello staff medico da un angolo della stanza nella quale era ricoverato. L’uomo, benché il suo cuore si fosse fermato per tre minuti, ha raccontato nei dettagli le azioni dei medici e degli infermieri e ha ricordato anche i suoni delle apparecchiature mediche. Il particolare che ha attirato l'attenzione dei ricercatori è stato che l'uomo ricordava i 'bip' emessi da un particolare apparecchio, programmato per emettere segnali sonori ogni tre minuti.

NDE di personaggi noti

  • Carl Gustav Jung
  • Eben Alexander
  • Elizabeth Taylor
  • Sharon Stone
  • Jane Seymour
  • Peter Sellers
  • Donald Sutherland
  • Larry Hagman
  • George Lucas
  • Burt Reynolds
  • Cino Tortorella
  • Umberto Scapagnini
  • Pam Reynolds

Esperienza di Jung

Una tra le più famose esperienze di questo tipo è certamente quella occorsa al medico psichiatra e pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung, che descrive la propria esperienza di pre morte nel suo testo autobiografico Ricordi, sogni e riflessioni pubblicato solo nel 1961. Nel 1944 infatti un incidente, una frattura e un successivo infarto lo avevano portato in coma. In una lettera dello stesso anno scrive: "Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente… Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo."

Il caso di Gloria Polo

Tra le NDE più note, un caso particolare è quello di Gloria Polo, medico dentista, nata a Huila, in Colombia, nel 1958. Verso le 16.30 di venerdì 5 maggio 1995 si stava recando all'Università Nazionale di Bogotà, insieme al marito e al cugino: c'era un temporale e all'improvviso un fulmine colpì la donna e il cugino, risparmiando il marito che camminava a qualche metro di distanza. Il cugino, ventitreenne, morì sul colpo, mentre la dottoressa, terribilmente ustionata, ebbe un arresto cardiaco. I soccorritori riuscirono a rianimarla con un defibrillatore, portandola subito dopo in ospedale.
La Polo racconta di essersi trovata, mentre era a terra priva di vita, in un tunnel luminoso, in fondo al quale vide una luce bianca stupenda, che le donò una felicità e una pace indescrivibili, e poté abbracciare i suoi cari scomparsi. In fondo al tunnel vide un giardino meraviglioso, il cui ingresso era segnalato da due alberi, ma solo il cugino vi entrò. Gloria infatti fu rianimata e si ritrovò in ospedale. Venne operata per asportarle i tessuti bruciati, ma subì un secondo arresto cardiaco. Racconta di essersi trovata stavolta in un luogo oscuro, popolato di creature mostruose: terrorizzata invocò il Signore, pur essendo una cattolica "tiepida", e sentì la sua voce che la interrogava alla luce dei dieci comandamenti, mentre rivedeva la sua esistenza nel "libro della vita". Nuovamente rianimata, cominciò un lungo cammino di recupero fisico e spirituale, al termine del quale, oltre alla professione medica, si dedica attualmente alla divulgazione della sua esperienza.
Lo scrittore Antonio Socci, nel suo saggio Tornati dall'Aldilà, sottolinea alcuni aspetti della testimonianza della Polo che suscitano domande: per esempio, tra l'incidente e la rianimazione trascorrono due ore, ma la donna non riporta danni cerebrali. Inoltre risultano carbonizzati il fegato, i reni, i polmoni, le ovaie e le gambe, che dovrebbero essere amputate ma, contrariamente alle previsioni dei medici, si verifica una graduale e completa guarigione, e la donna ha anche una nuova maternità.

giovedì 24 settembre 2020

Il mistero dell'isola di Roanoke

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L'isola di Roanoke (in inglese Roanoke Island) è situata lungo la costa della Carolina del Nord (USA). Nel XVI secolo vi fu fondata la colonia di Roanoke, secondo insediamento inglese nel "nuovo mondo" dopo San Giovanni di Terranova. Nel XIX secolo fu teatro di una battaglia della Guerra di secessione americana e in seguito ospitò una colonia per schiavi liberati.

Geografia

L'isola è situata lungo la costa della Carolina del Nord. Lunga circa 19 km e larga circa 5 km, Roanoke si trova tra la terraferma e gli Outer Banks, la barriera esterna di isole che separano l'Oceano Atlantico dalle acque salate delle lagune interne, chiamate Sound. A nord si trova l'Albermarle Sound, a est il Roanoke Sound, a sud il Pamlico Sound e a ovest il Croatoan Sound. Sull'isola sorgono le città di Manteo a nord e Wanchese a sud.

Storia

Il mistero della colonia perduta

La colonia di Roanoke fu il secondo insediamento inglese in Nord America. Il primo fu San Giovanni di Terranova, fondato nel 1583.

