sabato 12 febbraio 2022

Seiðr

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Il seiðr è un tipo di magia sciamanica di tradizione nordica e germanica che consentiva di assumere il fjölkungi, cioè "il più grande potere". Secondo la mitologia era una pratica di origine Vanir insegnata da Freyja a Odino. Buona parte della magia seiðr si basa sulla comunicazione con gli spiriti e potremmo trovare qualche analogia con il concetto di Mana melanesiano. Il seiðr permetteva di prevedere il futuro, ma anche di dispensare morte, sventura e malattia. Con la pratica del seiðr era infatti possibile privare un individuo della sua forza e della sua intelligenza per trasmetterle a qualcun altro.

Etimologia

La parola seiðr si crede derivi dal Proto-germanico *saiðaz, collegato al lituano saitas "segno, predizione", derivante dal Proto-indoeuropeo *soi-to- "corda" e la sua radice seH2i- "legare": Tuttavia non risulta chiara la connessione con la pratica del seiðr. Si pensa che forse corde o lacci venissero usati durante le sedute del seiðr. È anche stato fatto un collegamento con il finlandese soida, "suonare uno strumento". Questo collegamento oltre a sottolineare l'importanza della musica in questo rito, potrebbe indicare la filiazione della magia nordica da quella finnica e sami.
Nell'antico inglese i termini correlati sono siden e sidsa, entrambi conosciuti solo in contesti in cui sono gli elfi (ælfe) a praticare questa magia o qualcosa di simile al seiðr. Le parole più usate in antico inglese per indicare chi pratica la magia erano wicca (al maschile) e wicce (al femminile), da cui deriva il moderno inglese "witch".

Caratteristiche

È una pratica stregonica di origine sciamanica utilizzata da singole individualità, quasi sempre di sesso femminile. Infatti sebbene le attestazioni riguardanti i caratteri e le tecniche rituali non risultino facilmente reperibili, sembra che gli "atteggiamenti femminili fossero tanto numerosi che gli uomini si vergognavano di praticarla; allora si insegnò quest'arte alle sacerdotesse" (cit. Lanczkowski). Nella Lokasenna, Loki viene accusato dagli altri déi di praticare il seiðr e quindi di tenere atteggiamenti effeminati, Loki risponde facendo notare che anche Odino si è accostato al seiðr. Un uomo che faceva uso del seiðr era chiamato seiðmaðr ed era visto come non virile ed effiminato, perciò chiamato ergi (o argr) e niðr, una delle peggiori accuse che potessere essere rivolte a un uomo. Tradizionalmente il seiðr non distingue tra magia buona o cattiva e non concerne la pratica magica delle rune.
Chi praticava la magia era definito in vari modi: seiðkona (donna che usa il seiðr), seiðmaðr (uomo che pratica il seiðr); spákona (donna che prevede il futuro); völva.
Snorri Sturluson riporta le origini mitologiche del seiðr nella Saga degli Ynglingar. Egli connette il seiðr con le divinità Vanir: nella fattispecie è Freyja che ha insegnato il seiðr agli Æsir. Il termine è usato anche nel moderno paganesimo Ásatrú per indicare la pratica magica.
Il seiðr faceva uso di incantesimi (galðrar, sing. galðr) e a volte di danze.
Le donne che praticavano questa magia appartenevano a livelli piuttosto alti della società e forse ricoprivano altri importanti ruoli. Per invocare l'aiuto di divinità o spiriti potevano fare affidamento anche ad altre persone. Alcuni testi suggeriscono che il seiðr veniva usato soprattutto in momenti di crisi che potevano essere risolti attraverso la predizione del futuro o la maledizione dei nemici. Da qui si evince che il seiðr poteva avere una valenza positiva ma anche un grande potere distruttivo che poi ebbe il sopravvento soprattutto con l'avvento del Cristianesimo.
Un oggetto molto importante era il seiðstafr, un bastone di metallo che apparteneva alle seiðkonar e veniva probabilmente usato durante i rituali. Qui potrebbe esservi un collegamento con le völva, profetesse che derivavano il loro nome appunto dal fatto di portare un bastone (o scettro, völ). Un interessante rinvenimento archeologico nell'isola di Öland, la cosiddetta tomba della signora di Öland, conteneva i resti di una donna sepolta insieme a uno scettro di 82 cm fatto di ferro, con dettagli di bronzo e in cima il modellino di un edificio. Inoltre, la donna era vestita con una pelliccia d'orso ed era seppellita in una nave insieme a sacrifici animali e umani.

Riferimenti letterari

Oltre al già citato Lokasenna, il rituale del seiðr compare anche in altri testi, soprattutto nelle saghe.

