mercoledì 2 febbraio 2022

Perché sempre più persone vogliono essere salvate dagli alieni

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Il documentario di Elisa Fuksas 'ALBE — A Life Beyond Earth' ci accompagna nella periferia di Roma tra chi spera negli alieni e in una vera e propria redenzione.
Parecchi anni fa (rubando la battuta di un film), chiedevo a chiunque incontrassi se, trovandosi nel finale del cult di fantascienza Incontri ravvicinati del terzo tipo, sarebbe o meno salito sulla navicella aliena. In base alla risposta, giudicavo se quella certa persona fosse curiosa dell’ignoto come me, o no.
Il significato che leghiamo a un’entità extraterrestre non è, però, sempre quello di avventura e accoglienza che racconta Incontri ravvicinati del terzo tipo. Anzi: negli ultimi anni, per un nutrito gruppo di persone, gli alieni sono piuttosto oggetto di una sorta di cultismo religioso più o meno intenso — rappresentano, in altre parole, la specie evoluta “promessa” che verrà a salvarci dai guai e redimerci dalle nostre esistenze.
La necessità di sentire di appartenere a qualcosa di superiore è ciò che lega i protagonisti di ALBE — A Life Beyond Earth, documentario diretto da Elisa Fuksas e co-prodotto da Tommaso Fagioli che sarà presentato in anteprima a Roma, Milano e Firenze a partire da oggi.
In ALBE, un gruppo di persone dall’età e dal vissuto personale disparati si ritrova nella periferia di Roma per osservare il cielo, per fare sedute spiritiche in cerca di un contatto, per condividere le esperienze inesplicabili che sentono di aver vissuto.
Il documentario ritrae le vite reali dei suoi personaggi come una favola surreale — tra eteree immagini di periferia romana e video-diari girati con lo smartphone. La narrazione principale è alternata da brevi momenti di confronto della regista stessa con un prete, con l’astronauta Chris Hadfield e con l’astrofisica Amalia Ercoli-Finzi, che offrono un contraltare significativo: il senso di estasi dell’astronauta nello spazio e l’entusiasmo dell’astrofisica nell’elencare le ragioni per cui non è possibile escludere l’esistenza di vita extraterrestre si tramutano in una fede cieca nei protagonisti del film — per cui l’alieno non è più una domanda, ma una risposta assoluta. E, come ha spiegato la regista in un’intervista l’anno scorso, questa risposta ha anche implicazioni politiche impossibili da ignorare.
Guardando ALBE è inevitabile chiedersi: come siamo arrivati a far coincidere la mitologia degli alieni con quella della salvazione? Quand’è che abbiamo smesso di avere paura degli alieni e iniziato, piuttosto, a desiderare di essere conquistati?
La risposta è ovviamente complessa e ha, probabilmente, una radice (comune a tante delle teorie del complotto contemporanee) nella morte delle grandi ideologie religiose, politiche e sociali, culminata con la fine degli anni Settanta. Abbiamo bisogno di qualcosa in cui credere e, per certi versi, gli alieni sono un’opzione valida come un’altra. Senza voler scomodare troppa storia contemporanea, però, il fatto che il rapimento alieno sia stato sostituito in tempi più recenti da una sorta di “beatificazione” aliena è indicativo, in sé, della nostra necessità di avere un ruolo positivo, di essere scelti, di essere speciali, all’interno di questa mitologia specifica.
E, allo stesso tempo, riflette forse il nostro più profondo senso di inadeguatezza alle emergenze in atto ora sulla Terra. Confidare nell’intervento alieno, in questo senso, ci solleva da ogni responsabilità più di qualsiasi altra cosa, fatta forse eccezione per quello divino.
Il cinema — tanto quello mainstream che quello sperimentale e documentaristico — ha assegnato ruoli estremamente diversi all’alieno, nel corso della sua storia. Dalla metafora socio-politica di L’invasione degli ultracorpi, alla funzione antagonista e distruttiva dei blockbuster d’azione, all’oggetto di mistero e complotto di X-Files, alla curiosità per l’ignoto di Incontri ravvicinati del terzo tipo, fino alla metafora sociale di District 9 e alla malinconia esistenziale di L’ignoto spazio profondo.
E, di riflesso, ha raccontato in qualche modo le persone che credono agli alieni: quando come ribelli a un dato sistema, quando come complottisti, quando come reazionari intenti a ristabilire uno status quo, quando come romantici.
ALBE, oggi, ci accompagna con delicatezza tra chi, in Italia, nelle periferie delle grandi metropoli, cerca un segno di vita aliena come conferma che non solo non siamo soli, ma che non siamo neanche perduti. Che siamo ancora meritevoli di una salvezza che arriva dall’alto — non importa quanto, ai fatti, le fantasie di salvazione possano apparire spurie davanti a un mondo che collassa più in fretta che mai.



martedì 1 febbraio 2022

Magia bianca

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La magia bianca è una pratica esoterica che, a differenza della magia nera, si propone di intervenire unicamente sui fenomeni della natura attraverso lo studio delle sue leggi per raggiungere la perfezione interiore, protezione, salute e prosperità.