La battaglia

Durante la Guerra di secessione americana l'isola fu fortificata dai confederati.
Il 7 e l'8 febbraio 1862 vi si svolse la "Battaglia dell'isola di Roanoke", durante la quale le forze nordiste comandate da Ambrose E. Burnside sbarcarono sull'isola e conquistarono i tre fortini sudisti. In seguito, vennero ribattezzati con i nomi dei generali unionisti che avevano comandato le forze vincitrici: Fort Huger divenne Fort Reno, Fort Blanchard divenne Forte Parke, e Fort Bartow divenne Fort Foster. L'isola rimase sotto l'occupazione unionista per tutto il resto della guerra, ed attirò gli schiavi fuggiti dall'isola e dalla terraferma con la speranza di ottenere la libertà.

La colonia per schiavi liberati

Nel 1863 un numero considerevole di ex-schiavi viveva ai margini dell'accampamento nordista. Avevano costruito chiese e aperto una scuola gratuita per neri, probabilmente la prima mai aperta nella Carolina del Nord. Temendo problemi di igiene e disciplina dei soldati, l'esercito aprì una colonia ufficiale per gli schiavi liberati in un altro punto dell'isola, la Roanoke Island Freedmen's Colony. Oltre ad essi, la colonia ospitava anche le famiglie dei soldati neri arruolati nell'esercito unionista. Il sovrintendente della colonia, Horace James, riponeva grandi aspettative nella colonia, che vedeva come un importante esperimento sociale. Insegnanti missionari dal nord, soprattutto donne, arrivarono sull'isola per contribuire alla sperimentazione. Alla fine della guerra la popolazione della colonia arrivava quasi a 3500 persone.

La colonia perduta nella cultura di massa

  • Un'interpretazione alternativa all'improvvisa sparizione dei coloni di Roanoke viene dato nell'episodio "Croatoan" della serie televisiva Supernatural. In tale episodio la scomparsa dei coloni viene fatta risalire ad una piaga demoniaca.
  • Un'altra interpretazione al mistero viene fornita da Max Brooks nel libro Manuale per sopravvivere agli zombi, adducendo la sparizione dei coloni ad un attacco da parte di zombie.
  • Viene inoltre citata nella miniserie televisiva La tempesta del secolo, dove la scomparsa dei coloni è dovuta al rifiuto di un patto proposto da un demone.
  • Nel romanzo It dell'autore americano Stephen King, l'anno della sparizione della colonia è fatto coincidere con uno dei cicli trentennali del mostro antagonista della storia.
  • È il tema della sesta stagione della serie televisiva American Horror Story.
  • La colonia di Roanoke è presente anche nella serie Sleepy Hollow (1x5) dove la sparizione della colonia è attribuita al Cavaliere della Pestilenza, II Cavaliere Apocalittico

mercoledì 23 settembre 2020

Ebreo errante

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L'ebreo errante è una figura leggendaria, protagonista di un racconto popolare europeo che nasce, molto probabilmente, nel periodo del Basso Medioevo.
Si tratterebbe di un ebreo ignoto che, stando a varie interpretazioni, schernì Gesù di Nazareth durante l'episodio evangelico della Passione, non avendo riconosciuto in lui il messia. Per tal motivo Gesù lo avrebbe maledetto, costringendolo a vagabondare per sempre sulla terra, senza riposo e senza poter morire, fino alla fine dei tempi (per alcuni interpretata come la seconda venuta di Gesù, cioè la parusia, per altri lo stesso giudizio universale).
Le caratteristiche dell'errante variano a seconda delle differenti versioni del racconto leggendario: a volte si dice sia un antico ciabattino o un mercante di Gerusalemme, a volte una guardia dei sommi sacerdoti, oppure un custode del palazzo di Ponzio Pilato, o ancora un romano-giudaico. Per molti comunque, incarnerebbe colui che, in ultima istanza, non avendo accolto, o comunque non soccorso il Cristo sofferente, fu costretto a vagare per sempre.

