martedì 31 agosto 2021

Anubi

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«Ora è chiaro il potere dell'imbalsamatore.
[...] "Lascia che i sacri emblemi siano posti nella sala funebre", dice Anubi.
[...] Osiride [...] giace sul tavolo dell'imbalsamazione.
[...] E Anubi dice a Osiride: "Sorgi e vivi! Ecco la tua nuova sembianza!"»
(Testi dei sarcofagi, n°215)

Anubi (anche Anubis, dal greco Ἄνουβις, ellenizzazione dell'originale egizio inpw o anepw: Inepu, Inpu, Anepu o, più probabilmente, Anapa) è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto. Era il dio della mummificazione e dei cimiteri, protettore delle necropoli e del mondo dei morti (un suo epiteto era "Signore degli Occidentali"); era rappresentato come un uomo dalla testa di canide.
Nel costante evolversi del pantheon egizio, Anubi assunse funzioni diverse in vari contesti. Adorato, durante la I dinastia egizia (ca. 3100 a.C. - 2890 a.C.), come protettore delle tombe, finì per assumere anche le funzioni di imbalsamatore, inventore della mummificazione. Durante il Medio Regno (ca. 2055 a.C. - 1650 a.C.) fu sostituito da Osiride come signore dell'aldilà. Una delle sue mansioni principali era di accompagnare le anime dei defunti nell'oltretomba, per poi compiere la pesatura del cuore decisiva per l'ammissione delle anime nel regno dei morti. Pur essendo una delle divinità egizie più antiche, rappresentate e menzionate, Anubi non aveva quasi alcun ruolo nei racconti mitologici dell'antico Egitto. Era anche il dio protettore del XVII nomo dell'Alto Egitto, il cui capoluogo, Khasa, venne ribattezzato Cinopoli ("Città dei cani") in epoca ellenistica, per il culto che vi veniva celebrato. Anubi aveva numerosi titoli che coglievano i vari aspetti della sua complessa natura:

"Colui che presiede l'imbalsamazione".
"Colui che è sulla sua montagna" (intendendo la montagna dove erano scavati gli ipogei sepolcrali).
"Quello della necropoli".
"Colui che è nell'ut" (imyut; ut, o out, era il termine che designava le bende delle mummie).

Nome
Placchetta raffigurante lo sciacallo di Anubi su un piedistallo. Walters Art Museum, Baltimora.
Anubis è la versione greca del nome egizio del dio. Durante l'Antico Regno (ca. 2680 - 2180 a.C.) la versione standard della scrittura geroglifica del suo nome era composta dal suono ı͗npw (o anepw) seguito da uno sciacallo con corpo umano.
Una forma differente del geroglifico dello sciacallo, risalente alla fine dell'Antico Regno, lo rappresentava integralmente su un alto piedistallo (questa forma ebbe grande diffusione).
Stando alla trascrizione accadica delle Lettere di Amarna, il nome di Anubi veniva vocalizzato, dagli egizi, come Anapa. Anche se è probabile un collegamento del suo nome con il termine che designava il figlio di un re (inpu), non è possibile escludere che si riferisse al verbo inp, che significava "andare in decomposizione, putrefarsi".

Ruoli
Il faraone Ay, con una pelle di leopardo per commemorare la vittoria di Anubi su Seth, celebra i funerali di Tutankhamon. Tomba di Tutankhamon.

Protettore delle tombe
In contrasto con la vera natura dei canidi, Anubi era venerato come protettore delle tombe e dei cimiteri. Numerosi testi e iscrizioni dell'antico Egitto fanno precisi riferimenti a questo ruolo. L'epiteto Khentamentyu, che significa Signore degli Occidentali e che successivamente divenne il nome di una divinità canina a sé stante, allude specificamente a questa funzione in quanto i defunti, sepolti sulla riva sinistra del Nilo, dalla parte del tramonto, erano comunemente definiti gli Occidentali. Aveva anche altri nomi connessi a queste funzioni funerarie, fra cui Tepydjuef, che significa Colui Che è sulla Sua montagna (dalla quale montagna avrebbe potuto sorvegliare le sepolture), e Nebtadjeser, cioè Signore della Sacra Terra, in riferimento alle zone del deserto adibite a necropoli. Con scopi apotropaici, la sua effigie poteva comparire nei sigilli delle tombe reali e nobiliari.
Il Papiro Jumilhac ha preservato uno dei pochi miti su Anubi, in cui il dio protegge il corpo di Osiride da Seth. Nel racconto, Seth tenta di attaccare il corpo di Osiride trasformandosi in un leopardo: allora Anubi lo ferma e lo sottomette, per poi marchiarne la pelle con un bastone di ferro arroventato. In seguito, Anubi lo scortica e ne indossa la pelle come avvertimento contro i profanatori di tombe. I sacerdoti addetti ai culti mortuari indossavano una pelle di leopardo per commemorare la vittoria di Anubi su Seth. La leggenda secondo cui Anubi avrebbe marchiato a fuoco il dio Seth in forma di leopardo era utilizzata per spiegare l'origine del manto maculato di questi felini.

Imbalsamatore
Con l'epiteto di Imyut, o Imout, che può significare "Colui che è l'out/ut" (le bende delle mummie) o "Colui che è nel luogo dell'imbalsamazione", Anubi era strettamente associato alla mummificazione. Era anche chiamato "Colui Che presiede il padiglione divino" (in egizio: Khentyshenetjer), il quale padiglione potrebbe riferirsi alla tenda (per-uabet) dove operavano gli imbalsamatori oppure alla camera sepolcrale del faraone. Riferendosi ad Anubi, una formula dei Testi delle piramidi recita:

«Anubi è sul suo ventre [del defunto] [...]. La tua putrefazione non è; il tuo sudore non è; il defluire dei tuoi liquidi non è; la tua polvere non è.»
(Testi delle piramidi, n°535)

In alcune tombe della necropoli tebana, risalenti al Medio Regno, Anubi appare chinato sul defunto con lo scettro rituale ur-hk3w, ur-hekau, detto "Grande di magia", il cui scopo era quello di infondere nuovamente la vita; alcune formule esprimono la funzione Anubi come vivificatore, tramite la sua arte di imbalsamatore:

«La terra parla: le porte di Aker [cioè dell'Orizzonte] si sono aperte per te, le doppie porte di Geb [cioè della terra] sono spalancate per te, tu vieni fuori alla voce di Anubi, egli ti ha spiritualizzato [...]»
(Testi delle piramidi, n°437)

Nel mito di Osiride, Anubi aiuta Iside ad imbalsamare Osiride. Quando il mito di Osiride cominciò a emergere, si diceva che, dopo l'assassinio di Osiride da parte del fratello invidioso Seth, gli organi del dio defunto sarebbero stati dati in dono ad Anubi. In riferimento a questo dettaglio del mito, Anubi divenne il patrono degli imbalsamatori; illustrazioni di varie copie del Libro dei morti mostrano un sacerdote recante una maschera da Anubi, a mo' di casco sulla testa, mentre officia accanto alla mummia.

