venerdì 4 marzo 2022

Un primo tentativo riuscito di costruire un robot


Non si sa molto del robot che fu esposto a Berlino nel 1909 dal signor Adolph Whitman, un famoso inventore tedesco.

Solo che si chiamava Occultus o Barbarossa.

Whitman era riuscito, dopo anni di lavoro, a costruire un uomo meccanico che poteva camminare, parlare, cantare, fischiare e ridere.

Occultus era umano in modo tale da non poter essere distinto da un normale essere umano a pochi metri di distanza.

Il suo scheletro consisteva in un numero infinito di ingranaggi e parti di macchine.

Il modo in cui è stato controllato rimane un segreto dell'inventore.

Si diceva che le onde elettriche senza fili fossero la base della meraviglia meccanica.

Ogni singola parte del robot era controllata da un piccolo motore elettrico.

Poi del materiale emerge dalla Turchia, dove si sostiene che Occultus sia una loro invenzione.


Ma non so se c'è qualcosa di vero, né che ne è stato di Occultus.


giovedì 3 marzo 2022

Il fatto che Darwin credesse in Dio smentisce la sua teoria?


Intanto dobbiamo deciderci: se aveva ragione sull'evoluzione, questo non lo rende credibile come credente, anzi.

Semplicemente le due cose non sono in contrasto e nemmeno collegate, una persona riesce tranquillamente amare un figlio seria killer senza supportarlo. In poche parole si può essere semplicemente incoerenti, razionali nel lavoro emotivi nell’amore.

Inoltre sono stati o sacerdoti ad aver iniziato a far quadrare l’avoluzonismo con la religione e non vice versa. Quindi la realtà è che molti religiosi hanno modificato la loro religione e iniziato a credere nell’evoluzione e non il contrario.

Darwin credeva? Peggio per lui… ma l’evoluzione resta una teoria ampiamente corroborata, che ad ogni scoperta diviene più solida e credibile… la religione sta avendo il problema opposto ad ogni giorno che passa è sempre più facile metterla in discussione.



mercoledì 2 marzo 2022

Cosa potrebbe succedere dopo un'apocalisse zombie?

A rigor di logica?

Gli zombie si decomporrebbero e cadrebbero a pezzi per la necrosi.

La minaccia dei morti che camminano sarebbe, in realtà, molto piccola.

Anche la razza di zombie più intelligente e veloce vista, per esempio, nel remake di Dawn of the Dead non avrebbe ancora una reale possibilità di sopraffare la società. Queste creature funzionano ancora a un livello di intelligenza molto più basso dell'uomo e sarebbero quindi bersagli relativamente facili.

Gli zombi scalmanati cesserebbero semplicemente di essere una minaccia nel giro di pochi giorni, mentre i loro corpi cadono a pezzi.




martedì 1 marzo 2022

Noce di Benevento

Risultati immagini per Noce di Benevento




«Unguento unguento
portami al noce di Benevento
sopra l'acqua e sopra il vento
e sopra ogni altro maltempo.»
(Formula magica che molte donne accusate di stregoneria riferirono durante i processi.)



Il Noce di Benevento era un antico e frondoso albero di noce consacrato al dio germanico Odino, intorno al quale si riuniva una comunità di Longobardi stanziati nei pressi di Benevento a partire dal VI secolo, nei territori originariamente abitati dai Sanniti. La celebrazione di riti pagani e religiosi, che prevedevano si appendesse al noce una pelle di capro, ha dato vita a varie leggende che si sono perpetuate nei secoli, riguardante cerimonie e rituali magici officiati da streghe in occasione di sabba.

Storia

Il luogo in cui sorgeva il noce era peraltro già stato teatro di incantesimi, ed evocativo di atmosfere occulte.

Il culto di Iside

Sin dall'epoca romana, infatti, si era diffuso per un breve periodo a Benevento il culto di Iside, dea egizia della magia; l'imperatore Domiziano aveva anche fatto erigere un tempio in suo onore. All'interno di questo culto, Iside faceva parte di una sorta di Trimurti, cioè assumeva un triplice aspetto: veniva infatti identificata anche con Ecate, dea degli inferi, e Diana, dea della caccia. Il culto di Iside sta probabilmente alla base di elementi di paganesimo che perdurarono nei secoli successivi: le caratteristiche di alcune streghe sono ricollegabili a quelle di Ecate, ed inoltre lo stesso nome con cui viene indicata la strega a Benevento, janara, sembra possa derivare da quello di Diana.

