Per reincarnazione si intende la
rinascita dell'anima, o dello spirito di un individuo, in un altro
corpo fisico, trascorso un certo intervallo di tempo dopo la sua
morte terrena.
Il termine reincarnazione è
considerato sinonimo di metempsicosi ed è riferito in particolare al
mondo culturale e religioso orientale e a movimenti spiritistici che
descrive una trasmigrazione in altri corpi, anche vegetali, animali o
minerali sino a quando l'anima non si sia liberata completamente
dalla materialità. Si ritrova anche il termine con significato
simile di metemsomatosi, letteralmente «passaggio da un corpo
all'altro», il trasferimento cioè di una stessa anima umana in
successivi e svariati corpi: umani, animali, astrali.
Diffusione
È una delle credenze più diffuse in
ambienti legati all'induismo, al giainismo, al sikhismo e al
buddhismo, anche se in quest'ultimo caso non riguarda la
reincarnazione dell'anima ma quella del karma, ad alcune religioni
africane e altre filosofie o movimenti religiosi. La maggior parte
dei pagani contemporanei crede nella reincarnazione. Nell'antichità
occidentale questa credenza era molto diffusa nelle scuole
filosofiche come quella platonica o nei movimenti religiosi come
l'orfismo. Divenne poi fondamentale nel misticismo neoplatonico
pagano con Plotino, Giamblico e Proclo. La metempsicosi si ritrova
nel manicheismo ed in alcune sette dell'islamismo come quella dei
Drusi.
Nel secolo scorso, uno dei più
importanti propugnatori della reincarnazione in Occidente è stato il
filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), nell'ambito della sua
corrente di pensiero denominata antroposofia. Più di recente, la
dottrina della reincarnazione ha formato parte integrante del
movimento New Age. La reincarnazione è inoltre riconosciuta
principalmente nelle società che praticano o praticavano la
cremazione dei defunti, basata sulla convinzione che lo spirito del
defunto dopo la morte si distaccasse dal corpo che poteva quindi
essere distrutto dal fuoco.
Reincarnazione in filosofia
La reincarnazione nella filosofia
occidentale viene indicata con il termine metempsicosi (dal greco
antico μετεμψύχωσις metempsicosis, "passaggio delle
anime") intendendo la trasmigrazione dell'anima o dello spirito
vitale dopo la morte in un altro corpo di essere umano, animale o
vegetale.
Erodoto riferisce di una credenza nella
metempsicosi presso gli egizi e ritiene che da questi si sia
trasmessa ai greci. Gli storici hanno dimostrato che quanto riportato
da questo autore non sia attendibile in quanto non è stata rinvenuta
nessuna concezione simile alla metempsicosi nella religione
egiziana.
Pitagora
Nell'ambito della filosofia
occidentale, Pitagora e la sua scuola sembrano essere stati fra i
primi a sostenere la dottrina della reincarnazione o metempsicosi
seppure sulla base di culti orfici preesistenti.
Aristotele cita la metempsicosi come un
"mito" della scuola pitagorica mentre Platone, il più noto
per la sua dottrina della trasmigrazione delle anime non nomina mai
Pitagora ma piuttosto indica Filolao, membro della scuola pitagorica.
Alcuni versi di Senofane, riportati da
Diogene Laerzio alludono alla metempsicosi riferendola a un aneddoto
con protagonista Pitagora:
«Si dice che un giorno,
passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, [Pitagora],
colmo di compassione, pronunciò queste parole: "Smettila di
colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho
riconosciuto dal timbro della voce."»
|
Oltre a questo riferimento lo stesso
Diogene Laerzio scrive:
«Si narra che Pitagora sia
stato il primo presso i greci ad insegnare che l'anima deve
passare per il cerchio delle necessità e che veniva legata
in vari tempi a diversi corpi viventi...»
|
Nell'orfismo e nella scuola pitagorica
la metempsicosi era collegata alla loro cosmologia poiché essi
sostenevano che questa avvenisse ciclicamente al compimento di un
corso astronomico dell'universo.
L'uomo secondo i pitagorici è
precipitato sulla terra a causa di una colpa originaria, per via
della quale è costretto a trasmigrare da un corpo a un altro, non
solo di umani ma anche di piante e animali. Per liberarsi da questa
catena di morti e rinascite occorre ritornare allo stadio di purezza
originaria dedicandosi alla contemplazione disinteressata della
verità, praticando dei rituali esoterici di iniziazione e di
catarsi, di purificazione. I pitagorici ritenevano che la vita del
matematico fosse quella che più si avvicinasse alla condizione
libera e divina in cui l'anima si trovava prima della sua caduta.
Empedocle
Empedocle nelle sue Purificazioni
riprenderà la dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi,
sostenendo sulla scia di Parmenide che nulla si crea e nulla si
distrugge, aggiungendo però che tutto si trasforma sulla base di due
forze soprannaturali, Amore e Odio, le quali determinano
l'aggregazione o la disgregazione dei quattro elementi. L'anima
dunque è immortale e la sua nascita e la sua morte sono solo aspetti
passeggeri dovuti all'intervento di quelle due forze. L'uscita dal
ciclo dipende per ognuno dal comportamento tenuto in vita.
