domenica 31 ottobre 2021

Uomo di medicina

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"Uomo di medicina" o "donna di medicina" sono termini inglesi usati per descrivere guaritori tradizionali e leader spirituali dei nativi nordamericani e di altri popoli indigeni o aborigeni. Gli antropologi e gli storici delle religioni tendono a preferire il termine "sciamano", un termine specifico per indicare un mediatore spirituale dei popoli tungusi della Siberia.

L'"uomo" e la "donna di medicina" nel Nord America

Ruolo nella società nativa

La funzione principale di questi "anziani di medicina" (che non sono necessariamente sempre di sesso maschile) è di assicurare l'aiuto del mondo degli spiriti, incluso quello del Grande Spirito (Wakan Tanka nel linguaggio dei Lakota, appartenenti al gruppo Sioux), a beneficio dell'intera comunità. L'"uomo di medicina" in lingua lakota è chiamato pʿejúta wicʿaša ovvero wicʿaša wakan o wapʿíya wicʿaša.
Talora l'aiuto cercato può riguardare la cura di malattie fisiche, talvolta quella di malattie psichiche, altre volte ancora l'obiettivo è quello di promuovere l'armonia tra gruppi umani o tra umani e natura. Così, il termine "uomo/donna di medicina" non è del tutto appropriato ma semplifica enormemente e distorce anche la rappresentazione della gente, il cui ruolo nella società è complementare a quello del capo.
Per essere riconosciuto come persona che adempie questa funzione di collegamento tra il mondo naturale e quello spirituale a beneficio della comunità, un individuo deve essere convalidato nel suo ruolo dal parere di quella comunità. Uomini e donne di medicina acquisiscono le loro conoscenze da altri sciamani o da un singolo maestro.

Contesto culturale

Il termine "gente di medicina" (medicine people) è comunemente usato nelle comunità native nordamericane. Per esempio, quando Arwen Nuttall (Cherokee) del National Museum of the American Indian scrive: "La conoscenza posseduta dal medicine people è un privilegio, e sovente rimane all'interno di particolari famiglie."
I nativi nordamericani tendono a essere abbastanza riluttanti a discutere di questioni mediche o di medicina popolare con i non-nativi. In alcune culture, la gente non discute mai di simili argomenti coi nativi di altre tribù. In numerose tribù, inoltre, gli anziani sciamani non si aspettano si faccia loro pubblicità in alcun modo. Come Nuttall scrive: "Domande a un nativo su credenze o cerimonie religiose sono spesso viste con sospetto". Un esempio appropriato su questo aspetto era il laccio di medicina Apache, o Izze-kloth, la cui funzione e le cui modalità d'uso da parte degli anziani sciamani Apache erano un mistero per gli etnologi del XIX secolo, perché "gli Apache considerano tali lacci talmente sacri che agli stranieri non è consentito vederli, tanto meno toccarli e parlare di essi."
Il celebre Alce Nero (Hehaka Sapa in lingua lakota), pʿejúta wicʿaša degli Oglala, ritratto con sua figlia e sua moglie tra il 1890 e il 1910.
La versione del 1954 del Webster's New World Dictionary of the American Language, rifletteva la inadeguata percezione di base di quelle persone che usavano a quel tempo il termine "Uomo di medicina": "un uomo che si presume abbia poteri soprannaturali di curare malattie e controllare gli spiriti". In effetti, ogni definizione finiva con non spiegare appropriatamente ciò che erano questi "medici popolari" per le loro comunità, riferendo invece il consenso di osservatori socialmente e psicologicamente estranei che tentavano di categorizzare questi individui. Il termine "uomo/donna di medicina", come il termine "sciamano", sono criticati dai nativi nordamericani, come pure da altri specialisti del campo della storia delle religioni e dell'antropologia culturale.
L'espressione "uomo/donna di medicina" è altresì usato da europei per riferirsi a guaritori tradizionali africani, anche noti come "stregoni" o "Uomo/donna feticisti".

