lunedì 18 novembre 2019

Clinica Burzynski

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La Clinica Burzynski si trova in Texas, Stati Uniti.La clinica è stata fondata nel 1976 e offre un trattamento indimostrato per il cancro. La clinica è conosciuta per la controversa terapia con “antineoplastoni”, una chemioterapia che utilizza componenti che chiama "antineoplastoni", ideata dal fondatore della clinica, Stanislaw Burzynski negli anni 70.
La clinica è stata oggetto di critiche principalmente per il modo in cui la terapia di antineoplastoni è promossa, i costi per i malati di cancro che partecipano in test clinici di antineoplastoni, i problemi con il modo con cui vengono gestite queste prove, e le cause legali intentate in seguito alla vendita della terapia senza l'approvazione del consiglio. Inoltre, non c'è alcuna prova scientifica dell'efficacia clinica di combinazioni di antineoplastoni per diverse malattie.

Stanislaw Burzynski
Stanislaw Rajmund Burzynski, è il fondatore, il direttore generale e il presidente della controversa Burzynski Research Institute Inc. con base a Houston e Stafford, Texas.
Burzynski è nato il 23 gennaio, 1943 a Lublino, Polonia. Quando si è laureato all'età di 24 anni dall'Accademia medica di Lublino, aveva già pubblicato 14 articoli scientifici. L'anno successivo ha conseguito un Ph.D. in biochimica.
Burzynski si è trasferito negli Stati Uniti nel 1970. Ha lavorato a Baylor College fino al 1977 quando ha istituito il Burzynski Research Laboratory dove somministrava la terapia con antineoplastoni, inizialmente a 21 pazienti ma poi ad un numero maggiore di pazienti come trattamento “sperimentale”, aprendosi immediatamente ad “accuse di condotta non etica e sospettato di essere diventato un mercante di falsa speranza” che hanno portato a diversi incidenti di controversia mediatica.
Burzynski ha fondato il Burzynski Research Institute nel 1984. È autore di diverse pubblicazioni di ricerca sugli agenti antineoplastoni e detiene i brevetti americani sui trattamenti.
Nel 2013 a Burzynski è stato conferito il Pigasus Award dalla James Randi Educational Foundation, assegnato tutti gli anni al primo aprile per le truffe.

Pubblicazioni
Burzynski ha pubblicato circa una dozzina di articoli accademici, principalmente casi clinici e relazioni dei test clinici dove rivendica l'efficacia degli antineoplastoni. Gli articoli sono stati sovente fonte di controversa accademica, con i revisori che disputavano il modo in cui venivano progettati i test clinici e la validità scientifica dei risultati pubblicati.

Terapia con antineoplastoni
Antineoplastoni (Antineoplasons) è il nome coniato da Burzynski che indica un gruppo di peptidi, derivati di peptidi e miscela che utilizza come cura alternativa per il trattamento del cancro. La parola è derivata da neoplasm.
La terapia con antineoplastoni viene offerta negli Stati Uniti dal 1984 ma non è stata approvata per utilizzo generale. I componenti sono venduti e somministrati solo all'interno dei test clinici alla Clinica Burzynski e al Burzynski Research Institute.
Burzynski ha dichiarato di aver iniziato ad indagare l'uso degli antineoplastoni dopo aver individuato, quello che lui ha considerato, delle differenze significative tra i peptidi nel sangue dei pazienti affetti da cancro e quelli di un gruppo di controllo. Burzynski ha inizialmente identificato gli antineoplastoni da sangue umano. Poiché peptidi simili erano stati isolati da urina, i primi lotti del trattamento di Burzynski erano isolate dall'urina. Dal 1980 produce i composti sinteticamente.
La prima frazione di peptide attiva identificata era chiamata antineoplaston A-10 (3-phenylacetylamino-2,6-piperidinedione). Da A-10 è stato derivato antineoplaston AS2-1, un mesculio di acido fenilacetico e phenylacetylglutamine. Il sito web della clinica Burzynski afferma che l'ingrediente attivo dell'antineoplaston A10-1 è il phenylacetylglutamine.
Dal 2011, la clinica commercializza gli antineoplastoni come “terapia del cancro genetica mirata e personalizzata” suscitando ulteriori polemiche in quanto il trattamento non ha alcuna relazione con la terapia genetica mirata e include solo in modo superficiale elementi di medicina personalizzata.


Studi clinici
Gli studi clinici iniziati nel 1993 e sponsorizzati dal National Cancer Institute (NCI) sono stati chiusi perché non è stato possibile reclutare pazienti che avessero le caratteristiche desiderate.
Negli anni 1994-1997, uno studio clinico di Fase II in pazienti con astrocitoma anaplastico o glioblastoma multiforme è stato condotto sotto gli auspici del NCI. A causa dei criteri stringenti di reclutamento voluti da Burzynski, in un periodo di 2 anni solo 9 pazienti sono stati reclutati, sei dei quali sono stati valutati per risposta. Secondo gli autori dello studio, “la piccola dimensione del campione, non consente di trarre conclusioni definitive sull'efficacia del trattamento”, tuttavia, tutti e sei pazienti mostravano segni di progressione del tumore dopo trattamenti di durata tra i 16 e i 68 giorni. I nove pazienti sono morti; otto dei quali per progressione del tumore. Gli autori dello studio hanno concluso che “L'efficacia degli antineoplastoni A10 e AS2-1 rimane incerto. Non siamo stati in grado di documentare l'efficacia in nessuno dei sei pazienti valutabili.”
Prima del 1997, pazienti sottoposti a trattamenti con antineoplastoni erano trattati dalla clinica senza monitoraggio esterno. Dal 1998, a seguito di un accordo con l'FDA, Burzynski è stato autorizzato a prescrivere i suoi antineoplastoni solo come un nuovo farmaco sperimentale (Investigational New Drug(IND)) in fase di studio clinico registrato. Pertanto, Burzynski ha progettato un nuovo studio clinico che comprendesse tutti i suoi attuali pazienti, come descritto dal suo avvocato, Richard Jaffe:
«Abbiamo deciso di colpire l'FDA con tutto nello stesso momento. Tutti i suoi pazienti attuali sarebbero stati coperti da un unico studio clinico che Burzynski chiamò “CAN-1.” Per quanto riguarda gli studi clinici, era uno scherzo. Gli studi clinici dovrebbero essere progettati per esaminare la sicurezza e l'efficacia di un farmaco per una malattia. È quasi sempre il caso che gli studi clinici trattano una malattia.
Il protocollo CAN-1 comprendeva quasi 200 pazienti e il trattamento di almeno una dozzina di tipi di cancro diversi. E poiché tutti i pazienti erano già in trattamento, non poteva esserci alcuna possibilità che uscissero dei dati significativi dalla cosiddetta sperimentazione clinica. Era un artificio, un veicolo creato da noi e dal FDA per somministrare legalmente il trattamento Burzynski ai pazienti. Il FDA voleva che tutti i paienti di Burzynski fossero un IND, ed è così che abbiamo fatto.»
Inoltre, Jaffe ha segnalato che “per assicurarsi che Burzynski potesse trattare nuovi pazienti”,
«[…] Burzynski ha personalmente concepito 72 protocolli per trattare tutti ti tipi di cancro che la clinica aveva trattato e tutto quello che Burzynski voleva trattare in futuro. […] Abbiamo saputo che il FDA ha dovuto mettere insieme un comitato (task force) di 50 persone per esaminare tutti i protocolli presentati da Burzynski.»
Dalla metà degli anni 90 Burzynski ha registrato circa 60 studi clinici sugli antineoplastoni e a dicembre 2010, uno studio clinico di Fase III, che non è stato aperto per reclutamento pazienti. Nessun studio clinico ha pubblicato dei risultati, e tutti gli studi sono stati interrotti (nessun paziente nuovo permesso) a seguito di ispezioni del FDA nel 2013 che hanno trovato (per la terza volta consecutiva) problemi significativi con il suo comitato istituzionale di revisione, e secondo studi pubblicati nel novembre 2013, notevoli problemi con la condotta sia della clinica che di Stanislaw Burzynski come principale investigatore.

