Apopi (anche Apofi; in
greco antico: Ἄποφις, Apophis) è una divinità
egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto, incarnazione
della tenebra, del male e del Caos (Isfet, Asfet nella lingua
egizia) e antitesi della dea Maat, che rappresentava l'ordine e la
verità. Veniva raffigurato come un gigantesco serpente. La prima
menzione di Apopi risale alla VIII dinastia; venne particolarmente
onorato nei nomi del faraone Apopi della XIV dinastia e del faraone
hyksos Ipepi (o Apopi).
Ricostruzione e significato del nome
Il suo nome ˁ ꜣ pp è stato
ricostruito dagli egittologi come *ʻAʼpāpī. Sopravvisse
nella lingua copta, fase finale della lingua egizia, come Ⲁⲫⲱⲫ
"Aphōph", mentre in greco venne traslitterato Ἄποφις.
L'etimologia del suo nome (ˁ ꜣ
pp) è forse da ricercare in qualche lingua semitica occidentale,
laddove la radice ꜣ pp, con il significato di "strisciare",
esisteva. Una ipotetica radice verbale ꜣ pp non è mai
esistita, o non è mai stata individuata, nella antica lingua egizia.
Non deve essere confusa con il verbo egizio ꜥpı͗/ꜥpp,
che significava "volare attraverso il cielo, viaggiare".
Più tardi nella storia egizia il nome di Apopi fu erroneamente
connesso, mediante una paretimologia, con una radice differente che
significava "Colui che fu sputato fuori". I romani si
riferivano ad Apopi mediante la traduzione del suo nome.
Ruolo
Apopi era l'oscuro nemico del dio-sole
Ra, portatore della luce e garante di Maat (la quale impersonava
l'ordine cosmico), a cui cercava ogni giorno di impedire di sorgere
minacciandolo durante il suo viaggio attraverso il Duat, l'aldilà
egizio, sulla barca solare della notte, Mesektet. Apopi era il più
grande nemico di Ra; un suo epiteto era appunto "Nemico di Ra",
oltre a "Signore del Caos". In quanto incarnazione di tutto
ciò che è male, Apopi veniva immaginato come gigantesco serpente o
un possente pitone con epiteti quali "Serpente del Nilo" e
"Malvagia Lucertola"; talvolta era comparato anche a un
ippopotamo, un orice, una tartaruga e perfino a figure umane come
morti ribelli o nemici stranieri. Alcuni documenti lo volevano
lungo quasi 15 metri e con la testa di selce.
Già su una ciotola risalente al
periodo più antico della cultura egizia, chiamato Naqada I (4000
a.C.) è stato notato un grande serpente dipinto sul bordo, insieme
ad altri animali del deserto e del fiume, quale possibile nemico di
un dio (forse un dio solare) visibile, nella scena, mentre caccia su
una grande imbarcazione.
Inoltre, nell'immaginario mitologico
degli egizi, esistevano altri serpenti maligni nemici del dio-sole
(esempi se ne trovano nei Testi delle piramidi e nei Testi
dei sarcofagi) già prima che il nome di Apopi facesse la sua
prima comparsa durante il Primo periodo intermedio.
Nella cosmogonia di Esna Apopi era
visto come una creazione di Neith, che in questa cosmogonia svolgeva
il ruolo di demiurgo.
Scontro con Ra
La storia della perpetua guerra che
Apopi muoveva contro Ra fu elaborata durante il Nuovo Regno (ca. 1550
a.C. - 1069 a.C.). Il mito narra che Apopi doveva costantemente
trovarsi al di sotto dell'orizzonte perciò era una creatura
dell'oltretomba. In alcune versioni del racconto, il mostro attendeva
Ra in una montagna occidentale chiamata Bakhu, dove il sole spariva
oltre l'orizzonte; in altre narrazioni, gli tendeva un agguato appena
prima dell'aurora nella "Decima Regione della Notte".