Platone
Riappropriandosi della tradizione
orfica e pitagorica, Platone fece della reincarnazione, trattata
soprattutto nel Mito di Er il perno della sua dottrina della
conoscenza, basata sul concetto di reminiscenza o anamnesi.
Secondo Platone l'esistenza della reincarnazione è testimoniata dal
fatto che le nostre conoscenze del mondo sensibile si basano su forme
e modelli matematici che non trovano riscontro in esso, ma sembrano
provenire da un luogo iperuranio dove il nostro intelletto doveva
averli contemplati prima di nascere. Nel mito del carro e
dell'auriga, da lui esposto nel Fedro, egli immagina che
l'anima, in seguito alla morte, sia simile a una biga che cerca il
più possibile di risalire al cielo iperuranio, dimora delle Idee,
per assorbirne la sapienza.
A causa della propria concupiscenza,
simboleggiata da un cavallo nero, l'anima è facilmente soggetta a
precipitare nuovamente verso il basso, cioè a reincarnarsi. Chi è
precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque
lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a
contemplare l'Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come
saggi e come filosofi. La reincarnazione consente secondo Platone di
spiegare anche l'innatismo della conoscenza, concezione secondo la
quale l'apprendimento consiste propriamente nel ridestarsi di un
sapere già presente in forma latente nella nostra anima, ma che era
stato dimenticato al momento della nascita ed era perciò inconscio:
conoscere significa dunque ricordare.
Neoplatonici
Dopo Platone, la dottrina della
reincarnazione o metempsicosi passerà nei neoplatonici e in
varie correnti gnostiche, esoteriche ed ermetiche, proprie del tardo
ellenismo. Filone di Alessandria fu tra i primi a conciliare la
religione ebraica con la reincarnazione platonica. Plotino, Giamblico
e Proclo, ripresero sostanzialmente da Platone la concezione che
l'anima si reincarni e ritorni sulla terra a causa di una colpa
originaria, per espiare la quale occorre compiere un lungo cammino di
ascesi, liberandosi dagli affetti terreni che altrimenti potrebbero
indurre l'anima a restare vincolata alla materia.
Cristianesimo
La reincarnazione fu accolta solo
presso ambienti cristiani poi ritenuti eterodossi. Origene sembrava
accettare la possibilità di una preesistenza dell'anima anteriore
alla nascita, ma contestava che lo spirito umano potesse reincarnarsi
nel corpo di animali. In seguito la reincarnazione fu ribadita dal
filosofo Scoto Eriugena. Secondo i sostenitori della reincarnazione
nel Cristianesimo, alcuni passi del Vangelo farebbero indurre questa
possibilità, ad esempio:
- Quando Gesù chiede agli apostoli: «Chi credete che io sia?», essi rispondono: «Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia ed altri Geremia o uno dei Profeti». Ciò testimonierebbe l'accettazione della possibilità che un profeta del passato potesse reincarnarsi nel Cristo.
- L'episodio della trasfigurazione sul monte Tabor: «“Ma io vi dico che Elia è già venuto e non lo hanno riconosciuto”, allora i discepoli compresero che aveva parlato di Giovanni il Battista».
- «Tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni e, se volete accettarlo, egli è quell'Elia che doveva venire».
- Quando i farisei interrogano il cieco che annuncia la guarigione: «Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati e vuoi farci da maestro».
- Quando i farisei interrogano il Battista su chi egli sia e con quale autorità compia il suo ministero, gli prospettano tre personaggi di cui uno sicuramente morto ovvero Elia, il Messia o il Profeta.
- Nell'incontro con Nicodemo Gesù sembrerebbe suggerire una
rinascita immediata ovvero una conversione dell'anima all'ipotesi di
reincarnazione.
Anche in un testo gnostico denominato
Pistis Sophia verrebbe prospettata la possibilità della
reincarnazione, sempre però in vista di un suo superamento finale.
Va però precisato che tra i tanti testi gnostici ed apocrifi la
quasi totalità di questi, riprende l'idea della rinascita in questa
vita(come detto sopra o in Giovanni, III) e non in un'altra.
Controversie sulla reincarnazione
Alcune delle prime sette Cristiane come
i Sethiani, e a seguire la corrente gnostica di Valentino, credevano
nella reincarnazione. Nel clima del sincretismo ellenistico, la
dottrina della reincarnazione trova varie testimonianze come quella
San Gregorio Nisseno, fratello minore di Basilio di Cesarea, che
affermò: «È una necessità di natura per l'anima immortale essere
guarita e purificata, e quando questa guarigione non avviene in
questa vita, si opera nelle vite future e susseguenti». Così
Giustino: «Alcune anime che si credono indegne di vedere Dio a
seguito delle loro azioni durante le reincarnazioni terrene,
riprenderanno i corpi». Origene sostenne che «in quanto a sapere
perché l'anima ubbidisce talvolta al male, talvolta al bene bisogna
cercare le cause in una nascita anteriore alla nascita corporea
attuale»; egli tuttavia, se ammetteva la reincarnazione da uomo a
uomo, si espresse in maniera diversa circa la dottrina della
metensomatosi (cioè rinascita in corpi di animali) respingendola
come «stoltezza» e «estranea alla Chiesa di Dio, non tramandata
dagli apostoli, né mai manifestata dalle Scritture» poiché lo
stesso corpo accompagna l'anima.