Saga di Eiríkr Rauðri

In questa saga del XIII secolo, nel capitolo 4, compare una völva di nome Thorbjǫrg (lett. Protetta da Thor). Il suo abbigliamento viene descritto in modo molto dettagliato e si dice che in quel periodo in Groenlandia vi era un particolare momento di carestia:
« In quel tempo vi era una grande carenza in Groelandia. Quelli che erano partiti per pescare avevano catturato molto poco e alcuni non erano tornati. Nell'insediamento viveva una donna di nome Thorbjǫrg. Era una profetessa (spákona) e la chiamavano Piccola Veggente (lítilvölva). Thorbjǫrg era vestita con un mantello azzurro [...] ed era intarsiato di gemme quasi fino alla gonna, e al collo portava perline di vetro. Sulla testa portava un cappuccio di pelle d'agnello foderato d'ermellino. In mano portava uno scettro (staf í hendi) con un'impugnatura; era ricoperto di ottone e ornato di gemme attorno al manico. [...] Possedeva una grande borsa di pelle dove conservava i talismani necessari alla sua conoscenza. Ai piedi portava scarpe di pelle di vitello [...] Alle mani portava guanti di ermellino, bianchi e foderati all'interno. [...] Li pregò di portare da lei quelle donne che conoscevano gli incantesimi conosciuti come Varðlokur. »
(Saga di Erik il Rosso)
Tra queste donne vi era una certa Guðrið che rifiutò di prendere parte al seiðr perché cristiana. Guðrið disse che, sebbene non fosse esperta di questi canti, la sua madre adottiva Halldís le aveva insegnato i Varðlokur. Questo potrebbe significare che le conoscenze e i rituali magici, quasi sempre nell'ambito femminile, erano abbastanza noti e condivisi a una larga parte di persone. Poi viene descritto il rituale:
« "Le donne formarono un cerchio e Thorbjǫrg salì sull'impalcatura e il saggio preparati per i suoi incantesimi. Poi Guðrið [costretta a partecipare comunque al rito] cantò il Varðloka in modo così bello ed eccellente che sembrava che nessuno prima di allora avesse sentito una voce così bella come adesso. La spákona la [Guðrið] ringraziò per il canto." »
(Saga di Erik il Rosso)
Alla fine del seiðr Thorbjörg disse:
« E io adesso posso dire questo, che la carestia non durerà a lungo e la stagione sta migliorando, con la primavera che avanza. L'epidemia di febbre che ci ha oppressi sparirà più presto di quando avremmo potuto sperare. »

Pietra runica di Skjern

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Questa pietra runica si trova nel villaggio di Skjern in Danimarca e risale all'epoca vichinga. È identificata come Danish Runic Inscription 81 o DR 81. Contiene una maledizione contro chi pratica il seiðr.
Il testo dice che la pietra è stata dedicata da una donna di nome Sasgerðr in memoria di Óðinkárr Ásbjǫrnson. Il nome Óðinkárr (uþinkaur) è un nome teoforico che si ricollega a Odino e forse a un culto iniziatico in cui si lasciavano crescere i capelli. Per questo motivo, è possibile che il signore (drott) menzionato sia proprio Odino, anche se è probabile si riferisca a un re o un uomo di rango (jarl o hersir).

Traslitterazione delle rune in caratteri latini

(NON)
« A: Sasgærþr resþi sten, Finnulfs dóttir at Oþinkor Asbiarna sun, þan dyra ok hin drottinfasta. B: Siþi sa mannr æs þøsi kumbl of briuti »
(IT)
« A: Sasgerðr, figlia di Finnulfr, ha eretto questa pietra in memoria di Óðinkárr figlio di Ásbjǫrn, stimato e leale al suo signore
B: Chi distruggerà questo monumento (sia) uno stregone/siþi [cioè sia maledetto] »

venerdì 11 febbraio 2022

Strumenti rituali nella wicca

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Gli strumenti rituali nella wicca sono una serie di strumenti od oggetti rituali utilizzati nel culto della religione neopagana della wicca.

Caratteristiche

Ognuno di questi oggetti, spesso ripresi da più antiche correnti magiche, religiose o filosofiche, ha diversi usi ed associazioni simboliche, anche se spesso un tratto che li accomuna è quello di attirare o dirigere le energie. Essi sono usati sia sull'altare che all'interno del cerchio. Nella tradizione gardneriana della wicca gli oggetti solitamente vengono distinti in due gruppi: gli oggetti personali e gli oggetti della coven, cioè tra quegli oggetti che appartengono a ciascun membro della coven e quelli che invece appartengono a tutti e che vengono adoperati in maniera collettiva.
L'uso di questi oggetti è stato in parte fatto risalire alla tradizione massonica ed in parte all'ordine Ermetico della Golden Dawn, che a loro volta hanno tratto spunto dai grimori di origine medioevale e rinascimentale e in particolare la Chiave di Salomone, che contiene numerose illustrazioni di questi tipi di oggetti ed istruzioni sul come prepararli.

I quattro strumenti principali

Athame

L'athame viene associato all'elemento classico del fuoco (in alcune tradizioni però all'aria), al sud ed al maschile; è un pugnale dal manico nero o comunque scuro, non deve essere tagliente; è un oggetto molto personale, da custodire gelosamente. Non deve essere mai adoperato per usi pratici o comuni (per questi usi infatti esiste il boline). Veniva considerato da Gerald Gardner l'oggetto primario della wicca. Viene usato soprattutto per la tracciatura del cerchio, la chiamata ed il congedo dei guardiani ed il Grande Rito.

Bacchetta

La bacchetta viene associata all'aria (in alcune tradizioni però al fuoco), all'est ed è anch'essa simbolicamente maschile. Solitamente realizzata in legno, può essere però fatta di altri materiali, come metalli, avorio, cristalli o pietre incise ed intagliate. Può avere molti usi simili a quelli dell'athame, ma come specificato dallo stesso Gardner questo strumento viene usato soprattutto per tutti quei tipi di energia che mal sopportano l'acciaio forgiato dell'athame.

Coppa

La Coppa viene associata all'ovest, all'elemento dell'Acqua ed al femminile. Essa più che un oggetto rappresenta soprattutto il ventre generatore della Dea. Assieme all'Athame viene utilizzata per il Grande Rito e poi per la libagione.

Pentacolo

Il Pentacolo è un disco di consacrazione, realizzato in vari materiali (più comuni sono la terracotta, il legno, l'argento) con sopra rappresentati dei simboli, il più usato dei quali è il pentagramma iscritto nel cerchio, anche se altri simboli come il triquetra, sono spesso utilizzati. È uno strumento femminile, legato alla Terra ed al nord, che purifica, energizza e benedice tutto ciò che vi viene appoggiato sopra.


