La caccia alle streghe
è la ricerca di persone (quasi
sempre donne definite streghe) o di prove di stregoneria, spesso
legate a superstizione o isteria di massa.
Storicamente in Europa e in
America riguarda il periodo che va dal 1450 al 1750 e comprende l'era
della Riforma protestante, della Controriforma e della Guerra dei
trent'anni.
Causò tra le 35 000 e le 100 000
vittime e le ultime esecuzioni di persone condannate per stregoneria
in Europa si sono verificate nel XVIII secolo. In altre aree, come
l'Africa e l'Asia, la caccia alle streghe riguarda in tempi più
moderni l'Africa subsahariana e la Papua Nuova Guinea. Una
legislazione ufficiale contro la stregoneria persiste in Arabia
Saudita e Camerun. Si sono avuti episodi di processi anche contro
uomini che, in alcuni periodi storici e in determinate aree
geografiche, hanno subito pesantemente l'inquisizione anche più
delle donne (Carinzia, Normandia, Islanda, Estonia e Russia).
Molta della letteratura e della
superstizione popolare legata alle streghe deriva da un testo, il
Malleus Maleficarum, erroneamente attribuito a lungo alla diretta
volontà papale.
Metaforicamente con caccia alle streghe
si intende un'indagine pubblica condotta per scoprire supposte
attività sovversive. Un caso particolare fu il Maccartismo degli
anni cinquanta negli Stati Uniti.
La caccia alle streghe è stata ed è
diffusa a livello mondiale in società geograficamente, culturalmente
e temporalmente molto diverse e questo ha fatto nascere l'interesse
dell'antropologia per studiarne cause e circostanze, trovandovi
legami comuni legati al tentativo di spiegare avvenimenti umani come
malattia e morte, disgrazie o carestie. Spesso la strega e lo
stregone sono stati associati all'idea del male
ma si è superata un'interpretazione monocausale che
è apparsa come riduttiva.
Il primo accenno storico si ha nel II
millennio a.C. quando il Codice di Hammurabi condanna non la magia,
ma i danni che i maghi e gli stregoni possono generare con questa.
Nella Grecia classica, attorno al 338 a.C., si ebbe il caso di
Teoride di Lemno che fu giustiziata insieme con i suoi figli perché
accusata di aver gettato incantesimi.
Nel cristianesimo delle origini non vi
furono persecuzioni organizzate come tali nei confronti di streghe o
stregoni, e l'uccisione di Ipazia nel 415, ritenuta capace di arti
magiche da una folla inferocita, fu un caso isolato. Il Canon
episcopi definì la credenza popolare un frutto di superstizione.
Le streghe, per la Chiesa cattolica,
non esistono, sono solo frutto di superstizione; tuttavia questa non
fu sempre la posizione dominante e a lungo in Europa e in vari paesi
del mondo si verificò il fenomeno della caccia alle streghe.
Nell'immaginario popolare la strega
viene rappresentata solitamente come donna molto vecchia e di brutto
aspetto e la presunta strega apparteneva perlopiù alle classi
sociali inferiori anche se non mancò qualche caso di nobildonna
condannata, come ad esempio Sidonia von Borcke.
Solo una piccola minoranza di queste
persone poteva essere annoverata tra i veri e propri criminali come
ad esempio Catherine Deshayes accusata non solo di omicidio ma anche
di satanismo e di aver preso parte a messe nere con la marchesa di
Montespan, pure lei criminale, favorita di Luigi XIV di Francia.
La maggioranza delle donne accusate di
stregoneria era innocente, spesso semplici levatrici o prostitute o
guaritrici. Queste ultime erano figure tradizionali dedite alla cura
con le piante officinali e semplici praticanti della medicina
popolare che affiancavano la medicina ufficiale perché la
popolazione essenzialmente rurale raramente aveva la possibilità di
curarsi con metodi costosi. Si poteva essere considerata strega anche
per aspetti del tutto irrilevanti, per pura superstizione.
La stregoneria fino all'inizio del XV
secolo fu vista dalla Chiesa cattolica in parte confusa con la magia,
le opinioni più accreditate furono quelle dei maggiori teologi, come
Agostino d'Ippona, e le tesi ufficiali furono quelle del Canon
episcopi che definivano frutto di immaginazione e sogno le
testimonianze su voli notturni e trasformazioni di uomini in animali.