I rituali longobardi

Il protomedico beneventano Pietro Piperno nel suo saggio Della superstitiosa noce di Benevento (1639, traduzione dall'originale in latino De Nuce Maga Beneventana) fa risalire le radici della leggenda delle streghe al VII secolo. All'epoca Benevento era capitale di un ducato longobardo e gli invasori, pur formalmente convertitisi al cattolicesimo, non rinunciarono alla loro religione tradizionale pagana. Sotto il duca Romualdo essi adoravano una vipera d'oro (forse alata, o con due teste), che probabilmente ha qualche relazione con il culto di Iside di cui sopra, dato che la dea era capace di dominare i serpenti. Cominciarono a svolgere un rito singolare nei pressi del fiume Sabato che i Longobardi erano soliti celebrare in onore di Wotan, padre degli dèi: veniva appesa, ad un albero sacro, la pelle di un caprone. I guerrieri si guadagnavano il favore del dio correndo freneticamente a cavallo attorno all'albero colpendo la pelle con le lance, con l'intento di strapparne brandelli che poi mangiavano. In questo rituale si può riconoscere la pratica del diasparagmos, il dio sacrificato e fatto a pezzi, che diviene pasto rituale dei fedeli.
I beneventani cristiani avrebbero collegato questi riti esagitati alle già esistenti credenze riguardanti le streghe: le donne e i guerrieri erano ai loro occhi le lamie, il caprone l'incarnazione del diavolo, le urla riti orgiastici. Un sacerdote di nome Barbato accusò esplicitamente i dominatori longobardi di idolatria. Secondo la leggenda, nel 663 il duca Romualdo, essendo Benevento assediata dalle truppe dell'imperatore bizantino Costante II, promise a Barbato di rinunciare al paganesimo se la città - e il ducato - fossero stati risparmiati. Costante si ritirò (secondo la leggenda, per grazia divina) e Romualdo fece Barbato vescovo di Benevento. Barbato stesso abbatté l'albero sacro e ne strappò le radici, facendo costruire nel posto una chiesa, chiamata Santa Maria in Voto. Romualdo continuò ad adorare in privato la vipera d'oro, finché la moglie Teodorada la consegnò a Barbato che la fuse ottenendo un calice per l'eucaristia.
Tale leggenda non collima esattamente con i dati storici: nel 663 era duca di Benevento Grimoaldo, mentre Romualdo I sarebbe subentrato al predecessore, divenuto nel frattempo re dei Longobardi, soltanto nel 671; inoltre, la moglie di Romualdo I si chiamava Teuderada (Theuderada) e non Teodorada, che era invece la moglie di Ansprando e madre di Liutprando. In ogni caso, Paolo Diacono non fa alcun cenno alla leggenda, né a una presunta fede pagana di Romualdo, molto più probabilmente di credo ariano come il padre Grimoaldo. Le riunioni sotto il noce, uno dei tratti salienti della leggenda delle streghe, provengono quindi molto probabilmente da queste usanze longobarde; tuttavia si ritrovano anche nelle pratiche di culto di Artemide (la dea greca in parte assimilabile ad Iside) svolte nella città di Caria.
Nei secoli successivi la leggenda delle streghe prese corpo. A partire dal 1273 tornarono a circolare testimonianze di riunioni stregonesche a Benevento. In base alle dichiarazioni di tale Matteuccia da Todi, processata per stregoneria nel 1428, esse si svolgevano sotto un albero di noce, e si credette che fosse l'albero che doveva essere stato abbattuto da San Barbato, forse risorto per opera del demonio. Più tardi, nel XVI secolo, sotto un albero furono rinvenute ossa spolpate di fresco: andava creandosi un'aura di mistero attorno alla faccenda, che diveniva gradualmente più complessa.

Il noce

Secondo le testimonianze delle presunte streghe, il noce doveva essere un albero alto, sempreverde e dalle qualità nocive. Sono svariate le ipotesi sull'ubicazione della Ripa delle Janare, il luogo sulla riva del Sabato dove si sarebbe trovato il noce. La leggenda non esclude che potessero essere più di uno. Pietro Piperno, pur proponendosi di smentire la diceria, inserì nel suo saggio una piantina che indicava una possibile collocazione del rinato noce di San Barbato, nonché della vipera d'oro longobarda, nelle terre del nobile Francesco di Gennaro, dove era stata apposta un'iscrizione per ricordare l'opera del santo. Altre versioni vogliono il noce posto in una gola detta Stretto di Barba, sulla strada per Avellino, dove si trova un boschetto fiancheggiato da una chiesa abbandonata, o in un'altra località di nome Piano delle Cappelle. Ancora, si parla della scomparsa Torre Pagana, sulla quale fu costruita una cappella dedicata a San Nicola dove il santo avrebbe fatto numerosi miracoli.

I sabba e i malefìci

La leggenda vuole che le streghe, indistinguibili dalle altre donne di giorno, di notte si ungessero le ascelle (o il petto) con un unguento e spiccassero il volo pronunciando una frase magica (riportata all'inizio della pagina), a cavallo di una scopa di saggina o, secondo altre versioni, in groppa ad un «castrato negro» voltandogli le spalle. Contemporaneamente le streghe diventavano incorporee, spiriti simili al vento: infatti le notti preferite per il volo erano quelle di tempesta. Si credeva inoltre che ci fosse un ponte in particolare dal quale le streghe beneventane erano solite lanciarsi in volo, il quale perciò prese il nome di ponte delle janare, distrutto durante la seconda guerra mondiale.
Ai sabba sotto il noce prendevano però parte streghe di varia provenienza. Questi consistevano di banchetti, danze, orge con spiriti e demoni in forma di gatti o caproni, e venivano anche detti giochi di Diana.
Dopo le riunioni, le streghe seminavano l'orrore. Si credeva che fossero capaci di causare aborti, di generare deformità nei neonati facendo loro patire atroci sofferenze, che sfiorassero come una folata di vento i dormienti, e fossero la causa del senso di oppressione sul petto che a volte si avverte stando sdraiati. Si temevano anche alcuni dispetti più "innocenti", per esempio che facessero ritrovare di mattina i cavalli nelle stalle con la criniera intrecciata, o sudati per essere stati cavalcati tutta la notte. In alcuni piccoli paesini campani, tra gli anziani circolano ancora voci secondo cui le streghe di Benevento, di notte, rapiscano i neonati dalle culle per passarseli tra loro, gettandoli sul fuoco, e terminato il gioco li riportino lì dove li avevano presi.
Le janare, grazie alla loro consistenza incorporea, entravano in casa passando sotto la porta (in corrispondenza con un'altra possibile etimologia del termine da ianua, porta). Per questo si era soliti lasciare una scopa o del sale sull'uscio: la strega avrebbe dovuto contare tutti i fili della scopa o i grani di sale prima di entrare, ma nel frattempo sarebbe giunto il giorno e sarebbe stata costretta ad andarsene. I due oggetti hanno un valore simbolico: la scopa è un simbolo fallico contrapposto alla sterilità portata dalla strega, il sale si riconnette con una falsa etimologia alla Salus.