Altri oggetti utilizzati

Spada

È un tipico oggetto di Coven, usato in special modo per erigere il Cerchio.

Scopa

È la classica scopa di saggina o betulla, usata per spazzare simbolicamente il luogo in cui si dovrà celebrare il rito, per allontanare le energie negative. Come la spada è un altro dei tipici strumenti di coven e assieme ad essa viene usata anche per tenere aperto un varco nel cerchio quando se ne ha la necessità. Viene inoltre tradizionalmente usata anche nelle cerimonie di nozze wiccan (handfasting). Simbolicamente introietta in se' il maschile (il manico) ed il femminile (il fascio di rametti che avvolge una delle estremità).

Incensiere

È lo strumento che serve per spargere i fumi dell'incenso ed introietta dentro di sé gli elementi Aria e Fuoco. A seconda della forma o dimensione, in alcuni casi viene anche detto turibolo o braciere.

Bolline

Il bolline o boline è un coltellino dal manico solitamente bianco, che viene usato per incidere ad esempio delle candele, o per sminuzzare le erbe o per altri usi pratici da eseguire dentro al cerchio.

Corde

In quasi tutte le tradizioni della wicca le corde, di vari colori, vengono usate soprattutto per essere legate attorno alla vita e simboleggiano i vari gradi di iniziazione, ad esempio è stato rivelato che in alcune coven australiane la corda verde denota un novizio, quella bianca un iniziato di primo grado e quelle di altri colori, gradi più elevati. Per tradizione hanno delle lunghezze specifiche e possono essere anche usate per misurare la tracciatura del cerchio e per realizzare magie dei nodi. Le corde sono inoltre usate nei rituali di iniziazione per legare il candidato. Infine sistemi vari di legature con le corde sono conosciuti per far raggiungere stati di trance attraverso la costrizione del flusso sanguigno e del respiro.

Frusta

La frusta viene usata per flagellare i membri della coven, in special modo durante i riti di iniziazione. Fred Lamond spiega inoltre che viene usata dalla Gran Sacerdotessa per punire più o meno simbolicamente i membri della coven che commettono manchevolezze, inoltre che l'uso ritmico e ripetuto della frusta comporta anche una delle tecniche per far raggiungere uno stato di trance.

Calderone

Un calderone nella cultura occidentale viene solitamente associato alle streghe ed alla stregoneria. Nella wicca spesso esso rappresenta in grande ciò che è il calice, ovvero il ventre della Dea, dentro al quale tutto si trasforma e rinasce. Ve ne sono di diverse misure, e può avere molti e svariati usi più o meno pratici: per contenere un fuoco, per mischiarvi vari ingredienti, per farvi bollire dentro qualcosa; inoltre riempito d'acqua pura energizzata dalla luna, può essere usato anche per mettere in pratica delle tecniche mantiche di divinazione.

Altri strumenti e oggetti

Bastoni (anche con una estremità biforcuta, detto stang), lancia, candele, lumi, corone, copricapi, veli, mantelli, giarrettiere, collane e gioielli tipici o simbolici, sono molti degli altri strumenti od oggetti più o meno caratteristici, usati nel corso dei rituali wiccan. Ad esempio per tradizione le sacerdotesse di primo grado indossano una collana di grani d'ambra, quelle di secondo grado una collana formata da grani di giaietto, mentre quelle di terzo grado una collana che alterna grani d'ambra, con grani di giaietto.

giovedì 10 febbraio 2022

Singolarità tecnologica

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Nella futurologia, una singolarità tecnologica è un punto, congetturato nello sviluppo di una civiltà, in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani. La singolarità può, più specificamente, riferirsi all'avvento di una intelligenza superiore a quella umana (anche artificiale), e ai progressi tecnologici che, a cascata, si presume seguirebbero da un tale evento, salvo che non intervenga un importante aumento artificiale delle facoltà intellettive di ciascun individuo. Se una singolarità possa mai avvenire, è materia di discussione.

Panoramica sulla singolarità
Concetto iniziale
Sebbene si creda comunemente che il concetto di singolarità sia nato negli ultimi 20 anni del XX secolo, esso nasce realmente negli anni cinquanta del Novecento:
«Una conversazione centrata sul sempre accelerante progresso della tecnologia e del cambiamento nei modi di vita degli esseri umani, che dà l'apparenza dell'avvicinarsi di qualche fondamentale singolarità della storia della razza oltre la quale, gli affanni degli esseri umani, come li conosciamo, non possono continuare.»
(Stanislaw Ulam, maggio 1958, riferendosi ad una conversazione con John von Neumann)
Questa citazione è stata spesso estrapolata fuori dal suo contesto e attribuita allo stesso von Neumann, forse a causa della grande fama ed influenza di questi.
Nel 1965, lo statistico I. J. Good descrisse un concetto anche più simile al significato contemporaneo di singolarità, nel quale egli includeva l'avvento di una intelligenza superumana:
«Diciamo che una macchina ultraintelligente sia definita come una macchina che può sorpassare di molto tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo per quanto sia abile. Dato che il progetto di queste macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro. Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo avrà la necessità di fare.»
Ancora prima, nel 1954 lo scrittore di fantascienza Fredric Brown, nel brevissimo racconto La risposta, anticipava il concetto di singolarità tecnologica immaginando la costruzione di un "supercomputer galattico" al quale viene chiesto come prima domanda, dopo l'accensione, se esiste Dio; il supercomputer rispondeva "Ora sì".