Guida delle anime
A partire dal Periodo tardo (664 a.C. - 332 a.C.), Anubi venne talvolta rappresentato nell'atto di guidare le anime dei singoli defunti dal mondo dei vivi al mondo dei morti, talvolta illuminando cammino con la Luna tenuta nel palmo della mano. Benché una funzione simile spettasse anche alla importante dea Hathor, le raffigurazioni e le menzioni di Anubi come accompagnatore dei defunti sono più comuni. Nello svolgimento di questa mansione, poteva essere sincreticamente assimilato al dio Upuaut, chiamato "Colui che apre le strade". Gli scrittori greci del periodo romano dell'Egitto designarono tale ruolo con il termine "psicopompo", che significa appunto "guida delle anime" e che riferivano al loro dio Ermes, il quale aveva questa mansione nella antica religione greca. L'arte funeraria di quest'ultimo periodo raffigura Anubi mentre conduce per mano, al cospetto di Osiride, uomini e donne con abiti di foggia greca.

La pesatura del cuore
Un epiteto di Anubi lo chiamava "Guardiano delle scale". La drammatica scena della pesatura del cuore del defunto, o psicostasia, fra le consuete illustrazioni dei Libro dei morti, mostra Anubi intento a compiere la misurazione per determinare se l'anima giudicata fosse degna di accedere al regno di Osiride. Gli egizi credevano che nel Duat, ossia gli inferi così come erano intesi dalla religione egizia, il cuore di ogni defunto fosse soppesato, nella "Sala delle due Verità", o "delle due Maat" sul piatto di una bilancia custodita da Anubi: sull'altro piatto stava la piuma di Maat. Il peso del cuore non doveva superare quello della piuma. Questo è il motivo per cui il muscolo cardiaco non veniva asportato dalla salma durante la mummificazione, a differenza di tutti gli altri organi; il cuore (chiamato ib) era considerato la sede dell'anima. Se il cuore risultava dello stesso peso della piuma di Maat, o più leggero, ciò significava che il trapassato aveva condotto una vita virtuosa e sarebbe perciò stato condotto nei campi Aaru, luogo di beatitudine, presso Osiride. Se invece pesava più della piuma, il cuore veniva divorato dal mostro Ammit e il suo possessore era condannato a rimanere in eterno nel Duat, senza speranza d'immortalità. Un'altra tradizione voleva che Anubi recasse l'anima al cospetto del defunto Osiride, il quale compiva la psicostasia. Mentre il cuore veniva pesato, il defunto recitava le cosiddette 42 confessioni negative.

Epiteti
I principali epiteti di Anubi sono tutti relativi al suo ruolo di divinità funeraria e spesso lo ritraggono come signore del mondo dei morti, nella sua interezza o in una sua parte. A partire dalla sua precoce comparsa nella civiltà egizia, Anubi ebbe almeno cinque epiteti principali: Khentamentyu ("Signore degli Occidentali"), Nebtadjeser o Khentadjeser ("Signore della sacra terra"), Tepydjuef ("Colui che è sulla sua montagna"), Khentasehnetjer ("Colui che presiede il padiglione divino"), Imyout ("Colui che è nell'ut", cioè le bende delle mummie, o "Colui che è nel luogo dell'imbalsamazione"). Questi ultimi quattro giunsero intatti fino alle epoche tolemaica e romana dell'Egitto (IV secolo a.C. - IV secolo d.C.).

Signore degli Occidentali
L'epiteto Khentamentyu, "Signore degli Occidentali" (con le sue varianti Khentyimentet, "Signore dell'Occidente", e Nebimentet, del medesimo significato) era attribuito principalmente a Osiride già a partire dalla fine dell'Antico Regno, quando questi divenne la principale divinità funeraria della religione egizia; tuttavia, Anubi non ne fu mai privato del tutto. Questo epiteto è stato fonte di dibattiti in ambito egittologico, in quanto Khentamentyu è anche il nome di una divinità canina a sé stante venerata ad Abido già a partire dalla I dinastia, come attestano le evidenze archeologiche. Ha prevalso la tendenza a distinguere accuratamente l'omonimo dio indipendente dall'epiteto attribuito ad Anubi a partire dalla V dinastia e a Osiride a partire dalla VI dinastia.

Signore della sacra terra
L'aspetto di Anubi come divinità della morte si riflette principalmente sugli epiteti Nebtadjeser e Khentadjeser, entrambi dal significato di "Signore della sacra terra". La seconda versione è sicuramente la più antica, mentre la prima fece la sua comparsa solamente sotto la IV dinastia (ca. 2500 a.C.). La sacra terra è la necropoli e, per estensione, l'aldilà. Su di una stele del Nuovo Regno, conservata al Rijksmuseum van Oudheden di Leida, -tadjeser compare come toponimo per designare la necropoli del nòmo tinita. La versione Nebtadjeser, benché molto comune in riferimento a Osiride (soprattutto nel Medio Regno e nella zona di Abido), era riferito soprattutto ad Anubi.

Colui che è sulla sua montagna
L'epiteto Tepydjuef, "Colui che è sulla sua montagna", rimase uno dei più utilizzati per tutto il corso della storia egizia, compresa la dominazione romana: era molto comune sulle pareti delle mastabe dell'Antico Regno e sulle stele erette ad Abido nel Medio Regno. Tale espressione fornisce una precisazione geografica relativamente ai luoghi scelti dagli egizi per l'installazione dei cimiteri, inoltre dimostra che il potere del dio-sciacallo si estendeva specialmente, secondo gli egizi, sulle colline rocciose (jebel, in arabo) che si estendevano tra i limiti delle terre coltivate lungo il Nilo e le estensioni del deserto libico e orientale. Queste zone montagnose erano costituite da un terreno fortemente accidentato ma ricco di pietre, minerali e metalli preziosi. Si trattava, inoltre, di zone molto frequentate da sciacalli e altri canidi in cerca di cibo e carogne.

Colui che presiede al padiglione divino
L'epiteto Khentysehnetjer, "Colui che presiede al padiglione divino", appare regolarmente nelle formule d'offerta incise, durante l'Antico Regno, sui muri delle mastabe dei privati così come nei testi delle piramidi dei sovrani della VI dinastia. Il seh-natjer era una struttura temporanea, sostanzialmente una tenda, oppure una struttura in pianta stabile - ritenuta al confine tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. Si credeva che la protezione di Anubi si esercitasse specialmente sui morti durante il processo di mummificazione che si svolgeva in tale ambiente.

Colui che è nel luogo dell'imbalsamazione
La più famosa funzione di Anubi era esplicata dall'epiteto Imyout (o Imout), comunemente tradotto come "Colui che è nel luogo dell'imbalsamazione", ma anche come "Colui che è nell'out/ut" (out, oppure ut, era il termine che designava le bende delle mummie) e attribuito soltanto a lui. Il senso preciso di questa espressione non è mai stato chiarito con certezza, anche se i sacerdoti incaricati di avvolgere la salma con le bende erano designati con il termine outy. È anche possibile che questo termine si riferisse ad ouhat, oasi, luogo dove si reperivano numerosi prodotti, fra cui le resine, necessari alla mummificazione. Sotto la dinastia tolemaica, il toponimo "Out" indicava la necropoli del XVIII nòmo dell'Alto Egitto, luogo sacro strettamente connesso ad Anubi.

