“La morte non esiste.”
Con queste parole —
attribuite a Nikola Tesla, il genio che illuminò il
mondo — si apre una delle riflessioni più profonde e spirituali
della storia della scienza. Un pensiero che, oltre la materia e i
circuiti, tocca le soglie dell’eternità e della coscienza. Per
Tesla, la vita non era confinata nel corpo, ma un processo di
trasformazione energetica, un ciclo in cui nulla si
perde, tutto si trasforma. E con questa consapevolezza, sosteneva,
svanisce anche la paura della morte.
“Nessun uomo che è esistito, non è morto”, affermava Tesla.
“Si sono trasformati in Luce e come tali esistono ancora.”
In
queste parole risuona l’eco della sua visione cosmica: l’essere
umano come condensazione temporanea di energia luminosa, destinata a
ritornare alla sua forma originaria. La morte,
dunque, non come fine, ma come ritorno all’essenza.
Un concetto che unisce scienza e metafisica, anticipando visioni che
oggi si avvicinano alla fisica quantistica e alla teoria dell’energia
del vuoto.
Secondo Tesla, tutto nell’universo è vibrazione, e la vita stessa non è che una modulazione della frequenza luminosa. Quando il corpo si dissolve, la frequenza torna alla sorgente, alla “Luce celeste suprema” di cui parlava. Una concezione che risuona con le grandi tradizioni spirituali — dal Buddhismo alla mistica cristiana — dove l’essere ultimo è sempre descritto come pura luce cosciente.
Nel passo più enigmatico, Tesla parla del ritorno delle particelle luminose al loro stato originario: un’immagine che, letta in chiave scientifica, può richiamare l’idea moderna della conservazione dell’energia e dell’entanglement quantistico. Nulla nell’universo si distrugge, ma tutto si trasforma e rimane connesso.
Tesla, in anticipo di decenni, percepiva la vita come una forma di energia coerente, non confinata nella materia biologica. Quando afferma di aver “cercato come conservare l’energia umana”, non intendeva soltanto la sopravvivenza fisica, ma una trasmutazione della coscienza. L’anima — intesa come luce intelligente — non si spegne, ma cambia stato. E questo “segreto” era noto, secondo lui, a Cristo e a pochi altri iniziati.
Tesla credeva che nell’uomo esistesse una “luce interiore”, un’energia spirituale affine a quella cosmica. La chiamava “una delle luci dell’Anima”, a volte identica alla luce celeste suprema. Una definizione che trascende la religione e si avvicina a un concetto universale: la vita come manifestazione di coscienza luminosa.
Nei suoi ultimi scritti e nei diari perduti, Tesla parlava di un’umanità capace di vibrare in sintonia con l’universo, raggiungendo stati di coscienza più elevati attraverso la comprensione della luce. Il suo scopo, diceva, non era personale:
“Non l’ho cercato per me, ma per il bene di tutti.”
Credeva che le sue scoperte avrebbero reso la vita più facile e più tollerabile, guidando l’uomo verso spiritualità e moralità. In questo, Tesla si distingueva dagli scienziati del suo tempo: non cercava il dominio sulla natura, ma l’armonia con essa.
Oggi, le parole di Tesla suonano più attuali che mai. In un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla paura dell’oblio, il suo messaggio riafferma un principio eterno: la coscienza non muore. Le sue riflessioni anticipano le ricerche moderne sulla bioluminescenza cellulare, sulle emissioni fotoniche del corpo umano e persino sulle teorie quantistiche della mente, secondo cui la coscienza sarebbe un campo energetico diffuso, non confinato nel cervello.
Molti fisici contemporanei, come Roger Penrose o Stuart Hameroff, ipotizzano che la coscienza sia legata a processi quantistici fondamentali dell’universo. In questa luce, Tesla appare come un precursore: uno scienziato mistico che intravide l’unità tra spirito ed energia, intuendo che la vita è un continuum di frequenze, non un evento isolato.
L’idea che “la morte non esiste” non è un atto di fede, ma una affermazione cosmologica. Se tutto è energia, e l’energia non può morire, allora ciò che chiamiamo “morte” è solo una variazione di stato. Tesla ci invita a guardare oltre la paura e a riconoscere la nostra vera natura: esseri di luce, temporaneamente incarnati nella materia, destinati a ritornare alla sorgente.
In fondo, l’intero universo — dalle galassie agli atomi — è
un mare di onde luminose che si muovono in eterno equilibrio. Forse
la scienza del futuro non studierà più la morte, ma solo la
continuità della vita in tutte le sue forme.
E allora,
come Tesla ci ricordava, comprendere questo significa trascendere
la paura e riscoprire il significato più profondo
dell’esistenza: essere luce, sempre.
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