L'uroscopia o urinoscopia,
dal greco οῦρον (ôuron,
urina) e σκοπέω (skopéō,
osservare), è stata un'arte divinatoria che, utilizzata fino al
XVIII secolo, pretendeva di effettuare una diagnosi dall'osservazione
delle urine del paziente tramite gli organi di senso. È stata
chiamata anche uromanzia o urinomanzia, dal greco
μαντεία (mantéia,
divinazione).
Questa disciplina, che non ha nessun
riscontro scientifico, non va confusa con l'esame delle urine della
medicina contemporanea.
Storia dell'uroscopia
Le basi di questa arte divinatoria
furono poste nel Corpus Hippocraticum, un'opera di 72 libri
attribuiti a Ippocrate di Coo, e per diversi secoli fu il principale
metodo diagnostico insieme con l'osservazione del polso.
Il più famoso trattato medievale di
uroscopia è Sull'urina, opera in sette libri di Giovanni
Attuario, scritto presumibilmente all'inizio del XIV secolo.
L'influenza di questa pratica si ebbe soprattutto in Germania, al
punto che le urine degli infermi erano inviate ai medici se questi
non potevano visitare personalmente i pazienti.
Metodi di uroscopia
L'urina del paziente veniva raccolta in
un recipiente a forma di vescica e, per effettuare la diagnosi, si
tenevano in considerazione il calore, l'odore, il colore, la densità,
le sfumature, le trasparenze e le cosiddette nebulae (nebbie),
ossia le forme nebulose che potevano apparire nell'urina.
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