Storia
Periodo arcaico e Antico Regno
Nel periodo arcaico dell'Egitto (3100 a.C. - 2686 a.C.), Anubi era rappresentato integralmente come sciacallo, sia nella testa che nel corpo. Un dio-sciacallo, probabilmente Anubi, compare in incisioni ascrivibili ai regni di Aha, Djer e altri faraoni della I dinastia. Siccome nel periodo predinastico i defunti venivano sepolti in buche poco profonde o, comunque, in tombe estremamente semplici, il dio venne strettamente associato agli sciacalli e agli altri canidi che si aggiravano nei cimiteri smuovendo le fosse. Volendo dissuadere questi animali con una divinità che fosse loro simile, per la protezione dei morti fu scelto proprio un dio-sciacallo:

«Un problema comune (e fonte di preoccupazioni) doveva essere il disseppelimento dei corpi, poco dopo la sepoltura, da parte di sciacalli e altri cani selvatici che vivevano ai margini delle coltivazioni.»
(Toby Wilkinson)

Le più antica menzione nota di Anubi si trova nei Testi delle piramidi, della V e VI dinastia (complessivamente ca. 2510 a.C. - 2190 a.C.); ad esempio, sulle pareti della piramide di Unis compare la formula:

«Unis sta con gli spiriti; vai avanti, Anubi, fino all'Amenti [Oltretomba], avanti, avanti fino a Osiride.»
(Testi delle piramidi)

Mentre una formula nella piramide del faraone Teti recita:

«Discendi, o Teti, come lo sciacallo dell'Alto Egitto, che sta sul proprio petto [...]»
(Testi delle piramidi, n°412)

L'egittologo George Hart ha interpretato l'espressione Che sta sul proprio petto come un vivido riferimento alla posizione accucciata e all'agilità necessarie per muoversi negli stretti passaggi delle piramidi.

Identità dei genitori di Anubi nella storia egizia
Fu probabilmente, per tutto l'Antico Regno, il principale dio dei morti - primato che gli fu sottratto da Osiride nel Medio Regno (ca. 2055 a.C. - 1650 a.C.). L'identità dei genitori di Anubi variò sensibilmente di mito in mito nei differenti periodi della storia egizia. Nei Testi delle piramidi dell'Antico Regno e nei successivi Testi dei sarcofagi del Primo periodo intermedio (2181 a.C. - 2055 a.C.), Anubi compare come quarto figlio di Ra, generato con la dea Hesat dalla testa di vacca - anche se altri passaggi ne indicano Bastet come madre (probabilmente, come ha osservato l'egittologo George Hart, per il fatto che la scrittura del nome della dea Bastet richiedeva l'uso del geroglifico del vaso d'unguenti, essenziale durante il processo di mummificazione). Un'altra tradizione lo voleva figlio di Ra e della dea Nefti. Il tardo scrittore greco Plutarco (40 - 120 d.C.) scrisse che Anubi sarebbe nato a un rapporto adulterino tra Nefti e suo fratello/cognato Osiride, per poi essere adottato dalla di lui moglie Iside:

«Ora, Iside apprese che Osiride s'era congiunto in amore con la sorella [Nefti], per ignoranza, credendo che essa fosse Iside; e scorse la prova di ciò nella ghirlanda di meliloto che Osiride aveva lasciato presso Nefti: e si diede a cercar il figlio (la madre l'aveva esposto subito dopo per paura di Tifone [il dio Seth]. Trovatolo, dopo molte difficoltà e fatiche, con l'aiuto dei cani che facevan da guida, Iside allevò il fanciullo e se ne fece una guida fedele, che l'accompagnava da per tutto, e gli diede il nome Anubi: si disse, poi, ch'egli stava vigile in difesa degli dèi, come i cani fanno per gli uomini.»
(Plutarco, Su Iside e Osiride, 14)

George Hart ha interpretato questa narrazione come il tentativo di incorporare un dio indipendente, qual era Anubi, nel pantheon che gravitava intorno al mito di Osiride. Un papiro risalente al periodo romano (30 a.C. - 380 d.C.) dà ad Anubi l'appellativo di "figlio di Iside". Non mancarono versioni che lo designavano figlio di Nefti e di suo marito Seth, benché fosse comunemente ritenuto sterile (in relazione al suo essere dio del deserto e antagonista di Osiride, a sua volta dio della vegetazione). La dea Qeb-hwt, anche conosciuta come Kebechet, ossia "Colei che versa l'acqua fresca", che ristorava i defunti era considerata la figlia di Anubi e qualche volta la sorella. La sua paredra era la dea Anput avente anche lei per simbolo il canide e un centro di culto sempre nel XVII distretto dell'Alto Egitto.

Nell'Egitto tolemaico e romano
Nell'Egitto tolemaico (332 a.C. - 30 a.C.), quando la valle del Nilo divenne un regno ellenistico governato da faraoni greci, Anubi fu assimilato al dio greco Ermes, psicopompo della religione greca, dando origine al dio sincretico Ermanubi, raffigurato con corpo d'uomo e testa di sciacallo, con in mano il sacro caduceo. Durante la dominazione romana dell'Egitto, iniziata nel 30 a.C., divennero molto comuni le pitture tombali raffiguranti Anubi che accompagna per mano il defunto. Centro del suo culto era la città di Khasa, che i greco-romani chiamarono Cinopoli, Città dei cani. Nel libro XI delle Metamorfosi di Apuleio si trova la testimonianza che il culto di Anubi durò, a Roma, almeno fino al II secolo d.C.:

«E primo di tutti Anubi, il famoso messaggero dei Superi e degli Inferi, mostro spaventevole dalla testa di cane eretta e dalla faccia quando d'oro e quando nera, col caduceo nella sinistra e una verde palma nella destra.»
(Apuleio, Metamorfosi XI, 11)

Ciononostante, le divinità egizie erano spesso derise dai greci e dai romani a causa delle loro teste di animali che le facevano apparire, ai loro occhi, bizzarre e primitive: Anubi era beffardamente chiamato, dai greci, abbaiatore, mentre il poeta latino Virgilio (Eneide VIII, 698) lo chiama latrator Anūbis, abbaiatore Anubi. In altre occasioni era comparato alla stella Sirio, al dio Ade o al cane a tre teste Cerbero. Nei Dialoghi di Platone, spesso Socrate giura esclamando "Per il cane!" (καὶ μὰ τὸν κύνα), "Per il cane d'Egitto!" e "Per il cane, il dio degli egiziani!", sempre per appellarsi con enfasi ad Anubi come esaminatore della verità nell'aldilà. Ermanubi comparve inoltre nella letteratura alchemica ed ermetica del Medioevo e del Rinascimento.

Iconografia
Forma animale
Le rappresentazioni di Anubi ebbero vasta diffusione nel corso di tutta la storia egizia - dal Periodo predinastico alla dominazione romana - in geroglifici, pitture murali, bassorilievi, amuleti o statue. La sua iconografia più antica e comune lo vede in forma integralmente animale, come canide accucciato ma all'erta, posato su un reliquiario o un altro oggetto del corredo funebre. La tradizionale identificazione di Anubi con uno sciacallo, pur generalmente condivisa dagli egittologi, si è rivelata priva di fondamento zoologico in quanto analisi genetiche effettuate nel 2015 sul canide selvatico endemico dell'Egitto hanno mostrato che quest'ultimo non è uno sciacallo, ma una specie a sé stante molto più strettamente imparentata con il lupo grigio che con gli sciacalli propriamente detti, confermando le intuizioni di Thomas Huxley che già nel 1832 aveva classificato questo canide come un lupo. La testa di Anubi sarebbe quindi più correttamente quella di un lupo africano. Essendo tuttavia descritta anche nella Bibbia la presenza nell'Egitto ed in Israele di sciacalli, la teoria che Anubi vada identificato come un lupo o un cane appare poco credibile. L'aspetto di questa divinità era un incrocio tra il cane, lo sciacallo, la iena, la volpe e il lupo, animali dall'aspetto simile che vivevano nel deserto e vicino ai cimiteri. Fin dai tempi più antichi, un raro geroglifico prevedeva il canide accucciato con una grande piuma che gli spuntava dal dorso: probabilmente un accostamento concettuale del dio addetto alle operazioni di giudizio delle anime nell'aldilà al dio del soffio vitale, Shu, e alla dea della verità, Maat - entrambi aventi come attributo una piuma. Una piuma compariva anche sulla parrucca di Anput, la dea di Cinopoli e paredra di Anubi: potrebbe trattarsi di un espediente iconografico per differenziare il maschio Anubi (senza piuma) dalla femmina Anput, oppure di un procedimento scritturale per poter ascrivere la dea al nòmo cinopolitano. Sono state inoltre trovate sue rappresentazioni in cui il canide regge fra le zampe lo scettro-flagello e lo scettro-sekhem (possono però anche spuntagli dal dorso). La più antica rappresentazione di Anubi integralmente zoomorfo è in una tavola risalente al faraone Aha della I dinastia, sulla quale è anche citata la festività collegata al dio.

