giovedì 5 dicembre 2019

Ameranthropoides loysi

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Ameranthropoides loysi o Scimmia loysi sono i nomi dati ad un primate non classificato incontrato nel 1920 da François De Loys (da qui il nome) in Amazzonia. L'esistenza dell'animale è provata solamente da una fotografia scattata da De Loys. Il mondo scientifico è stato diviso per anni alla ricerca di eventuali prove fattibili e documentabili circa la scimmia loysi. A tutt'oggi si ritiene che la fotografia scattata da De Loys mostri una carcassa di scimmia ragno, nel mondo della criptozoologia si ritiene invece il contrario, pur non avendo prove per contrastare tali affermazioni.

Descrizione

Il cadavere della femmina era somigliante alla scimmia ragno, ma le dimensioni erano notevolmente maggiori: alto 1,57 metri (mentre le più grandi scimmie ragno raggiungono a malapena il metro). De Loys ha contato 36 denti (la maggior parte delle scimmie del nuovo mondo hanno 32 denti); cosa più eclatante, la creatura non aveva la coda.


La spedizione e l'incontro

François de Loys, un geologo svizzero, condusse una spedizione dal 1917 al 1920 alla ricerca di pozzi petroliferi in un'area compresa tra i confini politici tra la Colombia ed il Venezuela, soprattutto nelle vicinanze del lago Maracaibo. La spedizione risultò infruttuosa e fu peggiorata dai rapporti disagevoli coi nativi; dei 20 membri del gruppo di De Loys, soltanto quattro sopravvissero.
Secondo il rapporto successivo di De Loys, nel 1920, nell'accampamento situato vicino al fiume Tarra, due grandi creature antropomorfe si avvicinarono al gruppo. Inizialmente, De Loys pensò si trattasse di orsi, ma poi notò le caratteristiche scimmiesche, e una delle due creature si arrampicò sui rami. Le due creature sembravano essere rispettivamente maschio e femmina; il maschio secondo De Loys era furioso e avrebbe scagliato, con urla, le proprie feci contro il gruppo.
Temendo per la propria salute, alcuni membri del gruppo avrebbero ucciso la femmina sparandole, e il maschio sarebbe fuggito. De Loys ed i suoi compagni riconobbero celermente la stranezza di quei primati.
Il gruppo propose di scattare una fotografia alla creatura, tenendogli la testa con un bastone (poiché il collo rotto, impediva la posizione retta della testa, e quindi un impedimento alla visione della faccia). Dopo la presa della fotografia singola, De Loys riferì di aver rasato il pelo della creatura assieme al gruppo, in modo da avere una visione più nitida della corporatura. Le successive spedizioni furono impedite dai problemi riscontrati in precedenza coi nativi.
Secondo altri rapporti, sono state scattate più foto, ma sarebbero andate perse durante una inondazione e/o durante un ribaltamento dell'imbarcazione dove viaggiavano gli scienziati nel fiume Tarra.

Pubblicazione

Dopo che François De Loys fece ritorno in Europa, la storia della scimmia gigante rimase segreta fino al 1929; in quell'anno, il suo amico, l'antropologo George Montandon, stava leggendo il diario di De Loys, raccogliendone le informazioni riguardanti le tribù natali del sudamerica.
Montandon dopo aver scoperto la fotografia del primate la ritenne di notevole interesse. De Loys infine riferì al suo amico antropologo la storia della sua esplorazione e dell'incontro con il primate; tale storia apparve poi sull'Illustrated London News il 15 giugno 1929 e tre altri articoli scientifici sulla misteriosa creatura furono poi pubblicati in varie riviste francesi. Montandon suggerì anche un nome scientifico per la creatura: Ameranthropoides loysi.


