La caccia alle streghe è la
ricerca e la persecuzione di donne sospettate di compiere atti di
magia quali sortilegi, malefici, fatture, legamenti, o di
intrattenere rapporti con forze oscure e infernali dalle quali
ricevono i poteri per danneggiare persone, animali e cose; a tali
forze esse tributano onori e devozione qualificandosi così anche
come eretiche oltre che come incantatrici e fattucchiere. Secondo la
trattatistica tardomedievale e moderna, costituita dai saggi eruditi
di demonologia e dai manuali per gli inquisitori, la principale
vittima delle streghe sarebbe l'uomo, da loro colpito specialmente
nella virilità, e col quale scioglierebbero o stringerebbero legami
amorosi. Tutti questi connotati hanno da sempre delineato la figura
della strega nell'immaginario popolare.
Non sono mancati tuttavia episodi di
accuse, processi e condanne contro gli uomini (stregoni), i
quali, in alcuni periodi storici e in determinate aree geografiche,
subirono le procedure inquisitoriali in numero maggiore rispetto alle
donne, come attestano i casi della Carinzia, della Normandia,
dell'Islanda e di alcune zone nell'est dell'Europa (Estonia e
Russia).
Il fenomeno della caccia alle streghe
nacque all'incirca alla fine del XV secolo e perdurò fino all'inizio
del XVIII secolo all'interno dell'occidente cristiano. Benché le
prime tesi sulla stregoneria vengano fatte risalire alla letteratura
cattolica del 1400 circa, fu in particolare nelle regioni protestanti
che durante l'Umanesimo e il Rinascimento il fenomeno ebbe maggiore
rilevanza e recrudescenza. In quell'epoca, le streghe, ritenute
sospette e pericolose dalle autorità civili e religiose, furono
oggetto di persecuzioni che sovente terminavano con condanne a morte
a seguito delle quali le stesse venivano arse vive sul rogo.
Nella terminologia moderna, per
estensione, con "caccia alle streghe" si indicano fenomeni
persecutori di determinate categorie di persone basati sul fanatismo
ideologico e su un presunto pericolo sociale atto a scatenare il
panico, per cui si giunge a negare i normali diritti di difesa agli
accusati e ad avere scarsa considerazione della loro reale
colpevolezza o innocenza, come nel caso del Maccartismo negli anni
cinquanta del Novecento negli Stati Uniti.
La caccia alle streghe in Europa dal XV al XVII secolo
Streghe nell'immaginario popolare
La strega viene rappresentata
nell'iconografia popolare ed artistica come una donna, solitamente
molto vecchia e di brutto aspetto, che vola a cavallo di una scopa di
saggina. Quest'immagine ricopre una realtà storica complessa, fatta
di sapere sciamanico e di persecuzioni, antichissime credenze legate
ai culti pagani della fertilità risalenti al mondo antico ed oltre,
senz'altro alla fine del Paleolitico.
Le presunte streghe (e a volte anche i
loro figli, soprattutto se femmine) appartenevano perlopiù alle
classi sociali inferiori ed erano di solito vedove, levatrici ed
herbarie; non mancò tuttavia qualche caso isolato di
nobildonne condannate, come ad esempio la pomerana Sidonia von
Borcke.
Soltanto una piccola minoranza di loro
poteva essere realmente annoverata tra i veri e propri criminali (fu
il caso della cosiddetta "Voisin", per esempio, prestatrice
di servizi satanici per le messe nere della Marchesa di Montespan,
pure lei criminale, favorita di Luigi XIV di Francia, al fine di
assicurarsi i favori del re), colpevoli di omicidi o di altri gravi
reati, quasi sempre collegati con l'occultismo.
La grande maggioranza era invece
composta da persone innocenti, di ogni età e condizione, spesso
levatrici e guaritrici o prostitute, in un tempo in cui decotti ed
infusi a base di piante usati dall'empirico sapere tradizionale delle
guaritrici risultavano non meno efficaci e sicuri di medicine e
medici: e, d'altra parte, la popolazione, essenzialmente rurale, non
aveva altre possibilità per curarsi che ricorrere ai loro rimedi,
meno costosi di quelli dei medici. Veniva considerata "strega"
anche chi possedeva gatti neri, aveva i capelli rossi, un neo
nell'iride dell'occhio (il cosiddetto "segno del diavolo")o
in caso di politelia.