Efficacia
Sebbene Burzynski e i suoi associati rivendicano successo nell'uso di combinazioni di antineoplastoni per il trattamento di varie malattie, non c'è alcuna prova dell'efficacia clinica di questi metodi. Il consenso tra i professionisti della comunità, rappresentati dall'American Cancer Society e il Cancer Research UK tra gli altri, è che la terapia con antineoplastoni è non dimostrata e che la probabilità generale che il trattamento dia gli esiti che rivendica Burzynski è bassa a causa della mancanza di meccanismi credibili per il suo funzionamento e lo scarso stato della ricerca, dopo più di 35 anni di indagini.
Benché la terapia con antineoplastoni è contrassegnata come una terapia non tossica, alternativa alla chemioterapia, secondo David Gorski, è una forma di chemioterapia con significative controindicazioni note.
Scienziati indipendenti non sono stati in grado di riprodurre i risultati positivi riportati negli studi di Burzynski: la NCI ha osservato che nessuno ricercatore al di fuori di Burzynski e dei suoi associati è riuscito a riprodurre i suoi risultati, e il Cancer Research UK ha dichiarato che “le prove scientifiche disponibile non sostengono le affermazioni che la terapia con antineoplastoni è efficace nel trattamento o nella prevenzione del cancro.”
Non esistono delle prove convincenti dagli studi randomizzati controllati nella letteratura scientifica che gli antineoplastoni sono utili nei trattamenti del cancro, e il Food and Drug Administration (FDA) americana non ha approvato questi prodotti per il trattamento di alcuna malattia. L'American Cancer Society ha dichiarato dal 1983 che non ci sono prove che gli antineoplastoni abbiano alcun effetto benefico sul cancro e ha sconsigliato l'acquisto di questi prodotti alle persone in quanto possono avere delle serie conseguenze sulla salute. Una recensione medica del 2004 ha descritto la terapia con antineoplastoni come una “terapia smentita.”
Nel 1998 tre noti oncologi sono stati arruolati dal notiziario settimanale di Washington, The Cancer Letter per condurre delle recensioni indipendenti della ricerca sugli antineoplastoni proveniente dagli studi clinici effettuati da Burzynski. Hanno concluso che gli studi sono stati progettati male, sono non interpretabili e “così difettosi che non è possibile determinare se funzionano davvero.” Uno di loro ha descritto la ricerca “sciocchezza scientifica”. In aggiunta agli interrogativi sui metodi di ricerca di Burzynski, gli oncologi hanno trovato una significativa tossicità in alcuni pazienti, tale da possibilmente mettere in pericolo di vita le persone sottoposte alla terapia con antineoplastoni.
Il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center ha dichiarato: “In conclusione: non c'è alcuna prova chiara al sostegno degli effetti anticancro degli antineoplastoni negli esseri umani.”

Questioni legali
Avvertenze FDA
L'uso e la pubblicità di antineoplastoni come una terapia non approvata per il cancro da parte di Burzynski sono stati ritenuti illegali da FDA americana e dal Procuratore generale di Stato del Texas, che hanno imposto dei limiti alla vendita e alla pubblicità della terapia.
Nel 2009, il FDA ha emesso una lettera di avvertimento al Burzynski Research Institute, dichiarando che un'indagine ha stabilito che il Burzynski Institutional Review Board (IRB) “non ha aderito ai requisiti di legge applicabili e alle normative di FDA sul controllo della protezione di soggetti umani.” Ha identificato un certo numero di risultati, tra le altre cose, che il IRB aveva approvato della ricerca senza assicurarsi la minimizzazione del rischio verso i pazienti, non aveva preparato la documentazione scritta richiesta delle procedure o conservato la documentazione richiesta, e non ha condotto le recensioni continue richieste per gli studi. All'istituto è stato concesso quindici giorni per identificare le azioni che avrebbe intrapreso per evitare future violazioni.
Un'altra avvertenza emessa nell'ottobre 2012 sulla pratica della Clinica Burzynski di pubblicizzare farmaci sperimentali come “sicuri ed efficaci” notando che:
«La promozione di un nuovo farmaco sperimentale è proibito dalle normative FDA 21 CFR 312.7 (a), che afferma, “Uno sponsor o un ricercatore, o una qualsiasi persona che agisce per conto di uno sponsor o di un investigatore, non deve ritrarre in un contesto promozionale la sicurezza di un nuovo farmaco sperimentale oppure la sua efficacia per gli scopi per cui è oggetto di ricerca oppure altrimenti promuovere il farmaco. Questa clausola non intende limitare lo scambio completo di informazione scientifica che riguarda il farmaco, inclusa la disseminazione di scoperte scientifiche nei mezzi di informazione scientifica o generale. Piuttosto, l'intento è quello di limitare affermazioni pubblicitarie circa la sicurezza e l'efficacia del farmaco per un uso che è oggetto di ricerca, precludendo la commercializzazione del farmaco prima che sia stato approvato per distribuzione commerciale.”
I siti web, compreso i comunicati stampa e i video pubblicitari che contengono affermazioni come i seguenti che promuovono la sicurezza e/o efficacia degli Antineoplastoni per gli scopi per i quali sono oggetto di ricerca oppure per altrimenti promuovere i farmaci [...] Dato che gli antineoplastoni sono nuovi farmaci sperimentali, le loro indicazioni, avvertenze, precauzioni, effetti collaterali e dosaggio e somministrazione non sono stati stabiliti e sono sconosciuti al momento. Promuovere gli Antineoplastoni come sicuri e efficaci per gli scopi per i quali sono oggetto di ricerca come rilevato sopra, costituisce una violazione di 21 CFR 312.7 (a).»
(Lettera di applicazione FDA Originale in inglese)
Questa lettera impone la cessazione di attività promozionali non conformi, compreso l'uso di testimonianze e interviste promozionali dello stesso Burzynski.
Nel giugno 2012, gli studi clinici con antineoplastoni sono stati interrotti dopo la morte di un paziente bambino. A gennaio e a febbraio 2013, il FDA ha ispezionato Burzynski e il suo IRB a Huston. Nel dicembre 2013, il FDA ha rilasciato i suoi risultati attraverso delle lettere di avvertimento a Burzynski, esprimendo “preoccupazioni in materia di sicurezza e di integrità dati, così come preoccupazioni circa l'adeguatezza delle misure di salvaguardia dei pazienti sul vostro sito...”
Nel novembre 2013 il FDA ha pubblicato la nota delle osservazioni di un'ispezione di Stanislaw Burzynski nel ruolo di principale investigatore che ha avuto luogo tra gennaio e marzo 2013. Tra i risultati c'erano “[mancanza] di ottemperare ai requisiti di protocollo in relazione all'esito primario, alla risposta terapeutica […], per il 67% degli soggetti dello studio esaminati durante l'ispezione,” accettare pazienti che non soddisfavano i criteri di inclusione, non hanno fermato/sospeso il trattamento quando i pazienti avevano delle gravi reazioni tossiche agli antineoplastoni, e non hanno segnalato tutti gli episodi avversi. Inoltre, il FDA ha detto a Burzynski “Non hai protetto i diritti, la sicurezza e il benessere dei soggetti che avevi in cura. Quarantotto soggetti hanno avuto 102 overdose di sperimentazione tra il 1 gennaio 2005 e il 22 febbraio 2013 […] Non esiste alcuna documentazione che dimostri che tu abbia implementato delle azioni correttive in questo periodo per assicurare la sicurezza e il benessere dei soggetti.” Inoltre, il FDA ha osservato che Burzynski ha negato il consenso informato ai pazienti perché non gli ha informati dei costi aggiuntivi che avrebbero potuto sostenere durante la terapia e che lui non poteva essere responsabile per la scorta del farmaco sperimentale. Infine, il FDA ha osservato: “Le tue […] misure dei tumori registrati inizialmente sui fogli di lavoro come linea base e in-studio terapia […] per tutti i soggetti degli studi sono stati distrutti e non sono stati disponibili per l'ispezione di revisione di FDA, “ il che significa che non c'è alcun modo per il FDA di verificare le dimensioni iniziali dei tumori o qualsiasi effetto che gli antineoplastici possono aver avuto.
Nella risposta scritta di Burzynski all'ispezione del 2013 di FDA, scrive che i ricercatori “hanno rispettato tutti i criteri per la valutazione delle risposte e hanno fatto degli accertamenti accurati per la risposta dei tumori.” E che il suo personale lavora duramente per istruire i famigliari di pazienti che fanno le cure a casa, ma qualche volta quell'inesperienza può risultare in overdose che Burzynski dice dovrebbe solo rendere il paziente sonnolento.”
Nel dicembre 2013, il FDA ha emesso due lettere di ammonimento, una al Burzynski Institutional Review Board e l'altra a Stanislaw Burzynski, l'oggetto delle quali sono state le ispezioni di febbraio. Il FDA ha trovato che sia Burzynski che IRB non hanno, in gran parte, affrontato i problemi che erano stati identificati nelle lettere di osservazione fatte. La lettera a Burzynski ha riportato problemi seri con le cartelle cliniche dei pazienti, tra le quali quella di un paziente pediatrico che è morto mentre in cura da Burzynski e la cui morte ha fatto scattare l'indagine.
Il 23 marzo 2014, il quotidiano, USA Today ha scritto che il FDA ha deciso di permettere ad “una manciata” di pazienti affetti da cancro di ricevere il trattamento del Dott. Burzynski a patto che i pazienti non ricevessero il trattamento direttamente da lui.