La singolarità vingeana
Il concetto di singolarità tecnologica come è conosciuto oggi viene accreditato al matematico e romanziere Vernor Vinge. Vinge cominciò a parlare della singolarità negli anni ottanta, e raccolse i suoi pensieri nel primo articolo sull'argomento nel 1993, con il saggio Technological Singularity.
Da allora questo è divenuto il soggetto di molte storie e scritti futuristici e di fantascienza.
Il saggio di Vinge contiene l'affermazione, spesso citata, secondo cui "entro trenta anni, avremo i mezzi tecnologici per creare una intelligenza sovrumana. Poco dopo, l'era degli esseri umani finirà."
La singolarità di Vinge è comunemente ed erroneamente interpretata come l'affermazione che il progresso tecnologico crescerà all'infinito, come avviene in una singolarità matematica. In realtà, il termine è stato scelto, come una metafora, prendendolo dalla fisica e non dalla matematica: mentre ci si avvicina alla singolarità, i modelli di previsione del futuro diventano meno affidabili, esattamente come i modelli della fisica diventano inefficaci in prossimità, ad esempio, di una singolarità gravitazionale.
La singolarità è spesso vista come la fine della civilizzazione umana e la nascita di una nuova civiltà. Nel suo saggio, Vinge si chiede perché l'era umana dovrebbe finire, e argomenta che gli umani saranno trasformati durante la singolarità in una forma di intelligenza superiore. Dopo la creazione di un'intelligenza sovrumana, secondo Vinge, la gente sarà, al suo confronto, una forma di vita inferiore.
Non è molto chiaro cosa debba intendersi, secondo Vinge, per nuove forme di civiltà. Vinge scrisse un racconto su delle macchine più intelligenti dell'uomo e su come esse concepiscono il mondo. Il suo editore gli disse che nessuno può essere in grado di scrivere un racconto simile, perché capire come un osservatore più intelligente dell'uomo vede il mondo è impossibile per l'uomo stesso. Nel momento in cui gli esseri umani costruiranno una macchina che sarà in grado di diventare più intelligente, inizierà una nuova era, che sarà vissuta da un punto di vista diverso: un'era che non sarà possibile qualificare a priori come bene o male, ma sarà semplicemente diversa.

La legge di Kurzweil dei ritorni acceleranti
L'analisi storica del progresso tecnologico dimostra che l'evoluzione della tecnologia segue un processo esponenziale e non lineare come invece si sarebbe portati a pensare. Nel suo saggio, The Law of Accelerating Returns, Ray Kurzweil propone una generalizzazione della Legge di Moore che forma la base delle convinzioni di molta gente al riguardo della singolarità. La legge di Moore descrive un andamento esponenziale della crescita della complessità dei circuiti integrati a semiconduttore, che tipicamente possiede un asintoto (un "punto di massimo"): tuttavia, l'incremento esponenziale delle prestazioni sembra aver subito un drastico rallentamento dopo il 2000.
Kurzweil estende questo andamento includendo tecnologie molto precedenti ai circuiti integrati ed estendendolo al futuro. Egli crede che la crescita esponenziale della legge di Moore continuerà oltre l'utilizzo dei circuiti integrati, con l'utilizzo di tecnologie che guideranno alla singolarità.
La legge descritta da Ray Kurzweil ha in molti modi alterato la percezione della legge di Moore da parte del pubblico. È un credo comune (ma errato) che la legge di Moore faccia previsioni che riguardino tutte le forme di tecnologia, quando in realtà essa riguarda solo i circuiti a semiconduttore. Molti futurologi usano ancora l'espressione "legge di Moore" per descrivere idee come quelle presentate da Kurzweil. Realizzare previsioni a lungo termine, almeno in parte corrette, su dove riuscirà ad arrivare la tecnologia, è praticamente impossibile. Ancora troppo spesso si pensa al progresso tecnologico come qualcosa che procede in maniera lineare, secondo quella che è la linea di progresso intuitiva.
Si può ipotizzare che la tecnologia sia legata ad un prodotto, con un andamento evolutivo, un ciclo di vita, una vita utile: nasce, cresce, muore. Ogni tecnologia ha una sua curva di diffusione e di costi-benefici per un certo tempo (vita utile della tecnologia), dopodiché viene abbandonata e sostituita da una nuova. Si otterrà quindi un grafico costo-tempo e di prestazione-tempo per ogni tecnologia. Essendo definita in un intervallo di tempo chiuso e limitato (la vita utile), la curva possiede un massimo o minimo assoluto (teorema di Weierstrass).
Con l'adozione di una nuova tecnologia (il cosiddetto "cambiamento radicale", confrontabile con la nozione di cambio di paradigma), il conto riparte da un "nuovo zero", con una nuova curva esponenziale di riduzione dei costi e di miglioramento delle prestazioni, nel tempo: lo zero si colloca però non nell'origine degli assi, ma al valore di costo o di prestazione che era già stato raggiunto con la tecnologia precedente. Se una tecnologia segue una curva a campana (o una curva a U), quando ha raggiunto il proprio estremo "teorico" (minimo costo produttivo, massima prestazione) che può fornire, viene abbandonata prima della fase di declino (se esistono alternative migliori).
L'adozione di una nuova tecnologia determina un punto di discontinuità (uno scalino), da cui parte una nuova curva esponenziale. Sommando verticalmente i grafici di ogni tecnologia, per costruire un grafico unico di costo-tempo e prestazione-tempo, si ottengono n curve esponenziali una dopo l'altra e "a salire": dove finisce una e inizia la successiva, c'è uno scalino.
Per esprimere il concetto in termini matematici, potremmo pensare di rappresentare tale velocità con una curva esponenziale. Ciò tuttavia non sarebbe ancora esatto; un andamento esponenziale, è infatti corretto, ma solo per brevi intervalli di tempo: se prendiamo in considerazione, per esempio, un periodo di 100 anni, una curva esponenziale, non risulterà corretta. Tipicamente i giornalisti stilano le loro previsioni, quando considerano il futuro, estrapolando la velocità d'evoluzione attuale per determinare ciò che ci si può aspettare nei prossimi dieci o cento anni. Questo è ciò che Ray Kurzweil chiama intuitive linear view.
Quello che Kurzweil chiama the law of accelerating returns si può schematizzare nei seguenti punti:

lo sviluppo applica le risposte positive, in quanto metodo migliore derivato da una fase di progresso. Queste risposte positive costituiscono la base per il successivo sviluppo;
di conseguenza il tasso di progresso di un processo evolutivo aumenta esponenzialmente col tempo. Col tempo l'ordine di grandezza delle informazioni che vengono incluse nel processo di sviluppo aumenta;
di conseguenza il guadagno in termini di tecnologia si incrementa esponenzialmente;
in un altro ciclo di risposte positive, di un particolare processo evolutivo, queste vengono utilizzate come trampolino di lancio per un ulteriore progresso. Ciò provoca un secondo livello di sviluppo esponenziale e il processo di sviluppo esponenziale cresce esso stesso in maniera esponenziale;
lo sviluppo biologico è anch'esso uno di tali sviluppi;
lo sviluppo tecnologico fa parte di tale processo evolutivo. Effettivamente, la prima tecnologia che ha generato la specie ha costituito la base per lo sviluppo della tecnologia successiva: lo sviluppo tecnologico è una conseguenza ed una continuazione dello sviluppo biologico;
un determinato paradigma (=metodo) (come per esempio l'aumento del numero di transistor sui circuiti integrati per rendere più potenti i calcolatori) garantisce crescita esponenziale fino a che non esaurisce il suo potenziale; dopo accade un cambiamento che permette allo sviluppo esponenziale di continuare.

Sei epoche di Kurzweil
Se si applicano questi principi all'evoluzione della Terra, è possibile notare come siano aderenti al processo di sviluppo che è avvenuto:

I epoca: fisica e chimica, informazioni nelle strutture atomiche. È possibile paragonarla alla creazione della cellula, combinazioni di amminoacidi in proteine e acidi nucleici (RNA, successivamente DNA) ossia l'introduzione del paradigma della biologia.
II epoca: biologia, informazioni nel DNA. Conseguentemente il DNA ha fornito un metodo "digitale" per registrare i risultati degli esperimenti evolutivi.
III epoca: cervelli, informazioni in configurazioni neurali. L'evoluzione della specie ha unito il pensiero razionale.
IV epoca: tecnologia, informazione nei progetti hardware e software. Questo ha spostato in maniera decisiva il paradigma dalla biologia alla tecnologia.
V epoca: fusione tra la tecnologia e l'intelligenza umana, la tecnologia padroneggia i metodi della biologia (inclusi quelli dell'intelligenza umana). Ciò che sta per avvenire sarà il passaggio dall'intelligenza biologica a una combinazione di intelligenza biologica e non biologica.
VI epoca: l'universo si sveglia, l'intelligenza umana enormemente espansa (per lo più non biologica) si diffonde in tutto l'universo.
Esaminando i tempi di questi passaggi, si può notare come il processo acceleri continuamente. L'evoluzione delle forme di vita, per esempio, ha richiesto parecchi milioni di anni per il primo passo (es. la cellule primitive), ma dopo ha accelerato sempre di più. Ora la "tecnologia biologica" è diventata troppo lenta rispetto alla tecnologia creata dall'uomo, che usa i suoi stessi risultati per andare avanti in maniera nettamente più veloce di quanto non possa fare la natura.

Curve di crescita asintotiche
Alcuni[chi?] presumono che una sempre più rapida crescita tecnologica arriverà con lo sviluppo di una intelligenza superumana, sia potenziando direttamente le menti umane (forse con la cibernetica), o costruendo intelligenze artificiali. Queste intelligenze superumane sarebbero presumibilmente capaci di inventare modi di potenziare se stesse anche più velocemente, producendo un effetto feedback che sorpasserebbe le intelligenze preesistenti.
Semplicemente avere una intelligenza artificiale allo stesso livello di quella umana, presumono altri[chi?], potrebbe produrre lo stesso effetto, se la legge di Kurzweil continua indefinitamente. All'inizio, si suppone, una simile intelligenza dovrebbe essere pari a quella umana. Diciotto mesi dopo sarebbe due volte più veloce. Tre anni dopo, sarebbe quattro volte più veloce, e così via. Ma dato che le Intelligenze Artificiali accelerate stanno, in quel momento, progettando i computer, ogni passo successivo impiegherebbe circa diciotto mesi soggettivi e proporzionalmente meno tempo reale ad ogni passo. Se la legge di Kurzweil continua ad applicarsi senza modifiche, ogni passo richiederebbe metà del tempo. In tre anni (36 mesi = 18 + 9 + 4,5 + 2,25 + ...) la velocità del computer, teoricamente, raggiungerebbe l'infinito. Questo esempio è illustrativo, e comunque, molti futurologi concordano che non si può presumere che la legge di Kurzweil sia valida anche durante la singolarità, o che essa possa rimanere vera letteralmente per sempre, come sarebbe richiesto per produrre, in questo modo, una intelligenza realmente infinita.
Una possibile conferma all'inattuabilità di una tale singolarità tecnologica, riguardante i limiti dello sviluppo di un'intelligenza sostenibile, provenne qualche tempo fa da un noto cosmologo inglese, Martin Rees, il quale sostenne che l'attuale dimensione organica del cervello umano, sia in realtà già il limite superiore massimo della capacità animale di sviluppare concetti intelligenti, oltre il quale le informazioni tra le sinapsi impiegherebbero troppo tempo per costituire ragionamenti costruttivi ed evolutivi esaurienti, e sarebbero limitate all'accumulo di concetti intesi come memoria a lungo termine. Per intendersi, un cervello che fosse il doppio di quello di un essere umano, immagazzinerebbe il doppio di dati possibili ma al doppio del tempo e alla metà della velocità di apprendimento, (e così via in maniera esponenziale), rendendo, di fatto, negativi i progressi. Se tale teorema venisse applicato anche ai sistemi informatici evoluti quindi, avremo anche qui un limite fisico superiore, oltre il quale la distanza fisica tra i processori e le conseguenti ipotetiche velocità di elaborazione dati originali, sarebbero soggette a limiti che seppur elevati, culminerebbero al più in una super-memoria di massa più che in un super-computer dotato di intelligenza infinita.