Fra gli avversari della dottrina della
reincarnazione vi fu invece Tertulliano. La disputa di fatto si
concluse con la definitiva condanna della reincarnazione nel sinodo
di Costantinopoli del 553. Per ordine dell'imperatore Giustiniano,
che si riteneva capo supremo della chiesa d'oriente, venne condannata
la dottrina di Origene con nove anatemi del patriarca Menas. Il primo
di questi recitava:
«Contro chiunque dichiari o pensi che l'anima umana preesistesse, ossia che sia stata spirito o sacra podestà, ma che sazia della visione di Dio si sia volta al male e che in questo modo il Divino amore si sia raffreddato in lei e sia pertanto divenuta anima, precipitando per castigo nel corpo, anatema sia.» |
In seguito la credenza nella
reincarnazione riemerse nelle eresie dei Catari e degli Albigesi,
diffuse nella Linguadoca, e quindi nei pensatori cristiani
rinascimentali.
Oggi la dottrina della reincarnazione è
ufficialmente respinta dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa
ortodossa. Anche alcuni Evangelici e Fondamentalisti Cristiani
considerano ogni fenomeno che riguarda la reincarnazione come inganno
del diavolo.
Vari contemporanei hanno tentato una
conciliazione tra cristianesimo e reincarnazione. Geddes Macgregor
scrisse un libro intitolato Reincarnazione nella cristianità: una
nuova visione della Rinascita nel pensiero Cristiano, Rudolf
Steiner è stato l'autore di Cristianità come fatto mistico,
e Tommaso Palamidessi ha scritto Memorie di vite passate e le sue
Tecniche, che contengono alcuni metodi attraverso i quali sarebbe
possibile ottenere memorie dalle vite precedenti.
Tra i gruppi che si considerano Cristiani e credono nella
reincarnazione, si ricordano la Chiesa Cattolica Liberale, La Chiesa
Unitaria, I Movimenti Spiritualisti Cristiani, la Compagnia
Rosacruciana ed Lectorium Rosicrucianum.Età moderna
Col Rinascimento tornarono in voga le
dottrine platoniche della reincarnazione soprattutto in Giorgio
Gemisto Pletone, Marsilio Ficino e Giordano Bruno, insieme alle
correnti esoteriche dell'alchimia. Di nuovo nel Romanticismo la
reincarnazione fu sostenuta da Arthur Schopenhauer, e da Giuseppe
Mazzini.
Reincarnazione nel Buddhismo
Più che di reincarnazione, nel
Buddhismo sarebbe corretto parlare di "rinascita". Il
Buddhismo infatti sostiene che non ci sia alcun sé, anima, spirito
individuale o ātman e tantomeno che trasmigri di corpo in corpo.
Nella scuola Yogacara del Buddhismo
Mahayana ha avuto origine la dottrina dell'ālāyavijñāna,
la "coscienza deposito", l'ottava delle "coscienze",
Vijñāṇa, quale responsabile del trasferimento dei semi, o
impressioni, che gli atti volitivi lasciano sul loro autore,
anche alle rinascite successive. Questa coscienza successivamente
venne identificata da alcuni autori yogacara come uguale al concetto
del Tathāgatagarbha, la "Matrice dei
Così-Venuti/Andati", e pertanto è ritenuta assolutamente
identica alla Vacuità. È da tener presente che la dottrina
dell'ālāyavijñāna fu tuttavia criticata e rigettata dagli
autori madhyamaka, un'altra importante scuola mahayana, come
"sostanzialista" in quanto sostanziava la vacuità.
La legge che regola il ciclo di
rinascite o saṃsāra è il karma, altrimenti
conosciuto come legge di causa ed effetto, in virtù della quale ciò
che l'uomo semina raccoglierà. Diverse tradizioni buddhiste, in
luoghi e tempi diversi, hanno posto l'accento sulla raggiungibilità
del nirvana in modo istantaneo, in questa vita, o come processo
lentissimo da compiersi in numerose vite, accentuazioni che dipendono
anche dalle diverse culture e società in cui il buddhismo si è
radicato.
Reincarnazione nell'Induismo
Il Manusmṛti (Leggi di Manu)
afferma esplicitamente: «Considera attentamente le trasmigrazioni
degli uomini, cagionate dalle loro azioni colpevoli… lo spirito
vitale che esce dal corpo per rinascere nel grembo di una creatura
umana… le sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione delle
loro iniquità e la felicità inalterabile che invece provano nella
contemplazione dell'essere divino che conferisce ogni virtù».
Nella Bhagavadgītā (Il canto Divino)
Krishna afferma: «Come l'anima incarnata passa in questo corpo
dall'infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l'anima
passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata
non è turbata da questo cambiamento». (B.Gita 2.13) E ancora: «Come
una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così
l'anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli
vecchi e inutili». (B.Gita 2.22).