Caratteristiche

Mentre la magia nera mira ad accrescere il potere del mago tramite l'invocazione di forze soprannaturali e paranormali, che vadano oltre le leggi naturali imposte alla realtà, la magia bianca intende operare in armonia con esse, ritenendo che ogni organismo, fenomeno o evento abbia un suo posto nel disegno universale stabilito da Dio, in quanto partecipe di un'unica Anima del mondo (concezione tipica del neoplatonismo che si ritrova ad esempio in Marsilio Ficino).
Più precisamente, chi fa della magia nera cerca di sottomettere le entità del cosmo al proprio volere (sovvertendone le leggi), chi fa della magia bianca sottomette invece la propria volontà alle leggi del cosmo. Ciò significa che per operare in armonia con l'universo occorreva sviluppare un senso morale basato sull'obbedienza a Dio e sul rispetto della sua volontà.
E poiché si pensava che la volontà divina coincidesse con la razionalità oggettivata del mondo, la magia bianca si proponeva di preservarla, e anzi di favorire la sua naturale evoluzione. La magia bianca si inseriva così nell'ottica tipica dei pensatori rinascimentali, i quali ritenevano che tutta la creazione, corrottasi a causa del biblico peccato originale, tendesse a ritornare verso la perfezione originaria. Come l'uomo tende verso la divinizzazione, così ogni elemento tende a ritornare verso la meta cui è stato assegnato (o entelechia), secondo la concezione aristotelica mescolatasi con quella platonica. Si cercava in un certo senso di risolvere la materia nello spirito; la magia bianca finì in tal modo per coincidere con l'alchimia, che si prefiggeva di costruire la pietra filosofale, al fine di trasmutare i metalli in oro, considerato la meta naturale di ogni elemento. L'oro era ricercato non a scopi di avidità o di possesso, ma per le sue proprietà intrinseche, essendo tra i metalli quello più incorruttibile (cioè più resistente al tempo), oltre ad essere un ottimo catalizzatore da usare nelle reazioni chimiche.
Gli interessi suscitati dalla magia bianca, rivolta esclusivamente allo studio della natura e al rispetto delle leggi in essa presenti, funsero così da apripista alla chimica moderna. L'opera dell'alchimista consisteva infatti essenzialmente nello studio empirico delle sostanze elementari e in esperimenti scientifici su di esse. Egli ne cercava le proprietà operando all'incirca come un chimico, catalogandole, tentando miscugli, introducendo nel suo lavoro fornelli ed alambicchi che saranno poi gli strumenti principali utilizzati dalla chimica come la intendiamo oggi.

Brevi cenni storici

In ambito ebraico ha avuto una notevole rilevanza lo studio e lo sviluppo di un alfabeto, introdotto da John Dee e da questi attribuito al patriarca Enoch, dal quale venne chiamato appunto enochiano, alfabeto ritenuto adatto a parlare con gli angeli e gli spiriti buoni, i quali venivano chiamati con dei nomi formulati in questo particolare linguaggio.
Intorno al Quattrocento vi fu Abramelin il mago, che nel suo grimorio parla di una magia sacra e bianca solo leggermente inferiore alla più famosa Cabbala; nel suo manoscritto intitolato La Magia Sacra egli afferma di poter comandare spiriti demoniaci, dopo averli fatti giurare, con l'aiuto del proprio angelo custode. Allora, tuttavia, le pratiche che miravano a sovvertire l'ordine naturale erano considerate di ispirazione diabolica, e furono condannate dalla Chiesa durante tutto il Medioevo e il Rinascimento.
Nel XIX secolo uno dei grandi studiosi di magia in generale, ma dedito alla magia bianca fu Eliphas Lévi.
Secondo Omraam Mikhaël Aïvanhov (1900-1986) la magia dovrebbe essere distinta dall'occultismo: l'occultismo non è la vera scienza spirituale in quanto è un miscuglio di bene e di male. La vera magia è la magia divina che consiste nell'utilizzare le proprie facoltà e il proprio sapere per realizzare il regno di Dio sulla terra. Il mago, precisa questo autore, è colui che lavora nella luce e per la luce, è colui che desidera sempre di fare del bene, di consolare, illuminare e vivificare le creature.

lunedì 31 gennaio 2022

Cerchio (neopaganesimo)