sabato 30 ottobre 2021

Manufica

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La "manufica" è un amuleto che, nella credenza popolare, serve a proteggere dalle sventure e dalla malasorte. Non può essere considerato quindi solo un talismano portafortuna in quanto i superstiziosi gli attribuiscono sin dall'antichità numerosi poteri apotropaici e virtù deprecative. La "manufica" deve il suo nome proprio alla forma data a questo amuleto, realizzato appunto come una manina dal pugno chiuso. Questa può essere indifferentemente sia destra che sinistra ma con un unico elemento in comune e cioè quello di stringere il pollice tra l'indice e il medio così da creare quel gesto di sprezzo che, sempre nelle credenza popolare, serve ad allontanare le influenze delle persone malvagie ed il malocchio in generale. La "manufica" è di solito un piccolo ciondolo lungo due, tre centimetri oggi realizzato quasi esclusivamente in corallo con la montatura in oro o argento per poi poter essere indossato. Tutt'oggi viene molto usato in Sardegna ad Orgosolo e in tutta la Barbagia in generale. Di solito viene appeso sulla culla del neonato o sulle vesti di piccoli e adulti e simboleggia la fusione degli organi genitali maschili e femminili. Nella tradizione popolare viene considerato un amuleto portentoso capace di spezzarsi sotto l'influsso degli effetti malefici richiamati dalle persone cui si attribuisce la capacità di arrecare danno con lo sguardo e, una volta assolto al suo compito, (che talvolta dura anche tutta la vita), viene donato ai vari santi protettori. La "manufica" era un amuleto conosciuto anche dai Greci e i Romani cui, già da allora, ne attribuivano il significato deprecativo come attestano numerose pitture su pareti e su vasi. A quei tempi e nei secoli a seguire veniva fabbricato sia in metalli nobili quali oro e argento, sia con materiali poveri quali osso, corno, legno di fico ma anche in madreperla, cristallo di rocca, pietre semipreziose oppure con il corallo stesso che, dato il suo potere salutare e protettivo, ne rafforzava il potere del ciondolo stesso.

venerdì 29 ottobre 2021

È mai esistito un portafortuna umano?

Si, Pilt Carin Ersdotter!



Questa ragazza, vissuta nel XIX secolo, fu una lattaia svedese che divenne famosa per la sua bellezza. Per le strade di Stoccolma attirava talmente tanto l'attenzione, che gli aristocratici la pagavano per poterla mettere in mostra nei saloni durante le feste.

Di corporatura esile e minuta, era contraddistinta da una bellezza straordinaria, tanto da formare ingorghi per le strade di Stoccolma. La sua fama iniziò ad attrarre l'attenzione persino del principe, che si travestì per andare a vederla.

Venne persino una volta arrestata per un ingorgo stradale che aveva provocato; fortunatamente fu giudicata innocente e le fu concesso di tornare al lavoro.

Gli aristocratici, anche dopo l’interesse del principe, la misero nel mirino e la utilizzarono come un portafortuna. Ogni circolo per essere ritenuto importante ed ogni festa che si rispettasse doveva avere Pilt come ospite.

I numerosi pagamenti ricevuti le consentirono di vivere una vita dignitosa; convolò a nozze con Margites Daniel Andersson e visse una vita serena, spegnendosi nel 1885.


giovedì 28 ottobre 2021

 

Qual è qualcosa che non è nella Bibbia, ma la gente pensa che lo sia?


Tantissime cose:

  1. Un riferimento chiaro alla Trinità.



Nonostante questo sia un dogma per qualsiasi confessione cristiana, tuttavia non è presente né esplicitato direttamente in nessun brano biblico.
Solo nella Bibbia cosiddetta di Re Giacomo fu a suo tempo introdotto di sana pianta un versetto nel Nuovo Testamento che la indicasse.
Fu subito però rimosso da tutte le traduzioni ed edizioni successive appena ci si rese conto della cosa.


2) L'esistenza del Purgatorio

A differenza infatti di Paradiso e Inferno che sono, anche se non con questi nomi, espressamente menzionati nelle Scritture, il Terzo Regno è una costruzione medievale, che poi è stata man mano assorbita dalla Chiesa ed entrata nell'immaginario collettivo dopo la Divina Commedia.


Ciò nonostante, molte confessioni cristiane non ne contemplano l'esistenza.

La stessa cosa vale per il Limbo, che recentemente anche la Chiesa Cattolica ha definitivamente accantonato, in quanto non più esistente dopo la Resurrezione di Cristo



3) Tutta la parte relativa alla Madonna prima della nascita di Gesù, come la sua Infanzia e il matrimonio con Giuseppe, e successiva (Ascensione al Cielo e Incoronazione) è ricavata dalla Tradizione o da vangeli cosiddetti apocrifi


4) Anche la maggior parte delle informazioni sulla nascita di Gesù, come la presenza del bue e dell'asinello nella Grotta di Betlemme, il nome dei Magi, che fossero tre e re, la stella cometa, che Giuseppe fosse già molto anziano, ecc. sono dettagli anche qui presi dai Vangeli Apocrifi, da interpretazioni dei Padri della Chiesa o da leggende varie, anche molto successive.