Commissione medica del Texas
A luglio 2014, la Commissione medica del Texas ha depositato un reclamo di 202 pagine contro Burzynski all'Ufficio di udienze amministrative dello Stato del Texas. Il reclamo riguarda accuse che includono il trarre in inganno i pazienti facendoli pagare dei costi esorbitanti, presentare persone non qualificate come medici autorizzati, trarre in inganno i pazienti per fargli accettare delle cure da persone senza adeguata istruzione o formazione nel trattamento del cancro. Citando esempi di problemi con 29 pazienti, che sono elencati nel documento, la commissione ha detto che “combinazioni non approvate di chemioterapia altamente tossiche” erano state prescritte “in modi nocivi a diversi pazienti.”
L'uso di agenti chemioterapici dalla clinica è stato caratterizzato come “casuale” e il loro uso di combinazioni non approvati “con nessun beneficio conosciuto, ma chiaramente nocivi”, dalla Commissione Medica del Texas, che regola e autorizza medici nello stato del Texas gli ha porto ad una causa legale contro Burzynski. Burzynski è stato assolto perché non aveva personalmente scritto le ricette.

Procedimenti legali
Nel 1994 un tribunale ha istituito contro Burzynski un caso di frode assicurativa. Secondo lo SMU Law Review, Burzynski ha truffato il fondo pensionistico ERISA, fatturandolo per un “trattamento” non approvato con gli antineoplastoni, violando le condizioni del piano sanitario che copriva.
Nel 2010, la Commissione Medica dello stato del Texas ha depositato una denuncia con molteplici accuse contro Burzynski per non aver soddisfatto le norme mediche statali. Un appello che contestava le restrizioni pubblicitarie in base alle leggi della libertà di parola è stato respinto perché si trattava di discorso commerciale promuovendo un'attività illegale. Questa denuncia è stata ritirata nel novembre 2012 dopo che il giudice ha permesso a Burzynski di ripudiare la responsabilità delle azioni del personale della clinica.
Nel gennaio 2012, Lola Quinlan, un'anziana paziente con il cancro allo stadio IV, ha citato in giudizio il Dott. Burzynski per aver utilizzato di tattiche false e fuorvianti per “truffarla di $100 000.” Ha anche citato in giudizio le sue aziende, La Clinica Burzynski, il Burzynski Research Institute e Southern Family Pharmacy, nel tribunale di contea Harris. Ha citato in giudizio per negligenza, falsa rappresentazione negligente, frode, commercio ingannevole e congiura.

Minaccia alla critica on-line
A novembre 2011 uno scrittore di musica e redattore per il periodico britannico The Observer ha chiesto aiuto per la raccolta di £200 000 per curare la sua nipotina di 4 anni, che era stata diagnosticata con il glioma, alla Clinica Burzynski. alcuni Blogger riferivano altri casi di pazienti che avevano speso cifre analoghe per il trattamento ed erano morti, contestavano la validità dei trattamenti di Burzynski. Marc Stephens, che si è identificato come rappresentante della Clinica Burzynski, ha inviato email accusandoli di diffamazione esigendo che la copertura di Burzynski venisse rimossa dai loro siti. Un blogger che ha ricevuto le email minacciose da Stephens era Rhys Morgan, un diciassettenne studente delle superiori di Cardiff, Wales, precedentemente noto per aver esposto il Miracle Mineral Suppliment(soluzione minerale miracolosa). Un altro blogger era Andy Lews, scettico e editore di Quackometer blog. Cory Doctorow di Boing Boing ha riassunto le minacce di Stephens e ha fatto riferimento all'effetto Streisand.
Dopo la ricaduta pubblicitaria provocata dalle minacce legali fatte da Stephens ai blogger, la clinica Burzynski ha emesso un comunicato stampa il 29 novembre 2011 confermando che la Clinica aveva assunto Stephens “per fornire servizi di ottimizzazione web e per tentare di fermare la disseminazione di informazioni false ed inesatte riguardo al Dott. Burzynski e alla Clinica,” scusandosi per i commenti fatti da Stephens ai blogger e per aver pubblicato on-line informazioni personali (per esempio un'immagine satellitare della casa di Morgan), rendendo noto che Stephens “non aveva più un rapporto professionale con la Clinca Burzynski.”
La storia, incluse le minacce contro i blogger, è stata trattata dalla BMJ (precedentemente the British Journal of Medicine). Il capo medico al Cancer Research UK ha espresso la sua preoccupazione al trattamento offerto e Andy Lewis di Quackometer e scrittore scientifico Simon Singh, che era stato precedentemente denunciato da British Chiropractic Association, ha detto che le leggi di diffamazione Inglesi nuocciono al dibattito pubblico di scienza e medicina, così alla sanità pubblica.
In un articolo dello Skeptical Inquirer pubblicato a Marzo 2014, lo scettico Robert Blaskiewicz narra le attività da parte degli scettici per indagare e sfidare le affermazioni di Burzynski circa i trattamenti del cancro. Ha denunciato le azioni aggressive dei sostenitori di Burzynski verso i critici, come contattare i loro datori di lavoro, presentare denunce agli albi di stato e diffamazione. Blaskiewicz ha accuratamente indicato che sebbene Burzynski avesse destituito Marc Stephens, la sua clinica non aveva ritrattato gli avvisi di possibili cause legali contro i critici, questa è “una minaccia che pende sopra questi attivisti tutti i giorni”.


Indagine USA Today
Il 15 novembre 2013, USA Today ha accusato Burzynski di vendere “false speranze alle famiglie” per anni. Si è affermato “Ci sono molti motivi che spiegano perché Burzynski è riuscito a rimanere in affari così a lungo. Ha beneficiato delle leggi dello stato che limitano l'autorità della Commissione Medica del Texas, nel togliergli l'autorizzazione, così come l'abilità dei malati terminali di raccogliere i danni. I suoi seguaci devoti sono disposti a lottare per lui. Ha sfruttato il crescente fascino che il pubblico ha per le medicine alternative e la diffidenza per l'istituzione medica.” Secondo la giornalista Szabo, poiché la Commissione Medica del Texas non è riuscita a sopprimergli l'autorizzazione e poiché suo figlio, Gregory Burzynski (che è anch'esso un medico) può rilevare la clinica se accade qualcosa a suo padre, il FDA non ha alcun modo di far uscire Burzynski dal mercato.
In un'intervista con Reporting on health la giornalista di USA Today, Liz Szabo ha spiegato perché l'appassionava tanto scrivere questo articolo. Ha detto:
«Ho contattato tramite email Burzynski per una risposta ad un libro che non era lusinghiero per lui, come faccio di solito in casi analoghi. Mi aspettavo che Burzynski m'ignorasse oppure che rifiutasse l'intervista. Invece, ho ricevuto una risposta di 8 pagine dai suoi avvocati, avvisandoci dei pericoli del scrivere del loro cliente. Quella era una prima volta. Non avevo mai, in vita mia, ricevuto un avviso legale per un articolo prima di aver scritto una sola parola. Era una bandiera rossa. Inoltre, era difficile credere che il suo avvocato potesse improvvisare una tale lettera in 24 ore. Era più plausibile che l'avvocato avesse la lettera in archivio, ed aveva forse l'abitudine di inviare avvisi legali ai giornalisti. Mi dava fastidio. Quando qualcuno lavora così duramente per evitare che una notizia venga pubblicata, è probabilmente un buon segno che debba scriverla.»
Liz Szabo ha trovato i genitori di un bambino di 6 anni di New Jersey che è morto poco prima che il FDA emettesse il hold clinico a causa di un “evento avverso grave” nel giugno 2012. Era chiaro che la morte del bambino aveva spinto l'hold clinico, un fatto sconosciuto ai genitori. La notizia non è stata pubblicata finché non è apparsa nella relazione annuale del Burzynski Research Institute presentato alla Securities and Exchange Commission (Commissione per i Titoli e gli Scambi americana), il 29 maggio 2013. Nella stessa intervista, Szabo ha detto: “...è imperdonabile lasciare fuori i 36 anni di controversia che circonda quest'uomo, che si può trovare in qualche secondo facendo delle ricerche su web.”
Secondo quelli che sono stati consultati dalla Szabo, Burzynski fa affidamento su aneddoti per raccontare la sua storia. Persone che pensano di essere state guarite, potrebbero non essere state guarite. L'eventualità di una diagnosi errata, persone che ricevevano radiazioni e chemioterapia prima di iniziare alla clinica, e la difficoltà nel diagnosticare tumori al cervello sono tutte questioni che sono state sollevate. Burzynski ha risposto alle critiche in interviste, chiamandoli “concorrenti che vogliono metterci fuori del mercato”, “hooligan” e “sicari”. La Szabo dice:
«Quanto alle critiche degli ex-pazienti, Burzynski dice, “Vediamo pazienti da diversi cammini della vita. Vediamo grandi persone. Vediamo truffatori. Abbiamo prostitute. Abbiamo ladri. Abbiamo boss mafiosi. Abbiamo agenti dei servizi segreti. Molte persone stanno venendo da noi, ok? Non tutti sono le migliori persone al mondo. E molti di loro vogliono avere soldi da noi. Si fingono malati e vorrebbero estorcere del denaro da noi.”
La storia lo rivendicherà, dice Burzynski, come ha rivendicato altri “pionieri” in campo medico, come Louis Pasteur. In futuro, dice Burzynski, tutti useranno le sue terapie, e i trattamenti del cancro usati oggi – come ad esempio la chirurgia, la chemioterapia e le radiazioni – saranno giudicate barbariche. “Ci sarà un momento in cui le persone vedranno la luce,” essi dice, “e i nostri trattamenti saranno usati da tutti.”»
(Liz Szabo)

