lunedì 28 febbraio 2022

Malocchio

Risultati immagini per Malocchio


Il malocchio è una delle tradizioni popolari più radicate, che tratta la superstizione del potere dello sguardo di produrre effetti sulla persona osservata; tale effetto può essere nella maggior parte dei casi negativo, come portare malasorte su persone invidiate o detestate, o più raramente positivo, ad esempio garantendo la protezione della persona amata.
Tale forma di superstizione, priva di alcuna validità scientifica o di riscontri oggettivi, è comune a molte culture presenti e passate, sopravvivendo ostinatamente agli sviluppi storici e scientifici dell'Occidente. Gli effetti immaginari del malocchio consisterebbero in una serie di presunte "disgrazie" che, improvvisamente e in breve lasso di tempo, accadrebbero alla persona colpita.
Contro il malocchio, nella cultura popolare, l'uso di amuleti portafortuna, che variano a seconda dei contesti culturali e sociali: ad esempio in Italia si usa fare le corna con le dita della mano, o toccare un oggetto in ferro o legno, o toccarsi i genitali, o portare addosso un corno di corallo, e per i devoti portare un santino o indossare una collanina con crocefisso.
Nella maggior parte delle lingue il nome si trova come variante di espressioni quali "occhio cattivo", "malocchio", "guardare male" o solamente "l'occhio." Alcune esempi di questo schema nel Mondo sono:
  • In greco, to matiasma (μάτιασμα) o mati (μάτι) qualcuno si riferisce all'atto di maledire attraverso l'occhio (mati è la parola greca che indica l'occhio); inoltre: baskania (βασκανία, la parola greca che indica fattura)
  • ebraico 'ayin ha'ra (עין הרע) "malocchio"
  • Persiano " (sguardo che ferisce/che provoca male) o "چشم شور" (occhio salato)
  • In spagnolo mal de ojo significa letteralmente "male dall'occhio" con esplicito riferimento al male che apparentemente proviene dall'occhio. Fare il malocchio viene così tradotto echar mal de ojo, i.e. "lanciare il male dall'occhio".
  • In arabo 'ain al hasoud (عين الحسود) "l'occhio dell'invidia". "Ayn haarrah" è usato inoltre per tradurre letteralmente come "occhio caldo".
  • In russo сглаз (sglaz) significa letteralmente "dall'occhio".
  • In sanscrito "drishti dosha" significa "sguardo pieno di cattiveria".
  • In turco nazar guardare con kem göz indica il guardare con occhio malvagio.



domenica 27 febbraio 2022

Yin e yang

Risultati immagini per Yin e yang


Il concetto di yin (nero) e yang (bianco) ha origine dall'antica filosofia cinese, molto probabilmente dall'osservazione del giorno che si tramuta in notte e della notte che si tramuta in giorno o dalle osservazioni e riflessioni che Laozi faceva nei confronti del fuoco, notandone il colore, il calore, la luce e la propensione della fiamma di svilupparsi verso l'alto. Da qui tutta la classificazione in "yin" e "yang" anche di ogni fenomeno naturale (es. il fuoco è caldo, emette luce, sale verso il cielo quindi yang). Questa è una concezione presente nelle due religioni propriamente cinesi: Taoismo e Confucianesimo.
Questo concetto è anche alla base di molte branche della scienza classica cinese, oltre ad essere una delle linee guida della medicina tradizionale cinese. Esso è pure un punto centrale di molte arti marziali cinesi o esercizi come baguazhang, taijiquan, Qi Gong e della divinazione I Ching.
I caratteri tradizionali per yin (, , yīn) e yang (, , yáng) possono essere separati e tradotti approssimativamente come il lato in ombra della collina (yin) e il lato soleggiato della collina (yang). Siccome yang fa riferimento al "lato soleggiato della collina", esso corrisponde al giorno e alle funzioni più attive. Al contrario, yin, facendo riferimento al "lato in ombra della collina", corrisponde alla notte e alle funzioni meno attive. Il concetto di yin e yang può essere illustrato da questa tabella:
yin Yang
oscurità luce
femminile maschile
luna sole
notte giorno
oscuro chiaro
passivo attivo
freddo caldo
negativo positivo
nord sud
ovest est
terra aria
acqua fuoco
Lo yin (nero) e lo yang (bianco) sono anche detti "i due pesci yin e Yang" (陰陽魚), perché sono due metà uguali con la maggior concentrazione al centro e sul rispettivo lato, quando lo yang raggiunge il suo massimo apice comincia inevitabilmente lo yin. Le due polarità non implicano affatto la divisione yin = male e Yang = bene, ma semplicemente due polarità energetiche (Tao te Ching).
Prima della creazione dell'universo esisteva solo il Wu Chi, che possiamo definire il potenziale nulla; da qui poi ha inizio il Tai-Chi che è la prima forza che nasce, poi dividendosi crea lo yin e lo yang. Questi si uniscono in modo armonioso, infatti si rappresenta con un cerchio con le due metà separate da una linea curva. In ogni metà è presente una piccola quantità del rispettivo opposto: nello yin è presente un po' di yang e nello yang è presente un po' di yin.
Tutto il mondo manifesto si regge sui due principi yin e yang;
  1. Lo yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto.
  2. Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.