5) La frase, ripetuta spesso come citazione: "Lazzaro, alzati e cammina" in realtà non è presente nel vangelo di Giovanni


Quello che dice Gesù a Lazzaro è "Lazzaro, vieni fuori" (GV 11,43)

La Sacra Bibbia CEI

Invece una frase che assomiglia maggiormente a quella riportata è riferibile a un altro episodio evangelico, presente però nei tre Vangeli Sinottici, ossia la guarigione di un paralitico.
La frase completa è: "Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina" o "Àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua" a seconda delle versioni



6) La figliastra di Erode Antipa, causa indiretta della morte di San Giovanni Battista, non è mai chiamata Salomé nei vangeli.


Infatti il suo nome lo si ricava da fonti extrabibliche, come Giuseppe Flavio.

7) Il discepolo che Gesù amava, come viene spesso apostrofato nel vangelo di Giovanni, non è detto che sia l'evangelista stesso.
O, comunque sia, nei vangeli non è mai specificato direttamente



8) Maria Maddalena, che nei film sulla vita di Cristo è sempre identificata come una prostituta o adultera, in realtà quasi sicuramente non lo era.
Tutti i vangeli che parlano di lei la identificano solo come "la donna da cui erano usciti sette demoni". Quindi Gesù le praticò una sorta di esorcismo



9) Molte delle "Stazioni" della Via Crucis (le tre cadute di Cristo, la Veronica, l'incontro con la Madre sulla via del Calvario) non sono presenti nei vangeli, ma frutto di Tradizione o leggende



10) Non è mai descritta fisicamente la Resurrezione di Cristo, come la vediamo in quadri o dipinti.
I vangeli infatti descrivono l'episodio successivo, ossia le donne che trovano il sepolcro vuoto


11) Non è scritto da nessuna parte che San Paolo cadde da cavallo


12) Nulla sappiamo del destino di Pietro e Paolo e del loro martirio a Roma. Gli Atti non ne fanno cenno.



Lo stesso vale per il destino di quasi tutti gli altri apostoli e discepoli

Adesso, facciamo un gioco: quanti di questi punti eravate fermamente convinti fossero presenti nella Bibbia?


mercoledì 27 ottobre 2021

Un evento che non sono ancora in grado di spiegare gli scienziati

Ecco un evento accaduto 500 anni fa, che ancora lascia perplessi scienziati, storici e chiunque voglia capirlo.



Nel luglio 1518, nella città di Strasburgo, in Alsazia (oggi Francia), accadde qualcosa di inaspettato.

Una casalinga, chiamata Frau Troffea, uscì di casa sulla strada e iniziò a ballare. La gente lo trovava strano, compreso suo marito, ma nessuno gli dava molta attenzione.

Ha letteralmente ballato tutto il giorno fermandosi solo quando si è addormentata a causa della stanchezza. La mattina dopo, appena si è svegliata, ha ripreso a ballare.

Questa volta la gente ha prestato attenzione perché era molto insolito e si sono formati una folla intorno a lei per vederla ballare senza musica. A questo punto, i suoi piedi erano già contusi e insanguinati, ma non sembrava intenzionata a fermarsi.

Ma, nei prossimi 4 giorni, iniziò ad accadere qualcosa di ancora più strano. Anche 34 persone hanno iniziato a ballare senza sosta.

Entro 4 settimane si ritiene che fino a 400 persone stessero ballando in modo incontrollabile.


Coloro che non sono stati colpiti non avevano idea di cosa fare poiché hanno visto i loro vicini danzanti urlare di dolore e implorare aiuto, apparentemente non essendo in grado di fermare le loro mosse assassine.

Poiché a quel tempo era estate, morivano fino a 15 persone al giorno a causa del caldo, della disidratazione e dell'esaurimento.

Il consiglio comunale ha chiesto l'aiuto dei medici locali per cercare di fermare questa follia e alla fine hanno diagnosticato "sangue caldo" ai poveri ballerini.

"Sangue caldo" significava che il cervello era surriscaldato, il che causava follia. Ma non potevano usare il loro rimedio, il salasso, dal momento che le persone non potevano smettere di muoversi abbastanza a lungo da drenare un po 'del loro sangue.


Così il consiglio ha deciso di provare qualcos'altro.

