martedì 29 dicembre 2020

Brooks Agnew



Brooks Alexander Agnew (Pasadena, ...) è un fisico e scrittore statunitense, noto per le sue pubblicazioni pseudoscientifiche e creazioniste, in cui sostiene una complessa cosmogonia derivante da un'interpretazione del Libro della Genesi.

Biografia

Nato in California, Agnew entrò nell'aviazione militare nel 1973, studiando come ingegnere elettronico. Dopo il servizio militare, frequentò la Brigham Young University, un istituto mormone gestito dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ed in seguito studiò presso la Tennessee Technological University, ottenendo infine un PhD in fisica.
Ha pubblicato un centinaio di articoli su vari argomenti, dalla spettroscopia al movimento trans-dimensionale nello spazio-tempo; nel 1998 è apparso nel documentario Holes in Heaven, commentando i presunti effetti deleteri del progetto di ricerca HAARP.
Oggi risiede in Kentucky, dove conduce un programma radiofonico domenicale e insegna matematica al Gaston College (Carolina del Nord).

Le pubblicazioni creazioniste

Agnew è stato coautore nel 2004 di un noto testo creazionista: The Ark of Millions of Years, seguito da un secondo volume nel 2006.
Nei due testi, Agnew sostiene che la Terra abbia due "stati" di età differenti.
Da una parte sostiene sia vecchia solo 7.000 anni, e che sia stata creata in sette giorni da Dio, secondo le teorie creazioniste. Tuttavia, sarebbe anche vecchia 4,5 miliardi di anni, compatibilmente con quanto affermato dalle conoscenze scientifiche attuali.
Agnew giustifica questa evidente contraddizione attribuendo ogni età ad una Terra diversa: esisterebbe quindi una "Terra Fisica" (che rispetta le evidenze scientifiche) e una "Terra Spirituale" (che sarebbe stata creata dal Dio cristiano solo pochi millenni fa). Secondo Agnew, l'unione di queste due "manifestazioni" costituirebbero il pianeta Terra come lo conosciamo.
Sempre secondo Agnew, nella Genesi si parlerebbe della creazione di due pianeti (uno "fisico" e uno "spirituale"), entrambi composti di sola acqua e separati da uno spazio in cui si sarebbe trovato il paradiso. Il pianeta d'acqua "spirituale", su cui sarebbe vissuto Noè, si sarebbe spostato "come un'arca" attraverso i "mari del cosmo", passando attraverso un buco nero ed arrivando fino al nostro sistema solare. Agnew sostiene che i buchi neri siano quindi stati creati da Dio appositamente per poter viaggiare da un capo all'altro dell'universo.
Una volta giunta nel nostro sistema solare, la terra d'acqua di Noè si sarebbe congiunta alla terra fisica, "unendo le polarità", affinché i "figli di Dio" potessero "sviluppare appieno il loro potenziale".
Nel testo Agnew parla anche dei Nephilim, una ipotetica razza di giganti alieni, con mani dotate di sei dita e dentature a file multiple. Questi Nephilim, che sarebbero le stirpi di giganti citati anche nella Bibbia, avrebbero corrotto il senso morale dell'umanità, con lo scopo di rendere il pianeta inabitabile.