Con l'inizio dell'età moderna questo
venne ridiscusso. Tra il 1435 e il 1437 il teologo Johannes Nider
scrisse un trattato, il Formicarius, nel quale sosteneva l'esistenza
di magia, maleficio, streghe e stregoni e apparvero testi che
volevano dimostrare l'attendibilità del volo delle streghe, del
sabba e della diffusione dell'adorazione del diavolo. Papa Innocenzo
VIII nel XV secolo con la sua bolla Summis desiderantes affectibus
rese possibile la pubblicazione del Malleus Maleficarum e nel testo
viene riportato che "Fra tutte le eresie, la più grande è
quella di non credere nelle streghe e con esse, nel patto diabolico e
nel sabba". Il papa intendeva combattere il fenomeno della
stregoneria nei paesi germanici e conferì così poteri inquisitòri
a due frati domenicani tedeschi, Jacob Sprenger e Heinrich Kramer. Il
Malleus Malefìcarum tuttavia non fu mai adottato ufficialmente dalla
Chiesa anche se fu ristampato ventotto volte tra il 1487 e il 1669.
Al Malleus seguirono testi che
trattarono come applicare la tortura per ottenere il riconoscimento
delle streghe. Già nel 1489 si avanzarono dubbi su tali metodi,
tuttavia molti testi, in particolare il Libro detto strega o delle
illusioni del demonio di Giovanni Francesco II Pico della Mirandola
continuarono a sostenere la necessità di tali metodi.
Jean Bodin scrisse nel 1580 La
Démonomanie des Sorciers su tortura e repressione della stregoneria
e a questo seguirono, tra le altre: Daemonolatreia di Nicolas Rémy
nel 1595, Disquisitiones Magicae or Disquisitionum Magicarum Libri
Sex di Martin Delrio nel 1600, Tableau de l'inconstance des mauvais
anges et démons di Pierre de Lancre nel 1612 e Compendium
maleficarum di Francesco Maria Guaccio del 1608.
In Italia fu seguito il De catholicis
institutionibus liber di Diego de Simancas, del 1569, e alla fine del
XVI secolo anche la Instructio pro formandis processibus in causis
strigum et maleficorum, una direttiva per le cause di stregoneria che
il Sant'Uffizio diffuse dal 1657.
La condanna a morte sul rogo non era
inflitta direttamente dalla Chiesa ma dall'autorità civile che
faceva sua una sentenza dell'autorità ecclesiastica ed emetteva una
propria sentenza di condanna e provvedeva all'esecuzione. La
stregoneria era assimilabile all'eresia e poiché questa era
considerata anche un reato civile portava alla condanna capitale.
Le condanne per stregoneria si
fondavano sull'interpretazione del versetto del Vangelo secondo
Giovanni (15,6) nel quale si dice che: Chi non rimane in me viene
gettato via come il tralcio e si secca, e poi viene raccolto per
essere gettato via e bruciato. La condanna per le streghe prendeva
spunto invece dal Libro dell'Esodo, capitolo 22°, versetto 18°:
Maleficos non patieris vivere (“Non lascerai vivere le streghe"
o “Non lascerai vivere colei che pratica la magia”).
Esponenti della Chiesa cattolica
parteciparono raramente in modo diretto ai processi per stregoneria e
quando avvenne lo giustificarono con le bolle pontificie e altri
testi teologici e demonologici ma spesso spinsero il potere temporale
a intervenire. In Francia furono molto attivi come inquisitori
Nicolas Rémy e Pierre de Lancre, in Inghilterra Matthew Hopkins.
Talvolta fu il popolo a organizzare cacce alle streghe o a
improvvisare roghi inducendo potere religioso e civile a intervenire
nominando inquisitori e istruendo processi.
L'eresia e la
stregoneria erano ritenute pericoli per la società quando in realtà
la paura delle streghe veniva indotta dal potere temporale o dal
potere religioso cattolico e protestante[22] ed era finalizzata al
controllo delle rivolte contadine e delle richieste di maggiore
libertà del popolo, come avvenne ad esempio nel Tirolo. In quel caso
il timore del soprannaturale venne sfruttato per far cessare le
rivolte contadine. Gli stessi giudici temevano che se non avessero
inflitto la pena di morte sarebbero stati accusati di complicità.