Il rituale del cerchio (o "del cerchio magico", anche se l'aggettivo 'magico' non viene solitamente mai utilizzato) è una pratica rituale di origini molto antiche che ha avuto una riscoperta e rivalutazione nell'odierno movimento spirituale neopagano. Si trova traccia di esso sin dai tempi dei Babilonesi e più frequentemente al tempo dei maghi cerimoniali del Medioevo e del Rinascimento, così pure in diverse tribù degli indiani d'America, con ragioni e pratiche diverse.
L'obiettivo è di creare con l'energia della mente uno spazio che divide il mondo del soprannaturale da quello materiale, ma che rimane interconnesso ad entrambi i mondi, per facilitare la concentrazione, la sacralità del rituale e la comunione con le divinità. Questo è soprattutto l'obiettivo principale che caratterizza la religione Wicca, all'interno della quale la creazione di questo cerchio è indispensabile per operare dei rituali.

Significato, simboli, scopi

Il cerchio rituale attinge la sua essenza simbolica all'archetipo del cerchio, simbolo di pienezza ma anche di continuità e ciclicità. La stessa forma del cerchio vuole simboleggiare armonia, completezza e perfezione, quindi uno stato di coscienza proiettato in un simbolo che, secondo anche gli studi condotti in psicoanalisi da Carl Gustav Jung, rappresenta l'archetipo dell'individuazione psichica (ossia l'affermazione del proprio Sé).
La forma del cerchio è simbolo di armonia, di completezza e di perfezione. Nel contesto rituale, il cerchio esprime la volontà del praticante di ricreare intorno a sé uno spazio in cui richiamare energie, legate all'universo e alle sue dinamiche energetiche, necessarie al compimento dei suoi rituali. Il cerchio magico diventa, quindi, lo spazio sacro spirituale in cui compiere rituali, atti di devozione, meditazione e pratiche spirituali. Molti ritengono che l'uso del cerchio sia dovuto alla sua forma particolare: si può considerare senza inizio né fine, quindi rappresenta bene l'infinito, l'universo e il ciclo della vita che si ripete di continuo. Il cerchio rappresenterebbe la forma esteriore della sfera magica, all'interno della quale gli officianti sarebbero al sicuro da qualsiasi agente esterno.
Secondo la tradizione magica dell'Occidente l'universo, e l'energia cosmica che lo anima è divisa in cinque forme diverse:
  • Terra
  • Aria
  • Fuoco
  • Acqua
  • Spirito
e sono questi elementi che in genere vengono chiamati a vigilare sulla sfera (o bolla), della quale il cerchio non è altro che l'interconnessione al piano materiale.
La tracciatura del cerchio deriva indubbiamente dalla Magia cerimoniale, dove viene utilizzato soprattutto come forma di protezione, per tenere fuori eventuali energie negative e malvagie nel corso delle evocazioni. A questo scopo protettivo però, nella Wicca e non solo, si sono aggiunti due altri scopi: la creazione di un "luogo" particolare al suo interno, un luogo di contatto ed intersezione tra i mondi, cioè tra quello umano materiale e quello del piano divino; inoltre quello di contenere e preservare le energie raccolte ed innalzate durante il rituale, che saranno così a disposizione per diversi utilizzi.

La ritualità

I wiccan, e i neo-pagani più in generale, sono molto legati alla natura ed allo scorrere del tempo. Quindi applicano l'evoluzione naturale anche ai rituali. Nel cerchio seguono tre fasi precise:
  • Il cerchio viene innalzato/tracciato e sigillato
  • Operazioni rituale all'interno
  • Apertura o scioglimento (il cerchio viene rimosso o lasciato naturalmente dissipare)

Tracciatura

I praticanti ritengono che prima di creare il cerchio sia necessario pulire fisicamente e psichicamente l'area che verrà usata. Per la pulizia psichica le modalità sono svariate e dipendono dalle preferenze individuali.
Un cerchio ottimale ha un diametro di circa tre metri, viene tracciato con uno strumento rituale (athame, bacchetta magica, spada...) o con la mano. A volte il suo limite viene anche composto materialmente con sale grosso e delimitato da pietre o candele nei punti di forza. La strega officiante deve percorrere il perimetro del cerchio, in senso orario (in inglese Deosil), recitando il rituale scelto per la creazione: vengono invocati gli elementi o le divinità o, a seconda delle proprie inclinazioni, gli angeli.
Come per tutte le operazioni magiche richiede che la volontà dell'officiante sia tesa alla visualizzazione della sfera/cerchio e la dichiarazione a voce alta, possibilmente in rima, che il cerchio è stato creato; la dichiarazione serve a mettere in guardia eventuali nemici e a ringraziare le entità che ci hanno aiutato nella creazione, è un invito a restare con l'officiante fino al termine del rituale.