Polemica e controversie

Dopo questa pubblicità, l'amico di De Loys fu ritenuto inaffidabile, soprattutto da sir Arthur Keith, un prominente antropologo. Keith suggeriva che De Loys avrebbe architettato il tutto per ribaltare l'esito negativo della spedizione. La fotografia non avrebbe infatti indicato chiaramente la corporatura della creatura e Keith notava, che dalla foto non si poteva vedere la parte posteriore del corpo, e questo faceva riflettere sull'affermazione di De Loys, secondo cui questo primate non avrebbe avuto la coda.
Secondo il ricercatore di criptozoologia, Ivan T. Sanderson, nella regione particolare del Sudamerica in cui De Loys aveva trovato la scimmia non si erano mai avuti rapporti sugli hominidi supersviluppati. Sanderson rimaneva scettico al riguardo del primate sconosciuto, e come altri credeva si trattasse di una scimmia ragno. Il ricercatore così si espresse a tal riguardo, affermando che era un autentico falso, risultando pertanto un inganno intenzionale.
Un altro criptozoologo, Loren Coleman, sostiene inoltre la teoria del falso dicendo inoltre che Montandon, attraverso il suo falso, voleva far capire il suo punto di vista sull'origine umana. Montandon aveva suggerito che l'Ameranthropoides loysi fosse l'esemplare che avrebbe rappresentato l'anello mancante tra le scimmie e i pellerossa dell'emisfero occidentale. Precedentemente aveva dichiarato che gli Africani si fossero evoluti dai gorilla e gli Asiatici dagli oran gutan. Il ricercatore Richard Ravalli ha precisato che Coleman non è riuscito ad attestare la falsità dell'Ameranthropoides loysi.
Altri hanno sostenuto che De Loys avrebbe realmente incontrato un primate sconosciuto. La cassa su cui era posato il cadavere della scimmia, era una cassa per il trasporto della benzina, questa sarebbe stata alta 18 pollici. Secondo altri, la cassa è stata costruita da De Loys su misura per fare da posto alla creatura, anche se altri dicono che la cassa era alta 15 pollici e la scimmia avrebbe misurato meno di 4 piedi.
Il ricercatore, Michael Shoemaker, nota alcune somiglianze con la scimmia ragno, sostenendo comunque alcune differenze:
  • La massa del corpo e le mani sono differenti per forma;
  • La relativa faccia ha una forma ovale rispetto al distintivo viso triangolare della scimmia ragno;
  • Difetto sul sottomento pronunciato della scimmia ragno;
  • Fronte più alta delle scimmie ragno.
Uno scritto datato 1962, firmato da Enrique Tejera, uno dei partecipanti alla spedizione di De Loys, e apparso nel 1962 sul giornale Diario El Universal di Caracas sembra tuttavia dirimere definitivamente la questione, attestando la tesi del falso.
Tejera afferma che la scimmia altro non era che una scimmia ragno addomesticata, che era stata regalata a De Loys dopo che, per una malattia, le era stata amputata la coda. Tempo dopo la scimmietta era morta, e De Loys, che Tejera definiva "un burlone", aveva deciso di scattarle una fotografia in posa come se fosse ancora viva. Anche dalla lettera di Tejera emergerebbe che l'autore dello "scherzo" zoologico fosse Montandon, che avrebbe sapientemente ritoccato l'istantanea facendo sparire, nello sfondo, un arbusto dal confronto col quale si sarebbero facilmente potute desumere le piccole dimensioni della scimmia.

mercoledì 4 dicembre 2019

Ammuntadore

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L'ammuntadòre (dal sardo ammuntare/-ai "avere incubi") è una creatura della mitologia sarda che attaccherebbe le persone nel sonno tramite gli incubi (in sardo chiamati ammuntadùras). Per alcuni versi questa figura non sembrerebbe altro che un'interpretazione dell'incubo dei romani.

Storia

Si hanno molte testimonianze riguardo l'esistenza di esseri notturni fantastici, ma di figure capaci talvolta di agire sfruttando il sonno delle persone con malignità, in Sardegna, pare se ne parlasse da tempo. Per alcuni studiosi tale credenza ebbe principalmente origine dopo il 241 a.C., ovvero dopo la cattura dell'isola da parte dei romani a seguito della vittoria riportata sui Cartaginesi, ma per altri la Sardegna avrebbe sviluppato queste superstizioni già molto prima. Sarebbe ancora oggi possibile ascoltare dagli anziani qualche racconto al riguardo sebbene molte testimonianze comincino a mancare e queste credenze inizino ad abbandonare l'interesse delle nuove generazioni. L'Ammuntadore avrebbe perso col tempo il suo carattere di spirito notturno assumendone uno più "cristiano" comunemente associato a quello di Satana. Esisterebbero anche formule e preghiere tutt'oggi ottenibili per scacciare questo demone.
Dai sintomi espressi dalle presunte persone visitata da questi spiriti si direbbe che siano le creature della notte chiamate dai romani Incubi (Incubus) o, nella versione femminile, Succubi (Succubus). Tali sintomi coinciderebbero con forte pressione sul petto, visioni macabre e spaventose in alcuni casi la morte della vittima per soffocamento. Da queste descrizioni l'ammuntadore e gli incubi sono molto simili e sono quindi probabilmente lo stesso demone o ente con un diverso nome.

