Secondo la tradizione, il sabba
(o Akelarre in basco) sarebbe un convegno di streghe in
presenza del Demonio durante il quale verrebbero compiute pratiche
magiche, orge diaboliche e riti blasfemi.
Il nome è un'alterazione del termine
ebraico Shabbat e denota i pregiudizi diffusi in Europa fin dall'Alto
Medioevo nei confronti della religione mosaica, la quale veniva
sovente accusata di consumare riti occulti e violenti. Il sabba era
chiamato anche "sinagoga" e "vauderie".
Il termine "sabba" compare,
forse per la prima volta, nelle carte di un processo svoltosi in
Francia nel 1446.
Le fonti archivistiche e bibliografiche
sulle quali gli storici studiano il sabba sono date in larga parte
dai verbali dei processi per stregoneria e dai trattati demonologici,
oltre che dai documenti religiosi di carattere dottrinale e
disciplinare (come le bolle papali e le istruzioni sul modello del
Canon Episcopi). Fra i trattati sono di particolare interesse
il Malleus Maleficarum (1486 o 1487) di Jacob Sprenger e
Heinrich Institor Kramer, la Démonomanie des Sorciers (1580)
di Jean Bodin, la Daemonolatreia (1595) di Nicolas Rémy, il
Tableau de l'inconstance des mauvais anges et démons (1612)
di Pierre de Lancre e il Compendium maleficarum (1608 e 1626)
di Francesco Maria Guaccio.
Il sabba si svolgerebbe principalmente
nel giorno di sabato e, più precisamente, durante la notte tra
sabato e domenica; ma le opinioni al riguardo non sono sempre
concordi, come avviene del resto per tutti gli altri aspetti di
questa credenza. Jean Bodin scrisse di un sabba tenutosi nella notte
di un lunedì, mentre altre fonti collocano questi raduni nella notte
del venerdì; non mancano poi testimonianze di sabba diurni. Anche le
notizie sulla loro frequenza variano sensibilmente, tanto che oggi si
può distinguere tra sabba "ordinari" (settimanali) e sabba
"ecumenici" (trimestrali o quadrimestrali). Quanto al
numero dei partecipanti, si va dalle radunanze di poche decine di
persone ai sabba dove prendono parte migliaia di streghe.
Le streghe giungono al luogo
prestabilito volando a cavallo di un animale, sopra un bastone, una
panca, una pentola o una scopa; talvolta, come scrisse Martin Delrio,
addirittura per mezzo di una forca. Prima del volo, le streghe sono
solite ungersi con del grasso di bambino o con altri unguenti magici
che consentono loro di librarsi in aria e di trasformarsi,
all'occasione, in creature mostruose o animali. Il Delrio sosteneva
che l'unguento non ha nessun potere e serve solo a proteggere le
streghe dal tocco del Demonio, l'unico a possedere la forza
soprannaturale per "trasportarle" al sabba. Il teologo
fiammingo riteneva inoltre che esistessero quattro maniere diverse
per recarsi alla tregenda, ossia la pura e semplice immaginazione, il
viaggio a piedi, il volo demoniaco e un quarto modo sconosciuto alle
stesse streghe.
Giunte sul luogo della riunione, le
streghe trovano il Demonio ad attenderle, che loro salutano con
l'osculum infame e a volte anche con un bacio sul piede
sinistro o sui genitali, offrendogli candele nere e ombelichi di
bambini. Il sabba si tiene di solito a un crocicchio, in un cimitero,
sotto una forca, ma più frequentemente in posti assai remoti come la
vetta di una montagna (il Tonale, il Blocksberg) o una radura (il
Noce di Benevento); qualche volta le streghe si sono date raduno
anche in un precipizio. Il Diavolo è presente seduto su un trono di
ebano ed ha quasi sempre fattezze mostruose, metà uomo metà capro,
provvisto di corna, talora anche di artigli come quelli degli
uccelli.
Prima di iniziare la festa, Satana
accoglie le nuove adepte e fa loro praticare l'apostasia. Il rito
comporta il rinnegamento della religione cristiana e il compimento di
atti nefandi quali la parodia della messa, le bestemmie o il
calpestamento di croci, ostie o altri oggetti sacri. Per dileggiare
l'eucaristia alle streghe vengono dati dei pezzi di cuoio e bevande
nauseabonde che vorrebbero imitare la comunione sotto le due specie.