Astrale

I praticanti più esperti creano il cerchio con la visualizzazione. Essi devono vederlo nella loro mente, a questo punto lo riterranno reale. Un metodo di visualizzazione diffuso è quello per quarti, che usa i pentagrammi. Dopo la concentrazione e la meditazione si creerebbe il cerchio con il movimento del dito. I quarti vanno chiamati uno alla volta, a partire da quello orientale.

Opera

È bene non abbandonare il cerchio durante il rito per evitare dispersione energetica. In questa fase si accoglie/lgono la/le divinità di riferimento personale e si procede con l'incantesimo o con la meditazione o con il rituale, il fine cioè per cui si è creato il cerchio magico.

Rimozione

A conclusione del rituale si procede ad un frugale banchetto, con frutti di stagione o biscotti, succo di frutta o vino, e si ringraziano le divinità accorse al rituale.
Il cerchio si può cancellare attivamente, oppure lasciare dissipare naturalmente. Nel primo caso lo si può fare percorrendolo in senso antiorario (in inglese Widdershins), partendo da uno dei quarti, visualizzando l'energia che si scioglie e si salutano gli elementi. Lo stesso vale per la visualizzazione in astrale. Nel caso si sia usato il sale in apertura questo verrà gettato come prodotto di scarto, quanti usano i cristalli li puliranno e li riutilizzeranno in seguito



domenica 30 gennaio 2022

Defixiones

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Nell'antica Roma, le defixiones (defissioni; al singolare defixio = defissione) erano testi di contenuto magico, spesso contenenti maledizioni, scritti su tavolette (le tabellae defixionum) costituite da lamine di piombo incise a graffio. Tale pratica fu descritta dallo storico Plinio il Vecchio.
Il nome deriva dal latino defigere (inchiodare, conficcare, immobilizzare), con evidente allusione alla volontà di immobilizzare le capacità fisiche e mentali della persona oggetto della maledizione, nonché all'atto pratico di trafiggere il supporto scrittorio con chiodi, attuando così una sorta di effetto simpatetico (di identificazione tra l'atto fisico della trafittura e l'invocazione del castigo divino).
La defissione definisce la pratica magica collegata al rito della penetrazione con un chiodo della lamina arrotolata su se stessa, su cui era scritto il nome del destinatario della maledizione o su cui era inciso semplicemente il testo dell'anatema. La tavoletta inchiodata era posta in una buca che si credeva potesse comunicare con gli Inferi.
Le tabellae costituiscono un reperto importante non solo dal punto di vista linguistico (ne sono state ritrovate scritte in greco, latino, etrusco, osco, celtico, iberico, punico), ma anche paleografico perché consentono una conoscenza più ampia delle scritture corsive nell'antichità.
A seconda del contesto e dell'attività svolta dalla vittima delle maledizioni si sono tentate delle classificazioni di defixiones: maledizioni agonistiche, amorose, politiche, giudiziarie.

Descrizione

Gran parte dei testi contengono maledizioni rivolte verso personaggi precisi, il cui nome era ben indicato per garantire l'efficacia del rito. Spesso non si richiedeva la morte del proprio avversario, anzi si prediligeva piuttosto richiedere alle potenze infernali che un individuo ostile fosse portato in punto di morte ma non ucciso. Tali testi dopo esser stati scritti erano nascosti presso tutti quei luoghi che si ritenevano spazi privilegiati di contatto tra il mondo terreno e ultraterreno: in particolare grotte, fonti, templi e soprattutto tombe di individui morti prematuramente o violentemente. Questo atto rispondeva a due necessità: da un lato, celare l'iscrizione agli occhi indiscreti di lettori viventi, dall'altro affidare la propria maledizione alle forze infere (non necessariamente divinità) o alle anime dei defunti.
Da precisare il fatto che si sia ipotizzata l'esistenza di individui specializzati nella stesura dei testi di maledizione: in tal senso non mancano testimonianze nella letteratura (Platone, La Repubblica 364 a.C.), né in defixiones greche dove vengono menzionati dei molubdokopoi (incisori del piombo).
Il testo di queste maledizioni può essere molto vario: si può passare dalla semplice indicazione del nome della persona da affliggere sino a formule molto lunghe e complesse che alludono esplicitamente alla parte del corpo o all'abilità dell'avversario che dev'essere colpita dalla magia. Unico dato che non viene mai nominato nelle defixiones è il nome dell'autore e questo per evidenti timori di ritorsione: le vittime possono essere designate con indicazione precise di nomi, soprannomi, professioni, indicazione dei genitori. Molto spesso le maledizioni sono incise deliberatamente in maniera da essere difficilmente leggibili: frequenti soprattutto in ambito greco sono il ricorso a scritture bustrofediche, retrograde o ad andamento a spirale attuate sia per rendere difficile la lettura ad un eventuale lettore vivente, sia per effetto della pratica di magia simpatetica (ad esempio scrittura distorta laddove si invochi la distorsione della lingua di una persona).
Tali invocazioni costituivano forme di goezia, magia nera, nettamente distinta dalla teurgia ("scienza divina", magia bianca), che nel mondo pagano e nel contesto del neoplatonismo attirava a sé anche filosofi e studiosi. Al pari di quest'ultima la goetia era ugualmente diffusa (e non solo a livello popolare) soprattutto nel tardo impero, come si deduce dalle condanne dei padri della Chiesa (rivolte per la verità contro entrambe le pratiche).
Nel mondo greco e romano questo tipo di tavolette erano diffusissime, e ne sono state ritrovate numerose sia in greco che in latino. Un famoso esempio sono quelle che, insieme a resti di cadaveri, ceneri e macchie di sangue furono trovate sotto i pavimenti della residenza del principe Germanico e che, secondo l'intenzione degli artefici, ne causarono la morte. Ma erano anche usate per scopi più quotidiani, come danneggiare i fantini rivali alle corse dei cavalli, prassi che, a giudicare dal numero di nomi di cavalli che ci è rimasto, doveva essere molto frequente.
Nel IV secolo, con l'avvento del cristianesimo, ogni forma di goetia fu proibita sotto pena di morte e numerose sono le attestazioni di condanna della prassi. Un decreto di Teodosio I era ad esempio diretto proprio contro gli aurighi e fonti antiche riportano le atroci morti di celebri guidatori giudicati colpevoli di questa antica forma di doping.