Testimonianze

Davvero tante son le persone che dicono di esser state sue vittime. A quanto riportano varie testimonianze, dovrebbe trattarsi di un essere che non possiede una vera e propria forma poiché questa cambia a seconda della vittima. Porta un senso di soffocamento e di disperazione che spesso arrivano a svegliare il dormiente. Una volta svegli ci si troverebbe davanti ad uno spettacolo davvero macabro: alcuni sostengono di aver visto l'Ammutadori sotto forma di strega, di scheletro, di nuvole di vapore, di persone il cui volto non era ben visibile o insanguinato. Durante questo periodo di tempo solitamente breve, non si può muover alcun muscolo e se si prova ad urlare, non ci si riesce. Alcuni sostengono di aver provato anche forti dolori al petto come se qualcosa si trovasse su di esso e li obbligasse a rimanere come paralizzati.

Teorie

Ovviamente molti sono gli scettici e questo genere di apparizioni sono da considerarsi semplicemente come normali incubi notturni o suggestione. L'aspetto che si attribuisce all'Ammutadori è infatti generalmente collegato alla morte (tranne per alcuni casi) e quindi ciò potrebbe semplicemente esser dovuto al timore di chi fa sogni riguardo a questo argomento. Una teoria legata allo stato di paralisi che si prova durante l'attacco de s'Ammutadori riporta al passaggio tra la veglia e il sonno, o viceversa. In questa fase particolare, il corpo si trova addormentato mentre la mente risulta essere cosciente.



martedì 3 dicembre 2019

Alp

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L'alp è una creatura degli incubi di origini tedesche che solitamente tormenta i sogni delle donne: se si manifesta in maniera fisica, secondo le leggende, sarebbe molto pericoloso.
L'alp è a volte collegato al vampiro ma il suo comportamento lo avvicina di più all'incubo. Un alp è tipicamente maschio; a volte viene presentato come lo spirito di un parente deceduto recentemente, altre come un vero e proprio demone.
Durante il Medioevo era visto apparire sotto forma di alcuni animali, quali gatto, maiale, uccello o altro, ed in tutte le sue manifestazioni portava un cappello. Come spirito può volare e galoppare, ed è dotato di un atteggiamento valoroso, che lo porta raramente ad uccidere. L'alp, sotto forma di farfalla, entra dalle finestre e si poggia sul dorso del dormiente, succhiando sangue dai capezzoli degli uomini e dei bambini, anche se tende a preferire il latte delle donne.
Poiché legato alle paure della mente e del sonno, l'alp è virtualmente impossibile da uccidere. Si diventa un alp quando la madre, nel momento del parto, utilizza delle briglie intorno ai denti per il dolore.


lunedì 2 dicembre 2019

Diwata

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La parola diwata, derivante dal sanscrito devata (देवता) e tradotta come encantada in spagnolo, indica una leggendaria creatura della mitologia filippina, dalle sembianze di una driade. Si tratta di spiriti benevoli oppure neutrali, invocati attraverso rituali per una buona crescita delle colture, salute o fortuna; tuttavia, se non rispettati, tali spiriti possono portare anche malattie oppure avversità.
Secondo le credenze filippine, risiederebbe in possenti alberi come l'acacia o il baniano e sarebbe uno spirito guardiano della natura che porta benedizioni oppure maledizioni a seconda di chi arreca del bene o del male a foreste o montagne. La figura del diwata trae le proprie origini dagli esseri legati al devata e presenti nella religione induista oppure in quella buddista. Nell'iscrizione su rame di Laguna (il più antico manoscritto filippino) risalente al 900 d.C., viene inoltre menzionato un certo Capo di Mendang, Giava, nominato in qualità di rappresentante del Capo di Diwata, nella città di Butuan, situata a Mindanao.
Il termine "diwata" ha assunto diversi livelli di significato a partire dalla sua assimilazione nella mitologia filippina pre-coloniale. In alcune circostanze è utilizzato impropriamente per fare riferimento ad una tipologia generale di esseri, come elfi o fate, oppure a creature particolari come menzionato sopra. È da notare che nelle Filippine la parola "diwata" è utilizzata come sinonimo di "anito": mentre la prima è prevalentemente utilizzata nelle zone meridionali del paese, nelle parti settentrionali è invece più usata la seconda.

