domenica 3 agosto 2025

I Neuroscienziati Sostengono che Alcuni Sogni Possono Predire il Futuro: Nuove Scoperte sulla Plasticità del Cervello Durante il Sonno


Il sonno è uno degli enigmi più affascinanti della biologia umana. Mentre riposiamo, il nostro cervello non è semplicemente inattivo: è un laboratorio dinamico in cui ricordi, emozioni e esperienze quotidiane vengono consolidati, rielaborati e talvolta persino anticipati. Recenti ricerche neuroscientifiche suggeriscono che, durante il sonno, alcuni neuroni non si limitano a riprodurre il passato, ma possono prevedere comportamenti futuri, una scoperta che apre nuove prospettive sul ruolo dei sogni e della neuroplasticità.

Per studiare questo fenomeno, Maboudi e colleghi hanno adottato un innovativo approccio basato sull’apprendimento bayesiano per tracciare la sintonizzazione spaziale dei neuroni durante stati “offline”, ossia periodi in cui l’animale non è attivamente impegnato nell’esplorazione. Questo metodo consente di stimare la posizione preferita di ciascun neurone utilizzando le spike neuronali registrate da gruppi di cellule cerebrali, anche quando l’animale è in movimento libero o dorme.

Kamran Diba e i colleghi dell’Università del Michigan hanno applicato questa metodologia per osservare il comportamento dei neuroni dell’ippocampo, una regione chiave per la memoria e l’orientamento spaziale. “Alcuni neuroni si attivano in risposta a stimoli specifici,” spiega il dottor Diba. “I neuroni della corteccia visiva, ad esempio, rispondono a stimoli visivi precisi. Ma qui ci concentriamo su neuroni con preferenze di luogo, che si attivano in funzione della posizione spaziale dell’animale.”

Per comprendere come i neuroni costruiscono e aggiornano le mappe cognitive dello spazio, i ricercatori hanno addestrato i topi a correre avanti e indietro su una pista rialzata, con una ricompensa liquida posizionata alle estremità. Osservando i singoli neuroni dell’ippocampo, hanno misurato il tasso medio di spike su molti giri, identificando il “campo di posizione” di ciascun neurone, ovvero l’area dell’ambiente a cui la cellula risponde maggiormente.

“Il punto cruciale è che questi campi di località sono stimati usando il comportamento dell’animale,” sottolinea il dottor Kemere della Rice University. Tuttavia, la vera sfida è comprendere cosa accade quando l’animale non è più attivamente impegnato, come durante il sonno. “Abbiamo messo in relazione l’attività di ogni singolo neurone con quella di tutti gli altri per tracciare le loro preferenze anche in assenza di uno stimolo diretto,” aggiunge Diba.

Uno degli aspetti più rivoluzionari dello studio riguarda le “onde taglienti”, pattern di attivazione neuronale noti per il loro ruolo nel consolidamento dei ricordi. Oltre a stabilizzare esperienze passate, queste onde sembrano anche anticipare parti di esperienze future. In altre parole, alcuni neuroni “sognano” percorsi o situazioni che l’animale sperimenterà successivamente.

“È come se la seconda esposizione allo spazio avvenisse mentre l’animale dorme,” spiega il dottor Kemere. Questa osservazione diretta della plasticità neuronale durante il sonno suggerisce che il cervello non solo memorizza ciò che è stato vissuto, ma simula attivamente scenari futuri, ottimizzando l’apprendimento e l’adattamento.

Per quantificare queste anticipazioni, i ricercatori hanno sviluppato un sofisticato modello statistico basato sull’apprendimento automatico. Il metodo utilizza l’attività degli altri neuroni per stimare la posizione “sognata” dall’animale, consentendo di tracciare come ciascun neurone aggiorna la propria sintonizzazione spaziale durante il sonno.

“La capacità di monitorare le preferenze dei neuroni in assenza di uno stimolo esterno è stata per noi una svolta,” spiega Diba. I risultati confermano che, nella maggior parte dei casi, le rappresentazioni spaziali consolidate rimangono stabili per ore dopo la prima esposizione a un ambiente. Tuttavia, una parte dei neuroni mostra modificazioni che anticipano esperienze future, suggerendo che i sogni possono, in un certo senso, predire il futuro comportamentale dell’animale.

Questa scoperta ha profonde implicazioni per la comprensione del sonno e dei sogni. La neuroplasticità, ossia la capacità del cervello di modificare le connessioni neuronali in risposta all’esperienza, non avviene solo durante la veglia: continua attivamente durante il sonno. I sogni, quindi, potrebbero essere il risultato di processi di previsione e simulazione, piuttosto che semplici ricordi ricostruiti.

“Quello che più ci ha entusiasmato è che alcuni neuroni non si limitano a consolidare l’esperienza passata,” aggiunge Kemere. “Modificano attivamente le loro rappresentazioni durante il sonno, riflettendo l’apprendimento futuro.” Questa capacità di anticipazione è particolarmente affascinante perché potrebbe spiegare fenomeni umani comunemente riportati, come sogni premonitori o intuizioni che emergono durante il riposo.

Gli studi sui topi offrono un parallelo intrigante con l’esperienza umana. Molti di noi hanno sperimentato situazioni in cui un problema complesso o una decisione difficile sembrano risolversi “da soli” dopo una notte di sonno. Le nuove ricerche suggeriscono che il cervello potrebbe simulare scenari futuri durante il sonno, consolidando ricordi e anticipando soluzioni prima ancora che affrontiamo direttamente la situazione.

In questo contesto, i sogni non sono semplici racconti casuali, ma potenzialmente strumenti cognitivi fondamentali. Il cervello può testare strategie, prevedere esiti e ottimizzare le risposte comportamentali, tutto mentre l’organismo riposa.

La scoperta dei neuroni che anticipano il futuro apre nuove linee di ricerca. Comprendere meglio come il cervello simula e prevede eventi futuri potrebbe avere applicazioni nel trattamento dei disturbi del sonno, nella riabilitazione cognitiva e persino nello sviluppo di intelligenze artificiali ispirate al funzionamento neuronale.

Inoltre, questi risultati incoraggiano un approccio multidisciplinare che combina neurofisiologia, analisi statistica avanzata e apprendimento automatico. La possibilità di tracciare l’attività dei singoli neuroni in relazione agli altri rappresenta una frontiera promettente per decifrare i meccanismi alla base della memoria, dell’apprendimento e della previsione cognitiva.

Il sonno, lungi dall’essere un semplice stato di inattività, appare sempre più come un laboratorio dinamico in cui il cervello consolida ricordi e anticipa eventi futuri. Le ricerche di Diba, Kemere e colleghi dimostrano che alcuni neuroni non solo riproducono esperienze passate, ma modificano attivamente le loro rappresentazioni spaziali, anticipando comportamenti futuri.

Questi risultati suggeriscono che i sogni potrebbero avere una funzione più complessa e sofisticata di quanto si fosse immaginato, agendo come simulazioni interne che preparano l’individuo a esperienze future. La neuroplasticità durante il sonno non solo rafforza la memoria, ma potrebbe anche facilitare la previsione e la risoluzione di problemi, anticipando scenari che il cervello dovrà affrontare una volta sveglio.

In ultima analisi, lo studio dei neuroni sognanti ci avvicina a comprendere uno dei misteri più profondi del cervello umano: come l’attività subconscia possa non solo riflettere il passato, ma anche, in un certo senso, predire il futuro.



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