Proprietà

Alberi sacri a Giove, i noci hanno sempre goduto di particolari attribuzioni: dall'aspetto ambivalente, sia diurno che notturno, erano considerati portatori di un potere curativo, che poteva tuttavia diventare nocivo se non trattato adeguatamente. Ai suoi frutti erano attribuite qualità arcane, capaci di ridestare impulsi sessuali, per il loro guscio affine alle gonadi maschili; e d'altra parte la loro forma interna ricorda quella del cervello umano, e dunque usati, secondo la dottrina delle segnature, per guarire i mali di testa. Ancora oggi ad esempio il noce è uno dei fiori di Bach, denominato walnut.

lunedì 28 febbraio 2022

Malocchio

Risultati immagini per Malocchio


Il malocchio è una delle tradizioni popolari più radicate, che tratta la superstizione del potere dello sguardo di produrre effetti sulla persona osservata; tale effetto può essere nella maggior parte dei casi negativo, come portare malasorte su persone invidiate o detestate, o più raramente positivo, ad esempio garantendo la protezione della persona amata.
Tale forma di superstizione, priva di alcuna validità scientifica o di riscontri oggettivi, è comune a molte culture presenti e passate, sopravvivendo ostinatamente agli sviluppi storici e scientifici dell'Occidente. Gli effetti immaginari del malocchio consisterebbero in una serie di presunte "disgrazie" che, improvvisamente e in breve lasso di tempo, accadrebbero alla persona colpita.
Contro il malocchio, nella cultura popolare, l'uso di amuleti portafortuna, che variano a seconda dei contesti culturali e sociali: ad esempio in Italia si usa fare le corna con le dita della mano, o toccare un oggetto in ferro o legno, o toccarsi i genitali, o portare addosso un corno di corallo, e per i devoti portare un santino o indossare una collanina con crocefisso.
Nella maggior parte delle lingue il nome si trova come variante di espressioni quali "occhio cattivo", "malocchio", "guardare male" o solamente "l'occhio." Alcune esempi di questo schema nel Mondo sono:
  • In greco, to matiasma (μάτιασμα) o mati (μάτι) qualcuno si riferisce all'atto di maledire attraverso l'occhio (mati è la parola greca che indica l'occhio); inoltre: baskania (βασκανία, la parola greca che indica fattura)
  • ebraico 'ayin ha'ra (עין הרע) "malocchio"
  • Persiano " (sguardo che ferisce/che provoca male) o "چشم شور" (occhio salato)
  • In spagnolo mal de ojo significa letteralmente "male dall'occhio" con esplicito riferimento al male che apparentemente proviene dall'occhio. Fare il malocchio viene così tradotto echar mal de ojo, i.e. "lanciare il male dall'occhio".
  • In arabo 'ain al hasoud (عين الحسود) "l'occhio dell'invidia". "Ayn haarrah" è usato inoltre per tradurre letteralmente come "occhio caldo".
  • In russo сглаз (sglaz) significa letteralmente "dall'occhio".
  • In sanscrito "drishti dosha" significa "sguardo pieno di cattiveria".
  • In turco nazar guardare con kem göz indica il guardare con occhio malvagio.



domenica 27 febbraio 2022

Yin e yang

Risultati immagini per Yin e yang


Il concetto di yin (nero) e yang (bianco) ha origine dall'antica filosofia cinese, molto probabilmente dall'osservazione del giorno che si tramuta in notte e della notte che si tramuta in giorno o dalle osservazioni e riflessioni che Laozi faceva nei confronti del fuoco, notandone il colore, il calore, la luce e la propensione della fiamma di svilupparsi verso l'alto. Da qui tutta la classificazione in "yin" e "yang" anche di ogni fenomeno naturale (es. il fuoco è caldo, emette luce, sale verso il cielo quindi yang). Questa è una concezione presente nelle due religioni propriamente cinesi: Taoismo e Confucianesimo.
Questo concetto è anche alla base di molte branche della scienza classica cinese, oltre ad essere una delle linee guida della medicina tradizionale cinese. Esso è pure un punto centrale di molte arti marziali cinesi o esercizi come baguazhang, taijiquan, Qi Gong e della divinazione I Ching.
I caratteri tradizionali per yin (, , yīn) e yang (, , yáng) possono essere separati e tradotti approssimativamente come il lato in ombra della collina (yin) e il lato soleggiato della collina (yang). Siccome yang fa riferimento al "lato soleggiato della collina", esso corrisponde al giorno e alle funzioni più attive. Al contrario, yin, facendo riferimento al "lato in ombra della collina", corrisponde alla notte e alle funzioni meno attive. Il concetto di yin e yang può essere illustrato da questa tabella:
yin Yang
oscurità luce
femminile maschile
luna sole
notte giorno
oscuro chiaro
passivo attivo
freddo caldo
negativo positivo
nord sud
ovest est
terra aria
acqua fuoco
Lo yin (nero) e lo yang (bianco) sono anche detti "i due pesci yin e Yang" (陰陽魚), perché sono due metà uguali con la maggior concentrazione al centro e sul rispettivo lato, quando lo yang raggiunge il suo massimo apice comincia inevitabilmente lo yin. Le due polarità non implicano affatto la divisione yin = male e Yang = bene, ma semplicemente due polarità energetiche (Tao te Ching).
Prima della creazione dell'universo esisteva solo il Wu Chi, che possiamo definire il potenziale nulla; da qui poi ha inizio il Tai-Chi che è la prima forza che nasce, poi dividendosi crea lo yin e lo yang. Questi si uniscono in modo armonioso, infatti si rappresenta con un cerchio con le due metà separate da una linea curva. In ogni metà è presente una piccola quantità del rispettivo opposto: nello yin è presente un po' di yang e nello yang è presente un po' di yin.
Tutto il mondo manifesto si regge sui due principi yin e yang;
  1. Lo yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto.
  2. Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.