La cerimonia dell'apostasia prevede in qualche caso un giuramento di
fedeltà al Demonio compiuto ponendo la mano su un misterioso libro
pieno di "occulte scritture". Segue poi il rito
dell'adorazione: le streghe si mettono in ginocchio davanti a Satana
tenendo le mani tese dietro la schiena con le palme rivolte verso il
basso. Un altro rito del sabba consta nell'apposizione di un marchio
da parte di Satana in persona sul corpo dei suoi adepti, una sorta di
nuovo battesimo nella fede diabolica. Durante i processi per
stregoneria tale marchio veniva pazientemente cercato dagli
inquisitori e, in genere, veniva da loro individuato in una parte
insensibile alle punture effettuate con degli spilloni sul corpo
degli accusati.
In seguito il Demonio dà il via
all'orgia e i convitati si accoppiano tra di loro, senza distinzione
di sesso e di parentela. Sempre secondo le fonti principali, nel
corso di questi rapporti non si prova alcun piacere sessuale, il
coito satanico sarebbe particolarmente cruento e devastante e il seme
del Demonio freddo come il ghiaccio. Esistono tuttavia alcune
descrizioni dell'orgia diabolica che contrastano nettamente con
questa prima versione, e probabilmente la più significativa è
quella riportata dall'inquisitore francese Pierre de Lancre nel
trattato Tableau de l'inconstance des mauvais anges et démons
(1612). De Lancre fu cacciatore di streghe nel Labourd, sui Pirenei
francesi, e nel suo libro parlò di due giovani streghe — Jeanne
Dibasson e Marie de la Ralde — che descrissero il sabba come luogo
di straordinari piaceri carnali.
Dopo l'orgia comincia il banchetto, caratterizzato dalla presenza
di carne di bambini non battezzati, di carne d'impiccati oppure di
vivande succulente, che però non sempre hanno sapore; i cibi
ingeriti, tra l'altro, vengono magicamente rigenerati alla
conclusione del pasto. Al banchetto fanno seguito la danza ed il
canto accompagnati da una musica stridente e dal ritmo ossessivo. Il
ballo procede descrivendo un cerchio e i partecipanti danzano schiena
contro schiena, così da non potersi guardare in viso. Al termine del
sabba (che avviene alla mezzanotte, o in ogni caso al canto del
gallo) il Diavolo distribuisce pozioni e polveri magiche e conferisce
poteri soprannaturali ai partecipanti, in modo da consentire loro di
compiere malefici quando torneranno alle loro dimore. Jean Bodin
descrisse una versione insolita della conclusione del sabba secondo
la quale, dopo un ultimo bacio blasfemo dato al Demonio reggendo una
candela accesa, questi prenderebbe fuoco e le sue ceneri verrebbero
raccolte dalle streghe per utilizzarle nei loro malefici.Fino al XIII secolo il sabba era
ritenuto, secondo quanto scritto nel Canon Episcopi,
l'incontro notturno e del tutto illusorio di alcune donne con la dea
Diana; solo successivamente, e gradualmente, Satana si affianca a
colei che presiede le riunioni (ora non più identificata solamente
con Diana ma pure con Erodiade, Holda, Perchta e Madama Oriente) fino
a soppiantarla in via definitiva. Già nel 1233 la decretale Vox
in Rama, promulgata da papa Gregorio IX, parlava di una setta di
eretici che tenevano raduni notturni ai quali presenziavano uomini
sconosciuti e dove venivano adorati gatti e rospi enormi prima che
gli adepti si dessero alla promiscuità sessuale.
Dal 1270 in avanti si diffusero nuove e
importanti opere della teologia scolastica che trattavano dei
rapporti tra demòni ed esseri umani, e all'inizio del XIV secolo i
Cavalieri Templari vennero accusati di riunirsi segretamente per
rinnegare la fede cristiana e adorare idoli o animali viventi.
A partire dal XV secolo il sabba fu
considerato dalla maggior parte dei demonologi e degli inquisitori
come una realtà e non più come un semplice inganno del Maligno.