sabato 26 febbraio 2022

Vaimanika Shastra

Risultati immagini per Vaimanika Shastra


Il Vaimanika Shastra (वैमानिक शास्त्र Vaimānika Śāstra, "Scienza dell'Aeronautica") o anche Vimanika, è un testo scritto in sanscrito risalente agli inizi del XX secolo, ottenuto da un medium tramite "canalizzazione" (channeling) e scrittura automatica, in cui si afferma che i vimana menzionati nei testi vedici dell'antica India sarebbero stati degli avanzati velivoli simili ai moderni razzi.
L'esistenza di questo testo, composto da 3000 shlokas (versi) distribuiti in 8 capitoli, è stata rivelata nel 1952 da G. R. Josyer il quale ha affermato che sarebbe stata scritta da Pandit Subbaraya Shastry (1866–1940) sotto dettatura psichica da parte dell'antico saggio hindu Bharadvaja.
I cultori dell'archeologia misteriosa sostengono invece che lo scritto avrebbe un'origine antichissima, facendolo risalire al XIII secolo a.C., anche se non se ne conoscono frammenti, citazioni o riferimenti in opere del passato.
Uno studio condotto da ingegneri meccanici e aeronautici dell'Indian Institute of Science di Bangalore ha concluso, nel 1974, che i velivoli descritti nel testo sono "intrugli di scarso valore" e che l'autore rivela una totale mancanza di comprensione dell'aeronautica. Lo studio, inoltre, afferma che "Il Rukma Vimana era l'unico dotato di senso. Possiede lunghi condotti verticali che aspirano aria dalla parte superiore e la spingono in basso, con un processo che genera un sollevamento".
L'esistenza del testo fu resa pubblica nel 1952, tramite un comunicato stampa diramato da G. R. Josyer, fondatore, nel 1951, nella città di Mysore dell'"International Academy of Sanskrit Research". Secondo Joyser, il testo stesso sarebbe stato dettato tra il 1918 e il 1923. Una traduzione in hindi fu pubblicata nel 1959 da Swami Brahmamuni Parivrajaka, con il titolo di Brihad Vimana Shastra. Il testo in sanscrito, con la relativa traduzione in inglese, fu pubblicato nel 1973 con il titolo di Vaimanika Shastra. L'edizione di Josyer venne integrata con delle illustrazioni di T. K. Ellappa, un disegnatore della locale università di ingegneria a Bangalore, ma che non fu menzionato come coautore nell'edizione del 1959.
Ci sono tuttavia notizie frammentarie riguardo a copie precedenti. Un manoscritto tenuto in custodia da Venkatachalka sarebbe apparso nella libreria Rajakiya Sanskrit nel 1944. La stessa edizione di Josyer sarebbe stata compilata sulla base di un vecchio archivio trascritto dal telegu in sanscrito da Pandit Tallapragada Subba Row (1856-1890), che lo avrebbe consegnato ai suoi committenti, dei monaci Gelugpa autori di traduzioni in tedesco fra il 1918 e il 1923. Di tale documento si sono perse le tracce.
G. R. Josyer, direttore dell'accademia internazionale di ricerche sanscrite in Mysore, nel corso di una recente intervista ha mostrato una collezione di antichissimi manoscritti di proprietà dell'Accademia. In alcuni di essi, risalenti a diverse migliaia di anni fa, compilati da antichi rishi, Bharadwaja, Narada e altri, vengono descritte vicende mondane importanti per l'esistenza e il progresso degli uomini e delle nazioni sia in tempo di guerra che in tempo di pace [..]. Uno di questi manoscritti si occupa di aeronautica, e descrive la costruzione di diversi tipi di aeroplani per l'aviazione civile e per la guerra [..]. Josyer mostra alcuni disegni e progetti, un velivolo simile ad un elicottero, ad un aereo cargo, soprattutto utilizzato per trasportare combustibile e munizioni, velivoli civili che trasportavano da 400 a 500 persone e addirittura velivoli muniti di doppio o triplo ponte, ognuno descritto minuziosamente.
A differenza di un moderno trattato di aeronautica che inizia, prima di dettagliare i concetti e i disegni dei velivoli, con il descrivere i principi generali del volo, il Vaimanika Shastra inizia senza indugio con una descrizione quantitativa di un particolare velivolo. La materia comprende "una definizione di velivolo, come si deve istruire e alimentare un pilota, piste di atterraggio, cibo, vestiti, metalli e la loro produzioni, specchi e il loro uso in guerra, ed una varietà di congegni e yantra. I velivoli venivano definiti con diverse tipologie: mantrik, tantrik e kritak, e con dei nomi: Shakuna, Sundara, Rukma e Tripura, tutti descritti dettagliatamente. Si sostiene inoltre che il Vaimanika Shastra sia solo una piccola parte (un quarantesimo), di un testo molto più grande, lo Yantra Sarwasa (‘tutto sulle macchine'), scritti da Maharishi Bharadwaj e altri saggi per il "beneficio di tutta l'umanità".
Nel 1991, la traduzione inglese e le illustrazioni del libro di Josyer furono ristampati da David Hatcher Childress con il titolo: Vimana Aircraft of Ancient India & Atlantis come parte della serie Scienze Perdute. Secondo Childress, gli 8 capitoli si trattano:
  • segreti per la costruzioni di aeroplani, come evitare di spezzarli, tagliarli, incendiarli, e distruggerli;
  • segreto per immobilizzare l'aeroplano;
  • segreto per rendere invisibile l'aeroplano;
  • segreto per ascoltare conversazioni del nemico in altri luoghi;
  • segreto per effettuare fotografie dell'interno di aerei nemici;
  • segreto per accertare la direzione di un aereo nemico in avvicinamento;
  • segreto per fare perdere conoscenza ai piloti degli aerei nemici;
  • segreto per distruggere aerei nemici.
La propulsione dei vimana secondo Kanjilal (1985) sarebbe dovuta a un "motore a vortice di mercurio", un concetto apparentemente simile alla propulsione elettrica, del quale Childress ha individuato un importante riferimento in un trattato di architettura dell'XI secolo: il Samarangana Sutradhara.
Nel 1979 D. W. Davenport e Vincenti sul libro 2000 a.C.: distruzione atomica attribuiscono la distruzione di Lanka (secondo Davenport da identificarsi con Mohenjo-daro, una città appartenente alla civiltà della valle dell'Indo) a un'esplosione atomica, pur ammettendo di non essere esperti in materia di reperti distrutti da un'intensa fonte di calore (e per questo si sono rivolti all'Università "La Sapienza" di Roma, presso un gruppo di lavoro composto dal prof. Bruno Di Sabatino, dal prof. Amleto Flamini e dal dott. Gianpaolo Ciriaco). Sostenendo ipotesi tipiche dell'archeologia misteriosa essi ritengono che la civiltà indiana del tempo fosse molto avanzata, addirittura superiore a quella attuale. Gli stessi vimana sarebbero stati avanzatissimi veicoli volanti, in alcuni casi adatti a viaggi interplanetari. Nel libro gli autori hanno dato una personale interpretazioni dei 32 segreti degli antichi piloti, sulla base della traduzione fatta da Josyer, a loro dire "con il maggior spirito critico possibile". Il contenuto dei 32 segreti è preceduto da un'introduzione in cui si indica il motivo per cui sono stati dettati. Procedendo oltre l'introduzione si scopre che sono tre i tipi principali di segreti: quelli per difendersi dagli avversari con sistemi psicologici o elusivi, quelli per offendere il nemico con armi chimiche e fisiche e quelli dei sistemi d'indagine e raccolta dati.
«Il pilota deve imparare 32 segreti da precettori competenti e soltanto ad una persona che li avrà imparati può essere affidato un aeroplano, e non ad altri. Questi segreti sono così spiegati da Siddhanaatha:»
  1. Maantrika
    «come prescritto nel Mantraadhikaara, invocando le Mantras di Chhinnamasta, Bhairavee, Vgine, Siddhaamba, si acquista il potere di ghutikaa, paadukaa, visibile ed invisibile, ed altre Mantras con potenti erbe ed olii efficaci e Bhuvaneswaree Mantra, che conferisce poteri spirituali, per costruire aeroplani che non si rompono, non possono essere tagliati, non possono essere bruciati e non possono essere distrutti.»
  2. Taantrika
    «acquisendo Mahaamaaya, Shambara ed altri poteri tantrici si possono trasferire all'aeroplano».
  3. Kritaka
    «studiando architetti come Vishwakarma, Chhayaaparusha, Manu, Maya ed altri (il pilota o lo specialista) imparerà a costruire aeroplani di vari modelli».