Storia

Il mitologema poggerebbe su molte riflessioni di carattere escatologico cristiano, soprattutto su alcuni passi del Vangelo secondo Luca (23,27-31), del Vangelo secondo Matteo (16,28) o di Giovanni (21,23), dove si accenna ad un discepolo che non morirà mai. Nei secoli successivi numerose furono le interpretazioni in merito. Tuttavia, l'ipotesi di un "ebreo errante" fu subito dichiarata eretica da Tertulliano nel III secolo. Tale argomento fu però ripreso in considerazione dall'arcivescovo bulgaro Teolfilatto nel XII secolo.
L'errante ricompare poi, ancora in molti scritti:
  • nel VI secolo, il monaco bizantino Giovanni Mosco ci testimonia che molte sono le leggende per le quali l'ebreo errante in realtà potrebbe essere Malco, la guardia del sommo sacerdote al quale Pietro apostolo, durante l'Arresto di Gesù, recise l'orecchio con la spada, quindi risanato da Gesù stesso. Sarebbe la stessa guardia che, poco dopo, in Gv 18,19, percuoterebbe Gesù: violento e irriconoscente al Cristo, sarebbe quindi costretto a errare per sempre.
  • una cronaca anonima di un monaco cistercense del convento italiano di Santa Maria di Ferraria a nord di Caserta, nell'allora Regno di Napoli, riferisce che nel 1223 sarebbero passati dei pellegrini europei. Questi testimoniarono d'aver incontrato, in Armenia, quendam Judaeum - un ebreo (la cui stessa leggenda gli attribuì il nome Cartafilo) che vagava da secoli per l'Europa. Durante la Passione, Gesù gli avrebbe detto: ego vado et tu expectabis me donec revertar, cioè io vado e tu mi aspetterai fino al mio ritorno. Questo viene confermato anche nei Flores Historiarum, di Roger de Wendover, si narra della visita fatta nel 1228 a Saint Alban da un arcivescovo armeno, che, interrogato a proposito di un certo Giuseppe di cui si parlava spesso tra la gente (de Joseph, viro illo, de quo frequens sermo habetur inter homines) e che si diceva vivere ancora dopo avere assistito alla Passione di Gesù, affermava di conoscerlo: il suo nome era Cartafilo, guardiano del pretorio all'epoca di Ponzio Pilato (Cartaphilus, praetorii ostiarius), che si sarebbe convertito e battezzato col nome di Giuseppe;
  • l'astronomo ed astrologo Guido Bonatti riferisce invece di un passaggio dello stesso Ebreo errante per la città di Forlì, passaggio che sarebbe avvenuto nel 1267;
  • anche una Cronaca rimata del XIII secolo di Philippe Mousqkes, arcivescovo di Tournai, riferisce fatti analoghi, attribuiti a vescovi dell'Armenia.
  • nel XVI secolo, l'ebreo errante apparirebbe nuovamente col nome di Ahasvero (o Assuero, un nome persiano citato anche nel Libro di Ester della Bibbia), citato in una lettera, attribuita da taluni studiosi a Chrysostomo Dedalaeo Vestphalo, dove Paul af Eitzen, vescovo di Schleswig, in Danimarca, nel 1547 avrebbe visto l'errante in una chiesa di Amburgo e avrebbe parlato con lui.


Cultura di massa

La figura dell'uomo vagabondo e condannato al nomadismo dalle stesse divinità è una figura ricorrente in quasi, se non tutte, le mitologie del mondo.
Alcuni interpreti vedono, nello specifico, l’ebreo errante come una personificazione metaforica della Diaspora del popolo ebraico. Un più allegorico punto di vista sostiene invece che l’"ebreo errante" personifichi un qualunque individuo che si renda conto dell’errore della sua malvagità. Nella storia, una varietà di nomi sono stati dati all'Ebreo errante, inclusi:
  • Ahasuerus (o Ahasverus o Assuero)
  • Buttadeus (o Buttadeu)
  • Cartophilus (o Cartophylax)
  • Der ewige Jude (tedesco: "L'Ebreo eterno")
  • Le Juif errant (francese: "L'Ebreo errante")
  • Isaac Laquedem, è un nome attribuitogli in Francia nelle leggende popolari e in un romanzo di Dumas
  • João Espera em Deus (portoghese: "Giovanni [che] aspetta Dio")
  • El Judío Errante (spagnolo: "L'Ebreo errante")
Nella fiabistica alpina italiana, l'errante incontrava incomprensione e atti ostili, in seguito avveniva la caduta in disgrazia delle comunità responsabili (comparsa improvvisa di un ghiacciaio). A volte un isolato atto di carità o gentilezza garantiva la salvezza degli autori del gesto tramite una profezia da parte dell'ebreo errante (oppure un avvertimento sulla maledizione da egli stesso scagliata). In alcuni racconti l'ebreo errante figurava come il portatore di nuove conoscenze (come la preparazione del formaggio). In generale un atto di ingiustizia causava la sua ira e la ripresa del suo ininterrotto vagare.



martedì 22 settembre 2020

Creature mitologiche oscure e feroci sono le più spaventose di tutti i tempi

Ogni civiltà o popolazione, ha una propria Mitologia, cioè un corpus di leggende e Miti, per spiegare (solitamente in modo fantastico e soprannaturale) principalmente tre cose:

l'origine del mondo; l'origine dell'uomo; l'origine del popolo privilegiato, rispetto alla divinità (l'elaboratore del mito stesso)