Forma ibrida
Verso la fine della II dinastia egizia apparvero le prime rappresentazioni di divinità di divinità ibride combinanti elementi umani e animali. La più antica immagine di dio con testa di sciacallo risalgono a questa epoca e si trova sul frammento di una ciotola in porfido, di provenienza sconosciuta, e conservata al British Museum a partire dal 1977. Il dio, senza nome, è raffigurato in piedi e impugna lo scettro-uas nella mano destra e il simbolo ankh ("vita") nella sinistra. È probabile che si tratti di Anubi, ma non è possibile escludere Seth e Ash. La rappresentazione più antica, fra quelle incontestabili, di Anubi come uomo con testa di sciacallo risale alla V dinastia egizia e consiste di un frammento di rilievo nel Tempio funerario del faraone Niuserra (ca. 2460 - 2430 a.C.[60]). Questo blocco di pietra scoperto agli inizi del '900 è esposto all'Ägyptisches Museum und Papyrussammlung del Neues Museum di Berlino.
La testa era raffigurata nera perché questo colore indicava la putrefazione dei corpi, il bitume impiegato nella mummificazione ma anche il fertile limo, simbolo di rinascita. Successivamente era spesso raffigurato nelle pitture parietali degli ipogei unitamente al sovrano defunto e sovente con un'altra divinità dal corpo di uomo e testa di falco con doppia corona: era, quest'ultimo, il dio protettore dei defunti Harsiesi.

Forme eccezionali
Oltre alle immagini di Anubi come canide e come uomo dalla testa di canide, esistono altre rappresentazioni molto meno comuni. Anubi compare in sembianze completamente umane solamente in un rilievo ad Abido, nel Tempio funerario di Ramses II, eretto a partire dal 1279 a.C. circa. Un altro tipo di iconografia, meno raro, è quello di uccello dalla testa di canide. Immagini di questo tipo, raffiguranti l'immagine dell'anima-ba di Anubi, sono state individuate nella necropoli di El-Deir (oasi di Kharga) su un frammento di cartonnage dipinto, a Dendera in un rilievo nel chiosco hathorico, per quattro volte sul sudario di un uomo inumato a Deir el-Medina, in una tomba nell'oasi di Dakhla e in un'altra di epoca romana. Un altro raro tipo di rappresentazione è quello di Anubi dal corpo di serpente, di cui si conoscono due esempi: su un elemento di un letto funerario a Tall-Dush e sul cartonnage di una mummia d'epoca romana, sempre all'oasi di Kharga. La più antica figurazione di Anubi serpentiforme è attestata a Deir el-Medina, nella tomba di Sennedjem, in una porzione di pittura che rappresenta un letto funerario (XIX dinastia). Durante l'epoca greco-romana, si sviluppò l'iconografia di "Anubi con la chiave", per la quale il dio è chiamato "Colui che tiene le chiave dell'Ade" o "il Portatore delle chiavi": reggeva una chiave in mano, se nelle sembianze di uomo dalla testa di canide, o al collo se integralmente zoomorfo - ed è stato rivenuto su sarcofagi, sudari o bende di mummie. L'egittologo tedesco Siegfried Morenz (1914-1970) ha confrontato tale iconografia con quella del dio greco Eaco, uno dei tre giudici dell'oltretomba. Jean-Claude Grenier ha respinto questo collegamento e ha privilegiato l'ipotesi di un adattamento dell'iconografia religiosa alla diffusione delle chiavi nella vita quotidiana degli individui.
L'esistenza della dea Anput (con le varianti Anupet e Anubet), originariamente chiamata Input, paredra di Anubi, è attestabile con certezza solamente in epoca tardiva. Il suo nome compare in alcune scene d'offerte agli dei sulle pareti del Tempio di Hathor a Dendera, riedificato durante l'occupazione romana dell'Egitto: in quel luogo sacro, quindi, l'importantissima dea Hathor era comparata ad Anput, con un legame per il nòmo di Anubi (il XVII nomo dell'Alto Egitto); queste menzioni descrivono Anput come la protettrice del defunto Osiride e come una cagna accucciata sul suo ventre, mentre dilania, con le sue fauci, gli alleati del malvagio dio Seth:

«[Il nòmo di Inpu]. Il re dell'Alto e del Basso Egitto (cartiglio), il figlio di Ra (cartiglio) viene a te, Hathor, Signora di Iunet [Dendera], Occhio di Ra. Egli ti reca la metropoli del nòmo di Inpu, portando le sue offerte di cibo senza che manchi alcunché, perché tu sei Anput posata sul suo ventre, con i denti affilati per sbranare i malvagi.»
(Tempio di Dendera, I, 95,9 - 96,3)

Nel corso della storia egizia, la dea Anput non venne designata come patrona di alcuna necropoli e non le fu dedicato alcun tempio: si è ipozzato, perciò, che non si sia trattato che di una mera speculazione religiosa compiuta dai sacerdoti di Dendera. Lo stesso Papiro Jumilhac, che si sofferma sulle tradizioni intorno ad Anubi, non menziona mai il nome di Anput. Tuttavia, l'autore di tale documento teologico evoca gli aspetti di questa pericolosa cagna - appunto Anput - quando riferisce che, una volta, Iside-Hathor si sarebbe tramutata in una cagna (con la coda terminante da una lama di coltello) per sfuggire a Seth che, tramutatosi a sua volta in toro, avrebbe cercato di stuprarla:

«Allora Iside si tramutò in Anubi e, dopo essersi impadronita di Seth, lo fece a pezzi affondando i denti nella sua schiena.»
(Papiro Jumilhac, XX, 11-12)

lunedì 30 agosto 2021

Ave Satani

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Ave Satani è il tema musicale presente nella colonna sonora (premiata nel 1977 con l'Oscar alla migliore colonna sonora) del film del 1976, diretto da Richard Donner, Il presagio, composta da Jerry Goldsmith. Il brano ricevette una nomination all'Oscar alla migliore canzone.