    Questi primi tre segreti sarebbero l'obiettivo del manuale, precisando alcune prerogative cui il pilota deve far fronte. Come i moderni piloti di velivoli, anch'essi avrebbero dovuto conoscere la tecnica costruttiva, in modo da saperli pilotare meglio e saper fare piccole riparazioni. Secondo il testo, i vimana sarebbero stati indistruttibili, in relazione con i materiali disponibili all'epoca (legno, ferro, bronzo, tela, vetro) e presumibilmente ci sarebbe stata bisogno di una scuola con tecnici e specialisti capaci di realizzare e mettere a punto il veicolo.
  4. Antaraala
    «nel cielo, nelle regioni atmosferiche battute dal vento, nello scontro ai bordi di correnti potenti, l'aereo inavvertito ha probabilità di essere schiacciato e ridotto in pezzi. Ma essendo avvertito dell'avvicinarsi di tali punti pericolosi, l'aereo può essere arrestato e guidato con prudenza».
    Il testo sembra indicare una possibile vulnerabilità dell'aeromobile ad alta quota. In effetti, oltre i 12.000 metri, soffiano correnti fortissime a velocità oltre 400 km/h, ben conosciute dai piloti militari durante la Seconda guerra mondiale. Tali correnti vennero scoperte solo negli anni trenta, quindi, sempre ammesso che il testo sia autenticamente antico, l'autore aveva a disposizione conoscenze avanzatissime oppure ha lavorato di fantasia azzeccando la cosa.
  5. Goodha
    «come spiegato nel Vaayatstva-Parakarana, utilizzando i poteri Yaasaa, Viyaasaa Prayaasaa nell'ottavo strato atmosferico attorno alla terra, si attraggono i contenuti bui dei raggi solari e si possono usare per nascondere il Vimana ai nemici».
    Davenport spiega questo segreto affermando che l'occhio umano è incapace di vedere bande di frequenza luminose oltre una certa soglia, azzardando anche l'ipotesi che i vimana riflettessero soltanto raggi luminosi ultravioletti o infrarossi; azzarda anche l'ipotesi che i vimana potessero essere intercettati da una sorta di radar, per difendersi dai quali avrebbero dovuto essere resi invisibili.
  6. Drishya
    «dalla collisione nell'atmosfera della forza elettrica e della forza del vento, viene creato uno splendore incandescente, il cui riflesso, catturato dallo specchio frontale del Vimana, può essere manipolato per produrre un Maaya-Vimana, o Vimana camuffato».
    L'autore accenna solo alla possibilità di un gioco di luci tale da alterare l'aspetto esterno del vimana. Alla luce delle conoscenze attuali, pur senza riferimenti precisi nel testo, si potrebbe pensare a un fenomeno legato alla ionizzazione dell'atmosfera prodotta dal vento solare.
  7. Adrishya
    «secondo il Shaktitantra, per mezzo del Vynarathya Vikarana ed altri poteri nel cuore della massa solare, si possono attrarre le forze del flusso etereo nel cielo e mescolarle con il Balaahaa-vikarana shkati nel globo aereo, produrre in questo modo una copertura bianca che renderà il Vimana invisibile».
    L'autore non azzarda nessuna ipotesi per spiegare il segreto. Con l'immaginazione potremmo pensare a un raffreddamento della superficie del vimana tale da produrre la condensazione del vapore acqueo e quindi una sorta di nebbia.
  8. Paroksha
    «secondo il Meghotpatthi-parakarana, o Scienza della Nascita delle Nubi, entrando nel secondo strato delle nubi estive e attraendo il potere interno con lo specchio di attrazione di forza del Vimana, e applicandolo al Parivesha o alone, del Vimana, si genera una forza paralizzante e i Vimana nemici sono messi fuori uso».
    Davenport collega il segreto alle nuvole temporalesche delle quali gli antichi piloti sarebbero stati in grado di utilizzare la carica elettrica.
  9. Aparoksa
    «secondo il Shakti-tantra, con la proiezione del raggio di luce Rohinee, le cose di fronte al Vimana sono rese visibili».
    Secondo l'autore, si tratterebbe di un dispositivo a raggi infrarossi capace di vedere nel buio.
  10. Sanochka
    «come prescritto nel Yantraango-pasamhaara, quando il Vimana sta andando in velocità, con le ali completamente stese e c'è un pericolo davanti, azionando il settimo interruttore del Vimana, le sue parti possono essere fatte contrarre».
    Davenport interpreta il termine come “contrazione” e lega il segreto alla possibilità del vimana di viaggiare a due velocità differenti a seconda dell'altitudine; i velivoli avrebbero avuto la possibilità di far uscire ali e coda per aumentare la portanza. In caso d'emergenza avrebbe potuto ritrarle, con conseguente accelerazione verso l'alto.
  11. Vistrita
    «secondo l’Akaashatantra quando il Vimana è nella corrente aerea centrale nella prima e nella terza regione del cielo, azionando l'interruttore nell'undicesima sezione del vimana, questi si espande convenientemente».
    Questo segreto rappresenterebbe il caso opposto al precedente.
  12. Viroopa parana
    «come affermato nel Dhooma Parakarana, producendo il 32º tipo di fumo con l'apposito meccanismo, caricandolo con la luce delle ondate di calore nel cielo e proiettandolo attraverso il tubo Padmaka Chakra sullo specchio Vyroopya, cosparso d'olio bhiravee in cima al Vimana, e facendolo girare al 123º tipo di velocità, ne emergerà una forma fiera e terrificante del Vimana che causerà grande spavento in chi guarda».
    L'autore, come per il segreto successivo, pensa a una specie di cortina fumogena che terrorizzerebbe le popolazioni.
  13. Roopaantara
    «come stabilito nel Tylaprakarana, preparando gli oli griddhrajihwaa, kumbhinee e kaakajangha e ungendone lo specchio distorcente del Vimana, applicandovi il 19º tipo di fumo e caricandolo col Kuntinee shakti nel Vimana, ne appariranno forme come il leone, la tigre, il rinoceronte e il serpente, la montagna e il fiume che confonderanno e stupiranno gli osservatori».
  14. Suroopa
    «attraendo i 13 tipi della forza Karaka menzionati nel Karaka-Parakarana, applicando aria sovraccarica di neve e proiettandola attraverso il tubo convettore d'aria verso gli specchi pushpinee-pinjula nel lato anteriore destro del Vimana e focalizzandoli sopra il raggio Suragha, apparirà a chi guarda il Vimana una donzella celeste coperta di fiori e di gioielli».
    Davenport non accenna a nessuna interpretazione; con un bel po' di azzardo potremmo pensare a un laser capace di disegnare una figura olografica.
  15. Jyotirbhaava
    «come affermato nel Amshubodhinee dal Samgnaa e altri 16 digitis dello splendore solare, attraendo il 12º e 16º digitis e focalizzandoli sulla forza dell'aria nella sezione Mayookha del quarto sentiero del cielo, e similmente, attraendo la forza dello splendore etereo e mescolandola con lo splendore del settimo strato della massa d'aria e poi proiettando queste forze attraverso i tubi del Vimana sulla sezione dello specchio ghuaa-garha, sarà prodotto un ricco splendore come quello del sole del mattino».
    Per Davenport è un passo oscuro che potrebbe essere spiegato come la capacità del vimana di riflettere, a grandissima altezza, la luce solare illuminando una vasta zona dove è già notte.
  16. Tamonaya
    «come è descritto nel Darpana Parakarana per mezzo dello specchio della forza buia, catturarndo la forza dell'oscurità, passandola attraverso il meccanismo Thamo nella sezione Nord-Ovest del Vimana, e azionando un interruttore, si produce a mezzogiorno la totale oscurità di una notte di luna nuova».
    Davenport reputa impossibile realizzare una cosa simile secondo le nostre nozioni, ovvero un annullamento della propagazione delle onde elettromagnetiche nella gamma del visibile su una zona molto vasta.
  17. Pralaya
    «come descritto nel libro della distruzione, attraendo i cinque tipi di fumo attraverso il tubo della macchina concentratrice, nella parte frontale del Vimana, e immergendoli nella nube del fumo menzionata in Shadgarbha-Viveka, e spingendola per mezzo di energia elettrica, attraverso il tubo aereo dai cinque rami, si distrugge tutto come in un cataclisma».
    L'autore sostiene che il vimana potrebbe produrre una piccola tromba d'aria; si tratterebbe quindi di un'arma meteorologica.
  18. Vimukha
    «come menzionato nel RgHridaya, proiettando la forza del Kubera, Vimuka e della polvere velenosa Vyshawaanara, attraverso il tubo dello specchio Roudree e azionando l'interruttore del meccanismo dell'aria, si produce una totale insensibilità e coma».
    Si tratterebbe, secondo Davenport, di un'arma chimica sparsa sul terreno tramite un irroratore.
  19. Taara:
    «mescolando con le forze eteree 10 parti di forza dell'aria, 7 parti di forza dell'acqua e 16 parti di splendore solare, e proiettandole, per mezzo dello specchio a stella attraverso il tubo frontale del Vimana, si crea l'apparenza di un cielo stellato».
    Una possibile interpretazione è quella di un apparecchio per ottenere una specie di mimetismo.
  20. Mahaashabda vimohana
    «concentrando la forza dell'aria nei sette tubi del Vimana e azionando un interruttore si produce, come stabilito nel Shabda-parakaashikaa, un crescendo di tonante rumore che fa tremare la gente di paura, la stordisce e la rende insensibile».
    Si tratterebbe di un'arma stordente che produce un'intensa e continua onda sonora capace di avere effetti sul sistema nervoso.
  21. Langhana
    «come stabilito nel Vaayu tattva prakarna, quando si passa da una corrente d'aria ad un'altra, il Vimana affronta lo splendore baadaba del sole e prende fuoco. Per evitare che ciò avvenga, l'energia elettrica e l'energia dell'aria del Vimana devono essere congiunte e concentrate nel centro vitale del Vimana e, azionando un interruttore, il Vimana salterà verso la salvezza».
    Passo incomprensibile per l'autore; dovremmo ipotizzare un riferimento al rientro nell'atmosfera di un mezzo che si trova a passare da una corrente d'aria in un'altra (cioè dallo spazio esterno all'atmosfera terrestre); in questo caso, come noto, si crea una forza d'attrito in grado di distruggere il mezzo volante; ci sarebbe poi un dispositivo nella parte più protetta (centro vitale) capace di prevenirlo.
  22. Saarpa-gamana
    «attraendo il dandavaktra e le altre sette forze dell'aria, aggiungendovi raggi solari, passando attraverso il centro zig-zagheggiante del Vimana e azionando un interruttore, il Vimana assumerà un andamento a zig-zag come un serpente».
    Secondo l'autore si tratterebbe di una serie di rapidi e bruschi cambiamenti di rotta.
  23. Chapala
    «quando si avvista un aeroplano nemico, azionando un interruttore nel centro di forza della sezione mediana del Vimana a 4087 giri all'ora atmosferica, sarà generata un'onda di velocità, che squasserà l'aereo nemico».
    Secondo Davenport il vimana sarebbe stato capace di generare turbolenze per poi dirigerle verso un veicolo nemico; l'ora atmosferica è una classica misura del tempo locale.
  24. Sarvatomukha
    «quando una formazione di aerei nemici arriva all'attacco, azionando l'interruttore nella corona del Vimana, lo si fa girare con agilità per fronteggiare gli attacchi da ogni lato».
    Si tratterebbe di una manovra a trottola, che avrebbe richiesto degli accorgimenti (per esempio delle postazioni attaccate cardanicamente al veicolo) per proteggere l'equipaggio; ancora una volta dal testo emerge che la tecnologia dei Vimana avrebbe controllato sia la forza elettromagnetica che quella gravitazionale.
  25. Parashabda graahaka
    «come spiegato nel Sowdaaminee Kaala, o Scienza dell'Elettronica, per mezzo del meccanismo catturatore di suoni nel Vimana, si possono sentire le parole e i suoni negli aerei nemici che volano nel cielo».
    Per l'autore sarebbe qualcosa di simile a una radio capace di captare le conversazioni del veicolo nemico, oppure (addirittura) di un sistema capace di rilevare le vibrazioni sonore prodotte all'interno del veicolo nemico, come un raggio laser puntato sulle pareti esterne dell'ambiente da spiare.
  26. Roopaakarshana
    «per mezzo del meccanismo fotografico del Vimana, si ottiene un'immagine televisiva dell'interno di vimana nemici».
    Per Davenport questa è fantascienza pura, oggi forse un po' meno, grazie alla diffusione dei videotelefonini e apparecchi simili.
  27. Kriyaagrahana
    «girando la chiave sul fondo del Vimana, si fa apparire uno schermo bianco. Elettrificando i tre acidi nella parte Nord-Est del Vimana, e sottoponendoli a 7 tipi di raggi solari, passando la forza risultante dentro il tubo dello specchio Thrisheersha e facendo in modo che lo schermo sia di fronte allo specchio, e infine girando la chiave superiore, tutte le attività che sono in corso sul terreno verranno proiettate sullo schermo».
    Per l'autore si tratterebbe di un monitor collegato a una telecamera dotata di zoom.
  28. Dikpradarshana
    «girando la chiave sul fronte del Vimana, il meccanismo dishaampati mostrerà la direzione dalla quale il vimana nemico si sta avvicinando».
    Davenport lo associa a un radar.
  29. Aakaashaakaara
    «stando al Aakaasha-Tantra, mescolando una soluzione di mica nera con neem e decotto bhoonaaga, e ungendone le parti esteriori di un Vimana fatto di placche di mica ed esponendolo ai raggi del sole, il vimana apparirà come il cielo e diverrà indistinguibile».
    L'autore lo associa a un altro accorgimento mimetico; oggi del resto per i veicoli spaziali si usano placche di mica e mattonelle fatte di materiale ceramico, che, ungendole, possono cambiare il colore.
  30. Jalaada roopa
    «mescolando succo di melograno, bilva o olio di bael, sale di rame, nero fumo, granthica o liquido gugul, polvere di mostarda e decotto di scaglia di pesce, aggiungendo conchiglie di mare e polvere di rocce di sale e raccogliendo il fumo della soluzione, inondandolo del calore solare che avviluppa la copertura, il Vimana apparirà come una nuvola».
    Altro accorgimento mimetico per Davenport, messo in forma di strana ricetta di cucina.
  31. Stabdhaka
    «proiettando il fumo avvelenato Apsmaara nel tubo situato nella parte Nord del Vimana, e scaricandolo col meccanismo Stambhana, la gente negli aeroplani nemici sarà resa incosciente».
    Per l'autore, un'arma chimica ad alta penetrazione capace d'infiltrarsi dentro il velivolo nemico.
  32. Karshana
    «quando aeroplani nemici arrivano in forza per distruggere il tuo Vimana, mettendo in fiamme il Jwaakine shakit nel Vyshwaanara-naal, o tubo situato sull'ombelico dell'aereo, e girando le chiavi delle due ruote ad 87 gradi, il rovente Shakti avvilupperà l'aereo nemico e lo brucerà».
    L'unico segreto in cui apertamente si parla di distruzione del nemico, secondo l'autore potrebbe essere un raggio laser o un missile incendiario.
«Questi sono i 32 segreti che devono essere conosciuti dai piloti, secondo Siddhanaatha.»
La conclusione del manuale è tipicamente orientale e sembra di leggere un testo sacro. Oggi si può tentare di leggere il testo come un manuale tecnico, nel quale le manovre sono piuttosto convenzionali e conosciute, mentre molto differenti sembrano essere le armi d'offesa e difesa. Volendo interpretarlo alla lettera ci troveremmo di fronte a veicoli avanzatissimi che avrebbero solcato il cielo dell'India decine di secoli fa; per i sostenitori dell'ipotesi extraterrestre, che considerano il testo originale, si tratterebbe della descrizione in termini terrestri di veicoli alieni, forse pilotati da esseri umani.
J.B. Hare, rappresentante dell'Internet Sacred Text Archive, nel 2005 ha pubblicato un'edizione online del libro di Josyer del 1973, nella sezione UFO del sito. Nella sua introduzione scrive:
«Il Vimanika Shastra venne fatto scrivere tra il 1918 ed il 1923 e nessuno dice che provenga da qualche misterioso manoscritto antico. La verità è che non esiste nessun manoscritto di questo testo precedente al 1918 e nessuno sostiene che esista. In questo caso non può essere considerato un falso, una burla. Uno deve però credere che il channelling funzioni per ritenerlo autenticamente antico.
[...]
Nel testo non sono presenti descrizioni sulla teoria dell'aviazione e tantomeno sull'antigravità e non spiega direttamente come i vimana rimangano in aria. Inoltre il testo è sbilanciato nel presentare una lista di ingredienti, spesso bizzarri, utilizzati per la costruzione di vari sottosistemi.
[...]
Non c'è nulla che Giulio Verne non potesse sognare, non c'è alcun riferimento a qualche elemento esotico o ad avanzate tecniche di costruzione. Nel 1923 le illustrazioni sul quale si basa il testo sono... assurdamente prive di qualsiasi elemento di aerodinamica. Alcuni velivoli rassomigliano a bruttissime torte nuziali, alcuni a minareti, altri ad enormi ali di ornitotteri. In altre parole sembra una tipica rappresentazione fantastica di inizio ventesimo secolo condita in salsa indiana.»