Un gruppo relativamente piccolo come la
Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, popolarmente
noto come Hare Krishna, ha distribuito milioni di copie dei suoi
libri e opuscoli. Il testo sulla reincarnazione più diffuso dagli
Hare Krishna (A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, La reincarnazione:
la scienza eterna della vita, trad. it., Edizioni Bhaktivedanta,
Firenze 1983) è diventato popolarissimo in numerosi Paesi
dell'Occidente, è spesso citato anche in contesti insospettati e ha
certamente contribuito alla moda della reincarnazione, anche presso
persone che non si sognerebbero mai di aderire al movimento degli
Hare Krishna.
Reincarnazione nell'Ebraismo
«Una generazione va, una
generazione viene
ma la terra resta sempre la
stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna.» |
«Il Creatore del mondo e di
tutte le anime sa quello che accadde tra gli individui nelle vite
precedenti»
|
(Zohar) |
Benché sia una concezione non presente
nella Torah scritta e non esplicita nel Talmud la credenza nella
reincarnazione non è estranea nemmeno all'Ebraismo. Definita Ghilgul
(גלגול) è insegnata infatti
dalla Qabbalah, la componente mistico-esoterica della religione
ebraica basata in buona parte sul valore mistico-occulto dei numeri e
delle lettere alfabetiche ebraiche, grazie al quale vengono estratti
dai testi sacri dei significati nascosti e più profondi rispetto a
quelli ottenibili dallo studio ordinario.
La dottrina ebraica della
reincarnazione si può allora rintracciare nei seguenti elementi:
- Il principale continuatore della dottrina della reincarnazione secondo l'esegesi ebraica è l'Arizal anche attraverso uno dei suoi testi edito anche in inglese, Gate of reincarnation, dall'originale ebraico. Accettando il presupposto secondo cui non tutti gli uomini sono soggetti alla reincarnazione, spiegando poi che lo scopo del ghilgul è il tiqqun, in questo caso la rettificazione delle differenti anime Nefesh, Ruach e Neshamah, che possono essere raggiunte e completate in una stessa persona, egli enumera differenti concezioni di reincarnazione, facendone esempi pratici: dice ad esempio che ogni tipo di anima delle persone soggette alla reincarnazione dev'essere rettificato in vite differenti ed in rari casi tutte in una vita successiva soltanto e sottolineando anche che ne esiste un tipo in cui due persone si corrispondono senza per forza di cose essere stretti dalla stessa anima venuta al mondo due volte o in più situazioni differenti; la persona nasce e muore in più vite; più anime di persone differenti potrebbero essere rettificate nel corso di un unico ciclo di reincarnazioni.
- Rabbi Shimon bar Yochay, rabbino del Talmud ed autore dello Zohar, fu a conoscenza del mistero della reincarnazione.
- Anche il Gaon di Vilna ha scritto un commento al Libro di Giona adattandolo alla reincarnazione secondo l'interpretazione iniziale che trova l'analogia di Giona con l'anima dell'uomo, della barca come il suo corpo, del mare come questo mondo e della Terra asciutta come il Mondo Futuro.
- Tra gli altri si ricordano Isaia Horowitz e Shlomo Alkabetz il quale afferma che vi sono tre tipi di reincarnazione rapportati alle caratteristiche dei tre patriarchi del popolo d'Israele: ad Avraham corrisponde il tipo in cui nelle vite successive si compiono buone azioni e si realizzano i precetti non compiuti o quelli trasgrediti nelle vite precedenti; ad Isacco, simbolo di timore e potenza, corrispondono le vite di anime reincarnate in animali puri, "rettificate" dai peccati dagli Ebrei; infine a Giacobbe, segno di bellezza ed armonia, corrispondono vite successive, fino a 2000, in cui si possono compiere Mizvot non compiute precedentemente per mancanza di opportunità.
Secondo l'Arizal, lo Zohar ed altri
Nel testo dell'Arizal e dello Zohar vengono espressi i seguenti princìpi:- Il primo caso riguarda la corrispondenza tra l'anima di Adamo, primo uomo e padre dell'Umanità, ed Avraham, primo padre del popolo d'Israele da cui sorsero anche altri popoli. Considerando che Avraham ebbe maggiori meriti di Adamo, ci si chiese allora perché non fosse stato creato come primo uomo; i maestri mistici ed i rabbini del Talmud considerano che, nel caso Avraham avesse commesso l'errore di Adamo come primo uomo, sarebbe stato quasi impossibile il tiqqun, la rettificazione del peccato originale. Questo è un ulteriore motivo per cui Avraham e Sarah, corrispondendo appunto ad Adamo ed Eva ed associati al tiqqun suddetto, vennero sepolti in Machpelah anche assieme al primo uomo ed alla prima donna dell'umanità. Questa corrispondenza non vale come reincarnazione vera e propria, ma vuole evidenziare come valga lo stesso principio, ossia quello della crescita spirituale e morale delle vite successive.
La serva di Iesse è il Ghilgul di Agar. - Un esempio analogo è quello della corrispondenza tra Mosè ed Abele o di Core e Caino; anche Esaù è il Ghilgul di Caino mentre Jetro è il Ghilgul soltanto del bene di Caino. Secondo un'altra opinione anche Hillel in parte corrisponde a Mosè.
- Un caso molto vicino alla concezione comune di reincarnazione è quello della corrispondenza di Pinchas [o Fineas] e del profeta Elia.