La ricerca della Terra Cava

Agnew è un sostenitore della Teoria della Terra cava, recentemente ripescata dalla pubblicazione del libro Hollow Earth dell'autore statunitense David Standish (2006).
Secondo questa teoria, l'interno della terra sarebbe vuoto e sarebbe abitabile; i passaggi per questo spazio interno si troverebbero ai poli, e condurrebbero ad un nuovo mondo che si troverebbe sulla superficie interna della crosta terrestre. I sostenitori di questa tesi, che ha le sue origini in alcune teorie del XVII e XVIII secolo, rifiutano di accettare modelli scientifici affermati come la tettonica a zolle o la gravitazione.
Agnew, per dimostrare questa teoria, sin dal 2004 cercato di organizzare una crociera al Polo Nord con un rompighiaccio. Da questo progetto, denominato North Pole Inner Earth Expedition (NPIEE), ha anche tratto un film, un documentario promozionale sull'organizzazione e sulla futura esecuzione del viaggio.
Agnew ha promosso il viaggio come La più grande spedizione geologica della storia, ma ha avuto difficoltà a raccogliere i fondi necessari, rimandando di anno in anno.
Con la morte di Steve Currey, avventuriero americano e precedente organizzatore del viaggio deceduto il 26 giugno 2006 per tumore al cervello, Agnew ha preso il comando della spedizione.
Il viaggio si sarebbe dovuto tenere a bordo del rompighiaccio nucleare russo Yamal, una nave artica da 23000 tonnellate, lunga 150 metri ed equipaggiata da 100 uomini, potente di 75.000 cavalli vapore. La nave avrebbe dovuto essere equipaggiata con strumenti per cercare depressioni e variazioni sul fondo marino, per cercare il passaggio verso il "continente interno", un buco di 80-500 miglia di diametro che si troverebbe a 84.4 gradi nord e 41 gradi est, a circa 400 chilometri da Ellesmere Island. Il costo del biglietto avrebbe dovuto essere di circa 20.000$ per 13 giorni di viaggio.
La spedizione sarebbe dovuta partire da Murmansk, in Russia, e avrebbe dovuto passare nei pressi del Polo Nord, nella Terra di Francesco Giuseppe, e da lì partire in direzione nord-est, seguendo il percorso che il navigatore Olaf Jansen avrebbe seguito nel suo ipotetico viaggio del 1º luglio 1829, dove avrebbe trovato un'apertura nel ghiaccio e l'ingresso nella Terra Cava.
Agnew ha avvertito che il buco sul fondale avrebbe potuto essere "mascherato" dagli "abitanti dell'interno", che egli stesso ha identificato, all'interno del suo programma radiofonico in "8 razze principali e 200 razze minori". Tra queste razze vi sarebbero le Tribù perdute di Israele, delle etnie bibliche che sarebbero migrate nel Continente Nordico 2500 anni fa, nel 687 a.C. e sarebbero scomparse nel continente interno.
Il programma del viaggio, organizzato inizialmente da Currey e ripreso da Agnew, prevede che una volta trovato il passaggio la spedizione prosegua verso l'interno della Terra Cava, seguendo la linea costiera del Continente Interno e cercando il "Fiume Hiddekel", per poi risalire il corso della corrente fino alla "Città di Jehu", dove dovrebbe avvenire l'incontro con gli abitanti del Continente Interno, come (sostiene Agnew) sarebbe avvenuto a Jansen nel 1829.
Da Jehu i partecipanti alla spedizione, sostiene il programma di viaggio, dovrebbero proseguire il loro viaggio su una monorotaia che collega la città con i Giardini dell'Eden, che si troverebbero sotto il continente americano. Lì, nella "Città di Eden", la visita dovrebbe proseguire con un incontro con il "Re del Continente Interno".
La promozione del viaggio, programmato dal 26 giugno al 19 luglio 2007 ha ottenuto rilievo anche sulla stampa. Tuttavia, al 5 giugno 2007, il viaggio risulta nuovamente cancellato e rimandato al 2008.
Tra i partecipanti registrati sinora vi sono esperti di meditazione, mitologia e UFO, oltre che una troupe di documentaristi.



lunedì 28 dicembre 2020

Perché la lussuria è un peccato?

Come tutti i padri, anche il Demonio voleva maritare le sue figlie e pian piano riuscì a sistemarle bene tutte: Usura con i borghesi, Ipocrisia con i preti, Pazzia con gli artisti etc.

Solo una era la spina nel fianco, Lussuria. Figlia molto molto bella ma dal carattere difficile, poco docile, alla fine spaventava sempre tutti i pretendenti.
Accadeva sempre la stessa storia: all'inizio ardevano d'amore e passione e poi scappavano. Che noia.

Dopo l'ennesimo fidanzamento andato a rotoli, questa volta con un monaco, Satana furente convocò la figlia nel suo salone.
La ragazza entrò apparentemente senza paura e spavalda ma suo padre la aspettava inferocito, circondato da servitori tremanti. Metteva paura a vedersi, era enorme.

"Cosa devo fare con te? Tu non mi obbedisci mai!"
Fece calare un pugno rabbioso che schiacciò dei vermi, povere anime.
Lussuria non rispondeva ma aveva gli occhi guizzanti e fieri, bellissima e carnosa.
Tutti sapevano che sotto il vestito era nuda, Lussuria non se ne faceva scappare uno, ma nessuno osava nemmeno guardarla con suo padre presente.