Magia e stregoneria nella letteratura teologica e demonologica
Fino al principio del XV secolo la
Chiesa Cattolica, pur non contestando la realtà di molte pratiche
magiche, si attenne perlopiù al parere dei suoi maggiori teologi
(anzitutto Sant’Agostino) e alle tesi del Canon episcopi,
stabilendo in tal modo che le testimonianze intorno ai voli notturni
e alle trasformazioni di uomini in animali fossero generalmente da
attribuire all'immaginazione e al sogno. Con l'inizio dell'età
moderna le autorità religiose – ma anche quelle secolari– si
trovarono a dover ridiscutere le dottrine medievali in materia di
stregoneria (e ciò soprattutto in seguito alla pubblicazione dei
nuovi trattati di demonologia), arrivando così ad attribuire in
molti casi una realtà concreta al volo delle streghe, al sabba e
all'adorazione del Demonio. Se da un lato la Chiesa produsse, nel
corso dei secoli, diversi documenti (tra cui il citato Canon
episcopi del IX secolo e destinato ai vescovi) contro la
superstizione, dall'altro promulgò 13 bolle in cui veniva accettata
la realtà della stregoneria, tutt'oggi ancora non abiurata. "Fra
tutte le eresie, la più grande è quella di non credere nelle
streghe e con esse, nel patto diabolico e nel sabba" (dal
Malleus Maleficarum).
Tra il 1435 e il 1437 il teologo
Johannes Nider scrisse un trattato in forma di dialogo, il
Formicarius, nel quale, oltre a ribadire l'esistenza della
magia e del maleficio, veniva pure dato per certo che streghe e
stregoni facessero parte di una setta. Molti anni dopo il Formicarius
ebbe diverse ristampe e fu unito talvolta al più conosciuto Malleus
Maleficarum.
Il 5 dicembre 1484 papa Innocenzo VIII
emanò la bolla Summis desiderantes affectibus, dando voce
alla preoccupazione della Chiesa verso il dilagante fenomeno della
stregoneria e conferendo i poteri inquisitòri a due frati domenicani
tedeschi, Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer, affinché
intervenissero in vari territori della Germania.
Trascorsi pochi anni dalla bolla di
Innocenzo VIII, Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer riapparvero
come autori del Malleus Maleficarum, manuale ad uso degli
inquisitori per stabilire i criteri utili a riconoscere e punire le
streghe. Il Malleus Malefìcarum, pubblicato per la prima
volta nel 1486 (o 1487) e mai adottato ufficialmente dalla Chiesa
cattolica, fu ristampato ventotto volte dal 1487 al 1669 e almeno
quattordici volte prima del 1520.
In seguito furono scritti altri manuali
a corollario del Malleus sui metodi di tortura e di
applicazione della pena e del modo con il quale riconoscere una
strega. Il De Lamiis et Pythonicis Mulieribus di Ulrich
Molitor, pubblicato nel 1489, non nascondeva alcune perplessità nei
confronti delle confessioni ottenute dalle streghe e tuttavia, nei
decenni successivi, la maggior parte delle opere di magia e
demonologia trarrà spunto più dal Malleus Malefìcarum che
non da questo breve dialogo, come attestano libri quali il De
Strigiis di Bernardo Rategno da Como (1505 o 1510), la Quaestio
de strigibus di Bartolomeo Spina (1523) e il Libro detto
strega o delle illusioni del demonio di Giovanni Francesco II
Pico della Mirandola (1524).
Nel 1580, Jean Bodin, intellettuale
ritenuto l'ispiratore del moderno concetto di stato e teorico della
tolleranza religiosa, scrisse La Démonomanie des Sorciers, un
manuale giudiziario sul metodo per la tortura e la repressione delle
streghe.
Al trattato del Bodin fecero seguito
numerose altre opere sulla stregoneria scritte da teologi, eruditi e
magistrati laici. Tra le principali: Daemonolatreia (1595) di
Nicolas Rémy, Disquisitiones Magicae or Disquisitionum Magicarum
Libri Sex (1599-1600) di Martin Delrio, Discours exécrable
des Sorciers (1602) di Henry Boguet, Tableau de l'inconstance
des mauvais anges et démons (1612) di Pierre de Lancre,
Compendium maleficarum (1608 e 1626) di Francesco Maria
Guaccio.
