L'aggettivo apotropaico (dal
greco αποτρέπειν, apotrépein = "allontanare")
viene solitamente attribuito a un atto, oggetto o persona atti ad
allontanare gli influssi maligni. Si parla ad esempio di monile
apotropaico, rito o gesto apotropaico. Nel linguaggio comune si usa
il più noto aggettivo "scaramantico".
Utilizzo
Nel mondo letterario ha assunto il
carattere di rito che allontana il male, dunque esorcizzante. Si può
intendere come suo sinonimo anche l'atto dello scongiurare, come ad
esempio i riti apotropaici che venivano riservati ai generali
dell'antica Roma in trionfo.
Per simbolo apotropaico in psichiatria
si intende quel simbolo in grado di allontanare un'idea che il
contesto (ad esempio del sogno) sembrerebbe al contrario suggerire.
Questo tipo di simboli e oggetti si incontrano di sovente nelle fiabe
e nei racconti mitologici, dove assumono spesso la medesima funzione
che assumono all'interno di un sogno o un ricordo soggetto ad
analisi. Il significato psicologico di questo bisogno di prendere le
distanze da qualcosa, in modo conscio o inconscio, si rifà a
meccanismi di fuga dal pericolo supposto o di rimozione di eventi
traumatici.
Si incontrano oggetti apotropaici anche
in ambito filosofico: Nietzsche sosteneva, ad esempio, che il senso
del pudore esiste ovunque vi sia un mistero, e che in questo caso la
"funzione apotropaica" del pudore sia appunto allontanare
l'"oggetto" misterioso.
L'aggettivo apotropaico deriva dal
greco apotrepein, cioè "allontanare", e
generalmente i simboli e gli oggetti di questo tipo condividono la
comunanza nell'allontanamento da qualcosa, intesa spesso come "tenere
a distanza". Apotropaica era anche la funzione del Lamassu,
statua dal corpo di un toro alato e volto umano che veniva posta alle
porte di Babilonia.
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