domenica 22 maggio 2022

Chiave di Salomone

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La Chiave di Salomone o Clavis Salomonis è un testo di magia medievale originariamente attribuito (per errore) al Re Salomone. Non va confuso con la Piccola Chiave di Salomone, un testo successivo.

Manoscritti e storia testuale

Il testo risale al tardo Medioevo oppure al Rinascimento italiano. Molti di questi grimoire attribuiti a Re Salomone vennero scritti in questo periodo, ultimamente influenziati dai libri ("Sefer" in ebraico) molto più antichi (altomedievali) dei qabbalisti ebraici e degli alchimisti arabi, che a loro volta facevano spesso riferimento alla magia greco-romana del tardo mondo antico.
Esistono diverse versioni manoscritte (in seguito stampate clandestinamente) della Chiave di Salomone (in latino: Clavis Salomonica), con diverse traduzioni, alcune con differenze minori e altre con grosse diversità e significative differenze nell'impostazione. L'archetipo dal quale sono stati tratti era probabilmente un testo latino o italiano del XIV o del XV secolo. La maggior parte dei manoscritti esistenti datano al tardo XVI, XVII oppure XVIII secolo, ma esiste un manoscritto in greco, risalente al XV secolo (Harleian MS. 5596), strettamente associato a questo testo. Il manoscritto in greco viene menzionato come Il Trattato Magico di Salomone, e venne pubblicato da Armand Delatte nella Anecdota Atheniensia (Liége, 1927, pp. 397–445.) I suoi contenuti sono molto simili a quelli delle Clavicula, ed infatti potrebbe trattarsi del prototipo sul quale si basano i testi in italiano oppure in latino.
Un manoscritto in lingua italiana si trova nella Biblioteca Bodleiana con collocazione Michael MS 276. Un testo più antico in latino sopravvisse nella forma stampata, datata al 1600 circa (Università del Wisconsin-Madison, Memorial Library, Special Collections). Esiste un certo numero di manoscritti in latino più tardo (del XVII secolo). Uno dei più antichi manoscritti esistenti (a parte il già citato Harleian 5596) è un testo tradotto in inglese dal titolo: The Clavicle of Solomon, revealed by Ptolomy the Grecian, datato al 1572. Esiste inoltre un numero di manoscritti in francese, tutti databili al XVIII secolo, con l'eccezione di uno datato al 1641 (P1641, ed. Dumas, 1980).
Una traduzione ebraica del testo sopravvive in due versioni. La prima è custodita presso la British Library: è un manoscritto su pergamena, suddiviso fra i numeri di inventario BL Oriental MSS 6360 e 14759. Il manoscritto è stato datato al XVI secolo dal suo primo editore, Greenup (1912), ma al presente si ritiene che sia alquanto più recente, datandolo al XVII o al XVIII secolo. La scoperta di una seconda versione del testo ebraico nella biblioteca di Samuel H. Gollancz fu resa nota da suo figlio Hermann Gollancz nel 1903; questi pubblicò un'edizione fac-simile del testo nel 1914. Il manoscritto di Gollancz fu copiato a Amsterdam, in scrittura corsiva sefarditica ed è meno leggibile del testo della British Library. Il testo ebraico non è considerato l'originale. Si tratta piuttosto di un adattamento tardo giudaico di un testo latino o italiano. Il manoscritto della British Library è probabilmente l'archetipo della traduzione ebraica e il manoscritto di Gollancz una sua copia.
Un'edizione dei manoscritti latini della British Library fu pubblicata da S. L. MacGregor Mathers nel 1889. L. W. de Laurence pubblicò nel 1914 The Greater Key of Solomon, direttamente basato sull'edizione di Mathers, alla quale egli apportò modifiche nel tentativo di fare pubblicità alla sua attività di vendita per corrispondenza (ad esempio inserendo istruzioni del tipo "dopo aver bruciato mezzo cucchiaino da tè di Incenso del Tempio" assieme alle informazioni per ordinare l'incenso).

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