sabato 23 agosto 2025

L’enigma dei Guanci: tra mito di Atlantide e mistero antropologico


Gli antichi Guanci, popolazione autoctona delle Isole Canarie, continuano a sollevare interrogativi che intrecciano antropologia, genetica e mito. Stabilitisi nell’arcipelago molto prima della conquista spagnola del XV secolo, i Guanci vengono descritti dalle cronache come individui alti, di carnagione chiara e spesso dai capelli biondi o rossastri: tratti somatici difficili da conciliare con una presunta origine africana, tradizionalmente attribuita al primo popolamento delle Canarie.

Queste caratteristiche fisiche, unite al mistero della loro scomparsa e alle testimonianze archeologiche rimaste — mummie, abitazioni in pietra, resti cerimoniali — hanno alimentato teorie suggestive: alcuni studiosi e appassionati di Atlantologia ipotizzano che i Guanci fossero i discendenti dei sopravvissuti di Atlantide, il leggendario continente descritto da Platone e scomparso in un cataclisma circa 12-13 mila anni fa.

Le prime tracce dei Guanci risalgono intorno al 3000 a.C., ma le fonti classiche alimentano dubbi: Plinio il Vecchio, citando il re Giuba di Mauretania, riferisce che i Cartaginesi avrebbero trovato le Canarie disabitate nel I secolo a.C., pur notando edifici imponenti. Questo lascia aperte due ipotesi: che i Guanci non fossero i primi abitanti o che l’esplorazione cartaginese fosse parziale.

Le mummie rinvenute in diverse grotte delle Canarie mostrano tratti somatici simili all’uomo di Cro-Magnon e sorprendenti analogie con popolazioni nordiche, piuttosto che africane. Alcuni antropologi ipotizzano che i Guanci potessero discendere da popolazioni europoidi migrate in epoche remote lungo le coste nordafricane, fino a stabilirsi nelle Canarie.

Le Canarie, parte della Macaronesia (insieme a Madera, Azzorre e Capo Verde), venivano definite dagli antichi Greci “Isole dei Beati” o “Isole Fortunate”. Una denominazione che alimenta il legame con i miti di Atlantide, situata secondo Platone proprio oltre le Colonne d’Ercole (lo Stretto di Gibilterra).

Il tratto dei capelli rossi — raro nelle popolazioni africane e più frequente in Europa nord-occidentale, specialmente in Irlanda e Scozia — rafforza le speculazioni. I paralleli con i Tuatha de Danaan della mitologia celtica o con i misteriosi Figli di Viracocha nelle tradizioni andine, anch’essi descritti con capelli chiari o rossastri, suggeriscono possibili connessioni culturali o memorie mitiche di popolazioni preistoriche sopravvissute a catastrofi globali.

Al momento della conquista spagnola, i Guanci vivevano in un contesto ancora neolitico. Conoscevano agricoltura, allevamento e praticavano una religione politeista con divinità legate alla natura e alle montagne, ma non utilizzavano la scrittura né il pane, consumando i cereali sotto forma di farine crude o cotte nell’acqua.

La loro società, pur primitiva sotto certi aspetti, presentava caratteristiche di grande interesse, come il culto dei morti, le mummificazioni e un pantheon articolato che riflette un pensiero religioso complesso.

Oggi, la maggior parte degli storici propende per un’origine berbera dei Guanci, giunti dalle coste nordafricane. Tuttavia, il mistero dei tratti somatici “nordici” e delle leggende connesse mantiene vivo l’interesse. Alcuni vedono nei Guanci l’anello mancante tra antiche civiltà scomparse e i miti universali di un diluvio o di un continente sommerso.

Che i Guanci siano i diretti discendenti dei sopravvissuti di Atlantide rimane un’ipotesi affascinante ma priva di prove concrete. Eppure, il loro lascito culturale, custodito nelle grotte funerarie, nelle cronache medievali e nella memoria delle Canarie, continua a evocare l’eco di un popolo enigmatico, sospeso tra mito e realtà.




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