mercoledì 23 giugno 2021

Asura

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Asura (devanāgarī: असुर) è un termine del sanscrito vedico che indica, nel Vedismo, una classe particolare degli Dèi.

Etimologia e corrispondenze

La derivazione del termine Asura è dubbia, probabilmente deriva dal termine aśu che indica "respiro", "spirito vitale" oppure dal termine as che indica l'"esistere".
Interessante è la presenza nella mitologia scandinava di una classe di dei (gli Æsir) con funzioni e prerogative simili, ugualmente in lotta con la classe avversaria dei Vanir. Interessante è notare come in lingua etrusca il termine Aesar significhi divinità, da cui poi il termine Cesare dei Romani, la personificazione della divinità.
Con il termine Asura vengono indicati nel Ṛgveda (testo vedico risalente tra il XX e il XV secolo a.C.) varie divinità tra cui: Savitar (I, 35, 10), Varuṇa (I, 24, 14), Rudra (II, 1, 6), Indra (I, 174,1), Agni (V, 12, 1) e Soma (IX, 72,1).
Successivamente alcuni di questi Dèi primordiali verranno detronizzati dai Deva (देव); questi ultimi con il tempo acquisiranno connotazioni positive, attribuendo invece caratteri demoniaci agli antichi Asura.
Da tenere presente, tuttavia, che nei più antichi inni del Ṛgveda i termini Deva e Asura sono intercambiabili, come nel seguente passo:
(SA)
«hiraṇyasto asuraḥ sunītaḥ sumṛḍīkaḥ svavavāṃ yātv arvāṅ apasedhan rakṣaso yātudhānān asthād devaḥ pratidoṣam gṛṇānaḥ»
(IT)
«Asura dalle mani d'oro, dalla corretta guida, colui che è misericordioso, che aiuta, vieni verso di noi. Respingendo i demoni e gli stregoni, emergi dal buio Deva da tutti invocato.»
(Ṛgveda, I, 35)



È nel Śatapatha Brāhmaṇa (IX, 5,1, 12 e sgg., risalente a circa l'VIII secolo a.C.) che in ambito tardo vedico si trova una prima spiegazione della detronizzazione degli Asura a vantaggio dei Deva. Secondo questo testo ambedue le classi degli Dèi furono originati dallo stesso principio, Prajāpati, e dotati sia della parola vera che di quella falsa, ma se i Deva scelsero il "vero", gli Asura gli preferirono il "falso".
Questo sviluppo verso l'opposizione delle due classi di divinità (asura e deva) è comprensibile alla luce di una caratteristica posseduta dai soli asura rispetto ai deva: un particolare potere generato dalla loro misteriosa natura etica (vedi il ruolo di Varuna nel Ṛgveda). Con il tramonto del periodo vedico, la natura misteriosa degli asura si trasformò in "potere malefico" facendo decadere gli asura al rango di demòni.
In un'accezione piuttosto tarda il termine Asura viene indicato come "A-sura" ovvero privo di divinità e opposto ad essa (Nirukta, III,2,7).
Il termine Asura possiede nell'avestico Ahura il suo corrispettivo. Ma lo sviluppo nella cultura iranica risulterà opposto: saranno i Daēva ad acquisire le caratteristiche demoniache mentre gli Ahura manterranno i loro connotati solari.
In questa opposizione Raffaele Pettazzoni ricorda, nel 1920, l'ipotesi interpretativa da lui considerata "estrema" dell'orientalista tedesco del XIX secolo Martin Haug (1827-1876) il quale ha ritenuto di scorgere una scissione iniziale tra clan indoari sfociata in culti diversi che avrebbero poi determinato la nascita dello zoroastrismo. Difatti Ahura Mazdā è il dio unico dello zoroastrismo, e, secondo questa ipotesi, per infondere una connotazione negativa gli hindu in una fase successiva hanno chiamato Asura le divinità demoniache e negative.

Gli asura nell'antroposofia steineriana

Il filosofo ed esoterista Rudolf Steiner, indica, nell'elaborazione delle sue dottrine, con il nome di asura quell'antica forza demoniaca risalente ad epoche primordiali, distinta da quella più recente di Lucifero, e da quella di Arimane (o Satana). Si tratterebbe di entità in grado di sviluppare il male «con una forza anche più intensa di quella delle potenze sataniche nell'epoca atlantica, o degli spiriti luciferici nell'epoca lemurica». Secondo Steiner, il loro influsso sull'umanità, che finora non si è ancora esplicato, comincerebbe già nella nostra epoca a far sentire i suoi primi effetti, che consistono in un ottenebramento della coscienza dell'Io, inducendo l'uomo a credere di essere soltanto il risultato di eventi fisici o puramente materiali, e soprattutto a vivere come se egli lo fosse:
«L'uomo non saprà nulla e non vorrà saper più nulla di un mondo spirituale. Non si limiterà ad insegnare che le più alte idee morali umane sono soltanto sviluppi superiori degli impulsi animali; non si limiterà ad insegnare che il pensiero umano è soltanto una trasformazione di ciò che anche l'animale possiede; non si limiterà ad insegnare che l'uomo è affine all'animale in ciò che concerne la sua figura e che anche tutta la sua entità discende dall'animale; bensì prenderà questa concezione sul serio e vivrà conforme ad essa: [... ] gli uomini vivranno anche come animali e si sprofonderanno negli istinti e nelle passioni puramente animali. E in molte cose che qui non è il caso di descrivere, in molte delle selvagge orge di vana sensualità che oggi soprattutto nelle grandi città vanno affermandosi, noi già vediamo risplendere i grotteschi inferni di quegli spiriti che designiamo come asurici.»
(Rudolf Steiner, Influssi luciferici, arimanici, asurici, conferenza tenuta il 22 marzo 1909)





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