sabato 26 febbraio 2022

Vaimanika Shastra

Risultati immagini per Vaimanika Shastra


Il Vaimanika Shastra (वैमानिक शास्त्र Vaimānika Śāstra, "Scienza dell'Aeronautica") o anche Vimanika, è un testo scritto in sanscrito risalente agli inizi del XX secolo, ottenuto da un medium tramite "canalizzazione" (channeling) e scrittura automatica, in cui si afferma che i vimana menzionati nei testi vedici dell'antica India sarebbero stati degli avanzati velivoli simili ai moderni razzi.
L'esistenza di questo testo, composto da 3000 shlokas (versi) distribuiti in 8 capitoli, è stata rivelata nel 1952 da G. R. Josyer il quale ha affermato che sarebbe stata scritta da Pandit Subbaraya Shastry (1866–1940) sotto dettatura psichica da parte dell'antico saggio hindu Bharadvaja.
I cultori dell'archeologia misteriosa sostengono invece che lo scritto avrebbe un'origine antichissima, facendolo risalire al XIII secolo a.C., anche se non se ne conoscono frammenti, citazioni o riferimenti in opere del passato.
Uno studio condotto da ingegneri meccanici e aeronautici dell'Indian Institute of Science di Bangalore ha concluso, nel 1974, che i velivoli descritti nel testo sono "intrugli di scarso valore" e che l'autore rivela una totale mancanza di comprensione dell'aeronautica. Lo studio, inoltre, afferma che "Il Rukma Vimana era l'unico dotato di senso. Possiede lunghi condotti verticali che aspirano aria dalla parte superiore e la spingono in basso, con un processo che genera un sollevamento".
L'esistenza del testo fu resa pubblica nel 1952, tramite un comunicato stampa diramato da G. R. Josyer, fondatore, nel 1951, nella città di Mysore dell'"International Academy of Sanskrit Research". Secondo Joyser, il testo stesso sarebbe stato dettato tra il 1918 e il 1923. Una traduzione in hindi fu pubblicata nel 1959 da Swami Brahmamuni Parivrajaka, con il titolo di Brihad Vimana Shastra. Il testo in sanscrito, con la relativa traduzione in inglese, fu pubblicato nel 1973 con il titolo di Vaimanika Shastra. L'edizione di Josyer venne integrata con delle illustrazioni di T. K. Ellappa, un disegnatore della locale università di ingegneria a Bangalore, ma che non fu menzionato come coautore nell'edizione del 1959.
Ci sono tuttavia notizie frammentarie riguardo a copie precedenti. Un manoscritto tenuto in custodia da Venkatachalka sarebbe apparso nella libreria Rajakiya Sanskrit nel 1944. La stessa edizione di Josyer sarebbe stata compilata sulla base di un vecchio archivio trascritto dal telegu in sanscrito da Pandit Tallapragada Subba Row (1856-1890), che lo avrebbe consegnato ai suoi committenti, dei monaci Gelugpa autori di traduzioni in tedesco fra il 1918 e il 1923. Di tale documento si sono perse le tracce.
G. R. Josyer, direttore dell'accademia internazionale di ricerche sanscrite in Mysore, nel corso di una recente intervista ha mostrato una collezione di antichissimi manoscritti di proprietà dell'Accademia. In alcuni di essi, risalenti a diverse migliaia di anni fa, compilati da antichi rishi, Bharadwaja, Narada e altri, vengono descritte vicende mondane importanti per l'esistenza e il progresso degli uomini e delle nazioni sia in tempo di guerra che in tempo di pace [..]. Uno di questi manoscritti si occupa di aeronautica, e descrive la costruzione di diversi tipi di aeroplani per l'aviazione civile e per la guerra [..]. Josyer mostra alcuni disegni e progetti, un velivolo simile ad un elicottero, ad un aereo cargo, soprattutto utilizzato per trasportare combustibile e munizioni, velivoli civili che trasportavano da 400 a 500 persone e addirittura velivoli muniti di doppio o triplo ponte, ognuno descritto minuziosamente.
A differenza di un moderno trattato di aeronautica che inizia, prima di dettagliare i concetti e i disegni dei velivoli, con il descrivere i principi generali del volo, il Vaimanika Shastra inizia senza indugio con una descrizione quantitativa di un particolare velivolo. La materia comprende "una definizione di velivolo, come si deve istruire e alimentare un pilota, piste di atterraggio, cibo, vestiti, metalli e la loro produzioni, specchi e il loro uso in guerra, ed una varietà di congegni e yantra. I velivoli venivano definiti con diverse tipologie: mantrik, tantrik e kritak, e con dei nomi: Shakuna, Sundara, Rukma e Tripura, tutti descritti dettagliatamente. Si sostiene inoltre che il Vaimanika Shastra sia solo una piccola parte (un quarantesimo), di un testo molto più grande, lo Yantra Sarwasa (‘tutto sulle macchine'), scritti da Maharishi Bharadwaj e altri saggi per il "beneficio di tutta l'umanità".
Nel 1991, la traduzione inglese e le illustrazioni del libro di Josyer furono ristampati da David Hatcher Childress con il titolo: Vimana Aircraft of Ancient India & Atlantis come parte della serie Scienze Perdute. Secondo Childress, gli 8 capitoli si trattano:
  • segreti per la costruzioni di aeroplani, come evitare di spezzarli, tagliarli, incendiarli, e distruggerli;
  • segreto per immobilizzare l'aeroplano;
  • segreto per rendere invisibile l'aeroplano;
  • segreto per ascoltare conversazioni del nemico in altri luoghi;
  • segreto per effettuare fotografie dell'interno di aerei nemici;
  • segreto per accertare la direzione di un aereo nemico in avvicinamento;
  • segreto per fare perdere conoscenza ai piloti degli aerei nemici;
  • segreto per distruggere aerei nemici.
La propulsione dei vimana secondo Kanjilal (1985) sarebbe dovuta a un "motore a vortice di mercurio", un concetto apparentemente simile alla propulsione elettrica, del quale Childress ha individuato un importante riferimento in un trattato di architettura dell'XI secolo: il Samarangana Sutradhara.