- Ancora il caso dell'affinità di reincarnazione tra Nimrod e Nabucodonosor.
- Balaam è il Ghilgul di Labano infatti da questo ereditò la magia, appresa anche dall'angelo caduto Azazel.
- Secondo Moshe Alshich, Rut è il Ghilgul della figlia primogenita di Lot; anche di Tamar.
Non è comunque esclusa la possibilità
che una stessa anima possa vivere più vite in periodi storici
differenti e sia soggetta a più rinascite dopo la morte:
- a questo proposito si parla di anime nuove che non subiranno o non hanno subito sino a quel momento vissuto alcun tipo di reincarnazione; esse sono più forti delle altre;
- vi è poi il caso di anime che, mancanti della forza necessaria ad ascendere al Cielo, vagano per il mondo a volte in gruppi in cielo, come turbini, ed a volte stazionando accanto ad animali, piante o oggetti inanimati per averne riferimento per il proprio movimento spirituale: l'Arizal ritiene che lo stazionamento ed il passaggio dal regno minerale al regno vegetale sino al regno animale e poi dell'uomo possa durare dai 20 anni o 100 sino a 1000 in ciascuno di essi;
- simile a quest'ultimo caso è quello della sosta di un'anima di una persona spirata presso un uomo vivente: non si tratta di un vero e proprio possesso del corpo di quest'ultimo quanto piuttosto di qualcosa simile ad un accompagnamento senza alcun danno per l'uomo o la donna che ne sono il riferimento sovrannaturale. Dunque l'accompagnatore ospitante e l'anima accompagnatrice dovranno avere molte somiglianze nella propria natura spirituale, anime dello stesso genere;
- l'ibbur riguarda il sostegno divino dato ad una persona con la collaborazione di un'anima di una persona spirata che sia Zaddiq, un giusto: viene insegnato in molti testi rabbinici, tra cui il Tanya, che gli Zaddiqim continuano la loro assistenza al mondo anche dopo la morte, ché anzi è ancor più completa perché libera dai peccati ed unita in modo perfetto all'Unità divina in collaborazione assoluta con Dio, ciò non escludendo l'impedimento di rivolgersi in preghiera a persone spirate o ad angeli, divieto che prevale secondo la fede unica in Dio il cui Regno regge ogni cosa, anche il Mondo dell'Aldilà. Spesso l'anima ospitata potrebbe invece necessitare del supporto dell'ospitante per un proprio tiqqun. Una volta rettificati tutti i gradi delle anime proprie, nell''Olam Ha-Ba quella persona potrà raggiungere lo stesso livello dello stesso Zaddiq o dei vari Zaddiqim che lo supportarono durante i cicli di reincarnazione e rettificazione delle anime. L'assistenza dell'anima di uno Zaddiq ad una persona viva viene paragonata al caso Talmudico del prestito il cui credito viene poi estinto nel Gan Eden secondo i meriti fatti ottenere al secondo dal primo attraverso le Mitzvot e di cui entrambi potranno godere i benefici in quanto entrambi capaci di ciò durante quel ciclo o i più cicli di reincarnazione.
Uno degli esempi di ibbur è quello dei figli di Giacobbe sui principi delle dodici tribù d'Israele entrati ad esplorare la Terra d'Israele per ordine di Mosè: essi furono loro di supporto sino a quando decisero però di parlare male della Terra d'Israele, ciò avvenne da parte di tutti i principi ad esclusione di Caleb e Giosuè; dei colpevoli l'Arizal dice che vennero abbandonati dal supporto delle anime dei figli di Giacobbe loro assegnato e questa maldicenza fu infatti uno dei peccati principali che impedirono poi a quella generazione di entrare in Terra d'Israele.
- vi è poi l'Yibbum che, precetto della Torah oggi non più possibile per insufficienza nei livelli di purità e santità, riguarda il matrimonio di un uomo con la sposa del proprio fratello dopo la morte di quest'ultimo: questo precetto veniva comandato non solo per onorare la memoria spirituale del fratello ma anche per rendergli meriti ed onori con la nascita di figli che poi sarebbero stati dunque discendenza sua. Sebbene non si tratti di reincarnazione, l'Arizal sottolinea che questo vale come suo paragone. L'Yibbum non presenta una reincarnazione all'interno della famiglia lasciata e ciò sebbene il cognato faciliti in questo modo una modalità simile alla reincarnazione ma di questa assente ed intesa come rettificazione per il fratello morto: l'Yibbum è necessario al fine di avere figli in nome del fratello che altrimenti sarebbe considerato morto senza una discendenza; particolare la tradizione secondo la quale il primo figlio nato da questa nuova coppia di sposi avrebbe ricevuto il nome del fratello che non riuscì ad adempiere in vita al precetto biblico della procreazione perché morto prima.