Da questa premessa si capisce che di creature feroci e spaventose non c'è che l'imbarazzo della scelta. Ne elenco qualcuna, ma è solo un piccolo assaggio…


Drago:



la prima immagine che ci viene alla mente sentendo la parola drago di solito è questa: gigantesca creatura con corna puntute, quattro zampe, ali membranose, aspetto da “lucertolone” e squame e scaglie su tutto il corpo, nonché l'innata capacità di sputare fuoco: questo grazie a delle ghiandole nella mascella inferiore che secernono fosforo. Quando il drago contrae queste ghiandole e spalanca la bocca, il fosforo si incendia a contatto con l'aria e la saliva emettendo la tipica fiamma. Ma questa è la versione più "classica" ce ne sono molto altre…


Windigo o wendigo:



Probabilmente è la creatura più potente e mortale del folklore del Nord America: il Wendigo, che appare in molte leggende tribali, ma la cui descrizione più nota proviene dalle comunità che abitano la regione dei Grandi Laghi. Molte delle storie sul Wendigo sono racconti cautelativi che hanno l’intento di far rispettare il tabù del cannibalismo, sostenendo che qualsiasi essere umano che mangi la carne di un altro, sarà trasformato in una creatura del male assoluto, un essere maledetto dall’appetito insaziabile, abilissimo a cacciare uomini per poi dopo mangiarli vivi...


Lamia:



Secondo il mito, Lamia era la bellissima regina della Libia, figlia di Belo: essa ebbe da Zeus, il dono di levarsi gli occhi dalle orbite e rimetterli a proprio piacere. Presto Zeus si innamorò di lei provocando la rabbia di Era, che si vendicò uccidendo i figli che suo marito ebbe da Lamia.
L'unica figlia ad essere risparmiata fu Scilla; probabilmente, anche Sibilla si salvò.

Lamia, lacerata dal dolore, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. Il suo comportamento innaturale fece in modo che la sua bellezza originaria si corrompesse, trasformandola in un essere di orribile aspetto, capace di mutare forma e apparire attraente per sedurre gli uomini, allo scopo di berne il sangue.

Per questo motivo la lamia viene considerata una sorta di vampiro ante litteram.


La Manticora:


Ecco una descrizione della Manticora di Ctesia di Cnido:

«Una bestia che si trova presso gli Indiani e che ha il volto simile a quello degli uomini. Questa bestia è grande quanto un leone e ha il colore della pelle di un rosso simile a quello del cinabro: ha i denti disposti su tre file, le orecchie di un uomo e gli occhi glauchi simili a quelli di un uomo. La sua coda assomiglia a quella di uno scorpione di terra, misura più di un cubito ed è munita di un pungiglione. Nella coda, lateralmente, sono disposti, qua e là, altri pungiglioni, oltre a quello che, come nella coda dello scorpione, si trova sulla punta. È con questo pungiglione che il manticora colpisce chi gli si avvicina e chiunque venga da esso ferito trova una morte sicura. Se invece qualcuno lotta con il manticora a distanza, esso, sollevando la coda, si mette a saettare i suoi dardi, come da un arco, contro l'avversario che gli sta di fronte, oppure, voltandosi, cerca di colpirlo da dietro tendendo la sua coda in linea retta. Il manticora riesce a scagliare i suoi dardi fino a cento piedi di distanza e qualsiasi essere vivente venga da essi colpito trova una morte certa. I suoi pungiglioni misurano un piede e sono spessi quanto un giunco sottilissimo. Il termine "martichoras" significa in greco "antropofago", proprio per il fatto che questa bestia si nutre per lo più di uomini, oltre che di altri animali. Riesce a combattere anche con le unghie (oltre che con i pungiglioni). I suoi pungiglioni – così dice Ctesia - dopo che sono stati lanciati crescono di nuovo"


Cerbero:



Dall'Eneide:

"L'enorme Cerbero col suo latrato da tre fauci rintrona questi regni giacendo immane davanti all'antro. La veggente, vedendo ormai i suoi tre colli diventare irti di serpenti gli getta una focaccia soporosa con miele ed erbe affatturate. Quello, spalancando con fame rabbiosa le tre gole l'afferra e sdraiato per terra illanguidisce l'immane dorso e smisurato si stende in tutto l'antro. Enea sorpassa l'entrata essendo il custode sommerso nel sonno profondo".