Burzynski – Il cancro è una cosa seria
Due film di propaganda sono stati fatti che promuovono le affermazioni fatte dalla Clinica. Entrambi sono stati scritti, diretti e narrati da Eric Merola, un direttore artistico di spot televisivi.

Prima parte – 2010
Il film del 2010, Burzynski, Cancer is a Serious Business(Il cancro è un affare serio) descrive l'uso degli antineoplastoni e le sue battaglie legali con agenzie governative e regolatori. The Village Voice ha commentato che il film “infrange tutte le regole basilari del cinema etico” e che nell'intervistare solo i sostenitori di Burzynski, il produttore del film “o è insolitamente credulone oppure non capisce la differenza tra un documentario e un annuncio pubblicitario”. Variety ha descritto il film come avente le qualità di una “teoria del complotto paranoica” e l'ha paragonato al National Enquirer, aggiungendo che i diagrammi esplicativi del film sono “semplicistici al punto di idiozia”. La rassegna cinematografica ha concluso che “nonostante il suo taglio infotainment, Burzynski si dimostra, in definitiva, convincente.” Prima del debutto di “Burzynski”, il corrispondente di Houston Press, Craig Malisow ha deriso la mancanza di oggettività del film, caratterizzandola come “una montatura peana che sceglie i fatti selettivamente e ignora qualsiasi critica”, ha criticato il progetto per aver presentato solo il lato della storia di Burzynski.

Seconda parte - 2013
Il seguito del Cancer is Serious Business è uscito nel marzo 2013. Basandosi sull'analisi di trailer prima dell'uscita del film, e sui commenti fatti da Merola su un video blog, David Ghorski, medico, PhD, fellow di American College of Surgeons - Professore associato di chirurgia alla Wayne State University School of Medicine, e oncologo chirurgo al Barbara Ann Karmanos Cancer Institute – ha opinato che il nuovo film si concentrerà su “testimonianze (o aneddoti) ...di 'storie di successo'”; “'storie di conversione' di oncologi che sono diventati credenti di Burzynski”, attacchi ai critici e agli scettici di Burzynski; nel tentativo di giustificare Burzynski, “le enormi fatture per la sua terapia con antineoplastoni e le critiche che sta facendo pagare i soggetti di uno studio clinico” per essere inclusi negli studi clinici stessi; e la “rivendicazione”, attraverso uno studio clinico, ad oggi non pubblicato, del dott. Hideaki Tsuda, un anestesista-rianimatore al Kurume University Hospital in Giappone, che afferma l'efficacia degli antineoplastoni nel cancro del colon-retto metastatico.
La proiezione del film da CPT12-una stazione televisiva di Denver che aveva già mandato in onda documentari di “teorie del complotto sull'attentato al World Trade Center dell'11 settembre 2001 e che le tasse sono illegittime” ha generato una manciata di segnalazioni al Ombudsman PBS. Questi concordavano principalmente con i primi critici cinematografici, che si lamentavano di una grave mancanza di obbiettività del film. Inoltre, alcuni membri dello staff CPT sono stati criticati per non aver chiesto ad Eric Merola domande decisive.

Documentario BBC Panorama
Nel giugno 2013, il programma della BBC, Panorama ha analizzato Burzynski in un documentario intitolato Curando il cancro oppure 'vendendo speranza' ai vulnerabili?, sostenendo che “Burzynski sfrutta una scappatoia legale” trattando pazienti “con antineoplastoni all'interno di uno studio clinico, così il farmaco non ha bisogno di un'autorizzazione” per 20 anni. Secondo il settimanale Watford Observer, la madre di Luna Petagine, una ragazza giovane con un tumore al cervello, ha messo “in dubbio” il trattamento costoso di Burzynski. Il Reading Post ha scritto, “L'indagine di Panorama andata in onda lunedì, s'interrogava se la Clinica Burzynski sta 'vendendo speranza' alle famiglie”, che dubitava le statistiche fornite dalla Clinica Burzynski.” La Clinica ha presentato reclamo all'Ufficio delle Comunicazioni per il documentario ma il reclamo non è stato accolto.


domenica 17 novembre 2019

Da Atlantide alla Sfinge

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Da Atlantide alla Sfinge è un saggio dell'autore britannico Colin Wilson del 1996.

Contenuti
Usando la Sfinge come punto di partenza Wilson esplora il passato della razza umana, sviluppando l'idea che siano esistite delle civiltà evolute anche in periodi che noi definiamo "preistoriche". Fa riferimento ad Atlantide menzionata da Platone nei suoi lavori.
Il libro esplora la connessione tra astronomia e mitologia, arrivando a dire che l'intuizione (conoscenza lunare) in contrapposizione con la conoscenza Solare (logica) ha guidato gli uomini di un altro tempo, che erano equamente validi mentalmente all'uomo moderno, ma in maniera diversa.
Wilson cita a più riprese il libro Il mulino di Amleto di Giorgio De Santillana e pone la data di inizio della storia, molti millenni prima di quella attualmente considerata.


Darwin on Trial

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Darwin on Trial è un libro del 1991 sulla teoria dell'evoluzione e sul dibattito tra darwinismo e Intelligent Design. Il libro è stato scritto dal professore di diritto presso l'Università della California, Berkeley Phillip E. Johnson. Johnson scrisse il libro immaginando di "processare" l'evoluzione come se fosse un imputato in un tribunale. Darwin on Trial è diventato un testo centrale del movimento del disegno intelligente.

Il libro
Johnson, professore di diritto presso l'Università della California, Berkeley, descrive come sua specialità quella di "analizzare la logica degli argomenti e identificare le ipotesi che si celano dietro questi argomenti". Dopo aver letto Evolution: A Theory in Crisis di Michael Denton (1985) e L'orologiaio cieco di Richard Dawkins (1986), giunse alla conclusione che la teoria scientifica dell’evoluzione è basata su presupposti materialistici e vuota retorica e decise di analizzare le prove a sostegno della teoria. Johnson afferma di non avere alcun interesse a difendere il racconto biblico della creazione contenuto nella Genesi. Piuttosto, Darwin on Trial si concentra sull’esame delle prove che i biologi evoluzionisti hanno portato a favore della teoria darwiniana, valutate, secondo quanto dice Johnson con una "mente aperta e imparziale".

Critiche
Il libro ha attirato su di sé molte critiche. Le pretese di imparzialità di Johnson sono state messe in discussione da recensori che hanno affermato che "la forza trainante dietro il libro di Johnson non è né l'equità né la precisione", e che la pretesa imparzialità è contraddetta dall'obiettivo dichiarato di Johnson di "legittimare l'affermazione di una visione del mondo teistica nelle università laiche". Il paleontologo Stephen Jay Gould recensì duramente il libro in un articolo apparso su Scientific American.
Eugenie Scott ha commentato che il libro "insegna poco e non è accurato né sulla natura della scienza, né sul tema dell’evoluzione. Non è raccomandato né agli scienziati, né agli educatori". Eugenie C Scott and Thomas C Sager, Esq hanno scritto che "Johnson applica la sua abilità nel risolvere le controversie a una non controversia. Perché l'evoluzione c'è stata, e questo nella scienza (se non nell'opinione pubblica) non è più un dato controverso di quanto il fatto che la terra ruoti attorno al sole. Lo storico della scienza alla Cornell University William Provine dichiarò che il suo corso di biologia evoluzionistica cominciava facendo leggere ai suoi studenti il libro di Johnson.


sabato 16 novembre 2019

Qual è il tuo pensiero adulto sul paranormale?