I modi della reincarnazione
Il processo di reincarnazione così descritto riguarda il tiqqun, la rettificazione dell'anima dai peccati commessi nelle vite precedenti non con l'intento di punire durante le vite successive ma con quello di purificazione ed aumento dei meriti: secondo questa teoria le vite successive delle sole anime coinvolte in questi cicli saranno sempre purificate dai peccati delle vite precedenti o attraverso la rinascita stessa o tramite il compimento di azioni che aggiungano un numero di meriti sempre maggiore. Non è presente quindi il rischio che gravi o lievi peccati commessi nelle vite precedenti possano influenzare il corso delle vite successive o, come anche i peccati o le sofferenze patite, possano danneggiare l'anima ospitata nel caso di un ibbur; anche per questo viene insegnato che è molto difficile che una persona divenga consapevole delle vite vissute in precedenza.«...preservando la misericordia per 1000 (2000) generazioni...» (Esodo 34.7) |
Secondo questo versetto (in ebraico per
mille, אלפ (alaf), al
plurale, אלפים, si può intendere
duemila) per l'Arizal ci si riferisce al ciclo di
reincarnazione dei retti che può contare sino a 2000
"reincarnazioni" per una stessa persona mentre per i non
retti vale il versetto che afferma: sino alla quarta generazione,
contando quindi 3 reincarnazioni in un totale di 4 vite.
Vi possono essere quindi cicli di tre
reincarnazioni ma si può arrivare sino a venti, trenta ed oltre:
questo dipende dal tipo di reincarnazione, se si tratta di un caso
tra i vari ibburim o tra i vari ghilgulim. La Qabbalah esclude quindi
che un'anima di uomo o donna possa divenire, nella sua interezza, un
essere completo differente come animali, piante o oggetti perché, ad
esempio, di natura superiore a quella degli animali comunque
esistente. Nel ciclo delle reincarnazioni la sola interazione tra
uomini ed animali, piante o altro, come nel caso sopra descritto,
avviene per "anime vaganti" che non sono ancora giunte in
Gan Eden. Anche gli ebrei di oggi usano chiedere a Dio un sostegno
spirituale per queste anime durante la Benedizione degli alberi,
benedizione che viene effettuata al principio della Primavera di ogni
anno.
Il motivo della reincarnazione come
modo per poter rettificare la propria anima, secondo i meriti
aggiunti e per acquisirne un numero più alto, passaggio aggiunto
all'espiazione completa dei propri peccati solo dopo la morte nel
Ghehinnom, è il privilegio di avere un'opportunità in più in
un'altra vita anche per compiere maggiori buone azioni, in
particolare quelle non compiute nelle vite precedenti; la ricompensa
di questi sarà manifesta nell'era messianica e nell''Olam Ha-Ba in
modo da potervi giungere completamente rettificata grazie al percorso
durante la propria vita o le molte reincarnazioni, ciò anche per
rettificare le trasgressioni compiute in precedenza; nel caso invece
di un'anima di una persona non retta occorre invece un intervento
divino di maggior forza individuato nell'espiazione nel Ghehinnom che
ha una durata massima di un anno e che nella Tradizione ebraica,
inteso come Inferno e Purgatorio contemporaneamente, permetterà a
quest'anima di espiare grazie all'intervento divino suddetto per poi
giungere comunque nel Gan Eden finalmente rettificata e purificata.
Come detto quindi ciò non esclude che anche l'anima di chi è
sottoposto a reincarnazione debba espiare i propri peccati nel
Ghehinnom infatti nelle vite successive, oltre a meriti comuni, si
deve aderire a quelli mancati precedentemente.
Anche se per motivi differenti,
similmente l'Arizal ammette che l'uomo soltanto è passibile di
reincarnazioni perché il fuoco dello studio della Torah lo protegge
dal fuoco del Ghehinnom. Questo studio per la donna non è
considerato obbligo quindi essa è soggetta, dopo la morte,
all'espiazione dei peccati tramite il fuoco del Ghehinnom e non
attraverso reincarnazioni successive.
La donna non è quindi soggetta al
ciclo delle reincarnazioni anche perché più fragile dell'uomo e
quindi con un bisogno maggiore della protezione e dell'intervento
divino. In alcuni casi eccezionali, come non essere riuscita ad avere
figli e per aver avuto rapporti sessuali proibiti con altre donne, è
necessaria la reincarnazione per la gravità del peccato commesso.
Nel testo sulle "reincarnazioni" l'Arizal afferma che
talvolta donne che hanno commesso i peccati prima ricordati, con
individui dello stesso sesso, potrebbero avere una vita successiva
"[quasi] come uomini" (Gate of reincarnation).
L'espiazione dei peccati nel Ghehinnom
può valere anche per gli uomini.
Quando l'era messianica sarà
completata, e tutto il mondo vivrà nella completa rettificazione,
non vi sarà più bisogno del ciclo delle reincarnazioni. Nella
resurrezione, con la rivelazione del Messia, potrà succedere che due
corpi possano ricevere comunque le due anime distintamente anche se
una stessa persona avesse sostenuto in un ibbur soltanto,
contribuendo alla rettificazione delle due stesse. Un corpo di una
persona potrà ricevere soltanto un'anima definita Nefesh mentre un
altro potrà ricevere sia Nefesh che Ruach o Nefesh, Ruach e Neshamah
anche rettificate nel corso di una stessa reincarnazione se
espressioni originarie di quell'anima principalmente attiva alla sua
creazione al principio di tutto; può succedere poi che in seguito ad
una reincarnazione in un secondo corpo l'anima della persona nell'era
messianica risorga nel secondo corpo e non più nel primo
maggiormente macchiato dalle colpe della prima vita e ciò nel caso
di un'unica anima nefesh in entrambe le vite.
