venerdì 1 ottobre 2021

Se qualcuno diventasse immortale, cosa gli succederebbe psicologicamente parlando nel corso di 700 anni?

C'è un Sub-plot in Doctor Who che coinvolge un personaggio di nome Ashildr interpretato da Maisie Williams, che a causa di circostanze terribili è costretta a vivere per l'eternità.




L'incidente in questione avvenne nel IX secolo. Per 800 anni Ashildr, visse attraverso così tante persone, amato, perso così tanto e attraversato talmente tanti alias che alla fine non riusciva neanche a ricordare il proprio nome.

Vita infinita. Neuroni finiti.

Ashildr doveva tenere con sé un diario per ricordarsi le cose, che anche dopo poco altrimenti sarebbero svanite nel nulla. I suoi tre figli morirono per l'epidemia del XIII secolo. Non ricordava niente più di ciò che era scritto sul suo diario nei loro confronti. Rimuoveva regolarmente le pagine futili, ma tenne quelle riguardanti i suoi figli fino alla fine.

Non per ricordare i suoi figli.

Per ricordare quanto fosse doloroso averli persi e quindi per non averne più.

Divenne una sociopatica, un mercenario ed un'assassina. Centinaia, migliaia, milioni e miliardi di anni senza l'invecchiamento del suo corpo le permisero di dominare il suo mestiere. Guardò molta gente morire e ciò la rese immune al dolore, al rimorso ed all'empatia.

Affidarsi ad un personaggio immaginario per rispondere a questa domanda non accredita affatto la risposta, ma solleva una domanda importante;

L'immortale si ricorderebbe chi è dopo 700 anni?


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