In Italia si ricorse frequentemente, a
partire dalla seconda metà del Cinquecento, al De catholicis
institutionibus liber di Diego de Simancas (1569, II ed.), un
manuale di demonologia e procedura inquisitoriale meno rigoroso del
Malleus Malefìcarum, e alla fine del secolo i giudici di fede
ebbero a disposizione anche un documento "moderato" quale
fu la Instructio pro formandis processibus in causis strigum et
maleficorum, una direttiva per le cause di stregoneria che la
Congregazione del Sant'Uffizio diffuse anche in forma stampata dal
1657.
Definizione della stregoneria come reato
La condanna a morte sul rogo non era
comminata direttamente dalla Chiesa, bensì dell'autorità civile
che, basandosi su una sentenza dell'autorità ecclesiastica,
competente in materia, emetteva una propria sentenza di condanna e
provvedeva all'esecuzione. I giudizi inquisitorii per i reati di
stregoneria erano assimilabili a quelli emessi nei confronti degli
eretici e non avevano titolo a decretare la morte dell'imputato; ma
poiché l'eresia era considerata anche un reato civile, chiunque
fosse stato riconosciuto colpevole dal tribunale ecclesiastico e
consegnato al "braccio secolare", anche se poi avesse
abiurato (anzi, paradossalmente, proprio in forza di questa abiura
attraverso la quale si riconosceva la colpa), avrebbe visto comunque
tradursi la sentenza ecclesiastica in una condanna capitale.
Di fatto, le condanne a morte erano
avallate dalla credenza religiosa che si rifaceva al versetto del
Vangelo di Giovanni (15,6) nel quale si dice che: "Chi non
rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi
viene raccolto per essere gettato via e bruciato." Era su questo
passo che il rogo trovava giustificazione come strumento di condanna
a morte, mentre l'appoggio della Bibbia alla pena capitale per le
streghe veniva individuato nel capitolo 22° dell'Esodo, al versetto
18°, che così recita in latino: “Maleficos non patieris vivere"
(“Non lascerai vivere le streghe" o “Non lascerai vivere
colei che pratica la magia”). Sebbene alla Chiesa cattolica si
debba ricondurre un numero esiguo di condanne a morte per
stregoneria, alcuni ecclesiastici furono i promotori indiretti delle
persecuzioni: cercando di giustificarle attraverso le bolle papali e
altri scritti teologici e demonologici, costoro spingevano il potere
temporale ad intervenire. Un caso emblematico, a tale riguardo, è
quello di Martin Delrio e del suo ponderoso trattato in sei libri
sulla magia. In Francia, però, i più accaniti cacciatori di streghe
furono magistrati laici come Nicolas Rémy o Pierre de Lancre, e in
Inghilterra l'avvocato Matthew Hopkins si proclamò “witchfinder
general” (inquisitore generale) senza peraltro che venisse mai
ufficializzata una sua nomina da parte del Parlamento. Altre volte
furono la paura e la rabbia del popolo a organizzare cacce alle
streghe o a improvvisare roghi, motivo per cui talvolta la Chiesa e
il potere civile, per porre freno alla giustizia sommaria dei
linciaggi, dovettero nominare degli (inquisitori) e istruire processi
"inventando" anche nuovi profili giuridici quali l'avvocato
difensore e la giuria.
L'ortodossia della fede era intesa come
corpo portante della società e quindi l'eresia e la stregoneria non
violavano solamente l'unità religiosa, bensì anche l'unità
sociale. In realtà la paura delle streghe, indotta nella popolazione
dagli oligarchi del potere temporale o da quelli del potere religioso
cattolico e protestante, era usata come controllo poliziesco delle
rivolte contadine e delle richieste di maggiore libertà del popolo.
Tipico è il caso della caccia alle streghe nel Tirolo che rispecchia
appieno l'instillazione della paura in eventi soprannaturali per
poter controllare le rivolte contadine. Molte volte gli stessi
funzionari del potere secolare temevano, se non avessero comminato la
pena di morte, di essere accusati di complicità con le streghe.