Posso riferire due storie, con le mie conclusioni. Decidete voi.

IL LEGAME CON MIA NONNA
Saltavo di gioia ogni volta che da piccolo veniva a trovarci in casa. A volte facevo le feste a mia madre dicendole che ero felice perché la nonna veniva a trovarci. Mia madre tentava di calmarmi, di dirmi che non lo sapeva ancora, poi però riceveva una telefonata da lei poco prima che partisse in macchina.
Da adulto ebbi un occasione in cui sentii assolutamente di doverla andare a trovare. Era tardi, ma di solito restava alzata fino a tardi. Quando arrivai le dissi che avevo sentito questa sensazione di doverla visitare, e mi rivelò di aver avuto diverbi con un inquilino affittuario, il quale l'aveva minacciata perché non voleva pagare e lei si sentì poco bene.
Poco prima della sua morte, avvenuta in una casa di cura dove soggiornava, era notte fonda. Feci un sogno in cui mi trovavo nella sua stanza, e all'improvviso l'ho vista seduta e sorridente. Mi diceva che andava tutto bene, che non soffriva più e che andava a stare in un posto migliore di questo. Poi si alzò e uscì dalla stanza. Il cellulare squillò svegliandomi, con mia madre dall'altra parte che mi disse di aver appena ricevuto la notizia dalla casa di cura riguardo la morte di mia nonna. Non c'era nessun stato indizio che potesse preannunciare la morte. Era nella casa di cura perché nessuno della famiglia poteva ospitarla e seguirla con le dovute attenzioni durante il periodo estivo. Se ne andò nel sonno.

Io resto scettico riguardo il paranormale.
So anche che non ci sono spiegazioni razionali e banali che giustifichino questi eventi. Non che ne voglia sentire a prescindere. Penso che in fondo sia confortante credere che esista un altro mondo oltre a questo, qualcosa che il solo credere ti consola per la perdita dei tuoi cari.

L'ALBERO DEMONIACO
La sola volta che posso dire di aver sperimentato genuinamente qualcosa di oggettivamente non spiegabile è stato durante un escursione con gli scout.Ci trovavamo in montagna, vicino ad un lago, in un posto decisamente ritirato dal mondo. Molto piacevole e nel pieno della natura.
Il gruppo aveva messo le tende in una radura, e quella sera organizzammo un grande raduno con un altro gruppo di scout della zona. Un occasione per i maschietti di conoscere ragazze di altri posti, che incontri una volta sola. Per alcuni era nata la scintilla, per altri c'era da mangiare e da bere. Noi ragazzi, un branco di ragazzetti disorganizzati e scalmanati, non avevamo ingranato nessuna marcia con le ragazze, così finimmo per passare la serata tra noi, decidendo di fare una passeggiata poco più lontano per sgranchire le gambe e svuotare le vesciche lontano dal campo e dagli altri.
Una luna perfettamente piena illuminava il cammino. Il cielo stellato sopra di noi. Stavamo chiacchierando dopo aver deciso di raggiungere il lago quando cominciammo tutti ad avere una sinistra sensazione di disagio.
Subito pensammo ad un istinto animale di allarme: lupi nella zona? Qualche cane randagio?
C'era un passo su una curva con un dirupo a lato prima di arrivare al lago.
Sul ciglio della curva c'era questo immenso albero spoglio, senza foglie, lunghissimi rami attorcigliati su loro stessi, e dentro di noi sembrava albergare la stessa pazzesca inquietudine.
Ci guardammo negli occhi nel vano tentativo di ironizzare tra noi, ma vedendo ognuno negli occhi dell'altro la stessa identica paura, nessuno di noi riuscì a emettere un sol fiato o sghignazzo.
Uno di noi ammise di sentirsi ghiacciare il cuore dal "coso nero".
Disse: "Se vado lì, so che non torno più. No, io non vado." Si voltò per andarsene, e cominciò a muovere passi verso il campo, mormorando come tra sé e sé quanto fosse sciocco tutto ciò ma che proprio c'era qualcosa che non andava.
Noi accennammo qualche passo, ma forse condizionati dalla frase del ragazzo, ci congelammo.
Io feci due passi, e sentii il cuore battermi forte, per poi freddarsi come di fronte alla morte stessa.
Mi bloccai e camminando all'indietro non riuscii che a dire che avevo paura di un albero. Anch'io sentivo che non sarei più tornato se avessi continuato a camminare avanti.
Tornammo al campo, andammo a dormire. Il giorno dopo, dopo colazione, ci muovemmo camminando lungo il sentiero ed arrivammo in gruppo alla stessa curva. Ci crederete o no, a metà strada noi tre restammo di sasso fermi in mezzo alla strada. Il dannato albero non c'era. Il ciglio era dannatamente spoglio di vegetazione. Solo sassi. Non abbiamo mai capito cosa diavolo fosse successo quella notte.







venerdì 15 novembre 2019

Debunker

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Un debunker (termine inglese), in italiano sbufalatore, demistificatore o disingannatore, è una persona che mette in dubbio o smaschera ciarlatanerie, bufale, affermazioni o notizie false, esagerate, antiscientifiche, dubbie o pretenziose.

Etimologia
Il termine debunking è costituito da un prefisso de-, che significa "rimuovere", e la parola bunk che vuol dire "fandonia". Fu Felix Walker, rappresentante del Distretto in Carolina del Nord durante il 16esimo Congresso degli Stati Uniti d'America (1819-1821), a pronunciare un discorso volto a convincere la sua circoscrizione che stava facendo la differenza a Washington, sostenendo di non parlare al Congresso ma “a Buncombe”( Contea che era compresa nel Distretto del Nord Carolina). Questo termine modificato in bunkum e dopo abbreviato in bunk, è diventato sinonimo di claptrap (imbonimento). Sarà solo nel 1923 con il romanziere statunitense William E.Woodward, che il termine sopradescritto acquisirà un’accezione moderna con la nascita del neologismo debunk tratto da un suo romanzo bestseller intitolato Bunk. Il debunking si diffonde quindi con la seguente denotazione take the bunks out of things ("togliere le fandonie dalle cose"). L'equivalente italiano sbufalamento deriva da bufala, che significa "notizia falsa", con il prefisso privativo s-.

Caratteristiche
La pratica di mettere in dubbio o smentire - basandosi su metodologie scientifiche - affermazioni false, esagerate, antiscientifiche è l'attività di un debunker. La tradizionale area tematica di intervento del debunker concerneva inizialmente fenomeni ufologici, teorie del complotto, affermazioni sul paranormale, religione, eventi miracolistici o presunti tali, ricerche compiute al di fuori del metodo scientifico. Data la crescente diffusione del fenomeno Fake news (disinformazione, complottismo, misinformazione, bufale) o nella terminologia adoperata da Claire Wardle "ecosistema della disinformazione", la figura odierna dello sbufalatore si occupa principalmente di verificare l'attendibilità delle fonti mettendone in dubbio la veridicità del contenuto. Tale attività si focalizza sul processo comunicativo: ne ripercorre le varie fasi, partendo dal prodotto finito (notizia), analizzandone il contenuto, il contesto, le fonti, per individuare dunque le motivazioni all'origine della notizia ed eventualmente smascherarle. Di conseguenza, il lavoro del debunker consiste non tanto nel discriminare il vero dal falso, quanto piuttosto il vero dal verosimile. Egli utilizza determinati strumenti che la tecnologia offre e che si rivelano efficaci per stabilire la veridicità o meno di una notizia.

Strumenti
Attualmente numerose testate giornalistiche hanno istituito una sezione che si occupa di sbufalamento, soprattutto per quanto riguarda situazioni di emergenza e catastrofi nucleari: a tal proposito il progetto internazionale Verification Handbook ha stilato un vademecum nel 2014, destinato ai giornalisti il cui obbiettivo era quello di imparare a distinguere una notizia potenzialmente falsa da una vera perfezionando l'arte del debunking. Nella guida specifici strumenti vengono indicati come utili ai fini dell'attività:
  • Google Image Search, su images.google.com. o tineye.com per la verifica e la ricerca delle immagini;
  • Findexif o flickr per risalire ai dati dello scatto ed al tipo di fotocamera usata (metadati Exif);
  • Google Traduttore per verificare contenuti in lingua straniera;
  • Uso di siti video-sharing quali YouTube o Vimeo.