Il Demonio ruggì, le pareti tremarono tra le fiamme.
"Dovresti essere contento -rispose senza paura la ragazza-, grazie a me hai sempre nuovi discepoli."
"Basta! Sei furba come tua madre, Avidità, ma sei più sfrontata!"
"Tua figlia deve sopravvivere in un mondo di uomini. E dominarli facendo finta di arrendermi."

"Non essere stupida che tua sorella Arroganza l'ho già data in sposa ai politici. Se non mi ubbidirai sai che ti brucerò."
"No non lo farai, sai bene che ti sono utile. Padre, ti propongo invece un patto. Non darmi a nessuno, lasciami ogni volta libera di scegliere l'amante che voglio."
"Mmm. .. (il Demonio si liscia la barbetta sul mento)... mmmmm.. pericoloso ..libera..."
"Cosi voglio essere. Dentro e fuori le mura di casa. Di ogni casa"
"Se vorrai conservare la tua bellezza peró dovrai rifornire l'abisso di anime sempre fresche."
"Vedremo, padre, vedremo. Tu intanto mettimi alla prova."


domenica 27 dicembre 2020

Weird Tales



Weird Tales è una rivista pulp statunitense di racconti horror e fantastici, pubblicato per la prima volta nel marzo del 1923. Il periodico fu fondato a Chicago da J. C. Henneberger, un ex giornalista con il gusto per il macabro. Edwin Baird fu il primo editore del mensile, aiutato da Farnsworth Wright.

Edwin Baird

Baird fu il primo a pubblicare alcuni degli autori più famosi di Weird Tales, come H. P. Lovecraft, Clark Ashton Smith e Seabury Quinn, autore, quest'ultimo, delle popolarissime storie di Jules de Grandin. Il giornale perse una considerevole somma di denaro mentre Baird ne era il redattore, quindi - avendo un capitale di $11000 e accumulando un debito di $40000 - fu licenziato dopo 13 uscite.
Henneberger offri il lavoro di editore a Lovecraft, che rifiutò, adducendo come scusa la sua riluttanza a trasferirsi a Chicago: "Pensa alla difficoltà di un tale spostamento per un vecchio antiquario", dichiarò lo scrittore, allora appena trentaquattrenne.

Farnsworth Wright

L'editore diede quindi il lavoro a Farnsworth Wright, che divenne il redattore più conosciuto del periodico. Wright (che era affetto dalla malattia di Parkinson) continuò a pubblicare storie di Lovecraft, Smith e Quinn, anche se era più selettivo di Baird; rifiutò alcuni dei maggiori capolavori di Lovecraft, fra cui Alle montagne della follia, La maschera di Innsmouth e (inizialmente) Il richiamo di Cthulhu. Molti dei racconti del ciclo hyperboreano di Smith vennero egualmente rifiutati.
Fra i nuovi autori che Wright trovò per la rivista vi furono Robert Bloch e Robert E. Howard, le cui storie di Conan il barbaro, divennero molto popolari. Wright pubblicò per la prima volta anche il commediografo Tennessee Williams (con la storia The Vengeance of Nitocris).
Da segnalare che Wright assunse l'illustratrice e stilista Margaret Brundage per produrre le illustrazioni della copertina del giornale, a cominciare dal 1933, facendo di lei la prima e unica illustratrice donna di copertine di giornali economici. La Brundage creò molte immagini impressionanti, specialmente di giovani donne nude o seminude in pose provocanti (le sue scene fecero scalpore). Anche se la sua arte era tutt'altro che impeccabile, le copertine di Brundage divennero un centro di attenzione e di grandi controversie, il che naturalmente favorì la diffusione del giornale, incrementando notevolmente le vendite. Wright fece decollare anche le carriere di due importanti artisti fantasy, Virgil Finlay e Hannes Bok, acquistando e pubblicando i loro lavori per la prima volta e poi sempre più frequentemente.
Weird Tales ebbe sempre problemi finanziari. Negli anni venti e trenta, il manager economico del giornale, William Sprenger, ebbe molta difficoltà a tenere a galla l'impresa. Si è stimato che la circolazione mensile di Weird Tales non superò mai le 50.000 copie per numero. Negli anni venti la circolazione dei "pulp magazine" più famosi toccava la soglia del milione; anche durante la Grande depressione, i giornali più popolari come Doc Savage o The Shadow raggiunsero una circolazione di 300.000 copie per numero, mensilmente o anche quindicinalmente. Dopo il 1926 Farnsworth Wright pagò i suoi collaboratori con un cent per parola, raddoppiando il costo del giornale di mezzo centesimo a parola; ma durante gli anni trenta la rivista fu spesso in ritardo con i pagamenti agli autori (fatto usuale nel campo dei periodici a quel tempo).
Nel 1938 Henneberger vendette Weird Tales a William J. Delaney, proprietario ed editore del giornale Short Stories. Davis assunse Dorothy McIlwraith, la redattrice di Short Stories, per assistere Wright. Una serie di scelte sbagliate e il declino delle vendite portarono Wright a lasciare Weird Tales nel marzo 1940. Wright morì a giugno dello stesso anno.

