Nella mitologia delle
saghe popolari e delle tradizioni alchemiche, le salamandre
sono creature del fuoco a cui è attribuita la capacità di far
vivere le fiamme, riuscendo ad attraversarle rimanendo illese.
Descrizioni
Fin dall'antichità le salamandre erano
assimilate agli omonimi animali, i quali si pensava che vivessero nel
fuoco come gli uccelli nell'aria, sebbene in realtà la pelle umida
di questi anfibi li renda estremamente vulnerabili non solo a fonti
di calore, ma anche al disseccamento dovuto alla lontananza
dall'acqua o da luoghi umidi. Plinio il Vecchio nella sua Storia
Naturale ne dava questa spiegazione: «[La salamandra] è tanto
fredda che al suo contatto il fuoco si estingue non diversamente
dall'effetto prodotto dal ghiaccio».
L'associazione col fuoco era rimarcata
anche dall'infiammazione provocata dal loro veleno: le loro ghiandole
cutanee possono infatti secernere una sostanza irritante per le
mucose. Plinio sostenne che se una qualunque parte del corpo umano
fosse entrata in contatto con la bava della salamandra avrebbe
cambiato colore ricoprendosi di macchie biancastre: probabilmente
voleva dare una spiegazione alla vitiligine.
A ogni modo, le salamandre
davano il nome a una categoria del popolo fatato già conosciuta
dalla mitologia celtica, gli elementali del fuoco. Nella tradizione
esoterica, l'aspetto con cui costoro apparirebbero ai veggenti è
quello di lingue di fuoco o di globi luminosi. Personificazioni del
fuoco stesso, furono scelte dagli alchimisti come simbolo dell'opera
di calcinazione.
Nel Medioevo cristiano la salamandra fu
caricata ancor più di significati simbolici, legati all'immagine
stessa del Cristo, per la capacità dell'omonimo anfibio di risorgere
dopo morto, come la Fenice dalle sue ceneri. La si trova molto
frequentemente nei bestiari dell'epoca, anche se le sue
caratteristiche erano spesso identificate con quelle di vari rettili,
dai serpenti alle lucertole. Brunetto Latini la descriveva così:
«E sappiate che la
salamandra vive in mezzo alla fiamma del fuoco senza dolore e
senza danni al suo corpo, ma spegne il fuoco grazie alla sua
natura.»
|
(Brunetto Latini, Li livres
dou Tresor, libro I, cap. CXLVI) |
L'emblema della salamandra nel fuoco fu
adottata come stemma dal re di Francia Francesco I, associata al
motto nutrisco et extinguo e dal duca di Mantova Federico II
Gonzaga, accompagnata dal motto Quod huic deest me torquet.
Benvenuto Cellini racconta che una
salamandra era sempre presente nelle fiamme del suo caminetto, e già
nella sua casa d'infanzia gli era capitato di vederne una.
Paracelso, nel suo trattato dedicato
agli elementali, presenta le salamandre come lunghe, agili e snelle,
abitanti soprattutto in prossimità dei vulcani sin da tempi remoti.
Il rumore di sottofondo proveniente dalla profondità dei crateri
consisterebbe nella loro operosa attività di edificazione delle
proprie dimore, ad esempio sull'Etna, dove Paracelso afferma di
averne sentito le grida. Egli riferisce che parlano raramente e con
grande sforzo dei loro segreti, preferendo la compagnia delle vecchie
e delle streghe.
Uno studio sistematico delle salamandre
lo si ritrova nell'esoterista Rudolf Steiner, secondo cui il loro
compito in natura consiste nel raccogliere il calore dal cosmo e
trasmetterlo ai fiori delle piante attraverso il veicolo del polline.
Esse compenetrano a tal fine l'aura degli insetti, facendosi
portatrici dell'elemento fecondante paterno – il calore del cielo –
che si unirà poi a quello femminile rappresentato non dall'ovulo,
ritenuto ancora un elemento maschile, bensì dalla terra, cioè
dall'archetipo della pianta elaborato dagli Gnomi all'interno del
suolo.
Delle salamandre sarebbero inoltre
intessuti i pensieri stessi dell'uomo: l'anatomia occulta del corpo
delle salamandre è infatti per Steiner quella tra gli elementali più
simile all'essere umano, perché al pari di quest'ultimo consterebbe
di un organo fisico di terra, uno eterico d'acqua, uno astrale
d'aria, ed infine un abbozzo dell'Io, la cui essenza sarebbe sostanza
pensante di fuoco: avendo però sviluppato solo in parte questo
principio dell'Io, la salamandra rimane al livello della materia
invisibile.
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