Uno studio effettuato da ricercatori indiani dell'Indian Institute of Science di Bangalore hanno dimostrato che i velivoli più pesanti dell'aria descritti nel Vaimanika Shastra sono irrealizzabili. Gli autori fanno notare che secondo i principi di aerodinamica il testo è estremamente superficiale e incorretto, e in alcuni casi viola la Legge di Newton sul moto. Lo studio conclude
«Si potrebbe concludere ovviamente che i velivoli descritti sopra sono un guazzabuglio di assurdità, piuttosto che espressione di qualcosa di reale.
Nessuno dei velivoli ha proprietà tali che lo rendano adatto al volo, le geometrie sono inconcepibilmente orrende dal punto di vista aeronautico. I principi della propulsione fanno sì che piuttosto che consentire il volo lo impediscano. Il testo ed i disegni non sono correlati fra di loro. I disegni sono stati fatti da Shri Ellappa che ha frequentato l'università di ingegneria e pertanto era familiare con i dettagli di alcuni dispositivi. Naturalmente il testo è scritto in modo che non si possa dimostrare la natura moderna del contenuto, il che non implica la completa origine orientale del testo. Tutto ciò che si può dire e che i disegni tematicamente dovrebbero essere esclusi dalla discussione. Il testo, così com'è, è incompleto e ambiguo di per se stesso ed è scorretto in molti punti»