Critiche
Le critiche dei debunker a volte possono offendere coloro che credono in determinate teorie considerate pseudoscientifiche. Come dimostra lo studio "Debunking in a world of tribes", condotto sulla rivista scientifica PLOS ONE, che analizza l'andamento delle discussioni su Facebook tra debunker e complottisti, se l’operazione di debunking viene effettuata con toni aggressivi, il rischio è che possa essere poco efficace e controproducente. Ciò avviene perché si finisce per rafforzare il sistema di credenze di chi crede fortemente in teorie di complotto, allontanandolo dalla verità scientifica. Nel caso in cui lo sbufalatore non presti attenzione, la comunicazione potrebbe causare un effetto boomerang, ad esempio accrescendo la credenza dell'audience dei miti. Questi effetti possono presentarsi se un messaggio trascorre troppo tempo su un caso negativo, se è troppo complesso o minaccioso. Una strategia costante di debunking può portare all'editorializzazione dei contenuti, delegando ad un solo ente l'attività di verifica degli stessi. Questo può portare a non utilizzare il pensiero in modo critico. Alcuni studiosi, come Marcello Truzzi, sostengono che alcuni scettici vanno troppo oltre, facendo anche asserzioni negative. Secondo Truzzi, che definisce tale atteggiamento "pseudoscettico", i veri scettici sono neutrali o agnostici, spesso critici verso affermazioni straordinarie e mai portati a fare critiche negative a priori. Piuttosto lo scettico, di fronte a tali affermazioni, deve richiedere prove fuori dal comune. Questo assunto è spesso reso con la frase: "affermazioni straordinarie (fuori dal comune) richiedono prove straordinarie".

Esempi di debunking
Il caso Pizza-Gate
L’elezioni presidenziali americane dell’autunno 2016 offrono un esempio di debunking in merito al caso Pizza-Gate: con tale espressione si indica il caso che vide accusati esponenti del partito democratico (e dunque la stessa Hilary Clinton): le mail-capo d’accusa, poi diffuse da Wikileaks, avrebbero “portato alla luce” una raccolta fondi destinata al traffico di bambini, legata ad un cospicuo numero di ristoranti statunitensi, utilizzati come copertura (da cui il nome stesso del caso). Molteplici organizzazioni parteciparono al processo di debunking: in primis il distretto di polizia di New York, ma anche testate come il New York Times, il Los Angeles Times ed il The Washington Post. Proprio il New York Times pubblicò nel dicembre del 2016 un articolo su time.com, analizzando minuziosamente i punti-chiave del caso.

Il caso Bin Laden
Successivamente alla morte di Bin Laden le tv pachistane mostrarono l'immagine del cadavere dilaniato del leader di Al-Quaeda. Questa venne ripresa da più mezzi d'informazione, tra cui internet e i vari forum che smentirono l'autenticità della foto, nonostante fosse stata utilizzata in più siti web. Ancora oggi l'episodio è visto da molti come tentativo di occultare il fallimento dell'uccisione di Bin Laden.

Il caso Blue Whale
Il maggio del 2016 vede scoppiare in Russia un fenomeno, conosciuto poi internazionalmente come Blue Whale ("Balena blu"). Con tale espressione si delineerebbe quel complesso di attività o, meglio, sfide che presumibilmente avrebbe portato molteplici adolescenti al suicidio, tramite il superamento di diverse prove. Il fenomeno ha progressivamente riscosso curiosità, grazie anche all’imponente copertura da parte dei media internazionali che paventavano il possibile dilagare di tale pratica al di fuori dalla Russia.

Esempi di debunker
  • Martin Gardner è stato un matematico e divulgatore scientifico che si è occupato di debunking nell’ambito della parapsicologia nei suoi articoli di giornali e libri.
  • Penn & Teller sono un gruppo di intrattenimento che spesso smaschera trucchi magici e illusioni. Hanno inoltre fatto opere di sbufalamento di molti altri aspetti delle credenze popolari nel loro show Penn&Teller: Bullshit!.
  • Basava Premanand è stato uno scettico e razionalista indiano, presidente dell’Indian Skeptic, l’associazione indiana per lo studio di fenomeni paranormali
  • James Randi è un razionalista, scettico, nonché un oppositore delle pseudoscienze. È una figura di spicco del CSI, l’associazione americana analoga al CICAP
  • Carl Sagan è stato un famoso astronomo che si è occupato di debunking. Lo si ricorda inoltre come grande divulgatore scientifico, come scrittore di fantascienza e come epistemologo in qualità di uno dei maggiori esponenti dello scetticismo scientifico.
Debunker in Italia
  • Massimo Polidoro, divulgatore scientifico, giornalista e scrittore italiano, è autore di vari libri; in particolare "Rivelazioni", che funge da guida tecnica per lo smascheramento delle fake news.
  • Paolo Attivissimo è un giornalista e consulente informatico, traduttore tecnico, divulgatore scientifico, cacciatore di bufale e studioso della disinformazione nei media.
  • Piero Angela è un giornalista, scrittore e divulgatore scientifico. È il primo, in Italia, ad aver affrontato l’argomento del “paranormale” da un punto di vista critico. È presidente onorario e tra i fondatori del CICAP.


giovedì 14 novembre 2019

Il dio fumoso

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Il dio fumoso (The Smoky God, or A Voyage to the Inner World) è un romanzo fantastico scritto nel 1908 da Willis George Emerson (1856-1918).
Il romanzo si presenta sotto forma di un resoconto del viaggio di un marinaio norvegese, Olaf Jansen, all'interno della Terra - dove si troverebbe il mitico regno di Agarthi - attraverso un passaggio situato al Polo Nord.
Il romanzo di Emerson è considerato una delle prime fonti della credenza sulle civiltà sotterranee.

Trama
Secondo il resoconto Agarthi, illuminata da un "fumoso" sole centrale, era composta da una fitta rete di colonie ed abitata da uomini alti circa 4 metri. La capitale del regno era Kalapa, considerata come l'originario giardino dell'Eden.
Per alcuni anni Jansen visse ad Agarthi, successivamente ritornò in superficie e raccontò le sue incredibili avventure, tuttavia non fu creduto, anzi fu ritenuto folle e rinchiuso in manicomio per quasi trent'anni. Molti anni dopo Emerson avrebbe incontrato il vecchio Jensen e raccolto le sue memorie.


mercoledì 13 novembre 2019

Disease mongering

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L'espressione in lingua inglese disease mongering o corporate disease mongering, commercialization of disease, che in italiano si può tradurre come "mercificazione della malattia" indica in modo dispregiativo la presunta tendenza a incrementare la nosografia e la promozione della lotta contro varie patologie allo scopo di trarne profitto.
Queste correnti di pensiero suppongono che parte delle voci nosografie (cioè alcune classificazioni, fattori di rischio e dati di incidenza sulla popolazione) siano presenti al solo scopo di avere un profitto e, attraverso una campagna di sensibilizzazione finanziata dalle case farmaceutiche, il consumatore/paziente sia spinto alla ricerca di una soluzione a problemi di salute che, in realtà, non esistono. Il vantaggio per le case farmaceutiche è evidente: identificando situazioni di benessere con patologie subcliniche, le dimensioni del mercato per farmaci di nicchia aumentano in modo considerevole e ciò si risolve con un'impennata nelle vendite e quindi dei profitti. I sostenitori di queste teorie ritengono che, affinché ciò avvenga, anche buona parte dei medici, degli ordini professionali sanitari, delle agenzie di consumatori e delle istituzioni sia collusa con le case farmaceutiche.
Se da un lato è vero che nel campo sanitario si hanno interessi economici che talvolta generano illeciti, d'altra parte il termine disease mongering è spesso impropriamente utilizzato nell'ambito di diverse teorie del complotto portate avanti in campo medico. Un noto esempio sono le varie campagne contro le vaccinazioni che negano a priori i vantaggi concreti che l'introduzione delle vaccinazioni ha portato in campo medico. Non vi sono per contro esempi di farmaci inefficaci o dannosi che, alla lunga, non siano stati eliminati dal mercato. Casi analoghi al DM avvengono quando si propongono teorie prive di un inoppugnabile riscontro scientifico. Un esempio è dato dalla vendita di rimedi per la "disintossicazione" dell'organismo, oppure dall'ipotetica esistenza di malattie mai provate scientificamente, come per esempio la sensibilità chimica multipla o la malattia di Morgellons.