sabato 29 gennaio 2022

Cerchio magico

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Il cerchio magico (o circolo magico) è un rituale di origini molto antiche che ha avuto particolare uso nella magia cerimoniale, praticata soprattutto tra Medioevo e Rinascimento, poi in seguito tornata in auge nell'800.

Rituale

La tracciatura di questo cerchio veniva utilizzata come forma di protezione, per tenere fuori le energie potenzialmente negative e malvagie che venivano evocate in un triangolo posto al di fuori di esso.
Il cerchio magico attinge la sua essenza simbolica all'archetipo del cerchio, figura geometrica che è simbolo di pienezza ma anche di continuità e ciclicità. La stessa forma del cerchio vuole simboleggiare armonia, completezza e perfezione, quindi uno stato di coscienza proiettato in un simbolo che, secondo gli studi condotti in psicoanalisi da Carl Gustav Jung, rappresenta l'archetipo dell'individuazione psichica (ossia l'affermazione del proprio Sé).
Nel contesto rituale, il Cerchio magico esprime la volontà del praticante di ricreare intorno a sé uno spazio in cui richiamare delle energie, legate all'universo e alle sue dinamiche, necessarie al compimento dei suoi rituali. Il cerchio magico rappresenta dunque lo spazio sacro spirituale in cui compiere rituali, atti di devozione, meditazione e pratiche spirituali.

Rituale del cerchio nel neopaganesimo

Il rituale ha avuto una riscoperta e rivalutazione nel movimento spirituale neopagano, in particolar modo nel Druidismo e, soprattutto, nella Wicca.

Metonimia

Nel gergo della comunicazione politica italiana e nel lessico giornalistico nazionale, è invalso l'uso di definire in tal modo il gruppo di fedelissimi di un dirigente politico che ha costruito la sua "squadra" di fiducia in modo prevalentemente amicale, almeno a partire dal caso di Umberto Bossi.
Il termine gergale (che sarebbe una versione aggiornata della camarilla) si è trasformato in una descrizione icastica e umoristica del gruppo, per lo più in base alla sua provenienza geografica, come nel caso della cerchia di Pier Luigi Bersani, in cui l'espressione è mutata nell'appellativo "tortellino magico", riferito alla provenienza emiliana di quel gruppo dirigente. Allo stesso modo, l'appellativo "giglio magico", invece, è stato usato per definire l'entourage di Matteo Renzi, con riferimento alla provenienza fiorentina di varie sue componenti e dello stesso leader, che sarcasticamente lo ha definito "mitico".

venerdì 28 gennaio 2022

Eggregora

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Nell'occultismo, una forma-pensiero, egregore o eggregora, si riferisce a un'entità incorporea emanata da una o più persone in grado di influenzare i loro stessi pensieri e attitudini; se creata attraverso particolari metodi di meditazione collettiva viene utilizzato maggiormente il termine eggregora o egregore (dal greco antico ἐγρήγορος, il cui significato originario, «guardiano», sembra essersi confuso con quello di «gregario», o «seguace passivo di un gruppo»).
Sempre secondo svariati filoni dell'esoterismo, le eggregore possono essere create pure inconsapevolmente da un pensiero ossessivo, e in tal caso si parla più comunemente di forme-pensiero elementali, cioè di esseri conosciuti anche nella mitologia, comprendenti ad esempio le Lamie. Se negative, possono nuocere alla persona di cui sono parassite, sottraendole energia vitale.