Dorothy McIlwraith

Sotto la guida di Dorothy McIlwraith, cominciata nell'aprile 1940, gli anni successivi della rivista furono caratterizzati dall'arrivo di nuovi scrittori, incluse alcune grandi figure come Ray Bradbury, Manly Wade Wellman, Fritz Leiber, Henry Kuttner, C. L. Moore, Theodore Sturgeon, Joseph Payne Brennan, Jack Snow e Margaret St. Clair, assumendo un carattere più eclettico. Occasionalmente la rivista pubblicò alcuni racconti lovecraftiani presentati come pezzi "perduti" di Lovecraft, completati dal suo autonominato "esecutore letterario" August Derleth, che scrisse racconti per il giornale anche con il suo nome.
Come molti giornali economici, "Weird Tales" soffrì per la carenza di carta da giornale durante la seconda guerra mondiale, e dopo per la concorrenza dei fumetti, delle commedie radiofoniche, della televisione, e dei tascabili economici. A livello commerciale, il periodico subì un rapido declino fino a cessare le pubblicazioni nel settembre 1954, dopo 279 numeri.

Successive edizioni

La rivista ebbe alcune successive edizioni dalla vita breve, negli anni seguenti, inclusi 4 numeri come giornale nella prima metà degli anni settanta redatti da Sam Moskowitz e pubblicate da Leo Margulies. Robert Weinberg e Victor Dricks acquisirono il titolo i diritti dopo la morte di Margulies e pubblicarono una serie di quattro antologie tascabili, dal 1981 al 1983, curate da Lin Carter.
Weird Tales fu riesumato per l'ultima volta nel 1988 sotto la licenza dei redattori/editori George H. Scithers, John Gregory Betancourt e Darrell Schweitzer, cominciando dal numero 290. Il giornale riedito ebbe un ragionevole successo commerciale (come qualsiasi periodico di racconti), pubblicando alcuni importanti scrittori contemporanei come Tanith Lee, Brian Lumley e Thomas Ligotti. Weird Tales divenne parte della catena DNA Publications per alcuni anni intorno alla fine del millennio, e nel 2005 è stata venduta alla Wildside Press (posseduta dal precedente coeditore Betancourt) e trasformata in pubblicazione bimestrale (6 numeri all'anno).
All'inizio del 2007, la Wildside ha annunciato un imminente ritorno di Weird Tales, nominando redattori Ann VanderMeer e Stephen Segal. Scithers e Schweitzer sono rimasti come azionisti, Betancourt come editore. L'edizione di marzo/aprile 2007 sarà la prima con una nuova veste grafica in 75 anni di pubblicazione.
Dal 2012 passa alla proprietà di Nth Dimension Media, Inc. Fondata dallo scrittore Marvin Kaye (che diviene editore della rivista) e dal filmaker John Harlacher. Dopo sole quattro uscite (inverno 2012, autunno 2012, estate 2013, primavera 2014: "The Undead Issue") le pubblicazioni si interrompono. Il sito ufficiale sembra scomparso mentre se si prova ad accedervi si viene reindirizzati a un diverso dominio.

Edizione italiana

Nell'aprile 2011 è cominciata la distribuzione dell'edizione in lingua italiana di Weird Tales. Il periodico ha cadenza bimestrale ed è diretto da Luigi Boccia. Il primo numero contiene i racconti Il cuore di ghiaccio di Tanith Lee, Le fusa di Michael Bishop, Una macabra musica d'atmosfera di Richard Howard e la prima parte di Petali neri di Michael Moorcock.
Autori italiani pubblicati sull'edizione statunitense di Weird Tales sono stati Giovanni Magherini-Graziani nell'ottobre 1934 e Roberto Quaglia nell'aprile 2006, con una storia scritta assieme allo scrittore britannico Ian Watson.


sabato 26 dicembre 2020

Fotografie post mortem

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Le fotografie post mortem sono una pratica fotografica sviluppatasi nell'epoca vittoriana e caduta in disuso attorno agli anni '40 del novecento.

