 
Il mondo dei sensitivi ha sempre esercitato un fascino oscuro
sull’immaginario collettivo. Fin dai tempi antichi, persone
disperate si sono rivolte a figure che promettono di comunicare con
gli spiriti, di rivelare il futuro o di svelare misteri nascosti. La
chiaroveggenza, termine derivante dal francese clair
(“chiaro”) e voyance (“visione”), è spesso
presentata come una capacità straordinaria: vedere ciò che è
invisibile, percepire ciò che non può essere misurato dai cinque
sensi ordinari. Ma fino a che punto queste abilità sono reali? E
soprattutto, quanto possono essere pericolose?
Una delle vicende più emblematiche è quella di Amanda Berry, una
bambina americana scomparsa nel 2003. La sua storia, già tragica, è
diventata ancor più drammatica a causa dell’intervento di una
sensitiva, Sylvie Browne, che si era offerta di “aiutare” la
madre di Amanda a trovare pace. Browne dichiarò alla donna che la
figlia era “morta e in acqua”, lasciandola in uno stato di
devastazione emotiva. Convinta di aver finalmente compreso la tragica
sorte di Amanda, la madre rimosse tutte le foto della figlia e si
abbandonò al dolore. Morì nel 2006 per un infarto. Nel frattempo,
Amanda era ancora viva, imprigionata nel seminterrato del suo
rapitore, Ariel Castro, e aveva persino dato alla luce una bambina
nello stesso luogo.
Questa vicenda illustra in maniera cruda e tragica il potenziale
danno dei sensitivi. Le parole pronunciate da Browne non erano
soltanto false; erano devastanti, con effetti diretti sulla salute
fisica e psicologica della madre. Il dolore, come dimostrato da
numerosi studi medici, può realmente uccidere: stress cronico,
depressione e traumi emotivi aumentano il rischio di infarti, ictus e
altre patologie gravi. Nel caso di Amanda Berry, una percezione
erronea della realtà ha avuto conseguenze irreversibili.
I sensitivi come Sylvie Browne, dunque, non sono figure neutrali o
innocue. Sebbene molti di loro sostengano di voler aiutare, la loro
attività si basa su congetture, intuizioni non verificate e,
talvolta, manipolazioni consapevoli della vulnerabilità altrui.
Alcuni casi in cui le predizioni sembrano coincidere con la realtà
sono spesso il risultato di fortuna o di interpretazioni vaghe che il
cliente colma con la propria speranza e immaginazione. Si tratta di
un meccanismo simile a quello del gioco d’azzardo: chi tenta di
predire il futuro non fa altro che scommettere sulla vita delle
persone, con risultati imprevedibili e spesso dannosi.
La scienza, d’altronde, non ha mai confermato l’esistenza di
capacità psichiche verificabili. Gli studi sulla percezione
extrasensoriale (ESP) e sulla chiaroveggenza hanno prodotto risultati
contraddittori, difficili da replicare e facilmente influenzabili dal
bias dell’osservatore. Non esistono prove concrete che una persona
possa comunicare con gli spiriti o conoscere il futuro in maniera
affidabile. Ciò che spesso viene interpretato come chiaroveggenza
può essere spiegato attraverso psicologia, intuizione, deduzione e
persino trucchi di persuasione.
Nonostante ciò, la domanda “i sensitivi esistono davvero?”
continua a rimanere aperta, almeno sul piano culturale e sociale. In
molte comunità, le persone credono fermamente nelle capacità
psichiche, affidandosi a medium e veggenti in momenti di dolore,
lutto o crisi personale. Questa fiducia, se mal indirizzata, diventa
terreno fertile per l’inganno. I sensitivi che operano senza
scrupoli non solo alimentano false speranze, ma possono anche
spingere i clienti verso decisioni pericolose o irreversibili.
Un altro aspetto da considerare è il ruolo della religione e
della morale in questo contesto. Già nella Bibbia, in Levitico
19:31, si legge: “Non vi rivolgete ai medium e non consultate gli
indovini, perché vi rendereste impuri a causa loro. Io sono il
SIGNORE, il vostro Dio”. Il testo suggerisce una netta condanna
delle pratiche che cercano di comunicare con il mondo spirituale al
di fuori di una relazione diretta con il divino. Secondo questa
prospettiva, qualsiasi tentativo di ottenere informazioni sul futuro
o sul destino attraverso medium rischia di condurre alla menzogna e
al pericolo morale.