Di fronte a guerre, carestie, povertà
e fame risultò utile trovare un capro espiatorio in streghe e
stregoni. In seguito alla Riforma protestante l'unità della fede in
Europa cadde e la logica delle persecuzioni e delle condanne divenne
più complessa assumendo caratteristiche particolari secondo i paesi
e le culture. Moltissime donne ritenute streghe vennero torturate e
bruciate vive con le motivazioni più diverse, spesso in base a
delazioni anonime mosse anche da interesse. Ottenendo confessioni
sotto tortura venivano fatti nomi di altre persone talvolta
benestanti e in un processo successivo il risultato era la confisca
dei beni dei condannati, come nel caso della famiglia Pappenheimer, i
cui membri furono ferocemente torturati e condannati a morte nel 1600
in Baviera, compreso il piccolo Hoel di soli dieci anni.
L'ultima donna condannata a morte come
strega in Europa fu Anna Göldi, uccisa nel 1782 a Glarona, in
Svizzera. La Göldi venne riabilitata dal parlamento cantonale nel
2008. Anche le condanne di Giovanna Bonanno a Palermo nel 1789,
Barbara Zdunk (Reszel 1811) e Bridget Cleary nella contea di
Tipperary nel 1895 sono casi che potrebbero rientrare nella caccia
alle streghe.
Il numero delle vittime della caccia
alle streghe, durante i due secoli in cui sia i tribunali
dell'Inquisizione sia quelli della Riforma luterana le condussero al
rogo è stato largamente dibattuto. Il raggiungimento di una certezza
sul tema è ostacolato da molti elementi, come la perdita nel tempo
di documenti affidabili relativi a gran parte dei processi.
Il motivo principale fu che per paura
che gli immensi archivi inquisitoriali cadessero nelle mani degli
avversari della Chiesa, molti di questi vennero dati alle fiamme,
come a Milano, Mantova, Benevento e quelli della Sicilia con le carte
di migliaia di processi, o come quelli rubati dai francesi a Roma.
Pertanto le cifre che si ipotizzano in ordine alle vittime della
persecuzione vanno considerate come ordini di grandezza e spesso sono
oggettivamente influenzate dalle opinioni e dalle collocazioni
culturali e ideologiche degli autori che le hanno determinate.
Le stime che trovano più largo
consenso parlano di circa 110 000 processi, svoltisi principalmente
in Germania (50 000), Polonia (10 000), Francia (10 000), Svizzera
(9.000), isole britanniche (5 000), paesi scandinavi (5 000), Spagna
(5 000), Italia (5 000) e Russia (4 000). Brian Levack ha valutato le
esecuzioni capitali al 55% dei processi, giungendo pertanto a un
totale di giustiziati pari a circa 60 000 persone in tre secoli. In
questi processi l'80% degli accusati era di sesso femminile, mentre
in Estonia (60%), Russia (68%) e Islanda (90%) vi fu una predominanza
maschile.
La caccia alle streghe si concentrò
soprattutto tra la fine del Quattrocento e la prima metà del
Seicento e conobbe due ondate: una dal 1480 al 1520 e l'altra dal
1560 al 1650. In generale, la storia dei processi contro la
stregoneria e la magia si può dividere in tre periodi. Il primo,
compreso tra il 1300 e il 1435, è possibile dividerlo ulteriormente
in tre parti (1300-1330, 1330-1375 e 1375-1435), delle quali
l'ultima, principalmente a causa dell'introduzione nei tribunali
locali della procedura inquisitoria, vide un aumento delle accuse di
adorazione del demonio rispetto alle accuse di magia politica
(diffuse nel primo trentennio del XIV secolo) e a quelle di maleficio
e rituale magico (peculiari nella fase compresa fra il 1330 e il
1375). Il secondo periodo va dal 1435 alla metà del XVI secolo ed è
caratterizzato da un aumento dei processi che durerà fino al 1520
circa e da un successivo calo di numero dei medesimi fino a tutto il
1550 (fenomeno, quest'ultimo, da ricondursi anche alla diminuita
pubblicazione di nuovi trattati demonologici e alla minore diffusione
di quelli già esistenti). Il terzo periodo, infine, è quello
compreso tra il 1580 e il 1650, quando, prevalentemente in alcune
aree della Svizzera, della Germania, della Scozia e della Francia, i
processi per stregoneria aumentarono considerevolmente.
