Con il termine di magia popolare
(o bassa magia) si indicano quelle pratiche di magia,
guarigione e divinazione più o meno superstiziose, praticate in
Europa soprattutto presso le classi più popolari, tra il tardo XV
secolo e la prima metà del XX secolo. La Magia popolare si
contrappone solitamente alla Alta Magia o magia cerimoniale, la quale
era invece solitamente praticata presso le classi sociali più colte
ed agiate.
I praticanti di queste arti prendevano
nomi diversi a seconda dei paesi e delle regioni europee. In
Inghilterra erano chiamati cunning folk (gente scaltra) o più
raramente white witches (streghe bianche). In Francia
devins-guérisseurs e leveurs de sorts, nei Paesi Bassi
toverdokters o duivelbanners, in Germania Hexenmeister
o Kräuterhexen, in Spagna curanderos, in Portogallo
curandeiros/as, benzedeiros/as o mulheres de
virtude, in Danimarca kloge folk, in Svezia klok gumma
o klok gubbe (vecchi saggi). Per quanto riguarda l'Italia si
guardi sotto la sezione apposita.
Molto spesso i praticanti di queste
arti venivano arrestati e puniti con l'accusa di praticare la
stregoneria, subendo in certi secoli anche delle vere e proprie forme
di persecuzione (caccia alle streghe).
La medicina praticata poteva essere
superstiziosa, ma spesso si accompagnava alla conoscenza ed uso delle
proprietà curative delle erbe, che invece la medicina ufficiale
dell'epoca disconosceva. Nella categoria dei praticanti di queste
arti rientravano spesso le levatrici. Inoltre, soprattutto nei paesi
britannici, i domatori di cavalli ed i fabbri erano ritenuti custodi
di segreti magici.
Italia
In Italia queste pratiche magiche,
divinatorie e di guarigione sono nate dal sincretismo tra precedenti
pratiche pagane con il culto cristiano, tanto è vero che
diffusissimo era l'uso di incanti e preghiere che prevedevano
l'utilizzo del nome dei santi e della madonna. I nomi dei praticanti
di queste arti in Italia variano da regione a regione, tra questi si
ricordano quelli più generici e diffusi di praticone, magara,
fattucchiera. Herbane è il nome delle esperte nelle proprietà della
vegetazione. I Benandanti del Friuli, studiati dall'antropologo
Ginzburg in un celebre saggio, sono tra i più conosciuti.
Il ruolo primario di questi praticanti,
come nel resto d'Europa, era quello di guaritori, sia con l'uso delle
erbe, che attraverso rituali, divinazioni e pratiche spirituali. La
guarigione spirituale era creduta avvenire attraverso l'uso di un
potere chiamato la forza, la virtù o il Segno.
Spesso esso veniva trasmesso segretamente all'interno della famiglia
e conservato gelosamente. Questa forma di guarigione consisteva
spesso nella rimozione del malocchio o di altre forme di presunte
maledizioni.
Poiché molte di queste pratiche in
certe zone d'Italia sono sopravvissute più a lungo che nel resto
d'Europa, soprattutto in campagna o nel Sud, ciò ha permesso il loro
studio diretto da parte di antropologi e studiosi del folklore. Uno
dei più celebri fu Ernesto de Martino.
L'antropologa italo-americana Sabina Magliocco ha sottolineato
inoltre la credenza di questi praticanti di avere a che fare con
creature soprannaturali e spiriti, sia benevoli (che li avrebbero
aiutati) sia maligni, contro cui combattere. Tra questi ultimi i
morti inquieti, i diavoli o le streghe soprannaturali, capaci di
causare il male alle persone. Tra gli spiriti benevoli invece
facevano parte oltre a santi e beati, spesso anche gli antenati e i
cari estinti, che venivano chiamati in soccorso. Anche oggetti di
varia natura venivano utilizzati per aiutare in queste pratiche, come
corde per legare o sciogliere, coltelli e forbici per tagliare via il
male, specchi e scodelle dove praticare la divinazione, o armi e
fruste schioccanti, per spaventare e scacciare gli esseri malevoli.
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