I maestri insegnano che prima di
nascere le anime di ogni sposo ed ogni sposa sono unite sino a
quando, una volta presenti nel mondo, in vita Dio si occupa di farli
incontrare affinché si riuniscano come individui nuovamente divenuti
un'entità completa. In un commento ad una parte del Talmud, a tal
proposito l'Arizal spiega che il versetto che afferma come Dio li
riunisca contro la loro volontà non si riferisce ad anime
gemelle ma all'anima di un uomo reincarnato che, per adempiere alla
Mizvah della procreazione, si riunisca con una donna diversa da
quella a cui era unito nel corso della prima vita, sua sola anima
gemella. L'Arizal insegna infatti che la potenza della Volontà
divina è tale da permettere che essi possano vivere assieme in modo
corretto e conforme accettando poi senza astio o disprezzo questa
possibilità; ciò è vero alla luce dell'insegnamento secondo cui
soltanto l'uomo, e non la donna, è soggetto alla reincarnazione.
Questo tipo di coppia, riunita da Dio, nell'Halakhah presenta la
medesima valenza giuridica del caso di matrimonio tra individui le
cui anime erano unite prima di nascere.
Vi è poi il caso di due coniugi che si reincarnano per non essere riusciti ad avere figli, obbligo biblico, nella vita precedente: essi si riuniranno rincontrandosi anche nella reincarnazione al fine di adempiere all'obbligo di questa Mizvah. Talvolta però si reincarnano in periodi storici differenti.
Vi è poi il caso di due coniugi che si reincarnano per non essere riusciti ad avere figli, obbligo biblico, nella vita precedente: essi si riuniranno rincontrandosi anche nella reincarnazione al fine di adempiere all'obbligo di questa Mizvah. Talvolta però si reincarnano in periodi storici differenti.
Esperienze
«...poiché per il
G/giudice esiste solo ciò che i S/suoi "occhi" vedono»
|
(Talmud, Rabbi Yeoshuah) |
Chaim Vital racconta che spesso il suo
maestro Arizal scorgeva anche le anime di Zaddiqim o studiosi di
Torah stare in piedi sulle loro tombe inoltre poteva intravedere
anime sostare presso oggetti inanimati ed indicare i nomi di tali
persone nonché le loro mancanze in vita per quelle reincarnazioni.
Studi accademici attuali e confronto religioso
Poiché secondo lo studioso Gershom
Scholem la dottrina della trasmigrazione era diffusa nel II secolo
presso le comunità manichee e cristiane, non è impossibile che il
suo ingresso nell'Ebraismo sia dovuto proprio alle influenze delle
filosofie indiane veicolate dal Manicheismo, dal Neoplatonismo così
come dagli insegnamenti degli Orfici.
Reincarnazione nell'Islam
Nella corrente Ismailita dell'Islam, in
special modo nella variante drusa e nizarita vi è la credenza
secondo la quale esiste la reincarnazione.
Studi e ricerche
Nell'ambito dell'esercizio della
professione medica, alcuni professionisti hanno riportato i risultati
di estese ricerche basate sulla presunta regressione a vite passate,
ottenuta con l'ipnosi o con tecniche di rilassamento guidato, nel
corso delle quali i soggetti coinvolti descrivevano con notevoli
dettagli esperienze di vita che si sarebbero svolte sino a diversi
secoli, o anche millenni, anteriori alla loro nascita. Un altro
metodo di ricerca è invece stato quello di vagliare la veridicità
delle affermazioni di bambini che impersonificavano personalità
precedenti defunte, osservando se presentassero dei segni di nascita
(voglie, malformazioni, ecc.) corrispondenti a quelli dei morti. Tra
questi studiosi, nell'uno o nell'altro approccio, si possono
ricordare:
- Helen Wambach, che ha condotto studi su 1.088 soggetti;
- Brian Weiss, che ha pubblicato diversi best seller sulla sua attività di psichiatra basata sulla tecnica della regressione;
- lo psichiatra e docente universitario Ian Stevenson;
- Jim B. Tucker, direttore della clinica di psichiatria infantile della Università della Virginia, "allievo" di Stevenson.
Quest'ultimo (Tucker) ha continuato
l'opera del suo predecessore effettuando uno studio comprendente
molti nuovi casi in particolare sui bambini che affermano di
ricordare vite precedenti. Nel suo saggio Life before Life: a
scientific investigation of children's memories of previous life,
egli descrive quarant'anni di ricerche compiute in tal senso, e da
lui ereditate e continuate. I bambini da lui analizzati, così come
da Stevenson prima, provengono da ogni angolo del pianeta e da
diversi tipi di famiglia. L'età di questi bambini varia all'incirca
dai due ai sei anni, dopodiché tali ricordi verrebbero dimenticati.
I ricercatori, una volta raccolte le testimonianze, sono andati
personalmente nei posti indicati dai bambini ad incontrare le persone
di cui avevano parlato, riscontrando, a loro dire, che avevano detto
la verità. Psicologi come Tucker analizzano i casi di centinaia di
pazienti, e spesso per verificare le informazioni che i bambini
ricordano devono interrogare almeno una cinquantina di persone
diverse. Stevenson per primo fece notare, tra le altre cose, che
organizzare una truffa coinvolgendo più di cinquanta persone è
quantomeno difficile, se non impossibile.