Vampiro:



Secondo il mito, i vampiri sono "non morti", che uscono dalle loro tombe la notte per succhiare il sangue dei vivi dalle loro gole, e poi tornano nei loro cimiteri. Le persone a cui succhiano il sangue si indeboliscono e iniziano a consumarsi, (a volte apparentemente muoiono per poi diventare vampiri a loro volta) mentre i non morti che succhiano il sangue, prendono un aspetto migliore, a volte tendono a ringiovanire. Possono essere uccisi definitivamente solo con un bel paletto di frassino conficcato nel cuore.


lunedì 21 settembre 2020

Gli ectoplasmi prodotti dalla trance sono reali o falsi?

 Questa è una buona domanda e la risposta è che sulla base della ricerca scientifica, non è affatto chiaro.

Per cominciare, questa domanda si riferisce a una minuscola nicchia di sensitivi noti come medium fisici. Questa è l'intera scena che vedi nei film.



Levitazioni del tavolo, voci dall'aldilà e fenomeni fisici fanno parte di questa forma piuttosto spettacolare di abilità psichica. E ovviamente l'ectoplasma.

Ci sono stati casi documentati di molto tempo fa di medium fisici che compiono gesti straordinari, ma anche allora il problema di questi imbrogli mediatici era ben noto. La conclusione dei ricercatori è sempre stata che mentre ci sono casi che non sono spiegabili con l'inganno, l'inganno ostacola molto le indagini serie.

Di solito condotto nell'oscurità quasi totale, diventa molto più facile imbrogliare. Le recenti indagini sono state inconcludenti. L'ectoplasma è qualcosa di cui i ricercatori vorrebbero sapere molto di più, ma se alla fine esiste, è estremamente difficile farlo accadere in modo che possa essere documentato.

Personalmente, non colloco molta fiducia nella medianità fisica. Quando devi legare un medium a una sedia e controllare la stanza per le botole e l'armadio per gli scomparti nascosti, hai il problema che potresti aver trascurato qualcosa. Sono molto più a favore di esperimenti scientifici controllati.


domenica 20 settembre 2020

Medium



Un medium (dal latino medium, "mezzo, strumento") è una persona che sostiene di poter operare come intermediario tra vita e morte con supposte entità soprannaturali. Tale pratica afferisce alla credulità popolare e alla pseudoscienza, non esistendo alcuna prova delle asserzioni proposte.
Il termine nasce nell'ambiente dello spiritismo negli anni cinquanta del XIX secolo per poi estendersi successivamente in altri ambiti. Nel linguaggio comune e nella cultura popolare si definisce medium principalmente colui in grado di contattare le supposte anime di persone decedute, per via orale ("psicofonia") o per via scritta ("psicografia" o scrittura automatica).
I medium sono stati oggetto di studio da parte della parapsicologia per via di presunti fenomeni paranormali di tipo fisico che, a detta dei sostenitori, si verificherebbero durante le manifestazioni medianiche: tra questi fenomeni sono stati elencati lo spostamento o la materializzazione di oggetti, e la generazione di una imprecisata sostanza speciale chiamata ectoplasma.
Nonostante le numerose ricerche, nessun fenomeno è mai stato riprodotto in un ambiente controllato; inoltre, alcuni medium su cui si è investigato si sono rivelati ciarlatani o truffatori.

Storia

Una pratica con analogie con quanto viene oggi definito abitualmente come pratica medianica sarebbe stata diffusa sin dall'antichità presso i Sumeri, gli Egizi, i Greci e i Romani, sempre strettamente correlata all'attività degli oracoli o alla necromanzia.
Il primo a cercare di studiare i fenomeni medianici in modo sistematico fu il pedagogista francese Allan Kardec, che codificò la dottrina filosofica dello spiritismo attorno ai fenomeni che avevano richiamato l'attenzione di filosofi e scienziati europei nella seconda metà del XIX secolo. Nel suo primo libro sull'argomento, Il libro degli spiriti, Kardec conia il termine medium (mezzo, tramite) per designare le persone che servirebbero come intermediari nel rapporto tra gli spiriti e gli uomini, attraverso una facoltà, la medianicità, che si troverebbe in tutti gli uomini ma in gradi di sviluppo molto diversi.
In seguito scrisse Il Libro dei Medium per descrivere tutte le sue indagini riguardo ai fenomeni medianici e ai diversi tipi di medium, ed è tuttora ritenuto uno dei testi principali dello spiritismo e della medianicità. Il Kardecismo ebbe particolare successo e diffusione in Brasile, dove i suoi insegnamenti e le sue credenze andarono a intrecciarsi con i culti spirituali locali.
Sempre negli stessi anni, precisamente nel 1848, negli Stati Uniti fece grande clamore il controverso caso delle Sorelle Fox, con le quali iniziò la storia del movimento spiritista moderno in ambito anglosassone, e che raggiunse il proprio periodo di maggiore fioritura e popolarità tra la metà del XIX e la metà del XX secolo. Sebbene non più popolari e in vista come un tempo, chiese spiritiste sono ancora oggi attive nel Regno Unito e negli altri paesi anglosassoni.