In alcuni periodi storici, di fronte
all'aumento di guerre, carestie, povertà e fame, la teologia spesso
non riusciva a dare risposte convincenti, quindi risultava facile
trovare un capro espiatorio in una non sempre ben definita categoria
sociale come quella delle streghe, le quali oltretutto, secondo il
parere dei Padri della Chiesa e di molti demonologi, agivano in ogni
caso con il permesso accordato da Dio alle forze malefiche da loro
invocate e adorate. Quando più tardi, in seguito alla Riforma
protestante, l'unità della fede in Europa inizierà a vacillare, la
logica delle persecuzioni e delle condanne diventerà ancora più
complessa e sfaccettata assumendo caratteristiche peculiari secondo i
paesi e le culture che facevano da contesto al fenomeno.
Moltissime "streghe" vennero
torturate e bruciate vive con le motivazioni ufficiali più varie, ma
spesso in base a delazioni anonime mosse anche da futili ragioni e,
in molti casi, per avidità: ottenendo sotto tortura, in cambio della
riduzione dei tormenti, che venisse fatto il nome di persone
possibilmente benestanti, ree di complicità, in modo da poter
istruire il processo successivo, considerato fortemente remunerativo
dato che il condannato subiva anche la confisca dei beni.
Uno dei casi giudiziari più
sconcertanti fu quello riguardante la famiglia Pappenheimer, i cui
membri furono ferocemente torturati e condannati a morte nel 1600 in
Baviera (le sevizie e il rogo non furono risparmiati neanche al
piccolo Hoel, bambino di soli dieci anni). L'ultima strega condannata
a morte in Europa fu Anna Göldi, uccisa nel 1782 a Glarona, in
Svizzera, la cui figura è stata riabilitata dal parlamento cantonale
nel 2008; secondo altre fonti, tuttavia, sono assimilabili alla
"caccia alle streghe" le condanne di Giovanna Bonanno
(Palermo 1789), Barbara Zdunk (Reszel 1811) e Bridget Cleary
(Tipperary 1895).
Entità della persecuzione
Il numero delle vittime della caccia
alle streghe, durante i due secoli in cui sia i tribunali
dell'Inquisizione che quelli della Riforma luterana le condussero al
rogo è stato largamente dibattuto. Il raggiungimento di una certezza
sul tema è ostacolato da molti elementi, come la perdita nel tempo
di documenti affidabili relativi a gran parte dei processi.
Il motivo principale fu che per paura
che gli immensi archivi inquisitoriali cadessero nelle mani degli
avversari della Chiesa, molti di questi vennero dati alle fiamme,
come a Milano, Mantova, Benevento e quelli della Sicilia con le carte
di migliaia di processi, o come quelli rubati dai francesi a Roma.
Pertanto le cifre che si ipotizzano in ordine alle vittime della
persecuzione vanno considerate come ordini di grandezza e spesso sono
oggettivamente influenzate dalle opinioni e dalle collocazioni
culturali e ideologiche degli autori che le hanno determinate.
Le stime che trovano più largo
consenso parlano di circa 110.000 processi, svoltisi principalmente
in Germania (50.000), Polonia (10.000), Francia (10.000), Svizzera
(9.000), isole britanniche (5.000), paesi scandinavi (5.000), Spagna
(5.000), Italia (5.000) e Russia (4.000). Brian Levack ha valutato le
esecuzioni capitali al 55% dei processi, giungendo pertanto ad un
totale di giustiziati pari a circa 60.000 persone in tre secoli. In
questi processi l'80% degli accusati era di sesso femminile, mentre
in Estonia (60%), Russia (68%) e Islanda (90%) vi fu una predominanza
maschile.