venerdì 25 febbraio 2022

Vimana

Risultati immagini per Vimana


Il termine vimāna (in sanscrito विमान) indica un generico e mitologico oggetto volante, descritto in numerosi testi religiosi indiani. Non sono state individuate prove fisiche dell'esistenza di tali oggetti, ma la loro descrizione è diffusa, e viene persino descritto il loro uso nelle guerre mitologiche del Mahābhārata e del Ramayana. Secondo le descrizioni di questi testi sacri, i vimāna sono in grado sia di volare nell'aria, nello spazio e di immergersi sott'acqua.
Nei Veda, si menzionano diversi tipi di Vimāna, con diverse forme e dimensioni:
  • Il sole e carri volanti che ruotano tirati da animali, di solito cavalli (anche se il carro della divinità vedica Pūṣan è trainato da alcune capre)
  • Il agnihotra-vimāna, con due motori (agnir in sanscrito significa "fuoco")
  • Il gaja-vimāna, con più motori (gaja in sanscrito significa "elefante")
Il Vaimanika Shastra è un vero e proprio manuale che descrive, non solo come pilotare un vimāna, ma anche le sue caratteristiche tecniche. Vengono anche descritte altre tipologie: il martin pescatore, l'ibis, e altri animali.
Pare che l'etimologia della parola Vimāna derivi da vi-māna, ossia "Luogo di cui sono state prese le misure"(?). La parola ha anche il significato di tempio indù. Un'altra teoria etimologica plausibile è quella che farebbe provenire la parola "vimāna" dall'unione di "vi" (vocabolo che sta a significare "uccello", o più genericamente qualcosa di volante) e māna (parola che indica qualcosa di artificiale e di abitato). Come spiega D. W. Davenport nel 1979, sul proprio libro 2000 a.C.: distruzione atomica, dove dà una sua interpretazione della traduzione in inglese del Vaimanika Shastra. L'ufologo Roberto Malini nel suo dizionario enciclopedico fa notare che, secondo alcuni ricercatori, il termine Vimāna potrebbe derivare da Vamana, il quinto avatar del dio Vishnu.
Probabilmente con il tempo il significato della parola è traslitterato nei seguenti significati:
  • Area delimitata e destinata a scopi sacri;
  • tempio;
  • luogo di Dio.
Nelle ultime scritture sono descritti altri veicoli volanti, e qualche volta vengono fatti riferimenti poetici persino a veicoli terrestri. In alcuni moderne lingue indiane, per esempio in gujarati, la parola vimāna viene utilizzata per indicare un moderno aeroplano.
Nel libro buddhista Vimanavatthu (in lingua pali: "Storie di Vimāna") si usa la parola vimāna per indicare un breve testo usato come ispirazione o un sermone buddhista.