Nel 1979 D. W. Davenport e Vincenti sul libro 2000 a.C.: distruzione atomica attribuiscono la distruzione di Lanka (secondo Davenport da identificarsi con Mohenjo-daro, una città appartenente alla civiltà della valle dell'Indo) a un'esplosione atomica, pur ammettendo di non essere esperti in materia di reperti distrutti da un'intensa fonte di calore (e per questo si sono rivolti all'Università "La Sapienza" di Roma, presso un gruppo di lavoro composto dal prof. Bruno Di Sabatino, dal prof. Amleto Flamini e dal dott. Gianpaolo Ciriaco). Sostenendo ipotesi tipiche dell'archeologia misteriosa essi ritengono che la civiltà indiana del tempo fosse molto avanzata, addirittura superiore a quella attuale. Gli stessi vimana sarebbero stati avanzatissimi veicoli volanti, in alcuni casi adatti a viaggi interplanetari. Nel libro gli autori hanno dato una personale interpretazioni dei 32 segreti degli antichi piloti, sulla base della traduzione fatta da Josyer, a loro dire "con il maggior spirito critico possibile". Il contenuto dei 32 segreti è preceduto da un'introduzione in cui si indica il motivo per cui sono stati dettati. Procedendo oltre l'introduzione si scopre che sono tre i tipi principali di segreti: quelli per difendersi dagli avversari con sistemi psicologici o elusivi, quelli per offendere il nemico con armi chimiche e fisiche e quelli dei sistemi d'indagine e raccolta dati.
«Il pilota deve imparare 32 segreti da precettori competenti e soltanto ad una persona che li avrà imparati può essere affidato un aeroplano, e non ad altri. Questi segreti sono così spiegati da Siddhanaatha:»
  1. Maantrika
    «come prescritto nel Mantraadhikaara, invocando le Mantras di Chhinnamasta, Bhairavee, Vgine, Siddhaamba, si acquista il potere di ghutikaa, paadukaa, visibile ed invisibile, ed altre Mantras con potenti erbe ed olii efficaci e Bhuvaneswaree Mantra, che conferisce poteri spirituali, per costruire aeroplani che non si rompono, non possono essere tagliati, non possono essere bruciati e non possono essere distrutti.»
  2. Taantrika
    «acquisendo Mahaamaaya, Shambara ed altri poteri tantrici si possono trasferire all'aeroplano».
  3. Kritaka
    «studiando architetti come Vishwakarma, Chhayaaparusha, Manu, Maya ed altri (il pilota o lo specialista) imparerà a costruire aeroplani di vari modelli».
    Questi primi tre segreti sarebbero l'obiettivo del manuale, precisando alcune prerogative cui il pilota deve far fronte. Come i moderni piloti di velivoli, anch'essi avrebbero dovuto conoscere la tecnica costruttiva, in modo da saperli pilotare meglio e saper fare piccole riparazioni. Secondo il testo, i vimana sarebbero stati indistruttibili, in relazione con i materiali disponibili all'epoca (legno, ferro, bronzo, tela, vetro) e presumibilmente ci sarebbe stata bisogno di una scuola con tecnici e specialisti capaci di realizzare e mettere a punto il veicolo.
  4. Antaraala
    «nel cielo, nelle regioni atmosferiche battute dal vento, nello scontro ai bordi di correnti potenti, l'aereo inavvertito ha probabilità di essere schiacciato e ridotto in pezzi. Ma essendo avvertito dell'avvicinarsi di tali punti pericolosi, l'aereo può essere arrestato e guidato con prudenza».
    Il testo sembra indicare una possibile vulnerabilità dell'aeromobile ad alta quota. In effetti, oltre i 12.000 metri, soffiano correnti fortissime a velocità oltre 400 km/h, ben conosciute dai piloti militari durante la Seconda guerra mondiale. Tali correnti vennero scoperte solo negli anni trenta, quindi, sempre ammesso che il testo sia autenticamente antico, l'autore aveva a disposizione conoscenze avanzatissime oppure ha lavorato di fantasia azzeccando la cosa.
  5. Goodha
    «come spiegato nel Vaayatstva-Parakarana, utilizzando i poteri Yaasaa, Viyaasaa Prayaasaa nell'ottavo strato atmosferico attorno alla terra, si attraggono i contenuti bui dei raggi solari e si possono usare per nascondere il Vimana ai nemici».
    Davenport spiega questo segreto affermando che l'occhio umano è incapace di vedere bande di frequenza luminose oltre una certa soglia, azzardando anche l'ipotesi che i vimana riflettessero soltanto raggi luminosi ultravioletti o infrarossi; azzarda anche l'ipotesi che i vimana potessero essere intercettati da una sorta di radar, per difendersi dai quali avrebbero dovuto essere resi invisibili.
  6. Drishya
    «dalla collisione nell'atmosfera della forza elettrica e della forza del vento, viene creato uno splendore incandescente, il cui riflesso, catturato dallo specchio frontale del Vimana, può essere manipolato per produrre un Maaya-Vimana, o Vimana camuffato».
    L'autore accenna solo alla possibilità di un gioco di luci tale da alterare l'aspetto esterno del vimana. Alla luce delle conoscenze attuali, pur senza riferimenti precisi nel testo, si potrebbe pensare a un fenomeno legato alla ionizzazione dell'atmosfera prodotta dal vento solare.
  7. Adrishya
    «secondo il Shaktitantra, per mezzo del Vynarathya Vikarana ed altri poteri nel cuore della massa solare, si possono attrarre le forze del flusso etereo nel cielo e mescolarle con il Balaahaa-vikarana shkati nel globo aereo, produrre in questo modo una copertura bianca che renderà il Vimana invisibile».
    L'autore non azzarda nessuna ipotesi per spiegare il segreto. Con l'immaginazione potremmo pensare a un raffreddamento della superficie del vimana tale da produrre la condensazione del vapore acqueo e quindi una sorta di nebbia.
  8. Paroksha
    «secondo il Meghotpatthi-parakarana, o Scienza della Nascita delle Nubi, entrando nel secondo strato delle nubi estive e attraendo il potere interno con lo specchio di attrazione di forza del Vimana, e applicandolo al Parivesha o alone, del Vimana, si genera una forza paralizzante e i Vimana nemici sono messi fuori uso».
    Davenport collega il segreto alle nuvole temporalesche delle quali gli antichi piloti sarebbero stati in grado di utilizzare la carica elettrica.
  9. Aparoksa
    «secondo il Shakti-tantra, con la proiezione del raggio di luce Rohinee, le cose di fronte al Vimana sono rese visibili».
    Secondo l'autore, si tratterebbe di un dispositivo a raggi infrarossi capace di vedere nel buio.
  10. Sanochka
    «come prescritto nel Yantraango-pasamhaara, quando il Vimana sta andando in velocità, con le ali completamente stese e c'è un pericolo davanti, azionando il settimo interruttore del Vimana, le sue parti possono essere fatte contrarre».
    Davenport interpreta il termine come “contrazione” e lega il segreto alla possibilità del vimana di viaggiare a due velocità differenti a seconda dell'altitudine; i velivoli avrebbero avuto la possibilità di far uscire ali e coda per aumentare la portanza. In caso d'emergenza avrebbe potuto ritrarle, con conseguente accelerazione verso l'alto.
