La bibliomanzia è un metodo di
divinazione per mezzo di libri; si tratta di una forma di sticomanzia
ossia estrazione a sorte di una frase da interpretare come responso
della consultazione.
Tutto ciò che occorre è un libro, di
solito un libro considerato sacro, profetico o ispirato. L'indovino
(che può essere lo stesso consultante) formula una domanda, apre il
volume a caso e legge la prima frase o il primo paragrafo su cui posa
lo sguardo; un metodo alternativo è quello di chiudere gli occhi e
indicare un punto della pagina: la frase così sorteggiata è
considerata una risposta o un commento all'interrogativo posto. I
primi testi ad essere usati in epoca greca furono quelli omerici, a
cui in seguito si aggiunse l'Eneide di Virgilio in epoca romana, che
con l'avvento del Cristianesimo furono sostituite dalla Bibbia, al
quale si affiancò solo tardivamente Shakespeare.
Spesso in occidente, soprattutto in
ambito protestante, si usa questo termine per indicare che per questa
pratica si utilizza la Bibbia. Un altro termine utilizzato è
stoicheomanzia, quando il libro è un'opera di Omero o
Virgilio.
Storia
Le origini di questa pratica risalgono
alla civiltà greca, dove si utilizzavano i testi di Omero, Esiodo ed
Eraclito. I romani accolsero la bibliomanzia tra le proprie pratiche
e aggiunsero anche Virgilio.
Con l'avvento del Cristianesimo si
iniziò ad usare la Bibbia; come molte pratiche divinatorie anche la
bibliomanzia fu condannata dai vescovi nei primi secoli dell'era
cristiana, ma (forse per rispetto al libro sacro per eccellenza) la
condanna non fu mai vigorosa e nel V secolo lo stesso Sant'Agostino
la tollerava.
Nonostante la condanna ribadita dal
Concilio di Orléans del VI secolo, la bibliomanzia con la Bibbia
continuò ad essere praticata e nell'VIII secolo si arrivò a
vietarla esplicitamente ai membri del clero, pena la scomunica.
Esempi
Un episodio che sa di bibliomanzia
viene narrato da Sant'Agostino nelle Confessioni a proposito
della sua conversione: mentre era raccolto in meditazione, gli parve
di udire voci di bimbi che, giocando all'esterno, dicevano tolle,
lege ("prendi e leggi"). A quel punto, avrebbe aperto a
caso un libro della Bibbia che aveva con sé e gli occhi gli
sarebbero caduti sulla frase di San Paolo: "Comportiamoci
onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e
ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie.
Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi
desideri" (Lettera ai Romani 13, 13-14). La lettura
di questa frase sarebbe stata decisiva per la sua decisione di
convertirsi.
Analogamente, nella biografia di San
Francesco scritta da San Bonaventura, si tramanda che quando il suo
primo seguace, Bernardo di Quintavalle volle accostarsi ad una vita
secondo i dettami di Francesco, quest'ultimo, per conoscere la
volontà divina in proposito avrebbe aperto a caso tre volte i
Vangeli (in onore della Trinità), imbattendosi nei tre passi
seguenti:
- Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri
- Non portate niente durante il, viaggio
- Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la
sua croce e mi segua
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