L'Avurje
(o anche Aure)
è il protagonista di una credenza popolare molto diffusa nella
provincia di Taranto, in particolare a Massafra e nel borgo antico di
Taranto.
Si tratta di un folletto o spirito che
appare di notte, soprattutto verso l'alba, assumendo le sembianze di
un gatto con un cappello, e si posa sul petto del malcapitato
dormiente, paralizzandolo e togliendogli il respiro.
Nel dizionario etimologico e grammatica
del dialetto parlato a Massafra di Roberto Caprara l'A(v)ùrje (s.m.
lat. augurium) è definito uno spirito folletto che si aggira di
notte per le case e si diverte a intrecciare i capelli delle ragazze
nel sonno e le criniere dei cavalli. È una traccia di pratiche
augurali vitali nel Medioevo conservate a lungo dalla superstizione.
Da un punto di vista medico, sembra che
la credenza nasca dalla Sindrome della morte in culla, che colpiva i
neonati facendoli morire con dei segni in corrispondenza dei polmoni.
Altri, invece, riconducono la
superstizione ad una interpretazione popolare della Paralisi nel
sonno.
La tradizione vuole che se si ha la
prontezza di strappare il cappello all'Avurie, lo si renderà schiavo
e lo si potrà costringere a rivelare il nascondiglio di un tesoro
nascosto. Uno dei metodi più originali per allontanarlo, è quello
di sedersi sul wc con del cacio e del pane prima di andare a dormire,
e di recitare questo esorcismo con lo scopo di disgustarlo:
«Vurie Vurie me de chese, viene a
mangé che mé pene e kese» («Avurie Avurie di casa mia,
vieni a mangiare con me pane e cacio»). (Lo stesso tipo di
esorcismo utilizzato con lo spiritello domestico Mazapegul in
Romagna, quasi a dimostrare la comune origine di molti dei miti che
accompagnavano il vivere quotidiano)
Si dice anche che l'Avurie tagli le
trecce delle ragazze, o leghi in modo indistricabile le criniere dei
cavalli.
In altre zone della provincia si pensa
abbia forma di cane o colombo.
L'Aure può essere proprio di
un'abitazione, ed allora non l'abbandonerà mai, o essere legato ad
una famiglia, ed allora la seguirà nei suoi spostamenti.
Probabilmente questa credenza deriva da quella romana dei "Lares
Familiares", cioè degli spiriti custodi della casa che
seguivano la famiglia nei suoi movimenti.
L'Aure è chiamato in causa ogni
qualvolta in casa si verifichi un fatto inspiegabile: esiste quello
buono, che dispensa baci e carezze, o lascia monete e rassetta il
letto, ed esiste quello cattivo, che invece nasconde gli oggetti,
spettina i dormienti e produce lividi sul loro corpo noti come
"pizzeche de l'Aure" (pizzichi dell'Auro).
Avurie ed Incubo
La figura dell'Avurie è affine a
quella dell'Incubo.
Sono notevoli le analogie tra queste
leggende ed il terzo episodio del film "L'occhio del gatto",
tratto dal libro "A volte ritornano" dello scrittore
Stephen King, in cui un Goblin esce di notte da un muro per togliere
il respiro ad una bambina.
Anche il pittore svizzero Johann
Heinrich Füssli nel quadro Incubo ("The Nightmare")
(1781 - Olio su tela, 101 x 127 cm - Institute of Fine Arts di
Detroit), sembra essersi ispirato a queste antiche credenze popolari.
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