- Treviri (368 roghi tra il 1587 e il 1593)
- Ellwangen (400 roghi tra il 1611 e il 1618)
- Würzburg (900 roghi tra il 1623 e il 1631)
- Ellingen (68 roghi nel 1590)
- Eichstätt (122 roghi tra il 1603 e il 1627)
- Bamberga (300 roghi tra il 1624 e il 1631)
- Labourd (80 roghi nel 1609)
- Lorena (800 roghi tra il 1586 e il 1595)
- Franca Contea (62 roghi tra il 1599 e il 1668)
- Vaud (90 condanne tra il 1537 e il 1630)
- Ginevra (68 condanne tra il 1537 e il 1662)
- Scozia (216 condanne tra il 1563 e il 1727)
Un caso a sé stante è costituito
dalla Polonia, dove oltre la metà delle condanne a morte per
stregoneria è compresa tra il 1676 e il 1725 e circa un terzo tra il
1701 e il 1725. Considerando anche i territori lituani, si contano
per la Polonia circa 10 000 processi contro le streghe.
Juan Antonio Llorente, inquisitore
madrileno, fa una stima dei condannati dall'Inquisizione spagnola dal
1481 al 1808. I numeri dei condannati, "abbruciati in persona,
abbruciati in effigie e condannati alla reclusione" sono molto
alti: si tratta precisamente di 343 522 condanne alle diverse pene.
Di questi 34 382 furono bruciati sul rogo. Circa 1/3, precisamente 10
220, furono giustiziati tra il 1481 e il 1498 durante il periodo
dell'inquisitore Tomás de Torquemada.
Tuttavia Juan Antonio Llorente è
giudicato dalla maggior parte degli studiosi non fededegno in quanto
politicamente attivo nell'abolizione della suddetta. Inoltre le cifre
da lui riportate sono probabilmente inventate in quanto i veri
registri dell'Inquisizione spagnola riportano cifre molto più
contenute.
Esistono poi molti studi che pervengono
a conclusioni di poco superiori. La situazione muta, ma non di molto,
se si passa a esaminare cifre parziali riferite a particolari aree
geografiche che sono state oggetto di studi più particolareggiati e
approfonditi, sulla base del ritrovamento di documenti processuali,
non essendo stato possibile recuperare la documentazione per ogni
processo celebrato. A risultati notevolmente distanti si collocano
pochi autori che arrivano a parlare di dodici milioni di processi e
nove milioni di esecuzioni. Ma tali cifre appaiono del tutto
inverosimili, se confrontate con l'intera popolazione europea del
tempo.
Per contro, altri studi come quelli
condotti dal professor Agostino Borromeo della Sapienza di Roma
suggeriscono numeri molto più contenuti: circa 125 000 processi
condotti dall'Inquisizione spagnola, di cui solo 2 000 conclusi con
la reale esecuzione dei condannati.
La maggior parte dei roghi in Italia si
ebbe nella prima parte del Cinquecento soprattutto nell'Italia
settentrionale e in Toscana, con un solo caso a Benevento. A Roma
sede del papato, non ci fu mai una caccia alle streghe e nessuno
venne mai mandato al rogo con l'accusa di stregoneria. Le
persecuzioni più note si sono svolte in:
- Val Camonica (1518-1521) la più grande caccia alle streghe dove vi furono tra i 62 e gli 80 roghi
- Como (1510 ca), con forse 60 roghi
- Val di Fiemme (1501-1505), 11 roghi
- Rifreddo (1495), tre donne (Giovanna, Caterina e una terza di nome ignoto) vennero imprigionate e torturate. Alcune testimonianze scritte sono ancora presenti e custodite nel municipio del paese.
- Mirandola (1522-1523), 10 roghi
- Peveragno (Cuneo) (1513), 9 roghi
- Rossino (1500 ca), 40 - 45 roghi
- Bormio (1632 ca) 34 roghi
- Triora (1587-1589) decine di donne furono imprigionate e alcune morirono per le torture subite; fu il più grande processo per stregoneria della fine del XVI° secolo, così feroce da far soprannominare il paese la Salem d'Italia.
