Enriqueta Martí Ripollés conduceva una doppia vita, che la portava a figurare come mendicante di giorno e gran dama di notte, quando vendeva a ricchi e facoltosi clienti pozioni e unguenti miracolosi, in grado di guarire persino la tubercolosi, e operava come prosseneta, facendo prostituire i bambini rapiti.
Durante il giorno infatti, vestita di stracci, la Martì si aggirava per le vie della città adescando bambini fra i 3 e gli 8 anni con caramelle e balocchi. I piccoli la seguivano fiduciosi, e le sparizioni divennero via via più frequenti.
La donna continuerà a rapire bambini fino al 10 febbraio del 1912, quando le capitò, non volendo, di confiscare la bambina sbagliata. Teresita Guitart Congost è la figlia di un uomo molto amato in città e la polizia decide di approfondire le indagini su tutti quei bambini scomparsi.
E’ in questo momento che Enriqueta compie un errore che le sarà fatale.
Claudia Elìas, un’anziana che abita in centro, è convinta di conoscere tutti nei palazzi vicino alla propria abitazione. Quando vede apparire alla finestra, per qualche breve istante, un viso ignoto, il dubbio assale la signora. Sarà Teresita? Oppure una bambina sconosciuta? La Elìas non corre rischi e avverte la polizia: in quella casa c’è una bambina che non è del quartiere, meglio indagare.
Due agenti di polizia fanno irruzione
nello stabile e trovano Teresita e un’altra bambina, che Enriqueta
sostiene chiamarsi Angelita ed essere propria figlia.
Entrambe
sono prigioniere della Vampira, ma le sorprese non finiscono certo
qui.
Gli agenti accedono a una stanza degli orrori, in cui i bambini venivano uccisi per essere utilizzati come materiale per creare le creme, e all’interno della casa si trovavano pezzi di cadavere conservati in barattoli per essere usati in seguito.
Le bambine racconteranno di Pepito, un loro compagno di prigionia, che avevano visto sparire nella stanza “degli orrori". Più nessuna traccia se non la sera, per cena, quando dal brodo spuntarono due piedini lessi…
Enriqueta rapiva i bambini, li faceva
prostituire e poi li uccideva, magari per aver scontentato un
cliente.
I cadaveri però non andavano buttati, ma servivano a
preparare pozioni e unguenti “miracolosi”.
La donna venne
processata e condannata a morte, ma venne trovata già spirata nella
sua cella il 13 Maggio del 1913, probabilmente uccisa da una delle
sue compagne di cella.
Le ipotesi sulla conta delle vittime non
sono certe, forse 40 bambini morti o forse 11, numero ritenuto più
congruo. Un’altra ipotesi vuole che Enriqueta non uccise mai
nessuno.
Ma la Vampira di Barcellona fu un capro espiatorio?
0 commenti:
Posta un commento