La realtà del sabba è stata posta in
dubbio in diverse occasioni ed in diverse epoche storiche. Si deve
inoltre osservare che la credenza nella stregoneria, rintracciabile
pressoché in tutte le società umane fin dall'Antichità, non sempre
e non ovunque accolse la credenza nel sabba. Nell'Europa dei secoli
XVI e XVII furono soprattutto le streghe francesi, tedesche e
svizzere a confessare agli inquisitori di aver preso parte alle
tregende, mentre quelle delle isole britanniche vennero perseguite
principalmente a causa delle loro supposte pratiche di magia nera. In
Italia la credenza nel sabba era tipica delle zone alpine, mentre nel
Centro-sud la situazione era simile a quella dell'Inghilterra.
Nella Francia della seconda metà del
Cinquecento, in piena caccia alle streghe, non era da molto che Jean
Bodin aveva tacciato di ateismo ed empietà tutti coloro che
dubitavano della stregoneria, quando Michel de Montaigne, nel 1588,
dichiarò il suo scetticismo in materia:
«Quanto più naturale che
la nostra mente sia portata fuori di sé dalla volubilità del
nostro spirito sviato, che non il fatto che uno di noi sia portato
via a volo su una scopa, su per la canna del camino, in carne ed
ossa, da uno spirito estraneo!
|
Frattanto gli inquisitori, convinti
della realtà del sabba, seguitavano a cacciare, processare e
condannare le streghe. Nicolas Rèmy ammetteva che il Demonio, in
alternativa al trasporto fisico delle streghe alla tregenda, potesse
accontentarsi di recare loro dei sogni nei quali l'impressione di
partecipare al raduno diabolico fosse vivissima, mentre non riteneva
pertinenti alla materia l'estasi, le affezioni mentali e i viaggi
dello spirito fuori del corpo. Pierre de Lancre sosteneva invece che
le streghe potessero cadere in un'estasi di tipo diabolico simile a
quella degli sciamani lapponi.
Nel 1749 Girolamo Tartarotti pubblicò
il trattato Del Congresso notturno delle Lammie, entrando in
modo piuttosto originale nel dibattito in corso ormai da diverso
tempo sulla realtà della stregoneria e del sabba. Il Tartarotti
sosteneva l'esistenza della magia diabolica ma non quella del sabba,
avvalorando sotto questo riguardo il contenuto del Canon Episcopi:
se la "brigata notturna da Diana e da Erodiade guidata" era
una pura fantasia, non altro doveva essere anche il "Congresso
notturno" delle streghe. Quanto a queste ultime, Girolamo
Tartarotti ne evidenziava la provenienza dalle classi più povere,
più incolte e peggio nutrite della società, sottolineando inoltre
il carattere delle donne come espressamente sensibile alle illusioni
e alle fantasticherie.
Lo storico Jules Michelet pubblicò nel
1862 La strega, un libro che avrà una certa fortuna e che
contribuirà indirettamente alla riscoperta neopagana della
stregoneria nel XX secolo. Ad opinione di Michelet i sabba avvennero
realmente, anche se non furono ciò che per secoli venne descritto
nei libri dei demonologi e verbalizzato durante i processi per
stregoneria. Più precisamente: i fatti erano quelli, ma il Diavolo —
inteso come spirito del Male — non c'entrava per niente. Fino al
secolo XI, secondo lo studioso francese, i sabba sarebbero stati le
vestigia del paganesimo tenute in vita dalle classi sociali più
umili, che potevano vivere liberamente soltanto la notte. Tra il XII
e il XIII secolo le danze notturne che simboleggiavano gli antichi
riti precristiani avrebbero preso l'aspetto di uno sfogo contro il
crescente e oppressivo potere della Chiesa e della Monarchia, fino a
sfociare, nel Trecento, in una vera e propria rivolta notturna
rappresentata dalla Messa nera, o Messa a rovescio, conseguenza
inevitabile di due gravi eventi storici: lo Scisma d'occidente e la
debolezza della monarchia francese durante la Guerra dei cento anni.