  11. Vistrita
    «secondo l’Akaashatantra quando il Vimana è nella corrente aerea centrale nella prima e nella terza regione del cielo, azionando l'interruttore nell'undicesima sezione del vimana, questi si espande convenientemente».
    Questo segreto rappresenterebbe il caso opposto al precedente.
  12. Viroopa parana
    «come affermato nel Dhooma Parakarana, producendo il 32º tipo di fumo con l'apposito meccanismo, caricandolo con la luce delle ondate di calore nel cielo e proiettandolo attraverso il tubo Padmaka Chakra sullo specchio Vyroopya, cosparso d'olio bhiravee in cima al Vimana, e facendolo girare al 123º tipo di velocità, ne emergerà una forma fiera e terrificante del Vimana che causerà grande spavento in chi guarda».
    L'autore, come per il segreto successivo, pensa a una specie di cortina fumogena che terrorizzerebbe le popolazioni.
  13. Roopaantara
    «come stabilito nel Tylaprakarana, preparando gli oli griddhrajihwaa, kumbhinee e kaakajangha e ungendone lo specchio distorcente del Vimana, applicandovi il 19º tipo di fumo e caricandolo col Kuntinee shakti nel Vimana, ne appariranno forme come il leone, la tigre, il rinoceronte e il serpente, la montagna e il fiume che confonderanno e stupiranno gli osservatori».
  14. Suroopa
    «attraendo i 13 tipi della forza Karaka menzionati nel Karaka-Parakarana, applicando aria sovraccarica di neve e proiettandola attraverso il tubo convettore d'aria verso gli specchi pushpinee-pinjula nel lato anteriore destro del Vimana e focalizzandoli sopra il raggio Suragha, apparirà a chi guarda il Vimana una donzella celeste coperta di fiori e di gioielli».
    Davenport non accenna a nessuna interpretazione; con un bel po' di azzardo potremmo pensare a un laser capace di disegnare una figura olografica.
  15. Jyotirbhaava
    «come affermato nel Amshubodhinee dal Samgnaa e altri 16 digitis dello splendore solare, attraendo il 12º e 16º digitis e focalizzandoli sulla forza dell'aria nella sezione Mayookha del quarto sentiero del cielo, e similmente, attraendo la forza dello splendore etereo e mescolandola con lo splendore del settimo strato della massa d'aria e poi proiettando queste forze attraverso i tubi del Vimana sulla sezione dello specchio ghuaa-garha, sarà prodotto un ricco splendore come quello del sole del mattino».
    Per Davenport è un passo oscuro che potrebbe essere spiegato come la capacità del vimana di riflettere, a grandissima altezza, la luce solare illuminando una vasta zona dove è già notte.
  16. Tamonaya
    «come è descritto nel Darpana Parakarana per mezzo dello specchio della forza buia, catturarndo la forza dell'oscurità, passandola attraverso il meccanismo Thamo nella sezione Nord-Ovest del Vimana, e azionando un interruttore, si produce a mezzogiorno la totale oscurità di una notte di luna nuova».
    Davenport reputa impossibile realizzare una cosa simile secondo le nostre nozioni, ovvero un annullamento della propagazione delle onde elettromagnetiche nella gamma del visibile su una zona molto vasta.
  17. Pralaya
    «come descritto nel libro della distruzione, attraendo i cinque tipi di fumo attraverso il tubo della macchina concentratrice, nella parte frontale del Vimana, e immergendoli nella nube del fumo menzionata in Shadgarbha-Viveka, e spingendola per mezzo di energia elettrica, attraverso il tubo aereo dai cinque rami, si distrugge tutto come in un cataclisma».
    L'autore sostiene che il vimana potrebbe produrre una piccola tromba d'aria; si tratterebbe quindi di un'arma meteorologica.
  18. Vimukha
    «come menzionato nel RgHridaya, proiettando la forza del Kubera, Vimuka e della polvere velenosa Vyshawaanara, attraverso il tubo dello specchio Roudree e azionando l'interruttore del meccanismo dell'aria, si produce una totale insensibilità e coma».
    Si tratterebbe, secondo Davenport, di un'arma chimica sparsa sul terreno tramite un irroratore.
  19. Taara:
    «mescolando con le forze eteree 10 parti di forza dell'aria, 7 parti di forza dell'acqua e 16 parti di splendore solare, e proiettandole, per mezzo dello specchio a stella attraverso il tubo frontale del Vimana, si crea l'apparenza di un cielo stellato».
    Una possibile interpretazione è quella di un apparecchio per ottenere una specie di mimetismo.
  20. Mahaashabda vimohana
    «concentrando la forza dell'aria nei sette tubi del Vimana e azionando un interruttore si produce, come stabilito nel Shabda-parakaashikaa, un crescendo di tonante rumore che fa tremare la gente di paura, la stordisce e la rende insensibile».
    Si tratterebbe di un'arma stordente che produce un'intensa e continua onda sonora capace di avere effetti sul sistema nervoso.
  21. Langhana
    «come stabilito nel Vaayu tattva prakarna, quando si passa da una corrente d'aria ad un'altra, il Vimana affronta lo splendore baadaba del sole e prende fuoco. Per evitare che ciò avvenga, l'energia elettrica e l'energia dell'aria del Vimana devono essere congiunte e concentrate nel centro vitale del Vimana e, azionando un interruttore, il Vimana salterà verso la salvezza».
    Passo incomprensibile per l'autore; dovremmo ipotizzare un riferimento al rientro nell'atmosfera di un mezzo che si trova a passare da una corrente d'aria in un'altra (cioè dallo spazio esterno all'atmosfera terrestre); in questo caso, come noto, si crea una forza d'attrito in grado di distruggere il mezzo volante; ci sarebbe poi un dispositivo nella parte più protetta (centro vitale) capace di prevenirlo.
  22. Saarpa-gamana
    «attraendo il dandavaktra e le altre sette forze dell'aria, aggiungendovi raggi solari, passando attraverso il centro zig-zagheggiante del Vimana e azionando un interruttore, il Vimana assumerà un andamento a zig-zag come un serpente».
    Secondo l'autore si tratterebbe di una serie di rapidi e bruschi cambiamenti di rotta.
  23. Chapala
    «quando si avvista un aeroplano nemico, azionando un interruttore nel centro di forza della sezione mediana del Vimana a 4087 giri all'ora atmosferica, sarà generata un'onda di velocità, che squasserà l'aereo nemico».
