L’udienza del 26 luglio 2023 al Congresso degli Stati Uniti, dedicata agli UFO – o, come vengono ufficialmente definiti, UAP (Unidentified Aerial Phenomena) – ha scosso l’opinione pubblica internazionale. Per la prima volta davanti a una sottocommissione della Camera sulla sicurezza nazionale, un ex ufficiale dei servizi segreti, David Grusch, ha dichiarato sotto giuramento che il governo americano sarebbe in possesso di velivoli precipitati di origine non umana e persino di “sostanze biologiche” non terrestri.
Le affermazioni hanno immediatamente catturato l’attenzione dei media, dei cittadini e della comunità scientifica. Ma la domanda che aleggia resta la stessa: dove sono le prove?
David Grusch, veterano dell’aeronautica e già membro del National Reconnaissance Office, sostiene che gli Stati Uniti conducono da anni un programma segreto di recupero e ingegneria inversa di UFO precipitati. Durante l’udienza, ha dichiarato di conoscere l’esatta posizione dei presunti reperti e di essere a conoscenza di persone rimaste ferite nel corso di operazioni legate a tali fenomeni.
Eppure, incalzato dai legislatori, Grusch si è più volte rifiutato di fornire dettagli, sostenendo di non poterli condividere pubblicamente. Le sue affermazioni, pur pronunciate sotto giuramento, restano quindi prive di documentazione concreta.
Tra le voci critiche spicca quella di Jonathan Blazek, professore associato di fisica alla Northeastern University. “Trovo molto frustrante che Grusch si sia tirato indietro dai dettagli”, ha dichiarato, sottolineando come alcune affermazioni, comprese quelle relative a oggetti provenienti da “altre dimensioni fisiche”, risultino sempre più implausibili.
Blazek riconosce che i legislatori possano essere a conoscenza di informazioni riservate, ma ribadisce che senza prove verificabili il discorso rimane confinato nel regno della speculazione. “Spero che questo processo porti almeno a distinguere ciò che è realmente credibile da ciò che appartiene al mito”, ha aggiunto.
Anche all’interno della comunità ufologica, la testimonianza ha suscitato dubbi. Bob Spearing, direttore delle indagini internazionali del MUFON (Mutual UFO Network), ha ricordato che storie di recuperi di velivoli e corpi alieni circolano dal 1947, ma ciò che rende unica questa occasione è il fatto che siano state pronunciate sotto giuramento davanti al Congresso.
Secondo Spearing, ci si trova davanti a un bivio: potrebbe trattarsi di un passo verso una graduale “divulgazione” delle verità nascoste, oppure di una sofisticata campagna di disinformazione volta a confondere il pubblico e, forse, gli avversari stranieri. “Finché non vedremo prove fisiche – ha detto – la prudenza suggerisce che sia tutto orchestrato”.
Negli ultimi anni, l’approccio delle autorità statunitensi nei confronti degli UFO è cambiato radicalmente. Da tema marginale e ridicolizzato, gli UAP sono diventati oggetto di interesse istituzionale.
Nel 2022 il Dipartimento della Difesa ha istituito l’AARO (All-domain Anomaly Resolution Office), incaricato di indagare sugli avvistamenti e valutare possibili minacce per la sicurezza nazionale. L’iniziativa è arrivata dopo che il New York Times aveva rivelato l’esistenza di un precedente programma segreto e diffuso video declassificati della Marina che mostravano oggetti non identificati manovrare a velocità straordinarie.
Tuttavia, Sean M. Kirkpatrick, primo direttore dell’AARO, ha testimoniato in aprile davanti al Senato affermando di non aver trovato “alcuna prova credibile di attività extraterrestri o di oggetti che sfidino le leggi della fisica conosciute”.
Un ruolo chiave è ora affidato a un gruppo indipendente di esperti istituito dalla NASA, composto da scienziati e figure di alto profilo come l’ex astronauta Scott Kelly. Il comitato sta analizzando le origini degli UAP con approccio scientifico, valutando se possano trattarsi di fenomeni atmosferici, illusioni ottiche o altro ancora. Il loro rapporto, atteso a breve, potrebbe fornire elementi più solidi rispetto alle dichiarazioni non corroborate di Grusch.
Per alcuni, l’udienza al Congresso rappresenta un momento storico: per la prima volta, il governo degli Stati Uniti ha dato spazio a testimonianze che fino a pochi anni fa sarebbero state liquidate come fantascienza. Per altri, invece, è l’ennesimo atto di una narrazione che rischia di alimentare confusione e speculazioni senza apportare elementi verificabili.
L’eco mediatica delle parole di Grusch ha dimostrato che il tema UFO resta capace di accendere l’immaginazione collettiva. Eppure, a quasi ottant’anni dal “caso Roswell”, la questione centrale rimane invariata: dove sono le prove?
L’udienza del 26 luglio ha riacceso il dibattito globale su UFO, extraterrestri e tecnologie ignote. Ma senza documenti, immagini, reperti fisici o conferme indipendenti, le affermazioni restano sospese tra mistero e suggestione.
Mentre il Congresso promette nuove indagini e la NASA prepara il suo rapporto, la comunità scientifica chiede rigore e trasparenza. Se davvero esistono velivoli precipitati e “biologici non umani”, la posta in gioco è enorme: non solo per la scienza, ma per la storia stessa dell’umanità.
Fino ad allora, la cautela resta d’obbligo.
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