Cinquant’anni dopo uno degli eventi ambientali più tragici della storia contemporanea, la scienza ha finalmente spiegato cosa accadde a Londra il 5 dicembre 1952. Conosciuto come il Grande Smog, questo fenomeno atmosferico eccezionale ha causato almeno 4.000 morti e oltre 150.000 ricoveri ospedalieri, lasciando un’impronta indelebile nella memoria della città e aprendo una nuova consapevolezza sul rischio dell’inquinamento atmosferico.
Quel giorno, una fitta coltre di nebbia calò sulla capitale inglese, riducendo la visibilità a pochi metri. Inizialmente, gli abitanti, abituati ai frequenti nebbioni londinesi, non percepirono la gravità della situazione. Pochi giorni dopo, però, l’aria divenne talmente irrespirabile che scuole, teatri e cinema furono chiusi, e la popolazione costretta a rimanere in casa. Gli effetti sulla salute furono immediati e devastanti, in particolare per bambini, anziani e persone con problemi respiratori preesistenti.
Per decenni, il Grande Smog rimase un fenomeno enigmatico. Solo di recente un team internazionale di scienziati ha fornito una spiegazione basata su evidenze chimico-fisiche, pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). La ricerca ha identificato il ruolo centrale del solfato, combinato con acido solforico e anidride solforosa – gas derivante dalla combustione del carbone – come responsabile della formazione di particolato altamente tossico.
Il particolato sospeso nell’aria, costituito da sostanze organiche e inorganiche, è in grado di penetrare profondamente nei polmoni, provocando danni severi alle vie respiratorie e aumentando il rischio di mortalità. “Il fenomeno catastrofico del ’52 è stato causato principalmente dalla presenza di aria stagnante e dall’elevatissima concentrazione di particolato dovuta alle emissioni di combustibili fossili”, spiega Nicola Pirrone, Direttore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (IIA).
Lo studio evidenzia che eventi simili si verificano ancora oggi, soprattutto in paesi come la Cina, dove città come Pechino registrano livelli di particolato critici, con punte di 300-400 microgrammi per metro cubo in determinati periodi dell’anno. “Una migliore comprensione della chimica dell’aria è la chiave per lo sviluppo di interventi normativi efficaci”, afferma Zhang, coautore della ricerca. “Risolvendo il mistero del Grande Smog di Londra, possiamo fornire indicazioni per prevenire eventi analoghi in altre parti del mondo”.
Secondo gli studiosi, ridurre le emissioni di ossidi di azoto e ammoniaca è una strategia efficace per prevenire la formazione letale di solfati, responsabili dei principali effetti dannosi sulla salute. Il lavoro scientifico sottolinea l’importanza di politiche ambientali rigorose e monitoraggi continui della qualità dell’aria, soprattutto nelle metropoli industrializzate.
Il Grande Smog di Londra resta un monito per l’umanità: l’inquinamento atmosferico, se sottovalutato, può trasformarsi rapidamente in una minaccia per la vita di migliaia di persone. La combinazione di ricerca storica e studi scientifici moderni permette oggi di comprendere meglio i meccanismi chimici alla base di eventi catastrofici e di prevenire tragedie simili in futuro.
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