La "caccia alle streghe" si
concentrò soprattutto tra la fine del Quattrocento e la prima metà
del Seicento e conobbe due ondate: una dal 1480 al 1520 e l'altra dal
1560 al 1650. In generale, la storia dei processi contro la
stregoneria e la magia si può dividere in tre periodi. Il primo,
compreso tra il 1300 e il 1435, è possibile dividerlo ulteriormente
in tre parti (1300-1330, 1330-1375 e 1375-1435), delle quali
l'ultima, principalmente a causa dell'introduzione nei tribunali
locali della procedura inquisitoria, vide un aumento delle accuse di
adorazione del demonio rispetto alle accuse di magia politica
(diffuse nel primo trentennio del XIV secolo) e a quelle di maleficio
e rituale magico (peculiari nella fase compresa fra il 1330 e il
1375). Il secondo periodo va dal 1435 alla metà del XVI secolo ed è
caratterizzato da un aumento dei processi che durerà fino al 1520
circa e da un successivo calo di numero dei medesimi fino a tutto il
1550 (fenomeno, quest'ultimo, da ricondursi anche alla diminuita
pubblicazione di nuovi trattati demonologici e alla minore diffusione
di quelli già esistenti). Il terzo periodo, infine, è quello
compreso tra il 1580 e il 1650, quando, prevalentemente in alcune
aree della Svizzera, della Germania, della Scozia e della Francia, i
processi per stregoneria aumentarono considerevolmente.
- Treviri (368 roghi tra il 1587 e il 1593)
- Ellwangen (400 roghi tra il 1611 e il 1618)
- Würzburg (900 roghi tra il 1623 e il 1631)
- Ellingen (68 roghi nel 1590)
- Eichstätt (122 roghi tra il 1603 e il 1627)
- Bamberga (300 roghi tra il 1624 e il 1631)
- Labourd (80 roghi nel 1609)
- Lorena (800 roghi tra il 1586 e il 1595)
- Franca Contea (62 roghi tra il 1599 e il 1668)
- Vaud (90 condanne tra il 1537 e il 1630)
- Ginevra (68 condanne tra il 1537 e il 1662)
- Scozia (216 condanne tra il 1563 e il 1727)
Un caso a sé stante è costituito
dalla Polonia, dove oltre la metà delle condanne a morte per
stregoneria è compresa tra il 1676 e il 1725 e circa un terzo tra il
1701 e il 1725. Considerando anche i territori lituani, si contano
per la Polonia circa 10.000 processi contro le streghe.
Juan Antonio Llorente, inquisitore
madrileno, fa una stima dei condannati dall' Inquisizione spagnola
dal 1481 al 1808. I numeri dei condannati, "abbruciati in
persona, abbruciati in effigie e condannati alla reclusione"
sono molto alti: si tratta precisamente di 343.522 condanne alle
diverse pene. Di questi 34.382 furono bruciati sul rogo. Circa 1/3,
precisamente 10.220, furono giustiziati tra il 1481 e il 1498 durante
il periodo dell'inquisitore Tomas de Torquemada.
Tuttavia Juan Antonio Llorente è
giudicato dalla maggior parte degli studiosi non fededegno in quanto
politicamente attivo nell'abolizione della suddetta. Inoltre le cifre
da lui riportate sono probabilmente inventate in quanto i veri
registri dell'Inquisizione spagnola riportano cifre molto più
contenute.
Esistono poi molti studi che pervengono
a conclusioni di poco superiori. La situazione muta, ma non di molto,
se si passa ad esaminare cifre parziali riferite a particolari aree
geografiche che sono state oggetto di studi più particolareggiati ed
approfonditi, sulla base del ritrovamento di documenti processuali,
non essendo stato possibile recuperare la documentazione per ogni
processo celebrato. A risultati notevolmente distanti si collocano
pochi autori che arrivano a parlare di 12 milioni di processi e 9
milioni di esecuzioni. Ma tali cifre appaiono del tutto inverosimili,
se confrontate con l'intera popolazione europea del tempo.
Per contro, altri studi come quelli
condotti dal professor Agostino Borromeo della Sapienza di Roma
suggeriscono numeri molto più contenuti: circa 125.000 processi
condotti dall'Inquisizione spagnola, di cui solo 2000 conclusi con la
reale esecuzione dei condannati.
