sabato 28 agosto 2021

Centauro

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Il centauro è una creatura della mitologia greca, metà uomo e metà cavallo.
Leggende minori in cui vengono probabilmente confusi con i satiri, ne fanno creature metà uomini e metà caproni. Loro particolarità era l'esasperare pregi e difetti del genere umano: dall'estrema saggezza all'incredibile crudeltà.
Dalla Grecia, la figura del centauro passò alla mitologia romana ed ai bestiari del Medioevo, divenendo soggetto frequente nell'araldica europea.
Una loro peculiarità era quella di essere dei campioni di tiro con l'arco.

Il mito greco
La figura del centauro ha origine dall'amore sacrilego fra il re dei Lapiti, Issione, e una sosia della dea Era, Nefele, dalla cui unione nacque, appunto, Centauro, un essere deforme che si accoppiò con le giumente del Monte Pelio ed originò una razza di creature ibride, metà uomini e metà cavalli.
Nella mitologia, i centauri sono quasi sempre dipinti con carattere irascibile, violento, selvaggio, rozzo e brutale, incapaci di reggere il vino. Solitamente raffigurati armati di clava o di arco, caricavano i loro nemici emettendo urla spaventose.
La loro particolarità era dunque di possedere tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall'estrema saggezza all'incredibile crudeltà.
La più famosa leggenda che coinvolge i centauri è quella della loro battaglia contro i Lapiti in occasione della festa nuziale di Piritoo, la cosiddetta "Centauromachia". I Centauri erano stati invitati ai festeggiamenti ma, non essendo abituati al vino, ben presto si ubriacarono, dando sfogo al lato più selvaggio della loro natura. Quando la sposa Ippodamia ("colei che doma i cavalli") arrivò per accogliere gli ospiti il centauro Euritione balzò su di lei e tentò di stuprarla. In un attimo anche tutti gli altri centauri si lanciarono addosso alle donne ed ai fanciulli. Naturalmente scoppiò una battaglia nella quale anche l'eroe Teseo, amico di Piritoo, intervenne in aiuto dei Lapiti. I centauri furono alla fine sconfitti e scacciati dalla Tessaglia e ad Euritione furono mozzati naso ed orecchie.
Certi centauri acquisiranno anche leggende proprie, come Chirone, amico di Apollo e dei Dioscuri, Euritione, Nesso che tentò di stuprare la seconda moglie di Ercole, Deianira, Astilio e Folo, amico di Ercole, diventando in seguito - in epoca moderna e contemporanea - personaggi tipici della letteratura fantasy.
Non tutti i centauri erano figli/discendenti di Centauro:
    Chirone, tra le altre cose maestro di Achille, era infatti figlio della ninfa oceanina Filira e del dio Crono e dovette la sua natura ibrida ad un incidente occorso durante la sua nascita: una maledizione scagliata da Rea, moglie di Crono, al figlio illegittimo del marito secondo Apollonio Rodio e Virgilio o il suo concepimento per opera di due immortali mutatisi in cavalli l'una per sfuggire al seduttore e quest'ultimo per meglio inseguire la riottosa amata.
    Folo, anfitrione di Ercole in visita presso i centauri, era figlio di Sileno e di una ninfa dei frassini ("Meliade").

Sulle loro straordinarie fattezze ironizzò, nel II secolo d.C., Luciano di Samosata con i Nefelocentauri (Νεφελοκένταυροι), creature immaginarie (metà uomini e metà nuvole) da lui descritte nelle Storie vere.
Una peculiarità dei Centauri era quella di essere dei campioni di tiro con l'arco.

Le origini del mito
La tentata identificazione di due centauri su di una terracotta micenea ritrovata ad Ugarit suggerisce un'origine del mito dell'ibrido uomo-cavallo databile all'Età del bronzo. L'identificazione è stata però smentita. Dato certo è il ritrovamento di un centauro su di una terracotta della "Tomba dell'Eroe" di Lefkandi e della ricchezza di raffigurazioni di centauri nelle terrecotte del periodo geometrico.
Per quanto riguarda l'origine vera e propria del mito, la chiave interpretativa più semplice lo vorrebbe legato alla diffusione in Grecia dell'addomesticamento del cavallo, avvenuto in epoca tarda (post II millennio a.C.). È lecito supporre che questo animale, la cui importanza era davvero notevole per un popolo di nomadi migratori, fosse oggetto di culto.
È anche probabile che in alcune regioni lontane, quali la Tracia o la Tessaglia, vivessero delle tribù semi-primitive dedite all'allevamento ed all'addestramento degli equini selvatici e questi popoli siano stati trasformati in genie mitiche di esseri ibridi che univano in sé il cavaliere e la cavalcatura.
Secondo altre fonti, la loro origine è interpretata come ricordo delle prime apparizioni dei popoli a cavallo dall'Asia minore, che terrorizzarono le popolazioni indigene dei paesi mediterranei. Anche i conquistatori spagnoli a cavallo furono considerati dagli Indios come essere biformi, metà bestie e metà uomini.Presero il significato simbolico dell'animalità, della forza naturale e del dominio sugli istinti, poiché la natura animalesca viene limitata dai tratti umani

Il mito medievale
Dalla mitologia romana, il centauro passò ai bestiari medievali.
L'immagine del centauro si addiceva agli eretici ed alla loro interna dissociazione che li faceva considerare metà cristiani e metà pagani. È rappresentato spesso con i capelli in fiamme, per lo più armato, soprattutto di freccia e arco. Talvolta l'obiettivo è una colomba, tal altra un cervo, entrambe figurazioni simboliche dell'anima, facili prede spesso raffigurate mentre vengono trascinate via dopo la cattura.
Ma il vero specchio del pensiero medievale in merito è rappresentato da Dante che nella Divina Commedia colloca i centauri nell'inferno (Inf. XII) come custodi-giustizieri dei violenti contro il prossimo, in rapporto diretto con il loro carattere violento avuto in vita.
La figura del Centauro viene rivisitata anche da Machiavelli, il quale la usa per descrivere il suo modello di governante perfetto, umano, sì, ma anche ferino (in particolare simile a un incrocio tra un leone e una volpe), in quanto l'esercizio del governo implica l'uso di forza e astuzia.
È illustrato anche nello zooforo del Battistero di Parma.

Araldica
In araldica, il centauro è una figura immaginaria che corrisponde alla sua raffigurazione mitologica: essere metà uomo e metà cavallo. Normalmente è armato di una clava. La sua variante principale è il centauro sagittario, che tira con l'arco. Talora è rappresentato con due sole zampe da cavallo.
L'immaginario araldico gli ha regalato, se non una compagna, almeno una corrispondente figura femminile, la centauressa (o centaurella).
Nell'araldica italiana è rappresentato col capo rivolto all'indietro, l'arco in mano e nell'atto di scagliare frecce. Nell'araldica dell'Europa Orientale compare di frequente con la coda che termina a testa di serpente, verso cui pare diretta la freccia.

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