Implicazioni sociali della singolarità tecnologica
Secondo molti ricercatori[chi?], lo sviluppo tecnologico che conduce alla singolarità avrà importanti ricadute su molti aspetti della nostra vita quotidiana, sia a livello individuale, sia sociale. A livello politico, l'avanzamento della tecnologia permette la creazione di forme di aggregazione alternative allo Stato moderno: anche senza considerare la colonizzazione di altri pianeti (prospettiva comunque analizzata da molti transumanisti, tra cui Ray Kurzweil), esistono già progetti concreti per la creazione di comunità autonome di stampo libertario in acque non territoriali – come la Seasteading Foundation di Patri Friedman (nipote del premio Nobel Milton Friedman).
Altri studiosi – tra cui il fondatore dell'Artificial General Intelligence Research Institute Ben Goertzel e il cofondatore degli iLabs Gabriele Rossi – contemplano esplicitamente la possibilità di una “società nella società”, che viva dunque “virtualmente” nei rapporti tra gli aderenti e non sia confinata in un preciso spazio fisico (una estremizzazione di quello che già oggi avviene, in modo primitivo, con Second Life e i social network).
L'avvicinamento alla singolarità cambierà infine economia e giustizia. La disponibilità di Intelligenze Artificiali rivoluzionerà il mercato del lavoro, introducendo, oltre alle spesso citate problematiche etiche, nuove sfide produttive; l'allungamento radicale della vita richiederà cambiamenti in tutti i settori coinvolti, dalla sanità alle assicurazioni. Infine - realizzando un sogno che ebbe già Norbert Wiener, padre della cibernetica - la crescita esponenziale nella conoscenza della realtà e il miglioramento dei sistemi esperti permetterà una graduale sostituzione della giustizia umana con una più efficiente e oggettiva giustizia automatica.

Critiche
Ci sono due tipi principali di critiche alla previsione della singolarità: quelle che mettono in dubbio che la singolarità sia probabile o anche possibile e quelli che si domandano se sia desiderabile o non piuttosto da ritenere pericolosa e da avversare per quanto possibile.

La possibilità e la probabilità della singolarità
Alcuni[chi?] credono che una singolarità tecnologica non abbia molte possibilità di realizzarsi. I detrattori si riferiscono ironicamente ad essa come "l'assunzione in cielo per nerds".

La maggior parte delle speculazioni sulla singolarità presumono la possibilità di una intelligenza artificiale superiore a quella umana. È controverso se creare una simile intelligenza artificiale sia possibile. Molti credono che i progressi pratici nell'intelligenza artificiale non abbiano ancora dimostrato questo in modo empirico.
Alcuni[chi?] discutono sul fatto che la velocità del progresso tecnologico stia aumentando. La crescita esponenziale del progresso tecnologico potrebbe diventare lineare o flettersi o potrebbe cominciare ad appiattirsi in una curva che permette una crescita limitata.
Lo scrittore Roberto Vacca si sofferma, in particolare, sull'affermazione di Kurzweil sui progressi "esponenziali" di "ogni aspetto dell'informazione", controbattendo che nessun progresso segue una legge esponenziale.