Il titolo
Il titolo del tema, in latino, si riferisce alla frase Ave Satana. In un'intervista, Goldsmith rivelò che la sua idea era quella di comporre una sorta di versione "satanica" di un canto gregoriano e di aver avuto idee mentre parlava con il coro londinese dell'orchestra che lo stava aiutando. Decise, quindi, di creare qualcosa di simile a una messa nera, invertendo le frasi latine pronunciate durante la messa. Secondo il compositore, il maestro del coro, era un esperto di latino e lo aiutò a comporre le frasi; al posto dell'usuale Ave Maria, scelsero "Ave Satana", e così via. Il tema contiene varie frasi latine che invertono Cristo e la messa, come "Ave contro Christi" (lett. "Salve Anticristo") e "Corpus Satani" al posto di "Corpus Christi" (lett. Corpo di Cristo). I testi risultanti sono un'alterazione del rito cattolico romano della consacrazione e dell'elevazione del corpo e del sangue di Cristo durante la messa.

Cover
Una cover del tema è stata pubblicata dalla band Fantômas, che ha apportato alcune modifiche ai testi in modo che significassero "il sangue più piccolo, lo spirito del corpo" al posto di "beviamo il sangue, mangiamo la carne", aggiungendovi "putrefatto". Un'altra versione della canzone originale è stata pubblicata dal gruppo musicale Gregorian. È stato usato in mix di musiche sinistre e tale concetto è stato utilizzato anche nell'album dei Van Helsing's Curse, che coinvolge Dee Snider e altri musicisti, intitolato Oculus Infernum.

domenica 29 agosto 2021

Ave Satana

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Ave Satana (in latino: Ave Satanas; in inglese Hail Satan) è un'espressione usata da alcuni satanisti per mostrare la loro adorazione verso Satana, ma è stata usata anche nella commedia o nella satira.
I credenti del backmasking credono di poter ascoltare la frase e altri messaggi a Satana in alcune canzoni suonate al contrario, come Walk This Way del gruppo musicale hard & heavy Aerosmith.   La variante Ave Satani, sebbene sia grammaticalmente errata, è talvolta usata, probabilmente originata dall'omonimo brano di Jerry Goldsmith nella sua colonna sonora del film Il presagio (1976), diretto da Richard Donner. Alcuni seguaci del paganesimo tradizionale (come il musicista Gaahl) sono conosciuti per aver usato la frase per deridere i cristiani o il cristianesimo, accostando Satana al dio pagano della fertilità, Freyr.

StoriaLa frase Ave Satana è documentata già nel 1808, nel poema Il monaco di Cambray, pronunciata da un monaco malvagio che fa un patto col diavolo per avanzare nei ranghi della Chiesa cattolica (e infine diventare Papa). La versione latina Ave Satanas (anche nella variante Ave Sathanas), appare spesso nella letteratura almeno dal 1800, in particolare nel popolare romanzo faustiano del 1895 The Sorrows of Satan, in un dramma del 1862 Festa di San Clemente (in riferimento alle imprese sataniche che dovrebbero svolgersi a mezzanotte in un distretto di Parigi) e nel romanzo del 1967 Rosemary's Baby di Ira Levin e nell'adattamento cinematografico del 1968, dove viene pronunciata la frase dai satanisti, ed è apparsa anche in altri film e in serie cinematografiche, la frase divenne parte dell'immaginario collettivo riguardo i satanisti. Alcuni attori cinematografici erano riluttanti a pronunciare Hail Satan, e soprattutto quelli che alcuni hanno ritenuto di aver subito in seguito eventi di vita negativi, come il divorzio.
Inoltre, la frase divenne un comune saluto e termine rituale nella Chiesa di Satana (fondata nel 1966), sia nella sua forma inglese, Hail Satan, sia nella versione latina Ave Satanas, spesso preceduto dal termine Rege Satanas ("Regno, Satana"), che può essere ascoltato nel video di un matrimonio della Chiesa di Satana ampiamente pubblicizzato eseguito da Anton LaVey il 1 febbraio 1967). La frase Rege Satanas, Ave Satanas, Ave Satana!, presente, ad esempio, infine nella Bibbia di Satana, e nell'album del gruppo rock Coven, Witchcraft Destroys Minds & Reaps Souls. L'utilizzo dell'espressione Hail Satan dei Coven (così come il loro uso del gesto delle corna e delle croci rovesciate sullo stesso album) fu la prima volta che la frase fu utilizzata nella musica rock. La frase è usata in alcune versioni della messe nere, dove spesso accompagna la frase Shemhamphorasch e viene detta alla fine di ogni preghiera. Questo rito è stato eseguito dalla Chiesa di Satana, e appare nel documentario Satanis nel 1969. Alcuni occultisti lo accompagnano con allusioni ad altre divinità o figure che riveriscono. I rituali che coinvolgono la frase tendono ad essere più facilmenti compiuti durante la notte di Halloween.
Ave Satani, brano musicale appartenente alla colonna sonora de Il presagio, composta da Jerry Goldsmith, che gli è valso un Premio Oscar, ha un titolo che significa Ave Satana in latino, in opposizione a Ave Christi. (La canzone contiene altre frasi latine come "Ave contro Christi", che significa "Salve anticristo" e "Corpus Satani", un'alterazone di Corpus Christi, il corpo di Cristo). La canzone è stata definita "hair-rising" ed è stata riproposta dai Fantômas e i Gregorian. La musica è utilizzata anche in ritratti comici di personaggi "sinistri" delle serie tv, ad esempio nell'episodio "Woodland Critter Christmas" di South Park, nel quale compaiono delle creature del bosco che adorano il diavolo, in sottofondo quando gli animali usano i loro poteri demoniaci; anche i commercial bumpers dell'episodio che coinvolgono uno scoiattolo che dice Ave Satana!. Il canto è anche parodiato nell'episodio "Damien", in cui Damien è accompagnato dal canto Rectus Dominus Cheesy Poofs.
Nel 1985, la frase divenne famosa negli Stati Uniti quando il serial killer Richard Ramirez, noto come "Night Stalker", gridò Ave Satana!, mentre veniva condotto in aula, mentre alzava la mano con un pentacolo disegnato sopra. I familiari negarono che Ramirez abbia detto questa frase, credendo di aver detto "Vedremo", ma "Ave Maria" era stata considerata dai giornalisti più di vent'anni dopo come frase caratteristica di Ramirez. Ramirez fu privato del suo equo processo e trattenuto alle gambe dalle catene e la stessa Corte suprema della California ha messo in evidenza l'uso di "Ave Maria" da parte di Ramirez per sostenere la conclusione che il tribunale non abusi della sua discrezione nel richiedere a Ramirez di essere stato trattenuto fisicamente durante il processo.
La frase viene anche adoperata come parodia dell'evangelismo, come nel caso del programma Mr. Show with Bob and David, i quali disegnano "Hail Satan Network" che include personaggi che sono televangelisti satanici, e ne I Simpson, nel quale Bart Simpson viene punito per aver pronunciato la frase, per porre fine al Pledge of Allegiance nell'episodio "Burns' Heir".

sabato 28 agosto 2021

Centauro

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Il centauro è una creatura della mitologia greca, metà uomo e metà cavallo.
Leggende minori in cui vengono probabilmente confusi con i satiri, ne fanno creature metà uomini e metà caproni. Loro particolarità era l'esasperare pregi e difetti del genere umano: dall'estrema saggezza all'incredibile crudeltà.
Dalla Grecia, la figura del centauro passò alla mitologia romana ed ai bestiari del Medioevo, divenendo soggetto frequente nell'araldica europea.
Una loro peculiarità era quella di essere dei campioni di tiro con l'arco.