Il rapporto con la New Age ed il channelling

Nell'ambito della New Age si è diffusa la credenza in una nuova forma di medianicità, nota in italiano come "canalizzazione" (calco dell'inglese channeling). Ciò che differenzierebbe i medium tradizionali dai canalizzatori sarebbe il tipo di "entità" con cui essi dichiarano di mettersi in contatto: il medium infatti dice di comunicare principalmente con gli spiriti dei trapassati, laddove i channelers asseriscono di "canalizzare" presunte entità disincarnate, come gli spiriti guida, che sarebbero desiderose di mettersi in contatto con gli esseri umani per guidarne l'evoluzione.
Il channelling è un tipo di contatto più mediato: se il medium parla direttamente con angeli o defunti, il channeler interagisce con uno spirito guida (o maestro asceso) che "dall'altra parte del velo" è la sua interfaccia con le altre entità. Senza lo spirito guida, non c'è fenomeno paranormale: lo spirito guida, libero quanto il channeler, decide ora, luogo e modalità del fenomeno (seduta, scrittura automatica ecc.), oppure se manifestarsi al channeler senza preavviso. Lo spirito guida rivolge alle altre entità le domande del channeler e fornisce a questi le loro risposte, apporti o asporti di oggetti.
Il channeler non può verificare né ha la percezione extrasensoriale se dall'altra parte lo spirito guida stia effettivamente contattando terze entità, come dichiara, oppure se lo spirito guida stia mentendo, e fornisca delle risposte proprie, facendole risultare come affermazioni di defunti o altre entità. Secondo una visione più critica, spesso si manifesterebbero entità negative (come demoni), per i quali non prova niente il fatto che mostrino di conoscere fatti o particolari del corpo che solo il defunto poteva avere visto o vissuto: questo tipo di entità anche se non onnisciente, accede dopo la morte a una coscienza più vasta per cui può comunque conoscere cose e fatti del passato (e del futuro), anche di terzi, che non ha visto e vissuto personalmente nella vita terrena.



Trance medianica autoindotta

Fin dall'antichità, in vari modi viene indotto uno stato di trance con musiche e danze frenetiche, alcool e droghe, luci pulsate ad alta frequenza e di breve durata. Le singole persone reagiscono in modo diverso ai tentativi di indurre trance con varie tecniche, e per avere un evento paranormale conta molto l'elemento soggettivo, le altre facoltà innate o acquisite del medium. Nello stato di trance l'Io è temporaneamente indebolito, e "cederebbe" volontariamente il controllo del cervello -e quindi di tutto il corpo- ad altre entità, che hanno così modo di manifestarsi, causando a partire dal cervello eventi o paralisi sensorie o motorie.
L'ipnosi era utilizzata dagli psicologi nell'Ottocento perché priva di conseguenze per il paziente, che al termine riprendeva coscienza come prima dell'ipnosi senza ricordare nulla dell'accaduto, quindi senza traumi visibili e senza alterazioni organiche e/o funzionali del cervello. Variante della autoipnosi, pure la pratica di una trance autoindotta sembrerebbe relativamente sicura, priva di danni permanenti o irreversibili, eccetto l'uso di alcune droghe (altro discorso sono gli aspetti riguardanti il contatto con certe entità e la mancata chiusura della seduta). Le droghe in genere e la trance medianica indotta con droghe sono sospettate di indurre danni permanenti e irreversibili al cervello, sia organici con una perdita di massa grigia, che funzionali con effetti molto più potenti di altre sostanze. Le droghe agiscono sul lobo temporale e corteccia pre-frontale (attenzione, capacità di decidere e tempo di reazione, auto-regolazione e memoria), in cui alcune correnti della psicologia moderna localizzano la sede dell'Io cosciente.
Lobo temporale e corteccia pre-frontale potrebbero essere coinvolti in tutti casi di trance indotta anche con gli altri metodi. Infatti, sono le uniche zone del cervello che dal punto di vista anatomico possono sempre cambiare nel tempo, e con buona certezza cambiano nell'età dello sviluppo. Per cui, se l'inizio del fenomeno medianico coinvolge in qualche modo il cervello, l'impatto prevedibilmente avviene nelle zone suddette. A seconda del soggetto, tossico-dipendente e non, cambiano nel lobo temporale e nella corteccia pre-frontale la risposta di ormoni ACTH e cortisolo ad eventi di stress (quantità secreta e tempo di permanenza), nonché l'intensità di segnale alla TAC. Si vede nei soggetti depressi (alla TAC iper-segnale di attività di queste aree), in quanti cercano il rischio a ogni costo e praticano sport estremi (ipo-segnale), apparentemente insensibili alla paura e che cadono subito in depressione non appena sono privati di tali stimoli: entrambi i gruppi conservano localmente il cortisolo, ormone dello stress, per tempi più lunghi della media subendo danni alla memoria di breve termine nell'ippocampo, e danni alla corteccia pre-frontale. Questo dipende a sua volta dai geni e dal vissuto dei singoli individui.
Secondo una corrente della psicologia moderna, corteccia e lobo temporale sono la sede dell'Io cosciente. L'Io cresce con il corpo e si forma soltanto attraverso le esperienze anche traumatiche della adolescenza: se la persona viene abituata fin da piccola a superare in modo positivo stress graduali e crescenti, per il resto della vita avrà un Io forte, un umore di fondo positivo che non cade nel panico davanti alle difficoltà, e considera le esperienze negative come una occasione di crescita e maturazione, accetta o cerca lo stress e obiettivi sfidanti non come una causa di malessere da evitare (anche in caso di esiti positivi), ma come la forma stessa della vitalità.



