La leggenda del teatro Massimo di Palermo
La storia é questa: per costruirlo vennero abbattuti una porta storica della città, quattro chiese e due monasteri, precisamente Porta Maqueda, la chiesa di Santa Marta, di Sant'Agata di Scorrugi delle mura, il monastero delle stimmate di San Francesco, il monastero delle vergini teatine dell'Immacolata Concezione e le chiese a loro connessi. Poiché all'epoca i morti erano seppelliti sotto le chiese, nell'abbatterle vennero alla luce i cimiteri. Secondo la leggenda la prima madre superiora di uno dei due monasteri, venendo disturbata dal sonno eterno maledisse il teatro e promise di perseguitare chi vi avesse lavorato, dagli attrezzisti ai cantanti. La leggenda dice che il suo fantasma é ancora lí, pronto a punire chi ci lavora; si racconta di una cantante d'opera che perse la voce dopo averlo visto, di persone che hanno visto la "monachella" mentre passavano vicino al teatro. Si dice anche che chi non creda alla storia entrando nel teatro inciampi in un gradino, detto "il gradino della suora". Forse proprio per calmare la sua ira che fu fatto incidere sul frontale dell'edificio la frase "Vano delle scene é il diletto…". Al suo fantasma i palermitani attribuiscono anche i 23 anni necessari per costruirlo e gli altri 23 anni per i restauri.
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