La Chiave di Salomone o
Clavis Salomonis è un testo di magia medievale
originariamente attribuito (per errore) al Re Salomone. Non va
confuso con la Piccola Chiave di Salomone, un testo
successivo.
Manoscritti e storia testuale
Il testo risale al tardo Medioevo
oppure al Rinascimento italiano. Molti di questi grimoire attribuiti
a Re Salomone vennero scritti in questo periodo, ultimamente
influenziati dai libri ("Sefer" in ebraico) molto più
antichi (altomedievali) dei qabbalisti ebraici e degli alchimisti
arabi, che a loro volta facevano spesso riferimento alla magia
greco-romana del tardo mondo antico.
Esistono diverse versioni manoscritte
(in seguito stampate clandestinamente) della Chiave di Salomone
(in latino: Clavis Salomonica),
con diverse traduzioni, alcune con differenze minori e altre con
grosse diversità e significative differenze nell'impostazione.
L'archetipo dal quale sono stati tratti era probabilmente un testo
latino o italiano del XIV o del XV secolo. La maggior parte dei
manoscritti esistenti datano al tardo XVI, XVII oppure XVIII secolo,
ma esiste un manoscritto in greco, risalente al XV secolo (Harleian
MS. 5596), strettamente associato a questo testo. Il manoscritto in
greco viene menzionato come Il Trattato Magico di Salomone, e
venne pubblicato da Armand Delatte nella Anecdota Atheniensia
(Liége, 1927, pp. 397–445.) I suoi contenuti sono molto
simili a quelli delle Clavicula, ed infatti potrebbe trattarsi
del prototipo sul quale si basano i testi in italiano oppure in
latino.
Un manoscritto in lingua italiana si
trova nella Biblioteca Bodleiana con collocazione Michael MS 276. Un
testo più antico in latino sopravvisse nella forma stampata, datata
al 1600 circa (Università del Wisconsin-Madison, Memorial Library,
Special Collections). Esiste un certo numero di manoscritti in latino
più tardo (del XVII secolo). Uno dei più antichi manoscritti
esistenti (a parte il già citato Harleian 5596) è un testo
tradotto in inglese dal titolo: The Clavicle of Solomon, revealed
by Ptolomy the Grecian, datato al 1572. Esiste inoltre un numero
di manoscritti in francese, tutti databili al XVIII secolo, con
l'eccezione di uno datato al 1641 (P1641, ed. Dumas, 1980).
Una traduzione ebraica del testo
sopravvive in due versioni. La prima è custodita presso la British
Library: è un manoscritto su pergamena, suddiviso fra i numeri di
inventario BL Oriental MSS 6360 e 14759. Il manoscritto è stato
datato al XVI secolo dal suo primo editore, Greenup (1912), ma al
presente si ritiene che sia alquanto più recente, datandolo al XVII
o al XVIII secolo. La scoperta di una seconda versione del testo
ebraico nella biblioteca di Samuel H. Gollancz fu resa nota da suo
figlio Hermann Gollancz nel 1903; questi pubblicò un'edizione
fac-simile del testo nel 1914. Il manoscritto di Gollancz fu copiato
a Amsterdam, in scrittura corsiva sefarditica ed è meno leggibile
del testo della British Library. Il testo ebraico non è considerato
l'originale. Si tratta piuttosto di un adattamento tardo giudaico di
un testo latino o italiano. Il manoscritto della British Library è
probabilmente l'archetipo della traduzione ebraica e il manoscritto
di Gollancz una sua copia.
Un'edizione dei manoscritti latini
della British Library fu pubblicata da S. L. MacGregor Mathers nel
1889. L. W. de Laurence pubblicò nel 1914 The Greater Key of
Solomon, direttamente basato sull'edizione di Mathers, alla quale
egli apportò modifiche nel tentativo di fare pubblicità alla sua
attività di vendita per corrispondenza (ad esempio inserendo
istruzioni del tipo "dopo aver bruciato mezzo cucchiaino da tè
di Incenso del Tempio" assieme alle informazioni per ordinare
l'incenso).
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