Origine del termine

Dalla parola greca proviene il concetto di grigori, termine utilizzato nella letteratura giudaica per indicare angeli o demoni, da cui sarebbe discesa la razza gigante dei Nephilim. La parola ἐγρήγοροι compare nella Septuaginta, così come nel Libro dei Giubilei e nel Libro di Enoch. L'equivalente latino è stato attribuito ad egregius, che significa «notevole», «illustre», «eccezionale».
Il termine odierno egregoro apparve nel 1857 in lingua francese negli scritti di Victor Hugo, che lo utilizzò nella sua Leggenda dei secoli (1859) sia come aggettivo che come sostantivo.
In ambito ermetico-esoterico si deve invece a Eliphas Lévi l'uso di eggregore nel senso di forma-pensiero collettiva. René Guénon contestò il fatto che l'ambito psichico comunitario a cui si riferiva tale significato non comportava alcunché di spirituale, e ancor meno di iniziatico, ma consisteva in una semplice emanazione della psiche individuale in un'entità di gruppo.

«In questa accezione si tratta di un termine che non ha niente di tradizionale e rappresenta soltanto una delle numerose fantasie del moderno linguaggio occultista. Il primo ad impiegarlo in questo modo è stato Eliphas Levi e, se i nostri ricordi sono esatti, è sempre lui che, per giustificare tale significato, ne ha dato un'inverosimile etimologia latina facendolo derivare da grex, «gregge», quando invece il termine è prettamente greco e in realtà ha sempre e soltanto avuto il senso di «colui che veglia». È noto d'altronde che questo termine si trova nel Libro di Enoch, ove designa certe entità di carattere piuttosto enigmatico, ma che in ogni caso sembrano appartenere al «mondo intermedio»: ecco tutto ciò che hanno in comune con le entità collettive cui si è preteso applicare lo stesso nome. Queste ultime in effetti, sono essenzialmente d'ordine psichico, ed è soprattutto questo che determina la gravità dell'equivoco da noi segnalato, perché, a questo proposito [...] ci appare in definitiva come un nuovo esempio di confusione tra psichico e spirituale.»
(René Guénon, Iniziazione e realizzazione personale, VI, Influenze spirituali ed eggregori )



Descrizioni

Secondo René Guénon, l'Eggregora può effettivamente essere creata intenzionalmente, con lo scopo di dirigere determinate energie psichiche, scaturite durante particolari ed arcane operazioni rituali, ma egli considerava questi aspetti come assolutamente secondari rispetto allo scopo principale delle organizzazioni religiose, spirituali, e soprattutto iniziatiche, che mirano a conferire delle qualità superiori di ordine autenticamente sopraindividuale, trascendenti il livello meramente psichico e corporeo.
Per il resto, la maggior parte delle descrizioni delle funzioni di un'eggregore proviene dagli ambienti della società teosofica fondata da Helena Petrovna Blavatsky nel 1875.
Esse riguardano egregori negative, simili a larve psichiche aleggianti attorno all'individuo che le ha create, tali per cui ogni tipo di assuefazione o dipendenza da droghe, alcool, lussuria, autoconvincimenti o anche qualunque coazione a ripetere, è dovuto a questa sorta di parassiti astrali che ricercano il proprio nutrimento; solo se questo venisse loro negato si provocherebbe la loro distruzione o allontanamento.
Ve ne possono tuttavia essere anche di positive, come quelle nate ad esempio da una fervente preghiera collettiva, da una terapia di gruppo, da un'energia di guarigione o in generale da un rituale che può essere di natura sciamanica.