Aspetti dibattuti e critiche

Non esistono prove scientifiche o empiriche a sostegno delle tesi o dei presunti "poteri" di medium o canalizzatori, che si sono frequentemente dimostrati truffatori o ciarlatani, che sfruttano la credulità o la fragilità psicologica di persone in lutto o in difficoltà emotiva per richiedere loro cifre ingenti di denaro in cambio di falsi "contatti" con i loro parenti o amici deceduti, in merito a cui vengono fornite informazioni assolutamente generiche e facili da inventare.
La psichiatria non riconosce la medianità, né come malattia né come possibile facoltà di un gruppo di persone psicologicamente sane e predisposte da fattori genetici e/o ambientali. La medianità ha molti aspetti comuni con la schizofrenia, che sono sovrapponibili per una serie di fenomeni:
  • interesse per l'esotico (religioni e filosofie orientali ecc.) e il paranormale;
  • angoscia apparentemente immotivata che precede un fatto, invece di seguirlo come reazione, cosa che avviene in una persona comune. A volte il fatto è irrilevante e si può interpretare solo come malattia, altre volte è rilevante e per chi crede nella medianità, specialmente se l'episodio si ripete più volte, l'angoscia è classificabile come forma di chiaroveggenza;
  • allucinazioni sonore e visive: nell'80% circa dei casi di schizofrenia, in genere e all'inizio della malattia sono solo sonore, oppure meno di frequente visive e sonore assieme, quasi mai soltanto visive senza sentire delle voci. La visione non è nitida e dura anche per ore;
  • deliri di persecuzione: tanto lo schizofrenico crede di essere tormentato, seguito, ingannato, spiato di nascosto, e ridicolizzato da tutti ma anche da qualcuno in particolare, quanto questa manifestazione è associabile a quella di un medium oggetto ad esempio di un poltergeist;
  • deliri di riferimento: parole o gesti compiuti da un passante, passi di libri, film, giornali o canzoni sono letti, oltre che nel loro normale significato, come un messaggio riferito a sé stessi. Al solito modo, chi è protagonista di contatti di questo tipo afferma che questo è il reale se non l'unico modo delle entità di parlarci, per cui occorre essere particolarmente attenti e recettivi;
  • deliri somatici, per la perdita di controllo su corpo e mente: furto del pensiero (convinzione che i pensieri siano rubati da entità esterne), inserzione del pensiero (convinzione che idee o pensieri estranei siano inseriti da terzi nella mente), deliri di controllo (convinzione che il proprio corpo e movimenti siano controllati da forze esterne, che possono farci muovere, ammalare, morire a loro piacimento). Anche il medium riesce ovvero afferma di poter comunicare col pensiero ad altre entità, e che queste possono entrare e uscire dal suo corpo inabitandolo;
  • depersonalizzazione e derealizzazione: sensazione di essere staccati dal proprio corpo e staccati dalla realtà, con le deliranti preoccupazioni somatiche dette prima;
  • disturbi del linguaggio: deragliamento, tangenzialità, fuga e rallentamento delle idee, incoerenza. La risposta non è attinente o non risponde del tutto alla domanda, è contraddittoria, inizia ma non conclude con un discorso sensato. Fatti simili si verificherebbero se le entità non intendono rispondere a parte o tutta la domanda, e invece vogliono lanciare altri messaggi, a volte comprensibili solo ad alcuni dei presenti;
  • la schizofrenia ha conseguenze per tutta la vita e origini in età infantile, molto raramente al massimo intorno ai 30 anni. Però normalmente l'interessato ne avverte i sintomi e inizia un percorso di psichiatria-psicoterapia molto più tardi, oltre i 30 anni.
A ciò si aggiungono il ritiro sociale, l'improvviso disinteresse per lo studio o il lavoro, la trascuratezza nell'igiene e ordine personale, tipici sintomi di un inizio di schizofrenia, potenzialmente riscontrabili ma da accertare con quale frequenza si verifichino nelle popolazioni di sedicenti medium.