La desiderabilità e la sicurezza della singolarità
Ci sono state spesso delle speculazioni, nella fantascienza e in altri generi, che una AI avanzata probabilmente potrebbe avere degli obiettivi che non coincidono con quelli dell'umanità e che potrebbero minacciarne l'esistenza. È concepibile, se non probabile, che una IA (Intelligenza Artificiale) superintelligente, semplicemente eliminerebbe l'intellettualmente inferiore razza umana, e gli umani sarebbero incapaci di fermarla. Questo è uno dei maggiori problemi che preoccupano sia i sostenitori della singolarità che i suoi critici, ed era il soggetto di un articolo di Bill Joy apparso su Wired Magazine, intitolato Perché il futuro non ha bisogno di noi.
Alcuni critici[chi?] affermano che le tecnologie avanzate sono semplicemente troppo pericolose per noi per permettere che si causi una singolarità, e propongono che si lavori per impedirla. Forse il più famoso sostenitore di questo punto di vista è Theodore Kaczynski, l'Unabomber, che scrisse nel suo "manifesto" che l'IA potrebbe dare il potere alle classi elevate della società di "semplicemente decidere di sterminare la massa dell'umanità". In alternativa, se l'IA non venisse creata, Kaczynski sostiene che gli umani "saranno ridotti al livello di animali domestici" dopo che ci sarà stato un sufficiente progresso tecnologico. Parte degli scritti di Kaczynski sono stati inclusi sia nell'articolo di Bill Joy che in un recente libro di Ray Kurzweil. Deve essere notato che Kaczynski non solo si oppone alla singolarità, ma è un luddista e molte persone si oppongono alla singolarità senza opporsi alla tecnologia moderna come fanno i luddisti.
Naturalmente, gli scenari come quelli descritti da Kaczynski sono considerati come indesiderabili anche dai sostenitori della singolarità. Molti sostenitori della singolarità, comunque, non ritengono che questi siano così probabili e sono più ottimisti sul futuro della tecnologia. Altri credono che, senza riguardo ai pericoli che la singolarità pone, essa è semplicemente inevitabile—noi dobbiamo progredire tecnologicamente perché non abbiamo un'altra strada da seguire.
I sostenitori dell'Intelligenza artificiale amichevole, e in particolar modo il SIAI, riconoscono che la singolarità è, potenzialmente, molto pericolosa e lavorano per renderla più sicura creando seed AI che agiranno benevolmente verso gli umani ed elimineranno i rischi esistenziali. Questa idea è così connaturata alle Tre Leggi della Robotica di Asimov, che impediscono alla logica di un robot con intelligenza artificiale di agire in modo malevolo verso gli umani. Comunque, in uno dei racconti di Asimov, a dispetto di queste leggi, i robot finiscono per causare danno ad un singolo essere umano come risultato della formulazione della legge Zero. La struttura teoretica della Intelligenza Artificiale Amichevole viene attualmente progettata dal Singolaritiano Eliezer Yudkowsky.
Un altro punto di vista, sebbene meno comune, è che l'Intelligenza Artificiale alla fine dominerà o distruggerà la razza umana, e che questo scenario è desiderabile. Il Dr. Prof. Hugo de Garis è il più conosciuto sostenitore di questa opinione.
L'opinione dei tecno-individualisti è che ogni individuo debba poter aumentare artificialmente ogni facoltà possibile (intellettiva e non), per poter affrontare sia le singolarità sia le élite del Potere. Secondo loro gli investimenti e le ricerche e sviluppo in tecnologia dovrebbero potenziare gli individui, non le Autorità, e la casta dirigente non è consapevole delle prospettive. Fondamentale, per loro, è la forza della completa libertà di comunicazione tra gli individui (inter-individualismo, transumanesimo, Teoria dello Sciame - swarming intelligence).

Organizzazioni
Il Singularity Institute for Artificial Intelligence (SIAI), un istituto di ricerca ed educazione nonprofit, fu creato per lavorare sul potenziamento cognitivo sicuro (i.e. una singolarità benefica). Essi enfatizzano l'Intelligenza Artificiale Amichevole, in quanto essi credono che una intelligenza artificiale generalista e più verosimile possa incrementare la capacità cognitiva sostanzialmente prima che l'intelligenza umana possa essere incrementata significativamente dalle neurotecnologie o dalla terapia genetica somatica.

La singolarità nella fantasia e nella cultura moderna
Si può trovare traccia dell'idea di un momento in cui una nuova specie di macchine sostituirà l'uomo già negli scritti di Samuel Butler
«Cosa succederebbe se la tecnologia continuasse ad evolversi così tanto più rapidamente dei regni animale e vegetale? Ci sostituirebbe nella supremazia del pianeta? Così come il regno vegetale si è lentamente sviluppato dal minerale, e a sua volta il regno animale è succeduto a quello vegetale, allo stesso modo in questi ultimi tempi un regno completamente nuovo è sorto, del quale abbiamo visto, fino ad ora, solo ciò che un giorno sarà considerato il prototipo antidiluviano di una nuova razza... Stiamo affidando alle macchine, giorno dopo giorno, sempre più potere, e fornendo loro, attraverso i più disparati ed ingegnosi meccanismi, quelle capacità di auto-regolazione e di autonomia d'azione che costituirà per loro ciò che l'intelletto è stato per il genere umano.»
(Samuel Butler, 1855)

come anche il concetto di uomini asserviti alle macchine

«Le macchine servono l'uomo soltanto a patto di essere servite, e pongono loro stesse le condizioni di questo mutuo accordo [...]. Quanti uomini vivono oggi in stato di schiavitù rispetto alle macchine? Quanti trascorrono l'intera vita, dalla culla alla morte, a curare notte e giorno le macchine? Pensate al numero sempre crescente di uomini che esse hanno reso schiavi, o che si dedicano anima e corpo al progresso del regno meccanico: non è evidente che le macchine stanno prendendo il sopravvento su di noi? [...] Non ci sono forse più uomini impegnati a curare le macchine che a curare i propri simili?»
(Samuel Butler, 1871, Erewhon)

Si possono trovare concetti simili a quelli relativi allo sviluppo post-singolarità nella descrizione del Punto Omega come formulato da Pierre Teilhard de Chardin.
In aggiunta alle storie originali di Vernor Vinge che è stato il pioniere delle prime idee sulla singolarità, parecchi altri autori di fantascienza hanno scritto storie che hanno la singolarità come tema centrale. Autori degni di nota sono Charles Stross, Greg Egan e Rudy Rucker.
Il gioco per computer Sid Meier's Alpha Centauri presenta anch'esso qualche cosa simile ad una singolarità, chiamata "Ascent to Transcendence", come tema principale al suo interno.
Il concetto di singolarità viene anche usato da Isaac Asimov nel suo racconto L'ultima domanda.
Riferimenti al concetto di singolarità possono essere rintracciati anche nel film Transcendence, del 2014 con Johnny Depp e in Humandroid, del 2015.