Storia

Prima dell'invenzione della dagherrotipia nel 1839, l'unico modo per tramandare la propria immagine era farsi fare un ritratto e moltissima gente non poteva permetterselo dati i costi elevati. I primi dipinti che raffigurano, per esempio, bambini morti in tenera età, compaiono tra il XVI e XVII secolo nell'Europa del Nord (Inghilterra) e in Spagna. Il ritratto post mortem era perciò una prerogativa delle classi più abbienti o addirittura degli artisti stessi: personalità come Luca Signorelli, Monet, Ensor, Picasso, Gauguin hanno elaborato il lutto facendo l'ultimo ritratto della moglie di un amico o di un bambino a loro caro. Dopo l'avvento della fotografia la gente iniziò a farsi fotografare assieme ai defunti per avere un ricordo indelebile di essi. Gli studi fotografici dell'epoca si organizzarono di conseguenza, organizzando le pose delle foto post mortem sia a casa del defunto, sia presso il loro studio.
Le foto post mortem furono particolarmente in voga nell'Epoca vittoriana, ove il tasso di mortalità infantile era molto elevato e non di rado le fotografie post mortem erano l'unica foto che i genitori avevano dei loro figli. Questo aspetto spiegherebbe perché i soggetti siano per lo più ritratti come se ancora fossero in vita; con gli occhi aperti, o così dipinti, o addirittura impegnati in piccole attività quotidiane.
Tuttavia, l'abbondanza di fotografie post mortem che ritraggono soggetti di cui si conservano numerosi altri scatti (ottenuti quando questi erano in vita), non permette di affrettare conclusioni. Alcuni recenti studi tendono a dimostrare che l'usanza vada ricondotta a più antiche e radicate pratiche di tanatometamorfosi (trattamento delle spoglie). In questo caso, esse rappresenterebbero una sorta di mummificazione visiva, dove la sembianza di vita sia resa necessaria per esprimere lo stato di salute dello spirito del defunto.
La successiva invenzione delle carte da visite, cioè delle foto ritratto che consentivano di stampare più copie da un unico negativo, permise che le immagini fossero inviate ai parenti in ricordo dei defunti.

L'evoluzione dello stile

Le prime foto post mortem raffiguravano solamente il viso o il busto ma raramente includevano la bara. Nel periodo dal 1840 al 1860 era di uso posizionare il cadavere in un divano, con gli occhi chiusi e la testa appoggiata a un cuscino, in modo da sembrare addormentato in un sonno profondo.
Negli anni a seguire si iniziò a rappresentare i cadaveri come se fossero in vita, seduti sulle sedie e con gli occhi aperti; i bambini, invece, sono spesso mostrati mentre riposano su un divano o in una culla, a volte con un giocattolo preferito o con degli animali domestici. I bambini molto piccoli venivano sovente fotografati nelle braccia della madre. L'effetto della vita a volte è stato rafforzato aprendo gli occhi o dipingendoli sulle palpebre e le guance del cadavere venivano talvolta dipinte di rosa in seguito.
Successivamente le foto post mortem si limitarono solamente a mostrare il soggetto in una bara, tralasciando la componente realistica della foto.
Questo tipo di fotografia è ancora praticata in alcune regioni del mondo, come l'Europa orientale e più in generale tra i fedeli delle chiese europee orientali sono diffuse foto di santi situati nelle loro bare. Ancora oggi nei cimiteri è possibile vedere questo genere di foto: esse ritraggono generalmente bambini morti pochi giorni dopo il parto.



venerdì 25 dicembre 2020

Zuvembie

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Uno zuvembie è una creatura usata da Robert E. Howard per il suo racconto I colombi dell'inferno (Pigeons from Hell), pubblicato postumo in Weird Tales nel 1938 per il ciclo di Kirby Buckner. Nel 1970 il termine venne usato dalla Marvel Comics al posto della parola "zombie", bandita al suo tempo dalla Comics Code Authority.

