
Chronos (in greco
antico: Χρόνος, «Tempo», in
alcune fonti adattato in lingua italiana come Crono, ma da non
confondere con Crono/Kronos) è una divinità propria delle
teogonie orfiche avente il compito di temporalizzare gli eventi.
Nella teogonia di stampo
orfico attribuita a Ieronimo e a Ellanico di datazione
incerta, in seguito riportata nel modo più esauriente
da Damascio nel VI secolo d.C., così viene presentata la
genesi dell'universo:
- all'inizio vi è l'acqua (ὕδωρ, hýdōr) e la materia (ὕλη, hýlē); da questi si condensa la terra (γῆ, ghê);
- prima di questi non c'è nulla, osserva Damascio, forse perché il "prima" è di natura "indicibile" quindi tramandato segretamente;
- dall'acqua e dalla terra prese origine un serpente (δράκοντα, drákonta) avente la testa di un toro e quella di un leone e in mezzo tra queste il volto di un dio, aveva anche le ali poste dietro le spalle, il suo nome era Tempo (Χρόνος, Chrónos) privo di vecchiaia (ἀγήραος, agḗraos), ma ebbe anche il nome di Eracle (Ἡρακλῆς, Heraklês);
- a questo serpente era congiunta Ananke (Ἀνάγκη, Anánke, Necessità) incorporea, per natura identica ad Adrastea (Ἀδράστεια, Adrásteia), con le braccia aperte a contenere ("ne raggiunge i limiti", περάτων perátōn) tutto il mondo (κόσμοι, kósmoi);
- Tempo, il serpente, è padre di Etere umido, di Chaos senza limiti e di Erebo nebbioso; in questa triade Tempo genera l'Uovo;
- dall'Uovo nasce un essere dall'aspetto sia femminile che maschile, con le ali d'oro, le teste del toro sui fianchi, un enorme serpente sul capo somigliante a tutte le creature selvatiche, questo essere conteneva in sé tutti i semi delle creature future, il nome di questo essere nato dall'Uovo era Protogono (Πρωτογόνος, Prōtogónos), anche chiamato Zeus o Pan (Πάν).
Il cristiano Atenagora di
Atene riassume in questo modo, nel II secolo d.C., questa
teogonia:
| «[...] Omero afferma: "L'Oceano origine
   degli dèi, e la madre Teti", e Orfeo, che per
   primo scoprì i loro nomi, narrò dettagliatamente le loro
   nascite, raccontò tutto quanto è stato compiuto da ognuno ed è
   ritenuto da loro di parlare di teologia in modo del tutto
   rispondente al vero; anche Omero lo segue molto da vicino, per lo
   più anche a proposito degli dèi, e fa derivare anch'egli la loro
   prima origine dell'acqua: "Oceano che per tutti è
   l'origine". Infatti, secondo lui, l'acqua era il principio di
   tutte le cose; dall'acqua, poi, si costituì il fango; da entrambi
   fu generato un essere vivente, un serpente con aggiunta una testa
   di leone, con in mezzo il volto di un dio, dal nome Eracle e
   Tempo. Questo Eracle generò un uovo estremamente grande che pieno
   della forza di chi l'aveva generato, si spezzò in due per uno
   sfregamento. La parte della sua sommità finì per
   diventare Cielo, mentre la parte racchiusa in basso
   diventò Terra; fuoriuscì anche un dio dal duplice corpo.
   Cielo, unitosi a Terra, generò come
   femmine Cloto, Lachesi e Atropo, come maschi
   i Centomani, Cotto, Gige, Briareo e i
   Ciclopi, Bronte, Serope e Arge; e dopo averli
   incatenati, lì precipitò nel Tartaro, avendo appreso che sarebbe
   stato privato del potere dai suoi figli. Perciò Terra adirata
   generò i Titani: E la Terra signora generò come figli i Celesti a cui danno anche il nome Titani, in quanto punirono il Cielo stellato» | 
| (Atenagora di
   Atene. Apologia per i cristiani XVIII; in Orfici.
   Testimonianze e frammenti nell'edizione di Otto Kern, 28 [1];
   traduzione di Elena Verzura. Milano, Bompiani, 2011, p.307) | 
Un'ulteriore teogonia orfica emerge
dai Discorsi
sacri (ἱεροί
λόγοι hieroí lógoi, in ventiquattro rapsodie detta
anche Teogonia
rapsodica), di cui diversi autori neoplatonici riportano
alcuni passi attribuiti a Orfeo ma probabilmente frutto di una
rielaborazione di materiale arcaico avvenuta tra il I e il II secolo
d.C..
- Tempo (Χρόνος, Chronos) genera Etere e quindi un chasma (baratro) grande che si estende qua e là;
- poi il Tempo per mezzo di Etere forma un "Uovo d'argento";
- dall'"Uovo d'argento" emerge Phanes (Φάνης, Phánēs), ermafrodito, dotato di quattro occhi, con ali d'oro e munito di diverse teste di animali;
- Phanes regna con Nyx (Notte) sua paredra, madre e figlia, dal potere mantico;
- Notte genera Gaia e Urano, trasmettendo il potere regale a quest'ultimo;
- Gaia e Urano generano Kronos che castra il padre strappandogli il potere regale;
- il seguito è simile alla Teogonia esiodea fino a Zeus che inghiotte Phanes divenendo il Tutto;
- Zeus riavvia una nuova teogonia, in questo nuovo processo il re degli dèi sposa Demetra che ha una figlia, Persefone, da Persefone, Zeus ha un nuovo figlio Dioniso che sarà protagonista nella nascita del genere umano:
| «Presso Orfeo sono tramandati quattro regni: primo quello di
   Urano, che ricevette Crono , una volta che ebbe evirato i
   genitali del padre; dopo Crono regnò Zeus, che scaraventò nel
   Tartaro il genitore; in seguito, a Zeus successe Dioniso che,
   dicono, i Titani gravitanti intorno a lui dilaniarono, per una
   macchinazione di Era, e si cibarono delle sue carni. E Zeus, colto
   dallo sdegno, li folgorò e, generatasi la materia dalla cenere
   fumante da essi prodotta nacquero gli uomini; dunque, non bisogna
   che facciamo morire noi stessi, non solo come sembra dire il mito,
   perché siamo in un carcere, il corpo (questo infatti è chiaro),
   e non lo avrebbe detto affinché restasse segreto, ma non bisogna
   far morire noi stessi, anche perché il nostro corpo è
   dionisiaco: infatti noi siamo parte di lui, se è vero che siamo
   formati dalla cenere dei Titani, che ne mangiarono le carni.» | 
| (Olimpiodoro il
   Giovane. Commento al Fedone di Platone; fr. 220 Orfici.
   Testimonianze e frammenti nell'edizione di Otto Kern, p.509) | 
Oltre con Crono, un'altra divinità
del Tempo con cui è talvolta confuso è Aion, sebbene
quest'ultimo rappresenta il tempo eterno (e lo Zodiaco), mentre
Chronos rappresenta lo scorrere del tempo e la temporizzazione degli
eventi. La sua funzione ordinatoria nelle teogonie ha delle
similitudini col dio Poro descritto da Alcmane. I suoi
attributi nelle rappresentazioni orfiche e mitriache lo rendono
difficilmente distinguibile da Phanes. Paul
Masson-Oursel lo considera equiparabile al più antico dio
persiano Zurvān, di cui ripende i principali attribuiti (le
ali, la testa di leone e le spire di serpente).
 
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