Origine della teoria del Disease Mongering
Lynn Payer nel 1992 coniò il termine Disease Mongering per descrivere la campagna pubblicitaria del collutorio Listerine della Johnson & Johnson contro l'alitosi. Va precisato che l'alitosi non è semplicemente uno stigma sociale immaginato, ma può derivare da un ampio spettro di condizioni mediche, condizioni che vanno da un'infezione batterica delle gengive a una insufficienza renale. Questa condizione oggi è riconosciuta dal consiglio scientifico della American Dental Association come "una condizione riconoscibile che merita attenzione professionale".
Secondo Lynn Payer «il disease mongering è la più insidiosa delle varie forme che l'educazione medica può assumere». Le tecniche che, secondo Payer, sfruttano e, in alcuni casi producono, queste errate percezioni sono:
  • Indicare normali aspetti della vita umana (spesso inventando nuove parole per descriverli) come anormali e quindi bisognosi di cure.
  • Definire una malattia in modo ambiguo, parlando di vaghe carenze e squilibri, in modo da poterla riferire a quante più persone possibili.
  • Creare dibattito riguardo una malattia influenzando l'opinione pubblica in senso negativo per poi presentare trattamenti di dubbia utilità, abusando di studi clinici ad hoc.
  • Abusare di statistiche e studi clinici per esagerare i benefici del trattamento e al contempo decantare assenza di effetti collaterali rilevanti.
Barbara Mintzes riassume diversamente questi aspetti:
  • Promuovere ansia nei consumatori sani rispetto al loro futuro stato di salute, gonfiando ad arte i dati inerenti al rischio di ammalarsi.
  • Promuovere trattamenti aggressivi e costosi per malattie e sintomi lievi o per comportamenti che in passato non venivano trattati per via farmacologica (ADHD).
  • L'introduzione di nuove diagnosi come PMDD (sindrome disforica premestruale) o disturbo d'ansia sociale, che sono difficili da distinguere dalle condizioni di vita normale.
  • Ridefinire le malattie in termini di esiti surrogati. Ad esempio, per la Mintzes l'osteoporosi diventa una malattia caratterizzata da bassa densità ossea piuttosto che da fratture dovute a fragilità ossea al fine di aumentare la vendita di Bifosfonati. In questo caso, la Mintzes ignora la definizione corretta di osteoporosi conclamata, di cui si parla solo in presenza di una frattura. La demineralizzazione ossea lieve viene definita osteopenia ed in una certa misura è considerata una normale conseguenza dell'invecchiamento.
Conflitto d'interessi privato/pubblico
L'articolo The Tragedy of the Commons (La tragedia dei beni comuni) del 1968 di Garrett Hardin dimostra che la massimizzazione del profitto individuale mette a repentaglio necessariamente il bene pubblico quando questo non trova una soluzione tecnica se non con un'estensione morale.
Con le politiche di deregolamentazione, dal 1980 l'industria farmaceutica ha cominciato a programmare una pipeline di R&D inerente farmaci utili per il miglioramento dello stile di vita. Conseguentemente a ciò si è notevolmente sviluppato il settore marketing che ha iniziato a produrre pubblicità rivolta ai consumatori finali e non solo come prima accadeva alla classe medica (questo tipo di farmaci è solitamente di libera vendita e difficilmente viene prescritto dai medici). I giornalisti hanno giocato e giocano un ruolo chiave per «stuzzicare l'appetito» del pubblico verso le notizie mediche, facendo da cassa di risonanza a ogni nuova scoperta e ai suoi trattamenti. Da tempo si osserva il tentativo in Europa di deregolamentare la pubblicità dei farmaci in modo simile a quanto accade negli Stati Uniti dove è ammessa la pubblicità anche di farmaci prescrivibili al paziente. In Europa e in Italia il destinatario della pubblicità dei farmaci di questo tipo è solo il sanitario.
I conflitti di interesse tra enti di ricerca (statali o privati), ricercatori e industria farmaceutica possono essere legati:
  • Ai guadagni finanziari che si possono ricavare dal partecipare alle sperimentazioni sponsorizzate dalle industrie farmaceutiche (le aziende farmaceutiche sovvenzionano uno studio sostenendo economicamente i ricercatori. Questo conflitto di interesse viene indicato all'inizio del paper citando il finanziamento ricevuto)
  • Alla possibilità di pubblicare le sperimentazioni promosse dalle industrie farmaceutiche con vantaggi per la propria carriera accademica. Va comunque ricordato che la carriera accademica è legata in minima parte al numero complessivo di pubblicazioni. Le valutazioni sull'operato di un ricercatore tengono conto più che altro del numero di citazioni che riceve, cioè del numero di volte che altri ricercatori riutilizzano (validandolo) il suo lavoro in altri studi
  • A vantaggi personali, come la partecipazione a conferenze, spesso in luoghi turistici, e/o viaggi di piacere. Tale aspetto, quantomeno in Italia, non si verifica più come negli ultimi decenni del Novecento poiché per legge le case farmaceutiche non possono elargire tramite gli informatori farmaceutici servizi in alcun caso o gadget pubblicitari di elevato valore economico
  • A vantaggi per l'istituzione, se nei loro bilanci quote significative di finanziamenti provengano dall'industria farmaceutica o grazie all'acquisto in comodato di attrezzature.
  • All'esclusione selettiva di organizzazioni o di strutture non in linea con le grandi multinazionali farmaceutiche, facendo venir meno loro i fondi. Un elemento molto forte di controllo è «la soppressione o la distorsione del dibattito sull'allocazione delle risorse».
Il conflitto di interesse tra consumatore/paziente e le grandi multinazionali del farmaco nasce tutte le volte che con la partecipazione a sperimentazioni cliniche sponsorizzate diventa più facile ottenere farmaci difficili da reperire. Ciò è vero soprattutto nei paesi in via di sviluppo, come dimostrato dal caso del contenzioso di Kano tra la Pfizer e lo stato nigeriano (Pfizer ha fornito gratuitamente un farmaco sperimentale a dei bambini malati di meningite invece del ben più noto e testato ceftriaxone. Il problema nasce dal fatto che Pfizer non ha spiegato ai genitori dei bambini che si trattava di una terapia sperimentale. La faccenda si è risolta con il pagamento di un risarcimento alle famiglie, il farmaco in questione viene tutt'oggi usato per curare alcune infezioni, di cui la meningite non fa parte).

Ruolo della stampa medica
Alcuni ricercatori francesi nel 1990 hanno rilevato che solo 41 paper esaminati su 141 erano scritti elencando correttamente i pro e i contro delle terapie. Le indicazioni terapeutiche erano assenti in 5 casi (3,5%), in 42 studi (29,8%) la pubblicità era esagerata, gli effetti collaterali non venivano menzionati in 37 paper (26,2%) e, allo stesso modo, le controindicazioni erano assenti da 30 (21,3%) e incomplete in 19 (13,5%) articoli. Gli autori della ricerca concludono sostenendo che: «è chiaro che le aziende farmaceutiche non sempre seguono un codice di comportamento etico e che spesso sfruttano la mancanza di controlli efficaci nei paesi in via di sviluppo».
I ricercatori della UCLA hanno studiato le pubblicità farmaceutiche valutandone la conformità alle norme della FDA e hanno rilevato che nel 30% le aziende usano in modo improprio la definizione di "farmaco di prima scelta." Il 32% dei titoli pubblicitariinduce in errore il lettore circa l'efficacia. Inoltre, nel 44% dei casi, i revisori hanno ritenuto che la pubblicità porterebbe prescrizioni improprie. I revisori non avrebbero pubblicato il 28% degli annunci e avrebbero richiesto importanti revisioni in un ulteriore 34% (38% approvato). Secondo un'altra ricerca, a causa delle pubblicità è possibile arrivare ad avere prescrizioni inappropriate nel 44% dei casi.
A Basilea in Svizzera una ricerca ha indicato che il 53% di tutte le affermazioni fatte dalla industrie farmaceutiche, pubblicate in importanti riviste scientifiche, non sono supportate dagli studi di riferimento o quando presenti sono citati sulla base di informazioni potenzialmente di parte. Gli autori dello studio concludono sostenendo che «i medici non dovrebbero fidarsi delle affermazioni, anche quando sembrano fare riferimento a studi scientifici.»
Un aspetto interessante è quello riferito alla pubblicazione di dati sperimentali prodotti dai lavori clinici pubblicati nelle riviste, legato a due problemi ampiamente noti della metodologia statistica:
  • Il problema della classe di riferimento (popolazione scelta, dimensione campionaria, metodiche di clusterizzazione)
  • La distinzione tra significatività statistica e clinica.
Inoltre, in alcuni casi le aziende farmaceutiche hanno avuto veri e propri contenziosi con le riviste mediche, si ricorda ad esempio il caso Pfizer vs New England Journal of Medicine.