giovedì 24 febbraio 2022

Segreti di Fátima

Risultati immagini per Segreti di Fátima

I Segreti di Fátima sono, secondo la Chiesa cattolica, tre messaggi rivelati dalla Madonna a tre pastorelli nel corso di alcune apparizioni iniziatesi il 13 maggio 1917 a Fátima in Portogallo. I pastorelli erano i bambini Lucia dos Santos di 10 anni, Francisco Marto di 9 anni e Giacinta Marto di 7 anni.
Bisogna precisare che, nonostante si parli sempre di tre segreti, il Segreto di Fatima è considerato dai credenti un'unica rivelazione, divisa in tre parti. Secondo la dottrina cattolica questo fenomeno appartiene alla categoria delle rivelazioni private.
La storia dei Segreti di Fátima inizia il 13 luglio 1917, quando i tre bambini riferirono di aver incontrato per la terza volta la Madonna. Nel 1919 morì Francisco, seguito da sua sorella Giacinta, nel 1920, a causa dell'influenza spagnola, cosicché Lucia divenne l'unica testimone vivente. Nel 1941, a 24 anni dalle apparizioni, suor Lucia, su invito del vescovo monsignor Josè Alves Correia da Silva, scrisse che l'unico segreto che le era stato rivelato il 13 luglio di 24 anni prima, era in realtà diviso in tre parti, di cui la terza non poteva essere ancora svelata. Di conseguenza Lucia comunicò al vescovo solo le prime due parti del segreto, che furono rese pubbliche da Pio XII nel 1942, in occasione della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. La terza parte del segreto venne poi scritta da suor Lucia il 3 gennaio 1944, per essere poi affidata in busta chiusa al vescovo di Leiria, che la consegnò a Pio XII. Il terzo segreto avrebbe dovuto essere letto e rivelato solo dopo il 1960, ma Giovanni XXIII, che lo lesse nell'agosto del 1959, ritenne opportuno non rivelarlo; la stessa decisione fu presa da Paolo VI, che lesse il testo nel 1965. Giovanni Paolo II, il 13 maggio 2000, in occasione della beatificazione di Giacinta e Francisco, annunciò di volerne divulgare il contenuto.
I tre segreti sarebbero un unico messaggio, diviso in tre parti.
Riguardo al primo, suor Lucia scrive che la Madonna mostrò ai tre pastorelli:
«...un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio[...]. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore.»
In pratica, la prima parte del segreto parla della visione dell'inferno. Suor Lucia, scrive di "un grande mare di fuoco, con demoni e anime", citando le parole della Madonna:
«Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.»
Suor Lucia disse di riconoscere il "grande segno" nella straordinaria aurora boreale che illuminò il cielo nella notte fra il 25 e il 26 gennaio del 1938 (dalle 20:45 all'1:15, con brevi intervalli), inoltre identificò il secondo conflitto mondiale con quello annunciato nella visione, descrivendolo come
«Una guerra atea, contro la fede, contro Dio, contro il popolo di Dio. Una guerra che voleva sterminare il giudaismo da dove provenivano Gesù Cristo, la Madonna e gli Apostoli che ci hanno trasmesso la parola di Dio e il dono della fede, della speranza e della carità, popolo eletto da Dio, scelto fin dal principio: "la salvezza viene dai giudei"»
In effetti la Seconda Guerra Mondiale scoppiò (1º settembre 1939) durante il pontificato di papa Pio XII, essendo il suo predecessore Pio XI, nominato nella profezia, morto il 10 febbraio 1939. Inoltre la profezia fu rivelata da suor Lucia nel 1941, dopo l'inizio del conflitto stesso. Ma suor Lucia affermò che la Seconda Guerra Mondiale era iniziata, in realtà, durante il regno di Pio XI, con l'annessione dell'Austria.
Il terzo segreto venne scritto separatamente da suor Lucia, nella lettera consegnata nel 1944 al vescovo di Leiria:
«Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa, che è Dio, ("qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti") un vescovo vestito di bianco, ("abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre") insieme a vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce, venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.»