La realtà dei sensitivi si colloca quindi in un territorio
ambivalente: da un lato c’è la disperazione umana e il bisogno di
risposte; dall’altro, ci sono la frode, l’inganno e il rischio
reale di danno emotivo. Alcuni individui possono credere di avere
contatti con spiriti o angeli, ma la maggior parte delle predizioni è
distorta, imprecisa o deliberatamente falsificata. Anche quando una
previsione sembra avverarsi, si tratta spesso di coincidenze o
interpretazioni soggettive: la mente umana tende a cercare pattern e
significati, riempiendo i vuoti con ciò che desidera credere.
Un’altra dinamica riguarda la psicologia dei clienti. Persone
che attraversano lutti, rapimenti, malattie o traumi emotivi cercano
conforto e risposte. La promessa di un sensitivo appare come
un’ancora, un modo per dare senso a eventi incomprensibili. Ma
questa ancòra può trasformarsi rapidamente in un fardello, quando
le informazioni ricevute sono false o ingannevoli. Il caso di Amanda
Berry è esemplare: l’intervento del sensitivo non ha accelerato la
salvezza della bambina, ma ha contribuito al crollo emotivo della
madre.
La morale dell’esperienza è chiara. I sensitivi non dovrebbero
essere considerati come strumenti affidabili per comprendere il
futuro o il destino delle persone. Anche i casi di presunta
“accuratezza” sono spesso spiegabili attraverso fortuna,
intuizione o manipolazione. In termini pratici, affidarsi a un medium
equivale a giocare con la vita altrui, mettendo a rischio emozioni,
salute e decisioni cruciali.
In un’epoca in cui informazioni e disinformazioni viaggiano
rapidamente, la necessità di discernimento critico diventa vitale.
Il desiderio di comunicare con l’ignoto è umano, ma deve essere
bilanciato da cautela e scetticismo. Rivolgersi a sensitivi in
momenti di vulnerabilità può amplificare il dolore e generare
conseguenze irreversibili, come dimostra la storia di Amanda Berry e
della madre.
Alcuni potrebbero obiettare che non tutti i sensitivi sono
dannosi: esistono individui che offrono supporto emotivo, conforto
psicologico e speranza. Tuttavia, la distinzione è cruciale: il
beneficio reale non deriva da informazioni sul futuro o comunicazioni
con spiriti, ma dall’empatia, dall’ascolto e dalla presenza
umana. Quando un sensitivo promette rivelazioni sovrannaturali, la
linea tra aiuto e sfruttamento si fa sottile, e spesso cade
completamente.
La storia di Amanda Berry serve dunque da monito. La ricerca di
risposte attraverso medium e veggenti può essere seducente, ma il
rischio è concreto: dolore, inganno e perdite irreversibili. Le
parole pronunciate da un sensitivo non sono neutre; possono
imprimersi profondamente nella psiche, alterare percezioni e
influenzare comportamenti in modo irreversibile.
La domanda “i sensitivi esistono davvero?” trova una risposta
parziale: esistono persone che affermano di avere capacità
straordinarie, ma non esistono prove scientifiche che queste capacità
siano reali o affidabili. Piuttosto, ciò che esiste è il potere di
parole false o fuorvianti di influenzare profondamente vite e
destini. E nel gioco tra fede, disperazione e inganno, la posta in
gioco è altissima.
Il messaggio da trarre è chiaro: la cautela è indispensabile. La
verità non si trova nelle predizioni di un medium, ma nella
consapevolezza critica e nell’attenzione alla vita reale, con i
suoi pericoli, le sue tragedie e, talvolta, le sue soprese. Prima di
rivolgersi a chi promette di vedere l’invisibile, è essenziale
ricordare il rischio: non tutte le visioni sono chiare, e non tutte
le parole pronunciate sono innocue. Il dolore può uccidere, e la
menzogna può distruggere ciò che di più prezioso abbiamo.