domenica 12 ottobre 2025

Chi ha buttato la spazzatura su Marte? Il pianeta rosso e il segreto della vita nascosta sottoterra

 

Le nuove ricerche rivoluzionano l’immagine di Marte come mondo morto. Acqua liquida, metano e calore interno suggeriscono che qualcosa potrebbe ancora vivere sotto la superficie.

Marte, per decenni simbolo di desolazione cosmica, torna a sorprenderci. Nuovi dati radar, analisi atmosferiche e modelli geochimici hanno incrinato la vecchia certezza: il Pianeta Rosso non è del tutto morto. Anzi, potrebbe nascondere nelle sue viscere la forma più preziosa e fragile di materia: la vita.

Una provocazione, quella lanciata da alcuni scienziati planetologi: “Chi ha buttato la spazzatura su Marte?” — una domanda ironica ma significativa. Perché più la ricerca avanza, più emergono tracce di un pianeta che sembra aver avuto — e forse avere ancora — processi biologici attivi.

Oggi vediamo un mondo gelido, con un’atmosfera sottile e tossica, flagellato da radiazioni mortali. Ma tre miliardi e mezzo di anni fa, Marte era un pianeta completamente diverso. Aveva mari, fiumi e cieli più densi; i vulcani riscaldavano la crosta, e forse le prime forme di vita si sviluppavano nelle sue acque tiepide.

Poi, improvvisamente, qualcosa accadde. La perdita del campo magnetico — lo scudo che protegge un pianeta dai venti solari — segnò l’inizio della fine. L’atmosfera venne lentamente spazzata via, l’acqua evaporò o sprofondò nel sottosuolo, e il pianeta si trasformò in un deserto sterile. Ma, come avviene sulla Terra dopo ogni catastrofe, la vita potrebbe non essersi estinta, ma solo ritirata.

Le scoperte più recenti hanno spostato il baricentro della ricerca dalla superficie all’interno del pianeta. Sotto la coltre di polvere e roccia, Marte sembra nascondere veri e propri “archivi biologici”.

1. Laghi salati liquidi.
Le sonde orbitanti hanno identificato, grazie al radar MARSIS, vaste aree sotto la calotta polare meridionale che riflettono segnali compatibili con acqua liquida salata. A un chilometro e mezzo di profondità, queste oasi potrebbero ospitare comunità microbiche simili agli alofili terrestri — batteri che prosperano nel sale e sopravvivono senza luce.

2. Ghiaccio e calore interno.
Sotto la crosta marziana, enormi riserve di ghiaccio si mescolano a zone di residua attività geotermica. Il calore intrappolato nel sottosuolo, insieme a reazioni chimiche tra minerali e acqua, potrebbe mantenere microambienti temperati. Alcune analisi suggeriscono che, in certe aree, il ghiaccio si sciolga ciclicamente, creando microclimi idonei alla vita.

3. Il mistero del metano.
Dal 2014, il rover Curiosity ha rilevato improvvisi picchi di metano nell’atmosfera. Sulla Terra, il 90% del metano è prodotto da organismi viventi. Sebbene processi geologici possano generare quantità minori del gas, la periodicità e l’intensità delle emissioni marziane restano inspiegabili. Potrebbe trattarsi del respiro intermittente di un ecosistema nascosto nel sottosuolo.

Se la vita sopravvive davvero nel ventre del pianeta, non si tratterebbe di organismi complessi, ma di microrganismi resistenti: batteri chemiosintetici che traggono energia dalle reazioni tra minerali e acqua, o alofili che vivono immersi in soluzioni saline estreme. Questi microbi potrebbero costituire intere comunità, protette dal gelo e dalle radiazioni da strati di roccia e sale.

In ambienti simili sulla Terra — nelle profondità dell’Antartide o sotto i deserti dell’Atacama — la vita non solo esiste, ma prospera. Ciò suggerisce che Marte, lontano dall’essere un pianeta sterile, potrebbe essere un “mondo criptobiotico”: vivo, ma in letargo.

Le future missioni — tra cui ExoMars dell’Agenzia Spaziale Europea e il progetto NASA Mars Sample Return — si concentreranno proprio su campioni sotterranei. Gli scienziati puntano alle zone di recente attività geotermica e ai bordi dei ghiacciai polari, dove la presenza di acqua liquida è più probabile.

Se verranno trovati anche solo frammenti di biomolecole, la scoperta riscriverà la nostra comprensione della vita: non più un’eccezione, ma una regola dell’universo.

Marte continua a sorprenderci. Dietro il suo volto polveroso, potrebbe celarsi una storia di resilienza biologica lunga miliardi di anni. Forse, sotto quel deserto rosso, batte ancora un cuore invisibile.

E se un giorno troveremo i segni di una vita sotterranea, capiremo che la “spazzatura” che abbiamo lasciato lassù — sonde, rover e impronte meccaniche — non è altro che il preludio al più grande incontro della storia: quello tra due forme di vita separate da un abisso, ma nate sotto lo stesso cielo.



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