Il terzo segreto, rivelato solo nel 2000, secondo l'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger, si riferirebbe alla Penitenza e al sacrificio dei martiri della Chiesa.
Suor Lucia avrebbe ricevuto, dopo il 1917, altre rivelazioni. Nel suo scritto "Memorie di Suor Lucia", lei stessa rivela i dettagli, ricevuti il 13 giugno 1929: "Poi la Madonna mi disse: «È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i Vescovi del Mondo, la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per i peccati commessi contro di Me, che vengo a chiedere riparazione: sacrificati per questa intenzione e prega». Informai di tutto il confessore, che mi ordinò di scrivere ciò che la Madonna voleva che si facesse."
Successivamente suor Lucia rivela anche che, ma la data non è specificata e non sappiamo se ciò sarebbe avvenuto giorni o anni dopo, la Madonna le avrebbe detto lamentandosi: «Non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta!...Come il re di Francia, si pentiranno e la faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire».
Nel 1963 la rivista tedesca Neues Europa pubblicò una versione del testo in cui erano presenti riferimenti ad una guerra nucleare su vasta scala e ad una grave crisi della Chiesa cattolica. L'editore della rivista, Louis Emrich, disse di avere avuto il testo da un esponente della diplomazia; secondo la fonte, papa Giovanni XXIII avrebbe incaricato il cardinale Alfredo Ottaviani di preparare un estratto del testo originale per inviarlo ai vertici delle grandi potenze mondiali allo scopo di scongiurare lo scoppio di una nuova guerra mondiale. Il testo dell'articolo, ripreso da altri giornali, ebbe una grande diffusione e in riferimento alla presunta fonte fu definito "versione diplomatica". Diversi studiosi hanno messo in rilievo numerose incongruenze riguardanti la struttura e il contenuto del testo, arrivando alla conclusione che si trattava di un falso. Nessun commento ufficiale sul testo divulgato da Neues Europa venne effettuato dalla Santa Sede, tuttavia una smentita indiretta giunse dal cardinale Ottaviani, che nel 1967 affermò che non aveva senso discutere dei contenuti del Terzo segreto di Fatima poiché nessuna parte di questo era stata rivelata.
Alcuni studiosi delle apparizioni di Fatima, fra cui il sacerdote Padre Nicholas Gruner, il giornalista italiano Antonio Socci e l'avvocato americano Christopher A. Ferrara, sostengono la tesi che non tutto del Terzo segreto di Fatima sia stato ancora rivelato. In particolare ritengono che dopo la frase di suor Lucia, contenuta nella sua quarta memoria: "In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede", ci debba essere dell'altro. Il terzo segreto è infatti una visione, e così come la Madonna spiega nella seconda parte del segreto la visione contenuta nella prima parte, analogamente ritengono che debba esistere una quarta parte che spiega la visione contenuta nel terzo segreto. Inoltre il movimento fatimita, guidato da Padre N. Gruner, sostiene fermamente che la consacrazione della Russia richiesta dalla Madonna a suor Lucia non sia stata compiuta nei termini e nei modi richiesti, e quindi sarebbe ancora da fare.
Papa Paolo VI, chiudendo la III Sessione del Concilio Vaticano II, il 21 novembre 1964, “affidò il genere umano” al Cuore Immacolato di Maria, nella stessa cerimonia in cui, applaudito in piedi dai Padri Conciliari, proclamò la Madonna “Mater Ecclesiae” (cfr. Insegnamenti di Paolo VI, vol. II, 1964, p. 678).
Giovanni Paolo II fece due consacrazioni del mondo al Cuore Immacolato di Maria, una a Fatima, il 13 maggio 1982, e l'altra a Roma, il 25 marzo 1984.
Nel villaggio di Hrushiw (Grushew, o Gruscevo), in Ucraina, il 12 maggio 1914 (il 13 maggio ricorre l'apparizione di Fatima) la Vergine sarebbe apparsa a 22 contadini per un giorno, profetizzando che l'Ucraina avrebbe perso la sovranità e che per otto decenni ci sarebbero state sofferenze e persecuzioni, al termine delle quali la cristianità avrebbe trionfato e l'Ucraina sarebbe tornata libera; predicendo inoltre che lo scoppio della guerra mondiale era imminente e che la Russia sarebbe diventata un paese senza Dio. Il 26 aprile 1987 sarebbe avvenuta, in una cappella sconsacrata dal 1957, l'apparizione della Madonna a Maria Kyzyn, visibile per un mese ai pellegrini che giungevano al villaggio al ritmo di 80.000 al giorno. Nella apparizioni alla Kyzin, la Madonna invita la Russia a convertirsi al cristianesimo, senza accennare a una mancata consacrazione papale della Russia al Cuore di Maria.
"È per tramite vostro e del sangue dei martiri che avverrà la conversione della Russia. Pentitevi e amatevi gli uni e gli altri. Stanno per arrivare i tempi che sono stati preannunciati come quelli della fine del tempo; guardate la desolazione che circonda il mondo: i peccati, l'accidia, il genocidio...Se per la Russia non c'è ritorno al cristianesimo, ci sarà una terza guerra mondiale e il mondo intero si troverà davanti alla rovina".


mercoledì 23 febbraio 2022

Ahuizotl

Risultati immagini per Ahuizotl


L'ahuizotl (o ahuitzotl) è una creatura leggendaria tipica della religione azteca. Viene descritto come un essere simile ad una lontra, con mani prensili ed una mano aggiuntiva sulla coda. L'ahuizotl era un essere temuto per il fatto che adorava la carne umana, soprattutto unghie, occhi e denti. Si dice che amasse vivere in acqua o nei suoi pressi, e che usasse la mano alla fine della coda per catturare le prede.
L'ahuizotl di cui si parla nel Libro 11 del Codice fiorentino viene descritto così:
«"...è simile ad un piccolo cane; piccolo e liscio, lucido. Ha piccole orecchie a punta, come un cagnolino. È nero, come la gomma; liscio, scivoloso, molto liscio, con una lunga coda. E la sua coda è dotata di una mano all'estremità; proprio come una mano umana è il capo della sua coda. Le sue mani somigliano a quelle di procioni o di scimmie. Abita caverne sott'acqua, nelle profondità acquatiche. Se qualcuno arriva all'entrata, o nell'acqua dove sta, ve lo trascina. Si dice che trascini sotto le persone, portandole a casa propria, le porta nelle profondità; li trattiene con la coda, in questo modo li imprigiona... [Quando viene recuperato il corpo] gli ha estratto occhi, denti ed unghie; gli sono stati strappati. Ma il suo corpo è completamente privo di macchie, la sua pelle intatta. Il suo corpo è perfettamente scivoloso ed umido; come se qualcuno l'avesse conciato con una pietra; come se gli avesse inflitto piccoli lividi... Quando si annoia - non ha catturato nessuno, non ha fatto annegare nessuno di noi cittadini - allora si sente come se un neonato piangesse. E chi lo sente pensa si tratti davvero di un ragazzo che piange, forse un bambino, forse abbandonato. Per questo motivo si avvicina a guardare. E in questo modo finisce nelle mani dell'auítzotl, che lo trascina sotto...»
(Libro 11 del Codice fiorentino)




 
Wordpress Theme by wpthemescreator .
Converted To Blogger Template by Anshul .