I risultati di J. B. Tucker
Secondo la testimonianza di Jim B.
Tucker, i bambini analizzati non usano mai l'espressione "vita
precedente" pur descrivendo con chiarezza ciò che sarebbe loro
avvenuto in passato. Un bambino turco, per esempio, avrebbe fornito
molti dettagli circa la sua famiglia passata residente nella città
di Istanbul, che si trovava molto lontano dal luogo dove abitava
adesso, aggiungendo particolari di parenti avuti in passato, citando
i loro nomi armeni assieme ai relativi indirizzi di casa. Ricordava
anche i nomi della moglie e dei figli.
Non tutti i bambini però
ricorderebbero le vite precedenti. Tucker avrebbe notato che nel 70%
dei casi i bambini ricordano morti avvenute soprattutto in
circostanze non naturali, quali incidenti, episodi traumatici
improvvisi e morte violenta.
A fronte dei suoi vari esperimenti, che
lo hanno portato a ritenere che la coscienza non sia un prodotto del
cervello bensì dell'anima, e che quindi sia immortale, Jim B. Tucker
non vuole usare il termine "reincarnazione", pur affermando
che tale possibilità non possa essere esclusa del tutto; egli
preferisce parlare di prove concrete sulla sopravvivenza delle
emozioni umane in presenza di specifiche circostanze.
Nella letteratura e nell'arte
Metempsicosi nella mitologia classica
Nella mitologia classica Poseidone fece
reincarnare il figlio Cicno, che era stato ucciso da Achille durante
la guerra di Troia, in un cigno. L'episodio è narrato nelle
Metamorfosi di Ovidio:
« Con le ginocchia il
corpo, e con la palma / Con più forza, che può, stringe la gola,
/ Tanto, che toglie quella strada à l'alma, / Che suol dar fuor
lo spirto, e la parola. / Al fin con questo modo à lui la palma /
De la vittoria il forte Achille invola./ Cerca poi trargli il
vincitor Acheo / L'arme, perpetua à lui gloria, e trofeo. / Ma
tosto, ch'apre l'arme, intende il lume / Quivi entro, volar fuor
vede un augello. / Spiega lontan da lui le bianche piume, /
Grande, ben fatto, à maraviglia bello: / Il Re, che tributario
have ogni fiume, / Volle, ch'entrasse in quel corpo novello. / Hor
le cagnate sue terrene some / Non ritengon di prima altro, che 'l
nome. »
|
(Ovidio,
Metamorfosi, libro
XII)
|
Un altro grande protagonista della
guerra di Troia, anch'egli semidio e vittima di Achille, fu
egualmente fatto reincarnare dopo la morte: Memnone, il bellissimo re
degli Etiopi, che era figlio di Eos (anche stavolta la fonte è il
testo ovidiano). La dea era inconsolabile, e Zeus decise di
alleviarne il dolore: mentre la pira stava per ardere la testa e il
corpo di Memnone (il sovrano era morto tramite decapitazione) si levò
improvvisamente dalle fiamme uno stormo di uccelli. Memnone da quel
momento avrebbe vissuto in ognuno di essi, e per sempre:
« De la prima favilla
ogni sorella/Nel revoluto fumo un'alma informa./Da questo, e da
quel lato esce una ascella,/ Fin che di vero augel mostra la
forma./Quante scintille alzar fa la facella,/Tante in augelli il
fato ne trasforma/Nel modo stesso in aere in un momento/Se ne
veggon formare, e cento, e cento./Sì gran numero al ciel se'n
vede asceso,/Che fan quasi oscurar ne l'aere il giorno./Fan sopra
mille giuochi al rogo acceso,/Indi il giran tre volte intorno
intorno./Tre volte il grido lor fan, che sia inteso/Insino al più
beato alto soggiorno/L'essercito in due campi poi si parte/E
forman le battaglie al fiero Marte./Indi crudeli ad affrontar si
vanno,/E con gli urti, e co' rostri, e con gli artigli,/Et ogni
estrema ingiuria empi si fanno/Del b
|
ruggiato Mennone in novi
figli./Tanto che molti con disnore, e danno/Del proprio sangue lor
cadon vermigli./E fan l'essequie con la lor tenzone/A la cognata
polve di Mennone.»
|
Nel VI libro dell'Eneide,
durante la discesa agli Inferi di Enea e della Sibilla Cumana, dalle
parole che Anchise rivolge al figlio traspare la concezione
pitagorico-orfica di Virgilio: Anchise descrive una teoria dei cicli
e delle rinascite spiegando come molte ombre dei Campi Elisi si
immergano nel fiume Lete per dimenticare le vite precedenti e poter
dunque reincarnarsi in nuovi corpi terreni. Secondo vari studiosi, la
descrizione della sofferenza di queste anime per gli errori delle
vite passate (quisque suos patimur Manes, v.743) è una
reminiscenza del Gorgia platonico, dove si parla delle
sofferenze animiche di purificazione per un perfezionamento della
vita successiva.
0 commenti:
Posta un commento