Caratteristiche
La figura del diwata è spesso associata a creature femminili. Sebbene esistano diverse versioni riguardo al suo aspetto esteriore, secondo le credenze generali avrebbe sembianze antropomorfe ed affascinanti ed un viso dall'apparenza sempre giovane e fresco.
La mitologia filippina la raffigura inoltre come creatura priva di prolabio e con la pelle che ricorda la superficie liscia delle unghie, sprovvista di rugosità. Presenta una carnagione più chiara della media, poiché la pelle più bianca è stata associata con il soprannaturale sin dai tempi del pre-colonialismo (ad esempio, la figura della dama bianca è prevalente nelle credenze dell'Asia orientale e del sudest asiatico).

Tipologie e superstizioni
Nella mitologia filippina esistono due generi di diwata. Le creature femminili sono chiamate diwata, mentre quelle maschili sono note con il nome di enkanto (spesso trascritto anche come engkanto).
Si crede che gli enkanto vivano principalmente nel mare, ma sono presenti racconti che li raffigurano anche in altri paesaggi. È divenuta tradizione da parte dei pescatori filippini quella di offrire cibo e prelibatezze agli enkanto, gettando i doni nel mare ogni volta che si presenta una buona giornata di pesca.
Secondo numerose storie popolari, le creature che vivono nei possenti alberi non vi risiederebbero come farebbe ad esempio una scimmia, ma piuttosto si troverebbero nel fusto oppure all'interno stesso della pianta sotto forma di spirito. Inoltre, in diverse zone delle Filippine è diffusa una credenza che qualora un albero venga abbattuto, bisognerebbe lasciare la parte del tronco tagliato dell'altezza di almeno una trentina di centimetri: ciò per evitare la liberazione dello spirito al suo interno poiché non è possibile sapere se si tratta di creature benevole oppure maligne. In quest'ultimo caso, è nota la superstizione che gli "spiriti neri" (così come sono chiamati) possano portare sfortuna a chiunque li abbia privati della loro "casa".


Caradrio

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Il caradrio (anche caladrio o calandro) è un uccello bianco che, secondo la leggenda, viveva nei giardini reali. Ha la caratteristica unica di espellere feci mentre mangia. Platone lo cita nel Gorgia nel discorso di Socrate con Callicle per raffigurare l'uomo dissoluto alla perpetua ricerca dei piaceri.

Poteri
Le sue feci si dice abbiano il potere di curare le infiammazioni degli occhi. Inoltre esso aveva la capacità di sapere se una persona era affetta da una malattia mortale o no. In tal caso l'uccello distoglieva lo sguardo dal malato, altrimenti lo fissava e ne assorbiva i malesseri, poi volava verso il sole bruciando in tal modo le malattie raccolte.

Simbologia
Considerato nel medioevo simbolo di purezza e del sacrificio di Cristo.

venerdì 29 novembre 2019

Ed Alonzo

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Ed Alonzo (26 luglio 1968) è un illusionista, comico e attore messicano.

Carriera
Ha avuto diversi ruoli in Saved by the Bell (10 episodi tra il 1989-1990), Head of the Class, Men in Black e Totally Hidden Video. Alonzo ha eseguito una mostra speciale che incorpora tutti i giorni la sua comicità e magia al California's Great America. Recentemente ha lavorato per Valleyfair in Minnesota, ed è apparso in un episodio di Cycle 11's America's Next Top Model. Nel 2009 ha lavorato con Britney Spears per creare illusioni per il suo tour: The Circus: Starring Britney Spears
Alonzo è stato uno dei maghi che ha lavorato per il concerto This Is It di Michael Jackson e ha condotto lo spettacolo Ed Alonzo's Psycho Circus of Magic and Mayhem al Knotts Halloween Haunt.
In Italia partecipa come giudice al programma televisivo La grande magia - The Illusionist, condotto da Teo Mammucari.


 
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