Italia
La maggior parte dei roghi in Italia si
ebbe nella prima parte del Cinquecento soprattutto nell'Italia
settentrionale e in Toscana, con un solo caso a Benevento. Le
persecuzioni più note si sono svolte in:
- Val Camonica (1518-1521) la più grande caccia alle streghe dove vi furono tra i 62 e gli 80 roghi
- Como (1510 ca), con forse 60 roghi
- Val di Fiemme (1501-1505), 11 roghi
- Mirandola (1522-1523), 10 roghi
- Peveragno (Cuneo) (1513), 9 roghi
- Rossino (1500 ca), 40 - 45 roghi
- Bormio (1632 ca) 34 roghi
Secondo alcuni studiosi si noterebbe
che, paradossalmente, se è in Italia che nasce la base religiosa e
filosofica nonché teologica sulla caccia alle streghe attraverso
bolle e manuali, non è in questo paese che si scateneranno più
violentemente queste persecuzioni (eccetto nel nord del Piemonte,
ovvero vicino alla linea di contatto fra protestantesimo e
cattolicesimo), né quello in cui mieteranno più vittime:
contrariamente al fatto che la caccia alle streghe venne regolata
tramite i tribunali inquisitori, secondo questi studiosi fu proprio
la presenza dell'Inquisizione cattolica in Italia, generalmente
avversa ai processi sommari di popolo, che avrebbero potuto minare
l'autorità ecclesiale, a impedire un eccesso di questo genere di
persecuzioni nella penisola italiana. Esse saranno ben più numerose
sia in Francia che in Gran Bretagna e in Germania. Secondo altri
studiosi, come Giovanni Romeo, la caccia alle streghe in Italia si
spense per la crisi che i tribunali del Sant'Uffizio, attore
propulsivo e necessario per la caccia alle streghe e le relative
condanne, ebbero tra il Seicento e il Settecento e non per decisioni
degli inquisitori generali.
Queste osservazioni, tuttavia sono
puramente legate alla possibilità di compiere ricerche statistiche,
in quanto nei paesi sopra citati esistono ancora archivi intatti
della caccia alle streghe, mentre in Italia questi archivi sono stati
distrutti nel corso dei secoli.
Gli atti dei processi per stregoneria
in Val Camonica, già custoditi negli archivi delle parrocchie,
sarebbero finiti a fine Ottocento nella raccolta privata di don Luigi
Brescianelli di Capo di Ponte, ma un ordine tassativo del vescovo di
Brescia Giacinto Gaggia ne avrebbe imposto la distruzione al fine di
"non fomentare una campagna anticlericale".
Il dissenso di laici e religiosi
Poco dopo il 1520, quando ancora
venivano stampati e diffusi numerosi trattati contro la stregoneria,
il giureconsulto Andrea Alciato, pur condannando le pratiche magiche
compiute intenzionalmente, espresse i suoi forti dubbi intorno alla
realtà del sabba e alla veridicità delle confessioni strappate a
"povere donne ignoranti".
La procedura per l'accusa e il giudizio
delle streghe era puntigliosamente codificata nei vari trattati di
demonologia, molti dei quali ebbero un tale successo negli ambienti
giuridici da essere ampiamente diffusi in tutta Europa anche nelle
versioni tascabili. In quei libri si raggiungeva il limite del
maniacale nella descrizione dei supposti marchi demoniaci presenti
sul corpo delle streghe, ma fin dal Cinquecento medici e
medici-filosofi come Agrippa di Nettesheim e Johann Wier, con un
approccio molto più scientifico, condannarono le forti deviazioni
presenti nei metodi di accusa.
Nel 1631 il gesuita tedesco Friedrich
Spee diede alle stampe, in forma anonima, il trattato Cautio
criminalis. De processibus contra sagas. Dalla sua lunga
esperienza di confessore dei condannati a morte per stregoneria lo
Spee aveva compreso a fondo i meccanismi di un sistema giudiziario il
quale, sorretto dalla procedura inquisitoria e dalla tortura, non
faceva che mandare al rogo centinaia di persone innocenti; tutto
questo fu da lui duramente denunciato nel libro, i cui contenuti
anonimi vennero ben presto ricondotti alla sua penna procurandogli
non pochi problemi all'interno dell'ordine.
Studio delle cause
La caccia alle streghe è stata un
insieme di eventi molto complesso alla cui origine l'odierna
storiografia pone una serie di cause direttamente o indirettamente
collegate tra loro, arrivando così a superare definitivamente
qualsiasi tipo di spiegazione monocausale del fenomeno.