In Val di Non (TN) i processi venivano
celebrati a Coredo, presso il famigerato Palazzo Nero. Nel 1611 otto
donne e due uomini furono bruciati vivi davanti al palazzo, mentre
altri diciannove furono condannati a pene detentive. Gli atti dei
processi sono ancora oggi consultabili negli archivi della Provincia.
Secondo alcuni studiosi si noterebbe
che, paradossalmente, se è in Italia che nasce la base religiosa e
filosofica nonché teologica sulla caccia alle streghe attraverso
bolle e manuali, non è in questo paese che si scateneranno più
violentemente queste persecuzioni (eccetto nel nord del Piemonte,
ovvero vicino alla linea di contatto fra protestantesimo e
cattolicesimo), né quello in cui mieteranno più vittime:
contrariamente al fatto che la caccia alle streghe venne regolata
tramite i tribunali inquisitori, secondo questi studiosi fu proprio
la presenza dell'Inquisizione cattolica in Italia, generalmente
avversa ai processi sommari di popolo, che avrebbero potuto minare
l'autorità ecclesiale, a impedire un eccesso di questo genere di
persecuzioni nella penisola italiana. Esse saranno ben più numerose
sia in Francia sia in Gran Bretagna e in Germania. Secondo altri
studiosi, come Giovanni Romeo, la caccia alle streghe in Italia si
spense per la crisi che i tribunali del Sant'Uffizio, attore
propulsivo e necessario per la caccia alle streghe e le relative
condanne, ebbero tra il Seicento e il Settecento e non per decisioni
degli inquisitori generali.
Queste osservazioni, tuttavia sono
puramente legate alla possibilità di compiere ricerche statistiche,
in quanto nei paesi sopra citati esistono ancora archivi intatti
della caccia alle streghe, mentre in Italia questi archivi sono stati
distrutti nel corso dei secoli.
Gli atti dei processi per stregoneria
in Val Camonica, già custoditi negli archivi delle parrocchie,
sarebbero finiti a fine Ottocento nella raccolta privata di don Luigi
Brescianelli di Capo di Ponte, ma un ordine tassativo del vescovo di
Brescia Giacinto Gaggia ne avrebbe imposto la distruzione al fine di
"non fomentare una campagna anticlericale".
Poco dopo il 1520, quando ancora
venivano stampati e diffusi numerosi trattati contro la stregoneria,
il giureconsulto Andrea Alciato, pur condannando le pratiche magiche
compiute intenzionalmente, espresse i suoi forti dubbi intorno alla
realtà del sabba e alla veridicità delle confessioni strappate a
"povere donne ignoranti".
La procedura per l'accusa e il giudizio
delle streghe era puntigliosamente codificata nei vari trattati di
demonologia, molti dei quali ebbero un tale successo negli ambienti
giuridici da essere ampiamente diffusi in tutta Europa anche nelle
versioni tascabili. In quei libri si raggiungeva il limite del
maniacale nella descrizione dei supposti marchi demoniaci presenti
sul corpo delle streghe, ma fin dal Cinquecento medici e
medici-filosofi come Agrippa di Nettesheim e Johann Wier, con un
approccio molto più scientifico, condannarono le forti deviazioni
presenti nei metodi di accusa.
Nel 1631 il gesuita tedesco Friedrich
Spee diede alle stampe, in forma anonima, il trattato Cautio
criminalis. De processibus contra sagas. Dalla sua lunga esperienza
di confessore dei condannati a morte per stregoneria lo Spee aveva
compreso a fondo i meccanismi di un sistema giudiziario il quale,
sorretto dalla procedura inquisitoria e dalla tortura, non faceva che
mandare al rogo centinaia di persone innocenti; tutto questo fu da
lui duramente denunciato nel libro, i cui contenuti anonimi vennero
ben presto ricondotti alla sua penna procurandogli non pochi problemi
all'interno dell'ordine.