Il mito greco
La figura del centauro ha origine dall'amore sacrilego fra il re dei Lapiti, Issione, e una sosia della dea Era, Nefele, dalla cui unione nacque, appunto, Centauro, un essere deforme che si accoppiò con le giumente del Monte Pelio ed originò una razza di creature ibride, metà uomini e metà cavalli.
Nella mitologia, i centauri sono quasi sempre dipinti con carattere irascibile, violento, selvaggio, rozzo e brutale, incapaci di reggere il vino. Solitamente raffigurati armati di clava o di arco, caricavano i loro nemici emettendo urla spaventose.
La loro particolarità era dunque di possedere tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall'estrema saggezza all'incredibile crudeltà.
La più famosa leggenda che coinvolge i centauri è quella della loro battaglia contro i Lapiti in occasione della festa nuziale di Piritoo, la cosiddetta "Centauromachia". I Centauri erano stati invitati ai festeggiamenti ma, non essendo abituati al vino, ben presto si ubriacarono, dando sfogo al lato più selvaggio della loro natura. Quando la sposa Ippodamia ("colei che doma i cavalli") arrivò per accogliere gli ospiti il centauro Euritione balzò su di lei e tentò di stuprarla. In un attimo anche tutti gli altri centauri si lanciarono addosso alle donne ed ai fanciulli. Naturalmente scoppiò una battaglia nella quale anche l'eroe Teseo, amico di Piritoo, intervenne in aiuto dei Lapiti. I centauri furono alla fine sconfitti e scacciati dalla Tessaglia e ad Euritione furono mozzati naso ed orecchie.
Certi centauri acquisiranno anche leggende proprie, come Chirone, amico di Apollo e dei Dioscuri, Euritione, Nesso che tentò di stuprare la seconda moglie di Ercole, Deianira, Astilio e Folo, amico di Ercole, diventando in seguito - in epoca moderna e contemporanea - personaggi tipici della letteratura fantasy.
Non tutti i centauri erano figli/discendenti di Centauro:
    Chirone, tra le altre cose maestro di Achille, era infatti figlio della ninfa oceanina Filira e del dio Crono e dovette la sua natura ibrida ad un incidente occorso durante la sua nascita: una maledizione scagliata da Rea, moglie di Crono, al figlio illegittimo del marito secondo Apollonio Rodio e Virgilio o il suo concepimento per opera di due immortali mutatisi in cavalli l'una per sfuggire al seduttore e quest'ultimo per meglio inseguire la riottosa amata.
    Folo, anfitrione di Ercole in visita presso i centauri, era figlio di Sileno e di una ninfa dei frassini ("Meliade").

Sulle loro straordinarie fattezze ironizzò, nel II secolo d.C., Luciano di Samosata con i Nefelocentauri (Νεφελοκένταυροι), creature immaginarie (metà uomini e metà nuvole) da lui descritte nelle Storie vere.
Una peculiarità dei Centauri era quella di essere dei campioni di tiro con l'arco.

Le origini del mito
La tentata identificazione di due centauri su di una terracotta micenea ritrovata ad Ugarit suggerisce un'origine del mito dell'ibrido uomo-cavallo databile all'Età del bronzo. L'identificazione è stata però smentita. Dato certo è il ritrovamento di un centauro su di una terracotta della "Tomba dell'Eroe" di Lefkandi e della ricchezza di raffigurazioni di centauri nelle terrecotte del periodo geometrico.
Per quanto riguarda l'origine vera e propria del mito, la chiave interpretativa più semplice lo vorrebbe legato alla diffusione in Grecia dell'addomesticamento del cavallo, avvenuto in epoca tarda (post II millennio a.C.). È lecito supporre che questo animale, la cui importanza era davvero notevole per un popolo di nomadi migratori, fosse oggetto di culto.
È anche probabile che in alcune regioni lontane, quali la Tracia o la Tessaglia, vivessero delle tribù semi-primitive dedite all'allevamento ed all'addestramento degli equini selvatici e questi popoli siano stati trasformati in genie mitiche di esseri ibridi che univano in sé il cavaliere e la cavalcatura.
Secondo altre fonti, la loro origine è interpretata come ricordo delle prime apparizioni dei popoli a cavallo dall'Asia minore, che terrorizzarono le popolazioni indigene dei paesi mediterranei. Anche i conquistatori spagnoli a cavallo furono considerati dagli Indios come essere biformi, metà bestie e metà uomini.Presero il significato simbolico dell'animalità, della forza naturale e del dominio sugli istinti, poiché la natura animalesca viene limitata dai tratti umani

Il mito medievale
Dalla mitologia romana, il centauro passò ai bestiari medievali.
L'immagine del centauro si addiceva agli eretici ed alla loro interna dissociazione che li faceva considerare metà cristiani e metà pagani. È rappresentato spesso con i capelli in fiamme, per lo più armato, soprattutto di freccia e arco. Talvolta l'obiettivo è una colomba, tal altra un cervo, entrambe figurazioni simboliche dell'anima, facili prede spesso raffigurate mentre vengono trascinate via dopo la cattura.
Ma il vero specchio del pensiero medievale in merito è rappresentato da Dante che nella Divina Commedia colloca i centauri nell'inferno (Inf. XII) come custodi-giustizieri dei violenti contro il prossimo, in rapporto diretto con il loro carattere violento avuto in vita.
La figura del Centauro viene rivisitata anche da Machiavelli, il quale la usa per descrivere il suo modello di governante perfetto, umano, sì, ma anche ferino (in particolare simile a un incrocio tra un leone e una volpe), in quanto l'esercizio del governo implica l'uso di forza e astuzia.
È illustrato anche nello zooforo del Battistero di Parma.

Araldica
In araldica, il centauro è una figura immaginaria che corrisponde alla sua raffigurazione mitologica: essere metà uomo e metà cavallo. Normalmente è armato di una clava. La sua variante principale è il centauro sagittario, che tira con l'arco. Talora è rappresentato con due sole zampe da cavallo.
L'immaginario araldico gli ha regalato, se non una compagna, almeno una corrispondente figura femminile, la centauressa (o centaurella).
Nell'araldica italiana è rappresentato col capo rivolto all'indietro, l'arco in mano e nell'atto di scagliare frecce. Nell'araldica dell'Europa Orientale compare di frequente con la coda che termina a testa di serpente, verso cui pare diretta la freccia.

venerdì 27 agosto 2021

Terza guerra mondiale

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La terza guerra mondiale è un'ipotesi storica di conflitto mondiale esaminata e presentata dai mass media in più occasioni, già a partire dal periodo immediatamente successivo alla fine della seconda guerra mondiale, a causa della Guerra fredda. È un tema spesso dibattuto da giornalisti, scienziati e politici ed è stato narrato, oppure è presente come antefatto, in molte opere di fantascienza apocalittica e post apocalittica, oltre ad essere stata oggetto di studi e pianificazioni sui possibili scenari da parte delle autorità militari e civili.
Il termine viene spesso associato all'utilizzo di un qualche tipo di arma di distruzione di massa, come armi nucleari, armi chimiche o biologiche.
Generalmente si ipotizza che le armi nucleari possano giocare un ruolo decisivo in un'eventuale futura guerra mondiale.

Storia
(EN)
«I do not know how the Third World War will be fought, but I can tell you what they will use in the Fourth: rocks!»

