Nel folclore tedesco, il coboldo è un
folletto poco socievole. La parola deriva dal tedesco kobalt o kobold
per assonanza. Nelle traduzioni, spesso il termine coboldo viene
tradotto (o viene usato per tradurre) nomi di altre creature
grossomodo equivalenti tratti da altre tradizioni folkloristiche, per
esempio elfo, goblin o leprechaun.
La versione più comune del coboldo,
nota in tedesco come Heinzelmännchen, appare tra l'altro nelle fiabe
dei fratelli Grimm. Si tratta di una sorta di elfo domestico che si
occupa delle faccende di casa ma spesso in modo dispettoso. Un
esempio particolare di questo genere di coboldo è un personaggio
noto con il nome di Hinzelmann, e che costituisce la versione tedesca
dell'anglosassone Robin Goodfellow.
Un altro tipo di coboldo, più simile
agli gnomi, infesta le miniere e altri luoghi sotterranei, spesso
ostacolando il lavoro dei minatori. È dal riferimento a questo mito
che prende nome il cobalto, un metallo noto per essere velenoso e per
inquinare altri elementi (vedi nichel).
Origini
Nel romanzo American Gods l'autore Neil
Gaiman fa risalire il mito del coboldo ad una presunta tradizione
tribale germanica, di natura propiziatoria, che consisteva nel tenere
un bambino appena nato in un nascondiglio sotterraneo per cinque
anni. Nella notte del suo quinto compleanno, il bambino veniva
portato in superficie e trafitto con due lame (una di bronzo e una
d'acciaio). Il corpo veniva bruciato, e dai resti si ricavava un
feticcio. I coboldi nascono dai resti di questa vittima sacrificale;
la loro malvagità è legata quindi al risentimento per le crudeltà
subite.
I coboldi nel fantasy
I coboldi appaiono in numerose
ambientazioni fantasy. Nel gioco di ruolo Dungeons & Dragons, per
esempio, i coboldi sono aggressivi, xenofobi e codardi, e sono
raffigurati come piccoli umanoidi che accomunano tratti rettiloidi e
canini. Spesso appaiono come servi dei draghi. Nel gioco di carte
collezionabili Magic: l'Adunanza i coboldi sono piccole creature
rosse dal costo esiguo (variante per lo più fra lo 0 e l'1). In
molti videogiochi appaiono come creature simili a cani, ratti o
lucertole antropomorfi, aggressivi e armati di armi semplici come
mazze o spade; fra gli esempi in questo senso si possono citare Dark
Age of Camelot, World of Warcraft, Xenosaga, Xenogears, Suikoden e
Lufia. Nel gioco di ruolo on-line Vindictus i Kobod vivono tra i
ghiacci, la quasi totalità di essi sono di piccole dimensioni, usano
armi come fionde ed asce primitive (fatte da una pietra legata ad un
bastone), indossano abiti stracciati e si accampano in tende fatte di
pelli e legno. Un coboldo di nome Hinzelmann appare nel romanzo
American Gods di Neil Gaiman come "guardiano" della
cittadina di Lakeside. Nei videogiochi fantasy della serie Fable dei
Coboldi sotto il nome di Hobbes, infestano le miniere e sono schiavi
delle ninfe a cui portano bambini per dei sacrifici dai quali si
creano altri Hobbes. Vengono citati anche in Il cavaliere dei draghi
e Veleno d'inchiostro di Cornelia Funke. Nella saga fantasy di Harry
Potter, gli elfi domestici obbediscono agli ordini dei maghi,
nonostante, se non sono trattati bene, possono, limitati dagli
incantesimi imposti sulla loro razza, tradire il loro padrone (come
Kreacher).
I Coboldi nella cultura di massa
I Coboldi, insieme ad altre figure
mitologiche come gli elfi e i gobelini, sono state recentemente
portate all'attenzione del grande pubblico grazie al chitarrista e
conduttore televisivo Richard Benson, il quale durante numerose
puntate del suo programma televisivo e recentemente nel suo ultimo
singolo estratto dall'album L'inferno dei vivi, I Nani, cita
frequentemente tali creature.
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