A differenza di quanto si crede
comunemente, durante il Medioevo le persecuzioni sono rivolte
soprattutto contro gli eretici (Catari, Valdesi, o Albigesi), contro
"fedi altre" (gli Ebrei e i Musulmani) accusate in qualche
caso di concubinaggio con il diavolo e contro i lebbrosi. È solo a
partire dall'età moderna — dopo la scoperta delle Americhe, nel
momento in cui nasce l'Umanesimo e in cui appare la stampa — che
incomincia la caccia alle streghe, persecuzione definita da alcuni
sessista (probabilmente l'unica del genere nella storia) e che altri
hanno voluto chiamare genocidio od olocausto.
Lo stato di incertezza e la paura
suscitate in varie circostanze da questa globalizzazione epocale non
possono però essere le uniche ragioni che condussero alla
demonizzazione del sesso femminile e alla sua trasformazione in capro
espiatorio, specialmente se si tiene conto che i pregiudizi nei
confronti delle donne risalgono fino all'epoca antica. Inoltre, come
è stato già accennato, le persecuzioni contro le streghe
coinvolsero in diverse occasioni anche individui di sesso maschile.
Indubbiamente la misoginia rimane un presupposto importante nella
costruzione del mito moderno della strega, quello cioè che la
rappresenta come eretica e apostata, frequentatrice del sabba e
operatrice di sortilegi a danno delle persone, delle colture e degli
animali, come risulta evidente da ampie parti del Malleus
Maleficarum.
C'è poi da considerare che le donne,
fino alla fine del Medioevo, godevano nell'esercizio di certe
professioni di una libertà ben più grande di quanto spesso sia
stato fatto notare. In alcuni paesi europei erano relativamente
numerose le donne dedite al commercio e all'artigianato, attività
condotte talvolta in completa o pressoché completa autonomia (come
lo studio dei testamenti ha dimostrato). A Basilea esisteva una
corporazione all'interno della quale uomini e donne avevano i
medesimi diritti. Con l'avvento dell'era moderna e delle sue grandi
trasformazioni politiche, religiose, economiche e sociali, la
partecipazione femminile alle attività produttive e mercantili
svolte al di fuori delle mura domestiche si ridusse però fin quasi a
scomparire del tutto.
È stato ipotizzato che le numerose
cacce alle streghe dell'era moderna potessero essere fomentate da un
interesse economico, dato che la condanna comportava anche la
confisca dei beni della vittima, i quali venivano divisi a metà fra
la Chiesa e il potere temporale. Essendo comunque i perseguitati,
nella maggior parte dei casi, degli emarginati nullatenenti, questo
non sembrerebbe costituire un aspetto tra i più rilevanti del
fenomeno, quantunque, come si è visto, non siano mancati episodi di
persecuzione rivolti contro persone facoltose.
Più importante risulta essere la
specificità del periodo storico. Sul piano politico, infatti, si
assiste a livello europeo a una progressiva concentrazione dei
poteri, che culmineranno con l'affermazione dei grandi stati
nazionali e con regimi come l'assolutismo in Francia. Proprio in
Francia, tuttavia, l'accentramento del potere esecutivo comporterà
una notevole riduzione dell'autonomia dei tribunali locali e con essa
una maggiore razionalizzazione nella procedura giudiziaria contro le
presunte streghe.
Ora, a una centralizzazione dei poteri
politici consegue generalmente un certo livellamento nei
comportamenti pubblici e privati degli individui di una comunità.
L'eventuale riavvicinarsi alla superstizione, il ricorrere ai rituali
magici o in ogni caso a ciò che non è riconosciuto dall'autorità
suprema che sta operando questa centralizzazione, non può che
spingere i monarchi a reprimere con crescente violenza queste
pratiche non ufficiali ed eterodosse.
Come detto, per collocare il fenomeno
nel suo contesto storico, coincidente con il periodo delle guerre di
religione, occorre ricordare come, tra la fine del Quattrocento e
l'inizio del Settecento, l'Europa fu scossa nella sua unità
religiosa, al punto da collassare praticamente in una terribile
caccia al colpevole, che non poteva altri che essere, di volta in
volta, il cattolico, il luterano, il calvinista, e così via. A
seguito della Riforma protestante, inoltre, il fenomeno del
frazionamento religioso si moltiplicò, perché, contrariamente ai
desideri degli stessi Riformatori, numerose altre sette si diramarono
dal tronco, andando a formare le miriadi di sette non conformiste.
