La sfera di cristallo, talvolta
chiamata anche palla di cristallo, è uno strumento che alcuni
chiaroveggenti, indovini e medium adoperano in quanto lo ritengono in
grado di aiutarli ad esercitare le proprie pratiche.
Si tratta di un oggetto sferico di
materiale cristallino più o meno trasparente (cristalli artificiali
o spesso cristalli di rocca, ovvero quarzi ialini) e può
essere pieno o, molto più raramente, cavo. Può essere anche di
vetro, e in questi casi si preferisce chiamarlo palla di vetro
o sfera di vetro.
A seconda delle dimensioni e della
consistenza dell'oggetto, anziché "palla" o "sfera"
si può trovare scritto anche "globo", "boccia",
"bolla" e così via.
La pratica che utilizza questo
strumento a scopo divinatorio è la cristallomanzia; negli studi
parapsicologici si preferisce parlare di cristalloscopia o usare il
termine inglese scrying.
Nel linguaggio comune si usano frasi
che richiamano l'oggetto in senso ironico o comico. Esempi sono:
"aspetta che prendo la sfera di cristallo" oppure "non
ho la sfera di cristallo", si usano per indicare l'impossibilità
oggettiva di prevedere un evento o il futuro da parte di una persona,
essi costituiscono risposte che insinuano che la domanda posta è
palesemente al di là della conoscenza di chi dovrebbe rispondere.
L'uso di oggetti di materiale
trasparente a scopi magici o divinatori è praticato fin
dall'antichità ed è comune a diverse civiltà; tuttavia sembra che
l'uso di oggetti trasparenti di forma sferica risalga solo all'alto
Medio Evo, se non più tardi.
Nella tomba del re dei Franchi
Childerico I, vissuto nel V secolo, fu ritrovato un globo di berillo
trasparente del diametro di 3,8 cm; da questo ritrovamento
nacque la leggenda che il re lo utilizzasse per predire il futuro.
L'oggetto è simile ad altri globi che furono in seguito trovati in
tombe del periodo merovingio (in Francia) e sassone (in Inghilterra),
alcuni dei quali completi di una montatura che fa pensare a un
oggetto ornamentale. Tuttavia è stato fatto notare che tali
montature sono identiche a quelle di altri globi usati per la magia o
la divinazione; quindi è possibile, anche se non è certo, che
questi globi di cristallo fossero usati per la cristallomanzia.
La prima notizia storicamente
documentata riguarda dunque il matematico e occultista britannico
John Dee, il quale sostenne di aver ricevuto una sfera di cristallo
da un angelo il 21 novembre del 1582 e di averla usata in seguito più
volte per mettersi in collegamento con gli angeli, assistito dal
medium Edward Kelley. La pietra di berillo che probabilmente fu usata
da Dee ha un diametro di 6 cm ed è oggi conservata al British
Museum insieme con i supporti, finemente lavorati, sui quali la
appoggiava durante le sue pratiche.
Altre due sfere di cristallo
contemporanee di Dee sono conservate una nel Museo di Storia della
Scienza di Oxford e l'altra nel Museo della Scienza di Londra;
entrambe furono usate, dai rispettivi proprietari, anche come
strumento diagnostico in ambito medico. Insieme alla seconda sfera è
conservato anche il manoscritto con le istruzioni per l'uso.
Al berillo furono in seguito preferiti
il quarzo ialino e il vetro in quanto materiali perfettamente
trasparenti.
Gli antropologi Andrew Lang e Ada
Goodrich-Freer nel XIX secolo condussero numerosi esperimenti sulla
cristalloscopia utilizzando palle di vetro, oltre a studiare
approfonditamente la storia mondiale delle tecniche di
cristalloscopia. Fu la Goodrich-Freer a scoprire che i globi di
cristallo più antichi, compresa la pietra di Dee, erano in berillo e
non in quarzo come erroneamente si era ritenuto fino a quel momento.
La sfera di cristallo è usata in
diversi modi da diversi praticanti e per diverse finalità.
La finalità più comune è quella di
ricavarne visioni o immagini di vario tipo le quali, secondo ciò che
i praticanti riferiscono, possono formarsi sia all'interno della
sfera, sia sulla superficie della stessa, sia altrove. Le visioni
possono riguardare avvenimenti passati o luoghi lontani, oppure
possono essere predizioni o presagi sul futuro, oppure possono essere
immagini di tipo simbolico che dovranno essere interpretate secondo
le abilità e le conoscenze del praticante o dell'eventuale
destinatario del messaggio simbolico.
Altri praticanti usano la sfera di
cristallo per mettersi in collegamento con persone defunte o con
entità soprannaturali, in quanto credono che le caratteristiche
dell'oggetto possano facilitare la comunicazione; il praticante può
percepire l'immagine del defunto o dell'entità come pure non
percepire alcuna immagine durante il collegamento.
In ambito magico o religioso la sfera
deve essere consacrata tramite rituali più o meno complessi prima di
poter produrre il suo effetto.
Il collegamento tra il praticante e la
sfera di cristallo può avvenire tramite la vista, ossia il
praticante guarda l'oggetto, tramite il tatto, ossia il praticante
tocca l'oggetto spesso restando in contatto con esso, o tramite
entrambi i sensi. Quando la usa per ottenere una visione, il
praticante generalmente la fissa intensamente finché le immagini non
cominciano a formarsi e non distoglie lo sguardo finché le immagini
non spariscono.
Per favorire la formazione delle
immagini, alcuni praticanti la avvicinano a una parete scura oppure
la avvolgono in un panno nero, altri prediligono le ore della luce
del giorno e in particolare l'alba, ma esistono anche altre tecniche.
Alcuni praticanti cadono in stato di
trance durante l'uso della sfera mentre altri praticanti restano
coscienti.
Al di fuori dell'ambito religioso, in
cui il praticante crede che le immagini abbiano un'origine
soprannaturale, sono state avanzate diverse ipotesi sull'origine
delle visioni nella sfera di cristallo.
Il primo, nel XVI secolo, fu il medico
e alchimista Paracelso, il quale riteneva, secondo le conoscenze
dell'epoca, che la struttura della sfera di cristallo potesse
interagire con ciò che egli chiamava il magnes microcosmi
ossia il magnetismo umano e provocare le visioni.
Nel XIX secolo l'antropologa Ada
Goodrich-Freer ipotizzò che le immagini che i praticanti raccontano
di vedere fossero allucinazioni le cui origini possono essere:
- memorie provenienti dal subconscio;
- oggettivazioni di idee o immagini, a livello conscio o inconscio;
- immagini che la studiosa non esclude che possano essere chiaroveggenze o percezioni extrasensoriali.
La Goodrich-Freer conclude dicendo che
le immagini di quest'ultimo tipo sono di scarsa rilevanza.Al giorno
d'oggi, la possibilità che il praticante possa ricevere immagini
dell'ultimo tipo è ancora controversa; gli studiosi concordano
sull'origine soggettiva della maggior parte, se non di tutte, le
visioni, le quali potrebbero essere indotte da uno stato di leggera
trance.
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