    (IT)
«Io non so come sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma posso dirvi che cosa useranno nella quarta: pietre!»
(Albert Einstein)

Nella seconda metà del XX secolo si considerò che il confronto militare tra le due superpotenze poneva a rischio la pace mondiale, nei momenti particolari durante la guerra fredda che videro l'acuirsi del confronto tra i due blocchi controllati rispettivamente da Stati Uniti d'America ed Unione Sovietica. Molti pensavano (nonostante alcuni scettici) che, se tale ostilità fosse peggiorata e si fosse verificata un'escalation che avesse condotto ad una guerra aperta, il conflitto sarebbe sfociato in una "terza guerra mondiale" che si sarebbe potuta probabilmente concludere con la distruzione di gran parte della vita sulla Terra, l'estinzione della specie umana oppure, in definitiva, il collasso parziale della civiltà, con un numero di vittime non inferiore al miliardo di morti, come si evince dalla dottrina politico-militare della distruzione mutua assicurata.
Questo tipo di eventi catastrofici può essere paragonato ai più grossi impatti da asteroide o cometa, alle peggiori pandemie globali ed ai tipi più gravi di catastrofi da mutamento climatico, rendendoli classificabili come eventi di estinzione di massa che potrebbero cancellare l'umanità oppure tutta la vita sulla Terra.
L'espressione "terza guerra mondiale" è sopravvissuta alla fine della Guerra fredda ed è riferita attualmente ad ogni potenziale conflitto globale futuro in cui solitamente sono coinvolte armi nucleari. La possibilità che un terzo conflitto mondiale abbia luogo tra superpotenze è stata sostituita dalla minaccia di un attacco nucleare da parte di una piccola fazione non legata necessariamente ad uno Stato particolare, evento che potrebbe provocare rappresaglie capaci di dare il via ad un distruttivo effetto domino. Questo timore è infatti nutrito dall'elevato numero di armi nucleari ancora in circolazione, sia negli USA che in Russia, e dal sempre maggior rischio di attentati terroristici a seguito degli attentati dell'11 settembre 2001 e della successiva cosiddetta "Guerra al terrorismo" lanciata dagli Stati Uniti contro il regime talebano in Afganistan e Al-Qaida.
Dopo il 2001, la locuzione è stata spesso ripresa per vari conflitti e crisi mondiali. Papa Francesco, nel 2014, riferendosi a vari conflitti in corso nel mondo (guerra civile siriana, crisi della Crimea del 2014, la guerra del Donbass, guerra degli islamisti in Iraq e in Africa, il tutto in una situazione di grave crisi economica, cambiamento climatico, migrazioni di massa e proteste globali) e le operazioni militari in Afghanistan ha dichiarato che, a suo parere, il mondo è già entrato nella terza guerra mondiale. Dopo gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, in un'intervista al direttore di TV2000 il Papa ha nuovamente affermato che il mondo si trova in una guerra mondiale spezzettata.
Nel febbraio 2017, Robert Kagan, un politologo politico americano e cofondatore del think tank Project for the New American Century, scrive un articolo sulla rivista americana Foreign Policy che è preoccupato per il possibile avvento della Terza guerra mondiale di fronte all'eccessivo espansionismo territoriale, il crescente militarismo e la politica egemonica della Russia (nell'Europa orientale) e della Cina (sulle isole Spratleys, Paracels e Senkaku), assimilati ai "poteri revisionisti" come la Germania nazista o il Giappone responsabili della Seconda guerra mondiale. Per lui, quei poteri insoddisfatti dell'ordinato ordine internazionale approfittano della debolezza e del lassismo delle democrazie occidentali per adottare un atteggiamento nazionalista, militarista e sempre più bellicoso e lamentano la presunta debolezza dell'amministrazione Obama prima dei russi e dei cinesi.

Sull'orlo della terza guerra mondiale
Prima del collasso dell'Unione Sovietica e della fine della Guerra Fredda, un'apocalittica guerra tra gli Stati Uniti e l'URSS era presa seriamente in considerazione. Fra le crisi che misero a repentaglio la pace fra le due superpotenze:

    novembre 1950 - aprile 1951; Guerra di Corea: il massiccio intervento delle truppe cinesi in appoggio ai nordcoreani provocò una grave crisi in seno alle forze delle Nazioni Unite, costrette a ripiegare a sud del 38º parallelo. Il 30 novembre il presidente statunitense Harry Truman comunicò l'intenzione degli Stati Uniti di utilizzare qualsiasi mezzo, comprese le armi nucleari, per venire a capo della situazione coreana: la proposta trovò subito l'appoggio del leader sudcoreano Syngman Rhee, di numerosi alti esponenti della sicurezza nazionale americana (tra cui il generale Curtis LeMay), e soprattutto del comandante delle forze ONU in Corea, il generale statunitense Douglas MacArthur, che il 24 dicembre elaborò una lista di 26 obiettivi cinesi da colpire con armi nucleari; al contrario, gli alleati degli Stati Uniti (ed in particolare Regno Unito e Canada) espressero la loro netta contrarietà all'utilizzo di armi nucleari. Pressato dagli alleati, Truman accettò di risolvere la crisi coreana per vie diplomatiche; a causa di ulteriori gravi contrasti con il presidente, l'11 aprile MacArthur fu sollevato dal comando e sostituito con il generale Matthew Ridgway.

    26 luglio 1956 – marzo 1957; Crisi di Suez: l'Egitto blocca il passaggio del canale di Suez a danno di Regno Unito, Francia ed Israele. Quando l'URSS minacciò di intervenire al fianco dell'Egitto e di usare armi atomiche contro Londra e Parigi, gli Stati Uniti costrinsero francesi e britannici a ritirarsi. Nikolaj Aleksandrovič Bulganin, l'allora premier dell'Unione Sovietica, ammonì il Primo ministro del Regno Unito Anthony Eden con queste parole: "Se questa guerra non si ferma porta il pericolo di trasformarsi in una terza guerra mondiale".

    15 - 28 ottobre 1962; Crisi dei missili di Cuba: la scoperta da parte di ricognitori americani dell'installazione a Cuba di basi per missili sovietici SS-4 Sandal e SS-5 Skean, dotati di testate nucleari ed in grado di colpire gran parte degli Stati Uniti continentali, provocò uno stato di massima tensione tra le due superpotenze. Il 22 ottobre il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy ordinò di istituire una quarantena navale su Cuba allo scopo di impedire l'installazione di ulteriori missili; il 27 ottobre, a seguito dell'abbattimento di un aereo-spia americano U-2, lo Strategic Air Command innalzò, per la prima ed unica volta dalla sua istituzione, il livello DEFCON a DEFCON 2, appena un gradino sotto lo stato di guerra. La crisi venne poi risolta per vie diplomatiche, ed i missili ritirati da Cuba nel novembre seguente.

    ottobre 1973; Guerra del Kippur: l'attacco a sorpresa da parte di Egitto e Siria contro Israele provoca una grave crisi in seno alle forze israeliane, che rischiano di essere travolte; il capo di Stato Maggiore israeliano Moshe Dayan chiese ed ottenne il permesso preliminare all'uso di armi nucleari tattiche contro le forze arabe; la comunicazione, intercettata dai sistemi di rilevamento, provocò l'immediato stato d'allerta nucleare in Unione Sovietica e l'innalzamento a DEFCON 3 per le forze americane di stanza nell'area. Le due superpotenze si fecero immediatamente promotrici di pressioni diplomatiche volte a pervenire ad un cessate il fuoco tra i due contendenti.