Riviste pulp

Come detto prima, Robert E. Howard usò lo zuvembie per ilr acconto I piccioni dell'inferno.
In questo racconto, una donna può diventare uno zuvembie bevendo una Miscela Nera. La creatura risulterà essere non più umana, non riconosce amici o parenti. Non parla o non pensa come un essere umano. non ha bisogno di mangiare e vivrà per sempre, stando in una grotta o in una vecchia casa. Ha alcuni poteri come comandare i gufi, i pipistrelli, i piccioni e i lupi mannari. Può anche ipnotizzare una persona con la sua voce e ordinargli di uccidere o uccidersi finché il corpo non è freddo. Può essere uccisa solo da piombo o ferro.



giovedì 24 dicembre 2020

Final girl

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Final girl è l'espressione con cui viene definita la ragazza che, nei film horror e slasher, riesce a sopravvivere fino alla fine. Nella maggior parte dei casi si confronta con il cattivo, a volte cadendone vittima come gli altri protagonisti, altre volte riuscendo a sconfiggerlo e a fuggire. Il termine è stato coniato da Carol J. Clover nel libro Men, Women and Chainsaws.

Descrizione

Il primo esempio di final girl, seppur calato nel contesto di un giallo e non di un horror, può essere considerato il personaggio di Vera Claythorne di Dieci piccoli indiani, film liberamente tratto dal celebre romanzo di Agatha Christie. Il maschile di tale termine è Final man (o Final boy) che però si distacca dalla figura femminile in quanto il final man è colui che riesce a sopravvivere o che uccide l'assassino ma può anche avere un ruolo secondario, mentre la final girl ha principalmente un ruolo protagonista.
Le caratteristiche della Final Girl sono semplici e si notano subito. La ragazza superstite è la classica ragazza della porta accanto, di una bellezza casta e innocente, sempre posata e gentile, solitamente si accorge subito prima degli altri che c'è qualcosa che non va. È coraggiosa e determinata, è solitamente molto tranquilla anche se non si lascia intimidire facilmente. Una Final Girl è ingenua e riflessiva, e il più delle volte è vergine o comunque molto riservata su alcuni argomenti. Ha sempre un rapporto particolare con il killer. Dopo aver passato i loro incubi di solito nei sequel di ogni film, le Final Girl tendono a cambiare, diventando più adulte e mature. Comincia così una nuova fase della loro vita in cui sono diverse, più sicure di loro stesse e delle loro capacità. Il motivo per cui una ragazza si salva, è perché il killer vede in lei qualcosa di speciale, per cui è inevitabile lasciarla vivere.



mercoledì 23 dicembre 2020

Da dove arriva la tradizione di decorare l’abete Natalizio con delle palline?

La storia dell'albero di Natale: una tradizione ancora amata, ma vecchia di secoli



in origine questa festa era tipica delle popolazioni pagane, diffusasi solo in un secondo momento tra quelle cristiane.

L'albero è un simbolo presente nella maggior parte delle culture: esso rappresenta la vita e non di rado veniva addobbato come ringraziamento ad un dio o agli dei.

Era proprio così nell'antica Grecia quando un albero, molto probabilmente un ulivo o un ramo di alloro, veniva decorato con ghirlande e frutti della stagione per ringraziare gli dei o per chiedere loro qualche grazia.



La tradizione di decorare un albero venne ripresa anche a Bisanzio, nell'Impero Romano d'Oriente

la tradizione si è diffusa a migliaia di chilometri da Bisanzio: le guardie del palazzo imperiale, infatti, provenivano il più delle volte dall'Europa nord-occidentale – dalla Germania, dalla Russia, dalla Scandinavia o dalla Gran Bretagna.



Fu molto probabilmente grazie a loro che la tradizione dell'albero arrivò in Europa, anche se già i Celti seguivano un'usanza molto simile.

Dall'alloro e dall'ulivo, l'albero di Natale si trasformò in un sempreverde, come l'abete.



In Italia, fu la Regina Margherita a portare per la prima volta a palazzo un albero di Natale, nella metà dell'800.



In Gran Bretagna, invece, il marito della regina Vittoria, Alberto di Sassonia, fece conoscere una tradizione tipica della sua terra d'origine. Dalla Gran Bretagna, la tradizione prese piede anche negli Stati Uniti ed è proprio qui che ancora oggi viene acceso ogni anno uno degli alberi più spettacolari del mondo – quello del Rockefeller Center, a New York.




 
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