sabato 27 giugno 2020

Combustione umana spontanea

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La combustione umana spontanea (noto anche come SHC dall'inglese Spontaneous Human Combustion) è un presunto fenomeno naturale per cui, in determinate circostanze, un corpo umano potrebbe prendere fuoco e bruciare senza fonti esterne di innesco. L'argomento è oggetto di numerose teorie e studi, ma non sono stati raggiunti risultati condivisi in merito all'esistenza di una reazione chimica all'interno del corpo che possa produrre tali risultati.

Storia

Una serie di decessi negli ultimi tre secoli sono stati attribuiti proprio alla combustione spontanea. Uno dei primi casi documentati fu Nicole Millet nel 1725. La donna aveva problemi di alcolismo e nell'occasione il marito venne accusato del suo omicidio. Altro caso è relativo alla contessa Cornelia Bandi di Cesena che nel 1731 all'età di sessantadue anni fu ritrovata nella sua stanza ridotta quasi completamente in cenere. Più recentemente altri casi sono stati classificati non ufficialmente come combustione spontanea: Phyllis Newcombe 27 agosto 1938, Mary Reeser 1 luglio 1951, il dottor Irving Bentley a Coudersport in Pennsylvania il 5 dicembre del 1966 e Henry Thomas, settantadue anni, nel 1980 a Gwent nel Galles.
Le caratteristiche che solitamente vengono attribuite al fenomeno sono quelle di produrre una temperatura molto alta limitatamente a una zona circoscritta. Il corpo della vittima viene rinvenuto quasi completamente incenerito, tuttavia gli ambienti non risulterebbero particolarmente danneggiati dalle fiamme nonostante il fatto che per bruciare un corpo siano necessarie temperature intorno ai 1.000 gradi come quelle dei moderni forni crematori.

Possibili spiegazioni

Alcuni hanno giustificato tali fenomeni con una sorta di effetto stoppino o effetto candela inverso. Solitamente infatti le vittime sono sovrappeso o obese e sono presenti fonti di calore esterne (pipe, sigarette, camini, stufe o simili). Quando i vestiti iniziano a bruciare il grasso presente nel corpo del soggetto inizierebbe a liquefarsi alimentando la fiamma. Alcuni ipotizzano che il metano prodotto a livello intestinale da parte di batteri metanogeni e legato alla digestione del cibo possa essere rilasciato attraverso pori della pelle.
Una volta nell'aria il metano può prendere fuoco a causa di una scintilla o di una qualsiasi fonte in grado di innescare una fiamma. Un'altra spiegazione popolare sostiene che il corpo di soggetti dediti agli alcolici possa essere talmente intriso di alcol da poter prendere fuoco. Questa spiegazione non sembra avere fondamento scientifico in quanto il corpo umano è composto in gran parte da acqua ed inoltre l'alcol ucciderebbe la persona prima di raggiungere concentrazioni necessarie per bruciare. Più verosimile è l'ipotesi per cui l'alcolismo, o una dieta ricca di grassi e povera di carboidrati, induca nel soggetto uno stato di chetosi con produzione di acetone, volatile ed altamente infiammabile a contatto con l'aria, per cui potrebbe portare all'innesco della combustione.

Il fenomeno nelle opere di fantasia

La combustione umana spontanea in quanto fenomeno misterioso e affascinante ritrova diverse citazioni all'interno di opere letterarie e di fantasia.



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