    9 novembre 1979; gli equipaggi dei missili balistici LGM-30 Minuteman americani vennero messi in stato di massima allerta dopo che il computer comunicò il lancio da parte dei sovietici di un massiccio attacco nucleare contro gli Stati Uniti; l'allarme era in realtà generato da un video di esercitazione, erroneamente trasmesso sui computer del sistema di primo allarme americano. L'allarme raggiunse il NORAD, provocando il panico e scatenando reazioni disordinate; solo dopo sei minuti la rete satellitare americana diede conferma che nessun attacco sovietico era in corso.

    30 marzo 1981; dopo l'attentato a Ronald Reagan, temendo si trattasse di una cospirazione sovietica, e dal fatto che l'URSS avesse aumentato la presenza di nuovi sottomarini nucleari strategici rispetto ai giorni precedenti, le forze armate rimasero in stato di massima allerta, ma senza innalzare l'allerta DEFCON. Dopo aver scoperto che si trattava del gesto isolato di un folle l'allerta venne tolta.

    26 settembre 1983; Incidente dell'equinozio autunnale: a causa di un malfunzionamento, un satellite di pre-allarme sovietico rilevò erroneamente il lancio di cinque missili balistici americani diretti in URSS. Il colonnello Stanislav Petrov, in servizio nel centro di controllo della rete satellitare sovietica, si rifiutò di inoltrare l'allarme ai suoi superiori, dubitando dell'attendibilità di un attacco condotto con soli cinque missili; poco dopo, il guasto venne scoperto e lo stato di emergenza annullato.

    8-9 novembre 1983; esercitazione Able Archer 83: l'URSS interpretò un test sulle procedure d'attacco nucleare della NATO come una copertura per un vero attacco e conseguentemente innalzò il proprio livello di allerta. La dinamica della risposta sovietica tuttavia non è chiara: fonti statunitensi riportano che l'URSS mobilitò bombardieri in Germania Est e Polonia, ma alcuni politici e militari sovietici negarono che l'accaduto venne portato all'attenzione del ministero della Difesa o del Politburo.

    25 gennaio 1995; Incidente del missile norvegese: il lancio di un razzo norvegese per ricerche scientifiche fu rilevato da un centro di controllo radar russo nei pressi di Pečora e scambiato per il lancio di un missile Trident a testata nucleare, diretto su Mosca; la Norvegia aveva precedentemente avvisato 30 paesi del lancio, Russia inclusa, ma il ministero della difesa russo, negligentemente, non aveva avvisato di questo i tecnici del rilevamento radar. Per la prima ed unica volta vennero attivate le procedure complete per ordinare un lancio di rappresaglia da parte delle forze nucleari russe, che il presidente Boris Eltsin doveva autorizzare facendo uso delle sue "chiavi nucleari" (in russo Cheget). Dopo otto minuti, i satelliti russi confermarono che il razzo era diretto non su Mosca ma sulle isole Svalbard, ed il conto alla rovescia per la rappresaglia nucleare venne annullato.

    12-26 giugno 1999; incidente di Pristina: le forze NATO ebbero l'ordine di impossessarsi dell'aeroporto di Pristina (Kosovo), ma vennero precedute dalle truppe russe. In risposta, il comandante statunitense Wesley Clark, capo della missione Allied Force, ordinò al generale inglese Mike Jackson di far intervenire i paracadutisti, ma questi si rifiutò rispondendo: "Non ho intenzione di iniziare la terza guerra mondiale per voi".

Preparativi di guerra
OPLAN (Operations Plan) 1000 era il piano militare standard statunitense per le prime ore o giorni di un'eventuale emergenza nazionale come la terza guerra mondiale. Documenti non classificati includevano l'atterraggio di tutti gli aeromobili civili nel territorio Usa e il controllo di tutti i fari per la navigazione. Negli anni cinquanta e sessanta questo includeva il CONELRAD (Controllo delle radiazioni elettromagnetiche), ovvero che tutte le stazioni radio che trasmettevano negli Stati Uniti operassero in bassa frequenza su due canali predefiniti; questo per impedire che i bombardieri russi le usassero come punti di riferimento per la navigazione. Alcune funzionalità dell'OPLAN 1000 sono state istituite l'11 settembre 2001 durante l'Attacco alle torri gemelle. La reale risposta nucleare statunitense è composta da numerosi singoli piani di operazione integrati preparati dal 1960 fino ad oggi.
Alcune fonti sostengono anche che il sistema interstatale di autostrade di Eisenhower (Interstate highway) è stato progettato per contenere alcuni tratti piani e rettilinei, che possano servire da piste di emergenza per i bombardieri nucleari. Tuttavia il Dipartimento dei Trasporti (United States Department of Transportation) ha negato categoricamente che esista un simile scopo nel sistema interstatale delle autostrade. Nondimeno, alcune altre nazioni come la Finlandia, la Svezia e Taiwan hanno un sistema simile. Le autostrade realizzate in Germania (le Autobahn), in origine, erano state costruite in tal maniera per essere utilizzate a scopo militare.

Rappresentazione nei media
La rappresentazione di una terza guerra mondiale - quasi sempre combattuta con armi atomiche - è il tema principale di vari romanzi apocalittici, scritti principalmente durante la guerra fredda tra la fine degli anni cinquanta e gli anni ottanta e in alcuni casi trasposti in film, di fumetti e di alcune serie televisive.
Varie opere hanno cercato di raccontare con una certa verosimiglianza lo scoppio della guerra nucleare e le sue catastrofiche conseguenze, lanciando di fatto un forte messaggio antimilitarista. Ad esempio nel romanzo L'ultima spiaggia di Nevil Shute del 1957, da cui è tratto l'omonimo film del 1959, si immaginava la fine della vita umana sulla Terra a seguito di una guerra atomica totale, narrata dal punto di vista degli ultimi sopravvissuti non ancora raggiunti dalle radiazioni. Livello 7 (1959) di Mordecai Roshwald, è il diario di uno dei testimoni della distruzione nucleare dell'umanità (un soldato addetto al meccanismo della rappresaglia atomica, in realtà automatica). In Addio, Babilonia (Alas, Babylon, 1959) di Pat Frank, il rapido svolgimento del conflitto atomico è visto da un remoto paesino della Florida che sfugge alla distruzione. Il romanzo L'anno del sole quieto (1970) di Wilson Tucker utilizza l'espediente del viaggio nel tempo per accertare le più pessimistiche previsioni politiche e sociali fatte in quel periodo, un inquietante futuro che il protagonista scopre attraverso successivi balzi temporali.
Nel campo cinematografico è possibile citare il film satirico Il dottor Stranamore (Dr. Strangelove, Stanley Kubrick, 1964), quindi il film per la televisione del 1983 The Day After - Il giorno dopo e il film Alba rossa (1984) in cui è immaginata un'invasione parziale degli Stati Uniti da parte delle truppe sovietiche e suoi alleati centroamericani; ma qui, a differenza degli altri due film, non vengono usate armi nucleari.
Numerose altre opere di fantascienza post apocalittica sono ambientate dopo una ipotetica terza guerra mondiale atomica, nel quadro di una civiltà morente o comunque fortemente regredita.
La terza guerra mondiale è un tema presente anche in vari videogiochi, ad esempio nelle serie di Fallout - ambientata in un futuro alternativo, rimasto con le ideologie e timori degli anni '50 - e nella famosa serie di Metro, nella quale i russi si rifugiano nelle metropolitane sotto Mosca per sopravvivere alla guerra nucleare scoppiata 40 anni prima.
 
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