mercoledì 9 febbraio 2022

Abracadabra

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Abracadabra (in greco antico ἀβρακαδάβρα) è un vocabolo in uso nella magia mistica antica che nonostante le etimologie proposte è definito per se stesso inintelligibile.
Viene considerata la parola universalmente più adottata fra quelle pronunciate senza traduzione nelle singole lingue. Ci sono varie ipotesi circa l'origine del termine:
  • Una proveniente dall'aramaico Avrah KaDabra che significa Io creerò come parlo.
  • Altre proveniente dall'ebraico ha-bĕrakāh dabĕrāh ossia pronunciare la benedizione o da Abreq ad habra con significato di invia la tua folgore fino alla morte.
Essa è ora comunemente utilizzata dai prestigiatori come parola magica durante i loro spettacoli d'illusionismo. Nell'antichità, comunque, la parola fu considerata molto più seriamente come un incantesimo da utilizzare come maledizione contro febbri ed infiammazioni. La prima testimonianza conosciuta si trova nel Liber medicinalis di Quintus Serenus Sammonicus (III secolo d.C.?), medico presso l'imperatore romano Caracalla, il quale prescrisse che il paziente malato indossasse un amuleto contenente la parola scritta in forma di un triangolo capovolto:
Questo, egli spiegava, avrebbe diminuito il potere dello spirito della malattia sul paziente. Altri imperatori, fra cui Geta e Alessandro Severo, furono seguaci degli insegnamenti medici di Serenus Sammonicus ed utilizzarono l'incantesimo. Molto in voga ed utilizzata per tutto il Medioevo a scopo magico-rituale.
Carlo Levi, nel suo libro di maggior successo Cristo si è fermato a Eboli, autobiografico, in qualità di medico riferisce di aver notato spesso il triangolo dell'Abracadabra rivolto verso l'alto e portato come ciondolo in metallo o come foglietto scaramantico dai contadini della Lucania.
Altri studiosi pensano che l'idea della diminuzione del potere dei demoni fosse comune nel mondo antico e che Abracadabra fosse semplicemente il nome di uno di questi demoni.
Alcuni pensano alle parole ebraiche ab ("padre"), ben ("figlio"), e ruach hacadosch ("spirito santo").
Alcuni hanno ipotizzato che il termine derivi dall'arabo Abra Kadabra, che significa 'fa che le cose siano distrutte', che in questo caso è riferito alla malattia, oppure dall'aramaico abhadda kedhabhra, col significato di 'sparisci come questa parola'. Piuttosto che essere utilizzata come maledizione, si crede che la frase in lingua aramaica fosse utilizzata come un mezzo per la cura delle malattie.
Si è pensato anche che la parola possa derivare da Abraxas, una parola gnostica per indicare il nome del Dio increato (origine dei 365 cieli, apparentemente le lettere greche per Abraxas ammontano a 365 se decifrate secondo la numerologia).

martedì 8 febbraio 2022

Occhio di Horo

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L'Occhio di Horus è nella religione egizia il simbolo della prosperità, del potere regale e della buona salute, ed è personificato dalla dea Wadjet (o Wedjat, Uadjet, Wedjoyet, Edjo o Uto).
In seguito al sincretismo tra Horus e Ra nella divinità di Ra-Harakhti, l'Occhio di Horus viene associato all'Occhio di Ra, di cui diventa sinonimo, nonostante in origine i due occhi facessero riferimento a rappresentazioni grafiche ben distinte.

Mito
Secondo la mitologia egizia, Horus volle vendicare l'uccisione del padre Osiride, perpetrata dal fratello di quest'ultimo, Seth, ma nello scontro con lo zio perse l'occhio sinistro, che si divise in sei parti.
In una forma più recente del mito, l'occhio di Ra, smarrito per una ragione non nota, sarebbe stato lo scopo di una ricerca affidata a Shu e Tefnet. A causa del protrarsi nel tempo di tale ricerca il dio del sole si sarebbe provvisto di un nuovo occhio che al ritorno del rivale non volle cedergli il suo precedente ruolo. Allora Ra avrebbe trasformato l'occhio in un serpente posto sulla sua fronte, l'ureo.

Amuleto
L'amuleto ebbe grande importanza e diffusione nella civiltà e venne posto, di regola, all'interno dei bendaggi che avvolgevano il corpo del defunto, oltre che su rilievi, incisioni e papiri, in quanto simbolo di rigenerazione. Graficamente è costituito da un occhio sovrastato dal sopracciglio e sotto da una spirale, per alcuni il tratto residuo del piumaggio del falco, animale del quale Horus prende le sembianze, ma anche evoluzione dei segni di lacrime.
L'amuleto era portato da uomini, divinità o animali sacri; poteva essere dipinto sulle navi come segno apotropaico, sui fianchi dei sarcofagi affinché il defunto potesse vedere nell'aldilà o sui muri come difesa dai ladri.

Aritmetica
Nella matematica egizia le parti costituenti l'udjat servivano a scrivere le frazioni, aventi il numero 64 come denominatore comune. Nella vita quotidiana, era usato come "traduzione grafica delle unità di misura dei cereali": ciascuna parte aveva un valore di frazione dell'intero, così come di rappresentazione dei sensi umani. Nello specifico:

la parte verso il naso rappresentava la frazione 1⁄2 e l'olfatto (il naso);
la pupilla rappresentava la frazione 1⁄4 e la vista (la luce);
il sopracciglio rappresentava la frazione 1⁄8 e il pensiero (la mente);
la parte verso l'orecchio rappresentava la frazione 1⁄16 e l'udito (l'orecchio);
la coda curva rappresentava la frazione 1⁄32 e il gusto (il germoglio del frumento);
il piede rappresentava la frazione 1⁄64 e il tatto (il piede che tocca terra).

Sommando le varie parti si ha un totale di 63⁄64: si riteneva che il restante 1⁄64 fosse stato aggiunto dal dio Thot, sotto forma di poteri magici.



 
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