Ruolo delle grandi Case farmaceutiche
Negli anni si è sviluppata una certa tendenza alla medicalizzazione di molte condizioni e al loro trattamento grazie all'offerta di nuove terapie farmacologiche e chirurgiche. In questo un ruolo decisivo lo avrebbero avuto le grandi multinazionali farmaceutiche:
«L'aumento di contatti tra i medici e l'industria farmaceutica è stato segnalato, anche se non esistono dati in letteratura per quanto riguarda i potenziali conflitti di interessi finanziari per gli autori di linee guida di pratica clinica (CPG). Queste interazioni possono essere particolarmente rilevanti poiché (le Linee Guida) CPGs sono progettate per influenzare la pratica di un gran numero di medici. [...] L'80% degli autori aveva una qualche forma di interazione con l'industria farmaceutica.»
(Choudhry NK1, Stelfox HT, Detsky AS.Relationships between authors of clinical practice guidelines and the pharmaceutical industry.JAMA. 2002 Feb 6;287(5):612-7.)
Le grandi multinazionali farmaceutiche sono accusate di usare negli approcci di marketing alcune strategie. Secondo Ray Moynihan, spesso, si cerca di rendere malattie minori o semplici disturbi (come la calvizie, la disfunzione erettile, la fobia sociale, la sindrome del colon irritabile e altre condizioni) patologie gravi da trattare in modo aggressivo. Jerry Avorn, un professore di medicina presso la Harvard University, pur critico con l'industria farmaceutica, scrive che bisogna fare attenzione a stigmatizzare la ricerca farmaceutica perché i progressi sono innegabili e bisogna evitare di vedere le malattie come una invenzione. «La verità sta da qualche parte nel mezzo».

Deterrenza delle sanzioni
I sostenitori della teoria del DM rimarcano la scarsa deterrenza delle sanzioni. Ad esempio, la Pfizer dal 1999 al 2006 è stata oggetto di 6 casi giudiziari nei quali si è dovuta difendere da diverse tipi di accuse. Questi casi hanno comportato per la Pfizer un risarcimento in indennizzi pari a un totale di 2.890.100.000 di $, di cui 715,4 milioni riguardano contratti col Governo Federale USA. Pfizer ha comunque ottenuto un vantaggio economico avendo venduto molte più confezioni dei suoi farmaci, con un ampio margine di profitto rispetto alle multe pagate. Ad esempio, con la vicenda Neurontin Pfizer ha realizzato circa 2 miliardi di $ di incasso con utilizzi off label contro i 430 milioni di $ di multa.
Nel 2010 della Newman BMJ, si legge che «il 2 settembre 2009 la Pfizer ha subito la più grande multa mai inflitta dal Dipartimento della Giustizia USA a una azienda farmaceutica. Una multa pari a 2,3 miliardi di $ per i farmaci: valdecoxib, ziprasidone, linezolid, e pregabalin». Il giorno dopo, il New York Times ha sottolineato che $ 2,3 miliardi corrispondono per Pfizer a meno di tre settimane di vendite.
Una possibile soluzione sembra essere quella di, in caso di abusi, far cessare la validità del brevetto in modo che il farmaco entri immediatamente in concorrenza con il generico, opzione questa molto temuta dalle aziende e che può erodere i guadagni delle grandi aziende farmaceutiche in modo ben maggiore rispetto a qualche multa che, spesso, viene intesa più come un costo di investimento che come un deterrente.

Esempi di Disease mongering
Strategia quantitativa: trattamento di un maggior numero di persone
Un esempio di questo fenomeno può essere l'indicazione all'uso di oscillococcinum (medicamento omeopatico composto interamente da zucchero prodotto dalla Boiron) nella prevenzione e nel trattamento del'influenza stagionale. L'azienda produttrice esorta i consumatori ad assumere il rimedio omeopatico anche in situazione di benessere per scongiurare il rischio di influenza ed eventualmente anche per trattarla dopo l'esordio. Allo stato attuale, in letteratura si ritiene che non ci sia alcuna evidenza che raccomandi l'uso di questa medicazione per trattare o prevenire l'influenza. Gli unici studi a favore dell'oscillococcinum sono stati finanziati dalla Boiron stessa e dichiarano apertamente il conflitto di interessi.
Secondo uno studio della popolazione Italiana, nell'arco di 1 anno il 57% della popolazione riferisce di aver avuto almeno un episodio a carattere influenzale. L'oscillococcinum è stato usato, per lo più come automedicazione, nel trattamento del 36% dei casi rendendolo di fatto il prodotto più venduto nel settore. Si noti come i medici generalmente non prescrivano farmaci per il trattamento diretto dell'influenza (perché non esiste nulla di provata efficacia), limitandosi a prescrivere terapie di supporto per alleviare i sintomi come ad esempio i mucolitici (55% delle prescrizioni mediche).

Strategia temporale: lucro sul tempo di trattamento
Un caso che ha fatto molto scalpore in Italia è stato lo scandalo dell'Avastin-Lucentis.
Avastin (bevacizumab), commercializzato dalla Roche (di cui Novartis possiede un terzo delle azioni) e Lucentis (ranibizumab), prodotto dalla Novartis, appartengono entrambi alla classe dei farmaci ad anticorpi monoclonali, hanno sostanzialmente lo stesso tipo di attività e lo stesso bersaglio (il VEFG) e vengono impiegati con successo nel trattamento della degenerazione maculare, retinopatia diabetica e altre patologie oculari; mentre Avastin veniva utilizzato nelle patologie oculari in off-label (essendo originariamente indicato per la cura di vari tipi di neoplasie), Lucentis era stato appositamente brevettato per il trattamento di queste ultime.
A seguito della proibizione dell'impiego dell'Avastin in off-label da parte dell'AIFA nel 2012, Lucentis divenne virtualmente il farmaco di elezione per il trattamento delle suddette patologie oculari, causando un aggravio sulle casse pubbliche, avendo un prezzo più alto di circa 60 volte (20 euro contro 1200 euro per mese di terapia) rispetto all'Avastin. Va evidenziato che la durata del trattamento delle patologie neoplastiche sia sensibilmente più limitata nel tempo (mesi) rispetto al trattamento delle patologie oculari per cui veniva impiegato il Lucentis (anni), obbligando quindi ad un maggior approvvigionamento di farmaci, che pertanto richiedono già di per sé una spesa maggiore sul lungo periodo.
Il fatto che Roche non avesse a suo tempo richiesto la certificazione per l'utilizzo dell'Avastin anche nelle patologie oculari fece supporre che le due case farmaceutiche avessero fatto cartello per indurre l'acquisto del Lucentis. A seguito dell'ostruzionismo mostrato dalle case farmaceutiche, chiaramente dovuto alla volontà di vendere ai pazienti il farmaco più costoso, nel 2014 la corte di giustizia europea ha multato Novartis e Roche per 180 milioni di euro (pari al loro fatturato di circa mezza giornata). Si stima che nel periodo tra il 2012 e il 2014 il blocco dell'utilizzo dell'Avastin in favore del Lucentis sia costato circa 1,2 miliardi di euro al sistema sanitario nazionale italiano.

Strategia qualitativa: nuova malattia
La campagna pubblicitaria riguardante i rimedi contro la cellulite di Somatoline Cosmetics è caratterizzata dallo slogan "la cellulite è una malattia", affermazione non vera da un punto di vista medico. La medicina considera la cellulite un inestetismo della pelle senza alcun significato patologico, considerando anche che la maggior parte delle donne sperimenta, nel corso della sua vita, questa condizione. Le pubblicità in cui si parla di cellulite in senso patologico hanno lo scopo di allarmare la consumatrice, facendole percepire un piccolo inestetismo come un grave problema, a cui porre rimedio tramite l'acquisto di prodotti di bellezza che, impropriamente, sono definiti farmaci dal pubblicitario. In questo modo, aziende che non lavorano nemmeno in ambito farmaceutico cercano di mercificare l'errata percezione delle malattie al solo scopo di incrementare i guadagni.

Casi di falsi Disease Mongering
Fra i vari casi di falso DM, in contrasto con le conclusioni della comunità scientifica, e legati a teorie del complotto, possono essere citati come esempio:
  • Le teorie sulla non esistenza dell'AIDS
  • Le teorie antivacciniste
  • Le teorie sull'ipertensione fisiologica (PA normale= 200-età)
  • Le teorie del complotto della mammografia
  • Le teorie del complotto sull'osteoporosi
  • Le teorie del complotto sulle statine


 
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