    Secondo Davenport il vimana sarebbe stato capace di generare turbolenze per poi dirigerle verso un veicolo nemico; l'ora atmosferica è una classica misura del tempo locale.
  24. Sarvatomukha
    «quando una formazione di aerei nemici arriva all'attacco, azionando l'interruttore nella corona del Vimana, lo si fa girare con agilità per fronteggiare gli attacchi da ogni lato».
    Si tratterebbe di una manovra a trottola, che avrebbe richiesto degli accorgimenti (per esempio delle postazioni attaccate cardanicamente al veicolo) per proteggere l'equipaggio; ancora una volta dal testo emerge che la tecnologia dei Vimana avrebbe controllato sia la forza elettromagnetica che quella gravitazionale.
  25. Parashabda graahaka
    «come spiegato nel Sowdaaminee Kaala, o Scienza dell'Elettronica, per mezzo del meccanismo catturatore di suoni nel Vimana, si possono sentire le parole e i suoni negli aerei nemici che volano nel cielo».
    Per l'autore sarebbe qualcosa di simile a una radio capace di captare le conversazioni del veicolo nemico, oppure (addirittura) di un sistema capace di rilevare le vibrazioni sonore prodotte all'interno del veicolo nemico, come un raggio laser puntato sulle pareti esterne dell'ambiente da spiare.
  26. Roopaakarshana
    «per mezzo del meccanismo fotografico del Vimana, si ottiene un'immagine televisiva dell'interno di vimana nemici».
    Per Davenport questa è fantascienza pura, oggi forse un po' meno, grazie alla diffusione dei videotelefonini e apparecchi simili.
  27. Kriyaagrahana
    «girando la chiave sul fondo del Vimana, si fa apparire uno schermo bianco. Elettrificando i tre acidi nella parte Nord-Est del Vimana, e sottoponendoli a 7 tipi di raggi solari, passando la forza risultante dentro il tubo dello specchio Thrisheersha e facendo in modo che lo schermo sia di fronte allo specchio, e infine girando la chiave superiore, tutte le attività che sono in corso sul terreno verranno proiettate sullo schermo».
    Per l'autore si tratterebbe di un monitor collegato a una telecamera dotata di zoom.
  28. Dikpradarshana
    «girando la chiave sul fronte del Vimana, il meccanismo dishaampati mostrerà la direzione dalla quale il vimana nemico si sta avvicinando».
    Davenport lo associa a un radar.
  29. Aakaashaakaara
    «stando al Aakaasha-Tantra, mescolando una soluzione di mica nera con neem e decotto bhoonaaga, e ungendone le parti esteriori di un Vimana fatto di placche di mica ed esponendolo ai raggi del sole, il vimana apparirà come il cielo e diverrà indistinguibile».
    L'autore lo associa a un altro accorgimento mimetico; oggi del resto per i veicoli spaziali si usano placche di mica e mattonelle fatte di materiale ceramico, che, ungendole, possono cambiare il colore.
  30. Jalaada roopa
    «mescolando succo di melograno, bilva o olio di bael, sale di rame, nero fumo, granthica o liquido gugul, polvere di mostarda e decotto di scaglia di pesce, aggiungendo conchiglie di mare e polvere di rocce di sale e raccogliendo il fumo della soluzione, inondandolo del calore solare che avviluppa la copertura, il Vimana apparirà come una nuvola».
    Altro accorgimento mimetico per Davenport, messo in forma di strana ricetta di cucina.
  31. Stabdhaka
    «proiettando il fumo avvelenato Apsmaara nel tubo situato nella parte Nord del Vimana, e scaricandolo col meccanismo Stambhana, la gente negli aeroplani nemici sarà resa incosciente».
    Per l'autore, un'arma chimica ad alta penetrazione capace d'infiltrarsi dentro il velivolo nemico.
  32. Karshana
    «quando aeroplani nemici arrivano in forza per distruggere il tuo Vimana, mettendo in fiamme il Jwaakine shakit nel Vyshwaanara-naal, o tubo situato sull'ombelico dell'aereo, e girando le chiavi delle due ruote ad 87 gradi, il rovente Shakti avvilupperà l'aereo nemico e lo brucerà».
    L'unico segreto in cui apertamente si parla di distruzione del nemico, secondo l'autore potrebbe essere un raggio laser o un missile incendiario.
«Questi sono i 32 segreti che devono essere conosciuti dai piloti, secondo Siddhanaatha.»
La conclusione del manuale è tipicamente orientale e sembra di leggere un testo sacro. Oggi si può tentare di leggere il testo come un manuale tecnico, nel quale le manovre sono piuttosto convenzionali e conosciute, mentre molto differenti sembrano essere le armi d'offesa e difesa. Volendo interpretarlo alla lettera ci troveremmo di fronte a veicoli avanzatissimi che avrebbero solcato il cielo dell'India decine di secoli fa; per i sostenitori dell'ipotesi extraterrestre, che considerano il testo originale, si tratterebbe della descrizione in termini terrestri di veicoli alieni, forse pilotati da esseri umani.
J.B. Hare, rappresentante dell'Internet Sacred Text Archive, nel 2005 ha pubblicato un'edizione online del libro di Josyer del 1973, nella sezione UFO del sito. Nella sua introduzione scrive:
«Il Vimanika Shastra venne fatto scrivere tra il 1918 ed il 1923 e nessuno dice che provenga da qualche misterioso manoscritto antico. La verità è che non esiste nessun manoscritto di questo testo precedente al 1918 e nessuno sostiene che esista. In questo caso non può essere considerato un falso, una burla. Uno deve però credere che il channelling funzioni per ritenerlo autenticamente antico.
[...]
Nel testo non sono presenti descrizioni sulla teoria dell'aviazione e tantomeno sull'antigravità e non spiega direttamente come i vimana rimangano in aria. Inoltre il testo è sbilanciato nel presentare una lista di ingredienti, spesso bizzarri, utilizzati per la costruzione di vari sottosistemi.
[...]
Non c'è nulla che Giulio Verne non potesse sognare, non c'è alcun riferimento a qualche elemento esotico o ad avanzate tecniche di costruzione. Nel 1923 le illustrazioni sul quale si basa il testo sono... assurdamente prive di qualsiasi elemento di aerodinamica. Alcuni velivoli rassomigliano a bruttissime torte nuziali, alcuni a minareti, altri ad enormi ali di ornitotteri. In altre parole sembra una tipica rappresentazione fantastica di inizio ventesimo secolo condita in salsa indiana.»