La moltitudine di luoghi nei quali si riteneva che potesse trovarsi
gli guadagnò l'epiteto di "Colui che cinge il mondo". Il
suo verso faceva tremare l'oltretomba. Alcuni miti descrivevano come
Apopi, originariamente capo degli dei, spodestato da Ra, fu relegato
nel mondo dei morti, oppure di come vi fu relegato a causa della sua
natura malvagia.
I Testi dei sarcofagi raccontano
che Apopi si serviva del suo sguardo magico per sopraffare Ra e il
suo seguito divino. Ra era assistito da una folta schiera di
protettori che viaggiavano con lui attraverso le insidie
dell'oltretomba, fra i quali Seth, Sia, Hu, Heka, Bastet, Sekhmet e
forse lo stesso Occhio di Ra. I movimenti di Ra causavano i
terremoti, e lo scontro che ingaggiava con Seth originava i tuoni. In
alcuni racconti, lo stesso Ra, nelle sembianze del Grande gatto
eliopolitano, lo uccideva.
Derivante dal Caos primordiale, Apopi
poteva essere combattuto e reso innocuo, per un certo tempo, ma non
poteva essere distrutto rappresentando, nel continuo conflitto con
Ra, lo scontro ancestrale tra bene e male. Anche nel Libro dei
morti lo scontro tra Apopi e Ra si ripeteva e in questo caso era
necessario l'intervento del benevolo dio-serpente Mehen e di Iside
per garantire il proseguimento del viaggio del sole nel Duat. Secondo
la mitologia, dopo essere stato domato dalle forze del bene, veniva
incatenato e trafitto coi coltelli; il sangue che sgorgava dalle sue
ferite tingeva i cieli mattutini e serotini di rosso.
Culto
Mentre Ra veniva venerato, Apopi era
oggetto di una sorta di contro-venerazione: gli egizi pregavano cioè
per la sconfitta di Apopi. La vittoria di Ra, al termine di ogni
notte, era assicurata dalle preghiere dei sacerdoti e dei devoti nei
templi. Nel Grande tempio di Amon a Karnak i sacerdoti svolgevano un
particolare rituale, ripetuto varie volte al giorno, per aiutare il
dio-sole a resistere agli attacchi di Apopi e continuare così il
ciclo del sole in cielo e della vita sulla terra. In un rito annuale,
detto "della Messa al Bando del Caos", i sacerdoti
costruivano una effigie di Apopi che si riteneva contenesse tutto il
male e le tenebre dell'Egitto, per poi bruciarla e assicurare
l'ordine in Egitto per un altro anno, in maniera non dissimile dai
falò di inizio anno dell'Italia settentrionale, dalle Fiestas de
Santa Fe e dalle pratiche di altre culture. Pare che sull'immagine
del serpente destinata al rogo fossero talvolta scritti i nomi dei
nemici del Paese.
Nel corso dei secoli, il clero redasse
una vera e propria "guida" per contrastare Apopi,
intitolata "Libro dell'abbattere Apopi" o "Rituale per
abbattere Apopi" (in greco: "Libro di Apopi"), i cui
capitoli, che descrivevano il graduale smembramento e smaltimento dei
resti del mostro, titolavano, per esempio: "Capitolo dello
sputare su Apopi", "Capitolo del cancellare Apopi col piede
sinistro", "Capitolo dell'afferrare la lancia per
percuotere Apopi", "Capitolo dell'incatenare Apopi",
"Capitolo dell'afferrare il coltello per colpire Apopi",
"Capitolo dell'incendiare Apopi". Tali rituali assumevano
spesso le caratteristiche di un esorcismo.
Siccome si riteneva che Apopi vivesse
nell'oltretomba, veniva talvolta chiamato "Divoratore di anime".
Perciò anche i morti necessitavano di protezione; ciò è
all'origine della pratica di seppellire i morti con formule magiche
per debellare Apopi. Raramente il Libro dei morti menziona il momento
in cui Ra sconfigge il serpente Apopi: solo per formule 7 e 39
possono essere intese in tal senso.
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