Nei sabba di Michelet il popolo ritrovava quel senso di fratellanza
che le ansie e le fatiche del giorno facevano dimenticare; coloro che
vi prendevano parte mangiavano, danzavano, maledicevano gli
ecclesiastici e i nobili e ripudiavano Dio rendendo omaggio al
Diavolo, presente alla cerimonia nella forma di una statua di legno
alla quale si consacrava una giovane donna. Nei secoli successivi
teologi e inquisitori avrebbero perseguitato queste feste notturne in
quanto prove evidenti dell'eresia diabolica. Oggi a Michelet — il
quale, va ricordato, non trascurò di consultare le fonti
archivistiche — vengono riconosciute alcune importanti intuizioni,
come quella che spiega l'idea del sabba come un "sogno di
liberazione" e un "desiderio di vendetta" delle classi
subalterne (e perciò anche delle streghe — quelle realmente
esistite, processate e condannate — pericolosamente attratte dalla
credenza nel sabba e dall'illusione di potervi andare per davvero).
Ma lo storico francese, nello scrivere il libro, aggiunse molto di
suo alle informazioni che trasse dai documenti, e con non poca
fantasia.
Nel Novecento, al principio degli anni
venti, l'egittologa e antropologa Margaret Murray espose nel suo
libro Le streghe nell'Europa occidentale una singolare
ipotesi, secondo la quale la stregoneria non sarebbe stata altro che
l'antica religione pagana del continente europeo professata accanto
al Cristianesimo almeno fino al XVII secolo. I sabba, a parere della
Murray, erano perciò i convegni che gli adepti di quella religione
si davano per celebrare i propri riti. La teoria della studiosa fu
però basata sulla sua personale interpretazione di singoli passaggi
dei documenti riguardanti i processi per stregoneria, che avulsi dal
contesto sembravano descrivere un insieme di pratiche religiose
avvenute solo tra uomini e non tra uomini ed esseri soprannaturali.
La tesi di Margaret Murray, non essendo
supportata da un metodo di ricerca storiografica accettabile, è
stata respinta negli ultimi decenni dalla maggior parte degli
studiosi dopo un esame più approfondito delle sue fonti. Lo storico
Carlo Ginzburg ha però sostenuto che quella tesi, pur mancando di
attendibilità, potesse contenere "un noccolo di verità".
Secondo Ginzburg le streghe processate certamente non praticavano i
riti di un'antica religione, e tuttavia nelle loro deposizioni
sarebbe rintracciabile, oltre al nucleo di idee magico-diaboliche
suggerite loro dagli inquisitori, un residuo di conoscenze
mitologiche risalente a epoche lontane entro cui il sabba si
configurerebbe come un rituale sciamanico.
A parere dello storico Gustav
Henningsen lo sciamanesimo non sarebbe invece il carattere peculiare
di quei gruppi umani che in passato furono sospettati di stregoneria
e talvolta processati sulla base di questa credenza. A differenza
degli uomini e donne appartenenti a quei gruppi, lo sciamano si
presenta come una figura ben distinta e soprattutto unica nel suo
ruolo all'interno della comunità in cui vive; inoltre, la sua
entrata nello stato di estasi è del tutto volontaria. Con la sola
eccezione di Pierre de Lancre, non sembrerebbe poi che gli
inquisitori fossero comunemente portati ad associare lo sciamanesimo
alle pratiche stregoniche là dove riscontravano entrambi i fenomeni.
Nella regione del Finnmark, che in Età Moderna conobbe cacce alle
streghe piuttosto intense, i norvegesi vennero accusati in numero
maggiore rispetto ai lapponi, presso i quali lo sciamanesimo era una
realtà evidente.
I riti sabbatici sono stati spesso
descritti attraverso varie forme artistiche, dalla letteratura, alla
pittura (ad esempio attraverso dipinti di Goya), alla musica (basti
pensare al Faust di Goethe musicato da Charles Gounod e
ripreso da Hector Berlioz ne La dannazione di Faust, o al
Mefistofele di Arrigo Boito).
- Lo storico gruppo heavy metal dei Black Sabbath ha preso il nome dal titolo inglese del film horror di Mario Bava I tre volti della paura.
- Una famosa canzone del gruppo heavy metal Iron Maiden, Dance of Death, parla proprio di questo rituale.
- Il video ufficiale della canzone 'Black Magic' del produttore dubstep / drum 'n' bass Kill The Noise pubblicata da OWSLA parla proprio di questi rituali.
0 commenti:
Posta un commento