A differenza di quanto si crede
comunemente, durante il Medioevo le persecuzioni sono rivolte
soprattutto contro gli eretici (Catari, Valdesi, o Albigesi), contro
"fedi altre" (gli Ebrei e i Musulmani) accusate in qualche
caso di concubinaggio con il diavolo e contro i lebbrosi. È solo a
partire dall'età moderna — dopo la scoperta delle Americhe, nel
momento in cui nasce l'Umanesimo e in cui appare la stampa — che
incomincia la caccia alle streghe, persecuzione definita da alcuni
sessista (probabilmente l'unica del genere nella storia) e che altri
hanno voluto chiamare genocidio od olocausto.
Lo stato di incertezza e paura
suscitate in varie circostanze da questa globalizzazione epocale non
possono però essere le uniche ragioni che condussero alla
demonizzazione del sesso femminile e alla sua trasformazione in capro
espiatorio, specialmente se si tiene conto che i pregiudizi nei
confronti delle donne risalgono fino all'epoca antica. Inoltre, come
è stato già accennato, le persecuzioni contro le streghe
coinvolsero in diverse occasioni anche individui di sesso maschile.
Indubbiamente la misoginia rimane un presupposto importante nella
costruzione del mito moderno della strega, quello cioè che la
rappresenta come eretica e apostata, frequentatrice del sabba e
operatrice di sortilegi a danno delle persone, delle colture e degli
animali, come risulta evidente da ampie parti del Malleus
Maleficarum.
C'è poi da considerare che le donne,
fino alla fine del Medioevo, godevano nell'esercizio di certe
professioni di una libertà ben più grande di quanto spesso sia
stato fatto notare. In alcuni paesi europei erano relativamente
numerose le donne dedite al commercio e all'artigianato, attività
condotte talvolta in completa o pressoché completa autonomia (come
lo studio dei testamenti ha dimostrato). A Basilea esisteva una
corporazione all'interno della quale uomini e donne avevano i
medesimi diritti. Con l'avvento dell'era moderna e delle sue grandi
trasformazioni politiche, religiose, economiche e sociali, la
partecipazione femminile alle attività produttive e mercantili
svolte al di fuori delle mura domestiche si ridusse però fin quasi a
scomparire del tutto.
È stato ipotizzato che le numerose
cacce alle streghe dell'era moderna potessero essere fomentate da un
interesse economico, dato che la condanna comportava anche la
confisca dei beni della vittima, i quali venivano divisi a metà fra
la Chiesa e il potere temporale. Essendo comunque i perseguitati,
nella maggior parte dei casi, degli emarginati nullatenenti, questo
non sembrerebbe costituire un aspetto tra i più rilevanti del
fenomeno, quantunque, come si è visto, non siano mancati episodi di
persecuzione rivolti contro persone facoltose.
Più importante risulta essere la
specificità del periodo storico. Sul piano politico, infatti, si
assiste a livello europeo a una progressiva concentrazione dei
poteri, che culmineranno con l'affermazione dei grandi stati
nazionali e con regimi come l'assolutismo in Francia. Proprio in
Francia, tuttavia, l'accentramento del potere esecutivo comporterà
una notevole riduzione dell'autonomia dei tribunali locali e con essa
una maggiore razionalizzazione nella procedura giudiziaria contro le
presunte streghe.
Ora, a una centralizzazione dei poteri
politici consegue generalmente un certo livellamento nei
comportamenti pubblici e privati degli individui di una comunità.
L'eventuale riavvicinarsi alla superstizione, il ricorrere ai rituali
magici o in ogni caso a ciò che non è riconosciuto dall'autorità
suprema che sta operando questa centralizzazione, non può che
spingere i monarchi a reprimere con crescente violenza queste
pratiche non ufficiali ed eterodosse.
Come detto, per collocare il fenomeno
nel suo contesto storico, coincidente con il periodo delle guerre di
religione, occorre ricordare come, tra la fine del Quattrocento e
l'inizio del Settecento, l'Europa fu scossa nella sua unità
religiosa, al punto da collassare praticamente in una terribile
caccia al colpevole, che non poteva altri che essere, di volta in
volta, il cattolico, il luterano, il calvinista, e così via. A
seguito della Riforma protestante, inoltre, il fenomeno del
frazionamento religioso si moltiplicò, perché, contrariamente ai
desideri degli stessi Riformatori, numerose altre sette si diramarono
dal tronco, andando a formare le miriadi di sette non conformiste.
Il fenomeno coinvolse tutti: dai
contadini alle istituzioni, dai governanti alle persone del popolo.
