Sure apotropaiche (in
arabo: السورﺗﺎﻥ
المعوذﺗﺎﻥ, al-sūratānī
al-muʿawwadhitānī, "le due che preservano"), è il
nome che si suole dare alle due ultime sure del Corano: la 113 ("Sura
dell'Alba", in arabo: ﺳﻮﺭة
ﺍﻟﻔﻟﻖ, sūrat al-falaq) e la 114 ("Sura
degli Uomini", in arabo: ﺳﻮﺭة
ﺍﻟﻨﺎﺱ, sūrat al-nās).
Il loro nome deriva dalla radice araba <ʿ-w-dh>, che significa "cercare la protezione di qn., cercare rifugio". Esse infatti si presentano come frasi di scongiuro suggerite da Dio agli uomini per esorcizzare malefici. Per questo, esse sono reputate capaci di costituire una valida difesa contro il malocchio e contro ogni genere di maleficio, per cui vengono spesso scritte o impiegate come amuleti, la prima contro i mali fisici, la seconda contro i mali spirituali.
Il loro nome deriva dalla radice araba <ʿ-w-dh>, che significa "cercare la protezione di qn., cercare rifugio". Esse infatti si presentano come frasi di scongiuro suggerite da Dio agli uomini per esorcizzare malefici. Per questo, esse sono reputate capaci di costituire una valida difesa contro il malocchio e contro ogni genere di maleficio, per cui vengono spesso scritte o impiegate come amuleti, la prima contro i mali fisici, la seconda contro i mali spirituali.
La sura dell'Alba consta di 5 versetti,
quella degli Uomini di 6, e la tradizione vuole che esse siano state
dettate da Dio a Maometto in un momento in cui questi era sotto il
malefico influsso di un sortilegio effettuato da Labid (un poeta,
all'epoca ancora non convertito all'islam) mediante una corda in cui
sarebbero stati fatti 11 nodi. Alla recitazione di ogni versetto si
scioglieva uno dei nodi, e alla fine il Profeta si trovò
completamente libero da ogni influsso negativo. La pratica di magia
simpatica che attua un maleficio per mezzo di nodi viene
esplicitamente evocata dal 4° versetto della sura dell'Alba, che
parla di "quelle che soffiano sui nodi".
Secondo la tradizione, le due sure
sarebbero entrambe meccane, e per la precisione la ventesima e la
ventunesima nell'ordine della rivelazione; sono state relegate in
fondo al Corano quando venne messo per iscritto, perché si seguì il
principio di porre al principio le più lunghe e alla fine le più
brevi (un ordine peraltro non del tutto rigido: infatti queste sure
non sono le più brevi in assoluto: la 103, la 108 e la 110 sono di
soli 3 versetti, mentre la 106 e la 110 sono di 4).
Testo
Il testo delle due sure nella versione
di Alessandro Bausani, è la seguente:
La sura dell'Alba
Nel nome di Dio, clemente misericordioso!- Di': "Io mi rifugio presso il Signore dell'Alba
- dai mali del creato,
- e dal male di una notte buia quando s'addensa,
- e dal male delle soffianti sui nodi,
- e dal male dell'invidioso che invidia".
La sura degli Uomini
Nel nome di Dio, clemente misericordioso!- Di': "Io mi rifugio nel Signore degli uomini,
- Re degli uomini,
- Dio degli uomini,
- contro il male del sussurratore furtivo,
- che soffia il male nei cuori degli uomini,
- che [venga] dai dèmoni o dagli uomini".
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