Hanno assunto musicisti e portato più persone in città per fare una festa e cercare di stancare i ballerini.

Sembrava funzionare mentre le mosse del ballerino rallentavano, ma i musicisti assoldati decisero di cambiare il ritmo e suonare una canzone più allegra, facendo sì che gli abitanti del villaggio tornassero ancora una volta al ritmo precedente.

Vedendo che questo non funzionava, decisero che non si trattava di un caso di "sangue caldo", era qualcosa di molto peggio…era una maledizione sulla città. Una maledizione posta su di essa a causa di tutti i peccatori in essa.

Così il consiglio ha deciso di agire. Chiusero tutte le case da gioco e i bordelli e bandirono dalla città tutti quelli che consideravano peccatori.

Erano così disperati che hanno persino reso illegale la musica e il ballo.

Ma, come probabilmente ti aspettavi, questo non ha impedito a quei piedi insanguinati e contusi di ballare.


Tutto ciò è durato fino a settembre.

Fino ad oggi non si sa ancora cosa abbia causato questo, anche se ci sono alcune teorie come l'isteria di massa causata dall'estrema povertà e le superstizioni che circondano San Vito, che credevano li avesse maledetti.

E abbastanza sorprendentemente, questo è successo parecchie volte, in tutta Europa. Ci furono epidemie simili nel 1247, 1278, 1375, 1381, 1428 e probabilmente altre che non furono documentate.


Ci sono stati casi in cui le persone non solo ballavano ma avevano allucinazioni e casi in cui gli afflitti erano tutti bambini.

Sono passati secoli dall'ultimo caso segnalato di The Dancing Plague, ma è ancora spaventoso pensarci poiché non c'è alcuna spiegazione sul perché sia successo fino ad oggi.


martedì 26 ottobre 2021

Un esperimento scientifico del presente che non mi sta affatto bene

Tutto questo armeggiare di geni non mi piace per niente e non si fermano.

Ad un certo punto potrebbe succedere qualcosa di molto brutto.

Gli scienziati cinesi hanno impiantato geni del cervello umano nelle scimmie.

E esse sembrano essere diventate più intelligenti come risultato.

Le scimmie "trattate" hanno successivamente mostrato uno sviluppo del cervello simile a quello umano.

Diversi macachi transgenici sono stati creati con copie extra di un gene del cervello umano, che gioca un ruolo essenziale nello sviluppo dell'intelligenza.

E i macachi modificati hanno ottenuto risultati migliori nei test di memoria.

Presumibilmente, il tutto è per capire l'evoluzione della cognizione umana (usando un modello di scimmia transgenica).

Le scimmie modificate hanno fatto meglio nei test, ma il loro cervello ha anche richiesto più tempo per svilupparsi - come negli esseri umani.

Ci sono genetisti che pensano che questo sia un percorso pericoloso, ed io sono d'accordo con loro.

Penso che ci sia così tanto in corso al momento che eclissa di gran lunga i precedenti sforzi eugenetici.

Lasceranno sicuramente che questi animali si riproducano.

Cambieranno gli animali come hanno fatto con le piante.

E poi lo faranno agli umani.

Quello che possono fare, lo fanno.

È finalmente giunto il momento di imparare a porci dei limiti.

Sapere molto di quello che si può fare mi sembra come essere nelle mani dei bambini.

Il piccolo kit di costruzione dei geni.

Ma gli scienziati agnostici scrivono che il loro esperimento ha avuto successo.

E che “hanno generato con successo 11 scimmie rhesus transgeniche (8 di prima generazione e tre di seconda generazione) che portano copie umane di MCPH1, un gene importante per lo sviluppo e l'evoluzione del cervello ".

Ora si possono finalmente brevettare le scimmie.

oppure esse brevettano noi.