Non è dunque improbabile trovare proprio qui l'origine del fenomeno
della caccia alle streghe. Soprattutto nelle società agricole (e
l'Europa all'epoca lo era in massima parte) le donne svolgevano
infatti un particolare ruolo, che si può definire "conservativo".
Allo stesso tempo, come testimonia anche l'esperienza contemporanea,
la devozione femminile assume spesso alcune forme di completo
abbandono e coinvolgimento.
Già nel Medioevo, ad esempio, fonti
testimoniano come proprio le donne siano state le più attaccate alle
antiche forme di culto pagane nelle campagne, e, allo stesso tempo,
come fin dal primo cristianesimo, femminili furono le prime forme di
vita cristiana associata che vennero alla ribalta. In un mondo in cui
era diffusa la convinzione che il diavolo fosse in agguato in ogni
momento a causa della mancanza dell'unità spirituale, e, anzi,
sempre più persone si allontanavano dall'ortodossia religiosa, era
facile indirizzare i sospetti su un gruppo di donne che si riunivano
per compiere riti non riconosciuti.
A ciò inoltre va aggiunto che questo è
il periodo in cui la società per la prima volta, a partire dal
Medioevo, comincia a riorganizzarsi e occuparsi di ogni abitante e
della sua salvezza spirituale. Se gli uomini venivano arruolati nelle
guerre, le donne restavano nelle campagne o svolgevano i loro riti
nelle città. Quelle che sfuggivano al controllo potevano essere
quelle che furono accusate di stregoneria.
Le modalità con cui si formavano i
sospetti e le accuse di stregoneria variavano, certamente, in
funzione del periodo storico; ma anche la peculiare situazione
sociale riscontrabile in un dato ambito geografico determinava i modi
e i tempi di una specifica caccia alle streghe. Per fare un esempio,
in Inghilterra — e in particolare nella regione dell'Essex —
furono soprattutto i difficili rapporti di parentela e di vicinato
all'interno dei villaggi a scatenare le persecuzioni contro le
streghe, considerate qui quasi esclusivamente come responsabili delle
avversità quotidiane e delle disgrazie e solo marginalmente come
eretiche e adoratrici del diavolo.
Il processo alle streghe di Salem, in
Massachusetts fu l'ultimo del suo genere sul suolo statunitense e uno
dei più noti. Ebbe varie motivazioni, territoriali, religiose e di
superstizione popolare. Si concluse, dopo la sentenza di morte
decretata per numerose donne, quando l'intervento di alcuni influenti
religiosi spinse il governatore a sospendere i lavori del tribunale.
L'episodio storico viene ricordato ne Il crogiuolo di Arthur Miller.
La locuzione caccia alle streghe viene
utilizzata come metafora per indicare la ricerca sistematica
finalizzata alla cattura e/o messa al bando di persone che vengono
percepite come nemici pericolosi sulla base di semplici sospetti e
preconcetti o tabù. Trova spazio in più ambiti (religiosi,
politici, giornalistici e altri ancora) ed è intesa in genere con
connotazioni negative, a indicare ad esempio una indagine volta non
tanto alla ricerca della verità o alla soluzione del problema,
quanto piuttosto alla individuazione di possibili colpevoli cui
addossare la responsabilità di fatti e/o eventi indagati.
Più in generale si può utilizzare per
indicare ricerca e persecuzione di persone che abbiano idee contrarie
a quelle ritenute soggettivamente corrette riferendosi a situazioni
di accuse infondate o di opinioni non condivise o per azioni ritenute
persecutorie per motivi politici, ideologici o simili.
Nell'opera teatrale Il crogiuolo Arthur
Miller, trattando del processo alle streghe di Salem, criticò
indirettamente le audizioni di McCarthy descrivendone l'atmosfera
generale di paranoia e persecuzione che le accompagnava. Da quel
momento il Maccartismo indicò la persecuzione dei sospettati di
essere comunisti e divenne il simbolo di un periodo di accuse e di
mancato rispetto delle libertà civili. Il Maccartismo fu anche
parodiato in tv attraverso il personaggio di Mister Magoo, l'anziano
quasi cieco dei cartoon americani anni sessanta, metafora della
società americana accecata dalla paura del comunismo.
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