Le forme-pensiero secondo Besant e Leadbeater

Il tema fu affrontato in particolare da due dei principali esponenti del movimento teosofico, Annie Besant e Charles Webster Leadbeater, nel loro libro Le forme pensiero del 1901. Secondo costoro, le forme-pensiero sono una sorta di vibrazione emanata da un individuo o da un gruppo, che continua a vivere di vita propria, alimentandosi dello stesso tipo di pensieri da cui sono state generate, inducendo perciò le persone con cui entrano in contatto a continuare a svilupparli. La persona che ne è vittima si troverebbe così sottomessa a ripetuti schemi di pensiero, proiezioni mentali o inclinazioni psicologiche, restandone imprigionata.
Una delle illustrazioni presenti nel libro Le Forme pensiero di Besant e Leadbeater (1901), che raffigura un vago sentimento religioso
«Se i pensieri di un individuo o i suoi sentimenti sono diretti verso una data persona, la forma-pensiero derivante si dirigerà verso di essa scaricandosi sui suoi veicoli astrale e mentale. Se invece il pensiero è egoistico o egocentrico (come lo sono la maggior parte dei pensieri), vagherà costantemente intorno al suo animatore, sempre pronto a reagire su di lui ogniqualvolta egli si trovi in condizione di passività. Prendiamo, ad esempio, il caso di un uomo che si abbandona sovente a pensieri impuri; egli potrà dimenticarli fintanto che è occupato nello svolgimento regolare delle suo occupazioni giornaliere, anche se le forme-pensiero da lui create gli aleggiano sempre intorno come una nebbia densa, perché la sua attenzione è diretta altrove ed il suo corpo astrale non è sensibile che a vibrazioni della medesima natura. Ma quando la tensione si rallenta e l'uomo si riposa lasciando la mente libera da qualsiasi pensiero concreto, egli si sentirà di nuovo assalito dall'insidia di vibrazioni impure. »
(A. Besant, C. W. Leadbeater, Le Forme pensiero [1901], trad. it., pag. 30, Milano, Anima Edizioni, 2005)
Con l'ausilio di alcuni disegni acclusi nel libro, Besant e Leadbeater illustrano i principi con cui si formano queste entità:
  • La qualità dei sentimenti da cui hanno origine i pensieri ne determina il colore: ad esempio l'odio dà luogo al nero, la rabbia al rosso, l'avarizia e l'egoismo al marrone, l'affetto al rosa, la religiosità al blu.
  • La natura dei pensieri ne stabilisce la forma: ad esempio una forma-pensiero di amore e protezione rivolta ad una persona cara tenderà ad assumere l'aspetto di uno scudo che si posa su di essa, respingendo eventuali attacchi malefici contro di lei e rinforzandone le attitudini benefiche.
  • La precisione dei pensieri si riverbera sulla loro nitidezza: una forma-pensiero ben definita avrà molta più potenza di una vaga e fumosa.
Quanto alla forma poi, Besant e Leadbeater distinguono tre tipi di forme-pensiero:
  1. quelle fatte a immagine del soggetto stesso che le produce, quando costui immagina di trovarsi in qualche luogo;
  2. quelle che assumono la forma di oggetti o persone a cui si rivolga la propria attenzione;
  3. quelle non riconducibili a realtà concrete, che esprimono la natura dei sentimenti da cui sono originate, e sono indirizzate, come già indicato, ad altre persone. Questi pensieri tuttavia, sia positivi che negativi, non possono influire sull'aura di un altro se non trovano in costui un'energia mentale già predisposta, ovvero consona alla loro frequenza vibratoria. Pensieri malvagi rivolti ad una persona spiritualmente elevata e amorevole non potrebbero cioè trovare in essa alcun varco né occasione per installarsi nel suo campo aurico, e pertanto verrebbero respinti indietro verso colui che li ha generati.
«Nessun impasto di materia può vibrare all'infuori di determinati limiti, e se la forma-pensiero si trova oltre i confini entro i quali l'aura può vibrare non potrà avere su di essa effetto alcuno. Anzi verrà respinta. [...] Da ciò proviene il detto che un cuore puro ed una mente elevata sono i migliori protettori contro possibili aggressioni; essi costruiranno un corpo astrale e un corpo mentale di materia fine e sottile, tale da non poter rispondere alle vibrazioni di materia pesante e grossolana.»
(Annie Besant, Charles Webster Leadbeater , Le Forme pensiero [1901], trad. it., pag. 34, Trieste, Società Teosofica Italiana, 1991)



Le forme-pensiero in antroposofia

Rudolf Steiner, seguace della dottrina teosofica ma in seguito distaccatosene per fondare il movimento antroposofico, descrisse varie forme-pensiero, sia benefiche che malefiche. Si tratta per lui di entità elementali, come gli spiriti della natura presenti nei quattro elementi, ma che possono essere generate dall'uomo ed entrare a far parte del suo karma (o destino) in una vita successiva, andando a costiuire la sua fisionomia, o se maligne, ostacolandone lo sviluppo animico. Le menzogne e i pensieri cattivi, specie se collettivi, porterebbero ad alimentare dei veri demoni astrali, che giungerebbero a gravare sulle atmosfere di luoghi e di comunità terrestri, generando anche dei fenomeni ambientali distruttivi.
Tra le altre cose, Steiner descrisse come ad esempio le forme sonore attirino esseri elementali della stessa frequenza, in grado di ripercuotersi sui pensieri umani: una musica elevata e sublime è penetrata da entità buone, una disarmonica e violenta è costituita invece da esseri mostruosi. Anche i macchinari elettro-magnetici e gli strumenti della moderna civiltà industriale svilupperebbero schiere di elementali arimanici. Persino ai suoni del linguaggio corrispondono, secondo Steiner, delle forme-pensiero, come quelle prodotte anticamente dalle parole dei sacerdoti egizi per porle a guardia dell'ingresso alle piramidi.
Ogni pensiero, del resto, è per Steiner un'entità viva, al quale occorre risalire per comprenderne il modo in cui esplica i suoi effetti.
«Il contenuto di un pensiero vive come tale soltanto nell'anima di colui che lo ha pensato; ma questo contenuto provoca degli effetti nel mondo spirituale; e questi rappresentano il processo percepibile per l'occhio spirituale. Il pensiero parte quale realtà effettiva da una persona e scorre verso un'altra. E il modo come questo pensiero agisce sull'altra persona, viene sperimentato come un processo percepibile nel mondo spirituale. Così per colui in cui sono stati svegliati i sensi superiori, l'uomo fisicamente percepibile è solamente una parte dell'intero uomo. Questo uomo fisico diventa il centro di effluvii animici e spirituali.»
(Rudolf Steiner, Teosofia. Un'introduzione alla conoscenza sovrasensibile del mondo e del destino dell'uomo (1918), Le forme pensiero e l'aura umana)



