Nell’estate del 1817, il mare di Gloucester, nel Massachusetts, sembrò spalancare la porta a un incubo antico. Nel cuore di agosto, nelle acque calme del porto, apparve un enorme serpente marino. Non si trattò di un singolo racconto isolato o di una leggenda nata tra i mormorii delle taverne: a giurare di aver visto quella creatura furono centinaia di testimoni, persone rispettabili, intere famiglie, medici, giudici e pescatori esperti. Per qualche settimana Gloucester divenne il centro di un mistero che ancora oggi, più di due secoli dopo, continua ad alimentare il dibattito tra storici, scettici e appassionati di criptozoologia.
La prima segnalazione risale ai primi giorni di agosto del 1817. Un gruppo di pescatori notò tra le onde un corpo smisurato, lungo almeno 15 o 20 metri, che si muoveva con un’andatura ondulatoria, non orizzontale come quella dei pesci, ma verticale, come un bruco gigantesco. La testa che emergeva dall’acqua ricordava, secondo diverse testimonianze, quella di un cavallo: lunga, con un profilo netto e quasi aristocratico.
Non era un’immagine fugace, difficile da afferrare: la creatura rimase visibile per diversi minuti, abbastanza da permettere a chiunque fosse presente sulla riva di osservarla con chiarezza. In breve tempo, la voce corse per la cittadina: Gloucester, piccolo centro di pescatori affacciato sull’Atlantico, divenne improvvisamente il palcoscenico di un evento che sembrava uscito dalle leggende nordiche.
Ciò che rese l’avvistamento diverso da molte altre storie di mare fu il numero e la qualità dei testimoni. Non si parlava di marinai alticci pronti a giurare su visioni al tramonto, ma di uomini rispettabili della comunità. Giudici, medici, intere famiglie che trascorrevano il pomeriggio sulla riva, tutti descrivevano la stessa creatura. Alcuni dei più coraggiosi presero persino delle barche e si avvicinarono al mostro, arrivando a poche decine di metri dalla sua mole.
La somiglianza nelle descrizioni, la quantità delle testimonianze e il fatto che fossero persone istruite e credibili resero impossibile liquidare la vicenda come semplice suggestione popolare. In poche ore Gloucester divenne un caso nazionale: giornali, pamphlet e lettere private contribuirono a diffondere la notizia in tutta la costa orientale degli Stati Uniti.
L’eco dell’avvistamento fu tale che la Linnaean Society of New England, istituzione scientifica con sede a Boston, decise di indagare. I suoi membri raccolsero deposizioni giurate dai testimoni, disegni e schizzi della creatura, e persino incisioni che circolarono come vere e proprie illustrazioni dal vero. Una delle più famose reca il titolo: “Serpente marino. Incisione tratta da un disegno dal vero, come apparve nel porto di Gloucester il 23 agosto 1817”.
Per giorni e settimane gli avvistamenti si moltiplicarono. A ogni nuova comparsa, la folla si radunava sulle rive per osservare il fenomeno. Era come se l’intera comunità fosse entrata in una dimensione sospesa tra scienza e leggenda, tra il fascino del mostruoso e la volontà di razionalizzare ciò che stava accadendo.
L’entusiasmo raggiunse l’apice quando, poco dopo gli avvistamenti, un piccolo serpente di circa un metro venne catturato su una spiaggia. La sua colonna vertebrale presentava una strana deformazione che lo faceva muovere in modo ondulante, non dissimile dal gigantesco mostro descritto dai testimoni.
Gli studiosi lo battezzarono con un nome altisonante: Scoliophis Atlanticus, letteralmente “il serpente storto dell’Atlantico”. Per qualche tempo si credette che fosse la prova vivente dell’esistenza di una nuova specie, forse la prole del colossale serpente marino. Ma l’entusiasmo fu presto smorzato. Analisi più accurate dimostrarono che si trattava semplicemente di un comune serpente nero, il Coluber constrictor, nato con una malformazione congenita. La scienza riportava così tutti con i piedi per terra, ma non riusciva a dissolvere il mistero principale: che cosa avevano visto i cittadini di Gloucester?
Nel corso dei decenni sono state avanzate numerose ipotesi. Alcuni suggeriscono che si trattasse di un branco di tonni o di storioni, che muovendosi in formazione potevano dare l’illusione di un’unica creatura gigantesca. Altri parlano di giochi di luce e riflessi sull’acqua, capaci di ingannare anche gli occhi più esperti.
Non manca chi ipotizza la presenza di un grande cetaceo, forse una balena dal comportamento anomalo, o addirittura di un esemplare sconosciuto di anguilla marina. Tuttavia, nessuna di queste teorie riesce a spiegare del tutto la coerenza delle descrizioni, in particolare il movimento verticale e la testa a forma di cavallo.
Gli storici hanno sottolineato anche un altro aspetto: il contesto culturale. All’inizio dell’Ottocento, l’Atlantico era ancora un mare ricco di misteri. Le mappe marine riportavano spesso disegni di creature mostruose, simbolo delle paure e delle leggende dei marinai. In un’epoca in cui la scienza naturalistica stava facendo enormi progressi, la possibilità di scoprire nuove specie era percepita come reale e imminente.
Gloucester visse dunque un fenomeno collettivo in cui suggestione, aspettativa e osservazioni reali si intrecciarono, dando vita a uno dei più documentati avvistamenti di presunti mostri marini della storia americana.
Con l’arrivo di settembre, gli avvistamenti diminuirono fino a cessare del tutto. Nessuna carcassa venne mai ritrovata, nessuna prova tangibile rimase del passaggio del gigantesco serpente. Era come se la creatura fosse svanita insieme all’estate, dissolvendosi nelle acque scure dell’Atlantico.
Eppure, il ricordo non si spense. Per decenni Gloucester rimase sinonimo di mistero, e ancora oggi la vicenda viene citata tra i casi più affascinanti della criptozoologia.
Oggi, guardando a quella vicenda con lo scetticismo della modernità, è facile liquidarla come un’illusione collettiva. Eppure, i dettagli delle testimonianze, la qualità dei testimoni e la rapidità con cui la comunità scientifica si interessò al caso invitano alla cautela.
Non si trattò di un racconto isolato come quello del mostro di Loch Ness, che nasce e cresce in tempi moderni con un forte legame con il turismo. Quello di Gloucester fu un fenomeno vissuto in diretta da una comunità intera, con decine di deposizioni giurate e un coinvolgimento che travalicò i confini della cittadina.
Forse fu davvero solo un branco di tonni, un riflesso, un inganno dei sensi. Ma resta una domanda che continua a serpeggiare nelle acque dell’immaginazione: e se, per un attimo, l’oceano avesse davvero rivelato una delle sue creature sconosciute?
Se un segreto c’è, il mare lo ha custodito gelosamente. Gloucester, quella strana estate del 1817, lo vide con i propri occhi. Il resto del mondo, ancora oggi, può soltanto interrogarsi.
0 commenti:
Posta un commento