Uno studio effettuato da ricercatori indiani dell'Indian Institute of Science di Bangalore hanno dimostrato che i velivoli più pesanti dell'aria descritti nel Vaimanika Shastra sono irrealizzabili. Gli autori fanno notare che secondo i principi di aerodinamica il testo è estremamente superficiale e incorretto, e in alcuni casi viola la Legge di Newton sul moto. Lo studio conclude
«Si potrebbe concludere ovviamente che i velivoli descritti sopra sono un guazzabuglio di assurdità, piuttosto che espressione di qualcosa di reale.
Nessuno dei velivoli ha proprietà tali che lo rendano adatto al volo, le geometrie sono inconcepibilmente orrende dal punto di vista aeronautico. I principi della propulsione fanno sì che piuttosto che consentire il volo lo impediscano. Il testo ed i disegni non sono correlati fra di loro. I disegni sono stati fatti da Shri Ellappa che ha frequentato l'università di ingegneria e pertanto era familiare con i dettagli di alcuni dispositivi. Naturalmente il testo è scritto in modo che non si possa dimostrare la natura moderna del contenuto, il che non implica la completa origine orientale del testo. Tutto ciò che si può dire e che i disegni tematicamente dovrebbero essere esclusi dalla discussione. Il testo, così com'è, è incompleto e ambiguo di per se stesso ed è scorretto in molti punti»
 
Wordpress Theme by wpthemescreator .
Converted To Blogger Template by Anshul .