Il fenomeno coinvolse tutti: dai
contadini alle istituzioni, dai governanti alle persone del popolo.
Non è dunque improbabile trovare proprio qui l'origine del fenomeno
della caccia alle streghe. Soprattutto nelle società agricole (e
l'Europa all'epoca lo era in massima parte) le donne svolgevano
infatti un particolare ruolo, che si può definire "conservativo".
Allo stesso tempo, come testimonia anche l'esperienza contemporanea,
la devozione femminile assume spesso alcune forme di completo
abbandono e coinvolgimento.
Già nel Medioevo, ad esempio, fonti
testimoniano come proprio le donne siano state le più attaccate alle
antiche forme di culto pagane nelle campagne, e, allo stesso tempo,
come fin dal primo cristianesimo, femminili furono le prime forme di
vita cristiana associata che vennero alla ribalta. In un mondo in cui
era diffusa la convinzione che il diavolo fosse in agguato in ogni
momento a causa della mancanza dell'unità spirituale, e, anzi,
sempre più persone si allontanavano dall'ortodossia religiosa, era
facile indirizzare i sospetti su un gruppo di donne che si riunivano
per compiere riti non riconosciuti.
A ciò inoltre va aggiunto che questo è
il periodo in cui la società per la prima volta, a partire dal
Medioevo, comincia a riorganizzarsi e occuparsi di ogni abitante e
della sua salvezza spirituale. Se gli uomini venivano arruolati nelle
guerre, le donne restavano nelle campagne o svolgevano i loro riti
nelle città. Quelle che sfuggivano al controllo potevano essere
quelle che furono accusate di stregoneria.
Le modalità con cui si formavano i
sospetti e le accuse di stregoneria variavano, certamente, in
funzione del periodo storico; ma anche la peculiare situazione
sociale riscontrabile in un dato ambito geografico determinava i modi
e i tempi di una specifica caccia alle streghe. Per fare un esempio,
in Inghilterra — e in particolare nella regione dell'Essex —
furono soprattutto i difficili rapporti di parentela e di vicinato
all'interno dei villaggi a scatenare le persecuzioni contro le
streghe, considerate qui quasi esclusivamente come responsabili delle
avversità quotidiane e delle disgrazie e solo marginalmente come
eretiche e adoratrici del Diavolo.
È stata avanzata l'ipotesi che la
stregoneria sia l'interpretazione fantastica dell'intossicazione da
Ergot.
Uso metaforico del termine: il Maccartismo
Il termine viene usato in senso
metaforico per indicare la ricerca di un nemico percepito, con le
implicazioni di isteria, pregiudizio e ingiustizia che si
accompagnano alle moderne "cacce alle streghe". Con questa
espressione sono note, in particolare, le attività anticomuniste del
senatore statunitense Joseph McCarthy e in generale l'intenso
anticomunismo negli Stati Uniti dei primi anni cinquanta (vedi anche
paura rossa).
Il termine ha origine con l'opera
teatrale Il crogiuolo di Arthur Miller, il quale in apparenza
narrava del processo alle streghe di Salem, ma intendeva criticare le
audizioni di McCarthy, così come l'atmosfera generale di paranoia e
persecuzione che le accompagnava. Il Maccartismo fu
caratterizzato dalla persecuzione di comunisti e anche di non
comunisti, rappresentando un periodo di accuse selvagge e di mancato
rispetto delle libertà civili.
Il Maccartismo fu anche parodiato in tv
attraverso il personaggio di Mister Magoo, l'anziano quasi cieco dei
cartoon americani anni sessanta, metafora della società
americana accecata dalla paura del comunismo. Un caso italiano di
"caccia alle streghe" fu lo scandalo detto dei Balletti
verdi, che colpì ingiustificatamente oltre duecento persone
omosessuali dal 1960 al gennaio 1964.
L'uso dell'espressione "caccia alle streghe" è comunque
comune e riferentesi a qualsiasi situazione in cui si accusa qualcuno
di correr dietro a dicerie infondate o di voler perseguitare
portatori di libere opinioni.
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