Altre descrizioni

Se l'eggregore viene inteso come una forma-pensiero di natura collettiva, può essere assimilato per certi versi all'inconscio collettivo teorizzato da Carl Gustav Jung.
Il concetto di "eggregora" come forma-pensiero di gruppo è inoltre stato sviluppato nelle opere della Golden Dawn e della Rosa Croce ed è stato oggetto degli scritti di autori come Valentin Tomberg.
Per Eliphas Lévi, i rapporti ideologici di forza vigenti tra le eggregore dominanti sulla Terra riflettono le relazioni astrali tra i pianeti.
«Le forze organizatrici dei sistemi stellari influiscono oggi sulla nostra Terra. Le vere eggregore, cioè coloro che vegliano di notte, sono gli astri del cielo con i loro occhi che scintillano in continuazione. Sono gli angeli che governano le stelle.»
(Eliphas Lévy, Le Grand Arcane (1898), pag. 275, Parigi, G. Trédaniel, 1990)
In quest'ottica si è sostenuto che le eggregori possano essere strumenti per agire sulla storia a livello archetipico, imprimendo mutamenti sociali e antropologici. Gli esoteristi Omraam Mikhaël Aïvanhov e Peter Deunov ad esempio intendevano farsi portatori dell'eggregora della cosiddetta «Fratellanza Bianca Universale», al fine di accelerare, a loro dire, l'avvento della nuova Era dell'Acquario, apportandole nutrimento con particolari simbologie e rituali.
In tal senso agirebbero anche le eggregore di chiese e logge massoniche, che oltre a presiedere all'insegnamento di dottrine tradizionali, svilupperebbero poteri in grado di influire, sia consciamente che inconsciamente, sull'evoluzione del mondo.
«Un egregore è un'entità collettiva creata dal pensiero di tutti gli individui appartenenti a un raggruppamento, a un popolo, oppure a una religione; per esempio [...] i loro pensieri, i loro desideri che vanno tutti nella medesima direzione formano un egregore impregnato, nutrito, modellato da quella collettività. Anche noi, come Fratellanza Bianca Universale, abbiamo un egregore. Tutte le religioni, tutti i movimenti spiritualisti hanno la loro. Lo stesso accade per i movimenti politici. A volte, in alto, quegli egregori combattono fra di loro a chi sarà il più forte.
Ogni egregore aiuta la comunità che lo ha formato: esso è uno straordinario serbatoio di energie. Inoltre possiede una forma simbolica, spesso quella di un animale: orso, tigre, gallo, aquila, colomba, ecc. Ma l'essenziale consiste nel comprendere come si può formare un egregore potente che lavori nel mondo, che aiuti e illumini le creature. Solamente, attenzione: si può anche essere puniti e fulminati da un egregore se si ha tradito l'ideale che rappresenta. Sì, gli egregori si vendicano contro i membri che li hanno traditi.»
(Omraam Mikhaël Aïvanhov, La morte e la vita nell'aldilà, pp. 24-25, Edizioni Prosveta, 1987)
Secondo un filone del complottismo mondialista diffusosi sul web agli inizi degli anni 2000, vi sarebbero legioni di eggregori creati da gruppi occulti di potere, ritenuti appartenenti persino a razze aliene o ad altre dimensioni, al fine di sfruttare il potenziale energetico delle persone, che subirebbero una sorta di vampirismo da parte di entità chiamate ad esempio dallo scrittore Carlos Castaneda voladores, predatori che «hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie».

Rimedi

Fra le modalità della terapia alternativa per liberarsi dalle forme-pensiero ossessive e negative, si ricorre a tecniche di meditazione volte a indurre un vuoto mentale, o si utilizzano ad esempio rimedi della floriterapia come White Chestnut, Chestnut Bud, Red Chestnut, e altri.


 
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