Medium famosi

Tra i più noti medium del periodo classico, sovente accompagnati da controversie o prove di inganni utilizzati nelle loro presunte evocazioni, si possono annoverare:
  • Helena Petrovna Blavatsky;
  • Alice Bailey;
  • Jane Roberts;
  • J.Z. Knight;
  • Esther Hicks;
  • Lee Carroll;
  • Edgar Cayce;
  • George Chapman;
  • Andrew Jackson Davis;
  • Allan Kardec
  • Emanuel Swedenborg
  • Ernesto Bozzano
  • Gustavo Adolfo Rol
  • Sorelle Fox;
  • Daniel Dunglas Home;
  • Eusapia Palladino;
  • Jane Roberts;
  • Sylvia Browne;
  • Rosemary Altea.

sabato 19 settembre 2020

Iram delle Colonne

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L'Iram dei Pilastri (arabo: Iram at al-'imad), anche detta Ubar, o "la Città d'Ottone", è una città perduta (o la regione circostante) nella Penisola Arabica.


Tradizioni

Negli antichi scritti arabi viene citata Iram. Nel folclore arabo ci sono storie che la descrivono come una città mercantile nel deserto del Rub' al-Khali, a sud-est della Penisola Arabica. Si stima che sia esistita dal 3000 a.C. al I secolo d.C. Secondo le leggende divenne favolosamente ricca attraverso il commercio tra le regioni costiere e i centri del Medio Oriente e dell'Europa. Nel 1992, in seguito a rilevamenti satellitari, un team di esperti ed archeologi americani ha riportato alla luce i resti della mitica città.
Nel Corano (89, 6-8) è scritto che Iram fu punita assieme alla tribù di 'Ad.
Secondo il folclore re Saddad sfidò gli avvertimenti del profeta Hud e Allah scatenò una tempesta di sabbia che cancellò la città. Le rovine sono sepolte da qualche parte sotto le sabbie del Rub' al-Khali. Iram divenne famosa in Occidente con la traduzione de Le mille e una notte.
Nella tradizione araba la tribù di 'Ad erano i pro-pronipoti di Nuh (Noè), suoi successori (Corano, 7, 69).
Nel II secolo d.C. Claudio Tolomeo disegnò una mappa con una regione abitata da un popolo chiamato Iobaritae, ossia Ubariti, dal nome leggendario della città Ubar.
T. E. Lawrence (Lawence d'Arabia) mostrò dell'interesse verso Iram che chiamava «L'Atlantide del deserto».

Archeologia

Recenti scoperte sono state collegate alla leggenda di Iram.
All'inizio degli anni ottanta un gruppo di ricercatori interessati alla storia di Iram si affidarono ai sensori dei satelliti della NASA, a radar capaci di penetrare il suolo, ai dati del programma Landsat, a immagini scattate dallo Space Shuttle e ai dati del satellite SPOT, per identificare antiche vie carovaniere e scoprire dove convergessero. Le vie erano usate per il commercio dell'incenso tra il 2800 a.C. e il 100 a.C.
Nella provincia di Dhofar in Oman fu identificata un'area come possibile avamposto della civiltà perduta. Un gruppo di ricercatori, esplorò l'area in molte occasioni. I ricercatori si fermarono presso un pozzo chiamato Ash Shisa, e nei pressi dell'oasi scoprirono un sito precedentemente identificato come il forte di Shis (XVI sec.). Gli scavi hanno scoperto un insediamento anteriore e artefatti provenienti da altre regioni. Questo forte più antico era costruito sopra una caverna di calcare che poteva contenere una fonte d'acqua, rendendolo un'importante oasi lungo la via commerciale per Iram. Una volta che il livello dell'acqua si era abbassato, la struttura si indebolì e la caverna crollò tra il 300 e il 500 d.C. distruggendo l'oasi.
Altre quattro campagne di scavo sono state condotte dal dott. Juris Zarins, tracciando la presenza storica della tribù di 'Ad, i presunti costruttori di Iram.

 
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