lunedì 25 ottobre 2021

Sure apotropaiche

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Sure apotropaiche (in arabo: السورﺗﺎﻥ المعوذﺗﺎﻥ, al-sūratānī al-muʿawwadhitānī, "le due che preservano"), è il nome che si suole dare alle due ultime sure del Corano: la 113 ("Sura dell'Alba", in arabo: ﺳﻮﺭة ﺍﻟﻔﻟﻖ, sūrat al-falaq) e la 114 ("Sura degli Uomini", in arabo: ﺳﻮﺭة ﺍﻟﻨﺎﺱ, sūrat al-nās).
Il loro nome deriva dalla radice araba <ʿ-w-dh>, che significa "cercare la protezione di qn., cercare rifugio". Esse infatti si presentano come frasi di scongiuro suggerite da Dio agli uomini per esorcizzare malefici. Per questo, esse sono reputate capaci di costituire una valida difesa contro il malocchio e contro ogni genere di maleficio, per cui vengono spesso scritte o impiegate come amuleti, la prima contro i mali fisici, la seconda contro i mali spirituali.
La sura dell'Alba consta di 5 versetti, quella degli Uomini di 6, e la tradizione vuole che esse siano state dettate da Dio a Maometto in un momento in cui questi era sotto il malefico influsso di un sortilegio effettuato da Labid (un poeta, all'epoca ancora non convertito all'islam) mediante una corda in cui sarebbero stati fatti 11 nodi. Alla recitazione di ogni versetto si scioglieva uno dei nodi, e alla fine il Profeta si trovò completamente libero da ogni influsso negativo. La pratica di magia simpatica che attua un maleficio per mezzo di nodi viene esplicitamente evocata dal 4° versetto della sura dell'Alba, che parla di "quelle che soffiano sui nodi".
Secondo la tradizione, le due sure sarebbero entrambe meccane, e per la precisione la ventesima e la ventunesima nell'ordine della rivelazione; sono state relegate in fondo al Corano quando venne messo per iscritto, perché si seguì il principio di porre al principio le più lunghe e alla fine le più brevi (un ordine peraltro non del tutto rigido: infatti queste sure non sono le più brevi in assoluto: la 103, la 108 e la 110 sono di soli 3 versetti, mentre la 106 e la 110 sono di 4).

Testo

Il testo delle due sure nella versione di Alessandro Bausani, è la seguente:

La sura dell'Alba

Nel nome di Dio, clemente misericordioso!
  1. Di': "Io mi rifugio presso il Signore dell'Alba
  2. dai mali del creato,
  3. e dal male di una notte buia quando s'addensa,
  4. e dal male delle soffianti sui nodi,
  5. e dal male dell'invidioso che invidia".

La sura degli Uomini

Nel nome di Dio, clemente misericordioso!
  1. Di': "Io mi rifugio nel Signore degli uomini,
  1. Re degli uomini,
  2. Dio degli uomini,
  3. contro il male del sussurratore furtivo,
  4. che soffia il male nei cuori degli uomini,
  5. che [venga] dai dèmoni o dagli uomini".

domenica 24 ottobre 2021

Pozione

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Una pozione (dal latino potio, potionis, medicina o bevanda) è una medicina (o talvolta del veleno) sotto forma di liquido. Nell'immaginario collettivo è spesso situata all'interno di un matraccio o di un altro contenitore di forma simile.
Generalmente le pozioni sono abbinate a personaggi negativi e al mondo della magia. Ad esempio nella serie di libri Harry Potter, Severus Piton è il professore di "Pozioni" o nel romanzo Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde, il protagonista, Henry Jekyll, si trasforma in Mr. Hyde mediante una pozione.
In molti videogiochi, invece, le pozioni sono usate dal protagonista (che rappresenta il bene) per guarirsi dopo aver subito una ferita. Alcune delle serie di videogiochi in cui sono presenti le pozioni sono Final Fantasy e Diablo. Le pozioni sono inoltre molto frequenti anche in tutti i titoli della serie Pokémon.
Nella mitologia ci sono numerose pozioni magiche, come il cosiddetto elisir di lunga vita, capace di donare l'immortalità a chiunque lo avesse bevuto e legato ai miti di Enoch, Thot e Ermete Trismegisto. Nella mitologia greco - romana funzione magica hanno le acque del Lete (fiume dell'oblio), fiume che ritroviamo nella Divina Commedia dantesca, nel Giardino dell'Eden, il Paradiso terrestre, accanto al fiume Eunoè, il fiume della "memoria del bene" (Purgatorio - Canto ventottesimo). Nell'Odissea di Omero, invece, si racconta delle pozioni della maga Circe, con le quali tramutò gli uomini di Ulisse in maiali ed altri animali. Sua nipote Medea preparò alcune pozioni per proteggere il suo sposo Giasone, capo della spedizione degli Argonauti alla conquista del vello d'oro. Appartiene invece alla mitologia dei popoli della Scandinavia l'idromele magico, bevanda prediletta dal dio germanico Odino. Realizzata con miele e sangue, donava grande sapienza a chi la beveva. In ogni epoca poi ci furono filtri d'amore; il più noto è quello che lega, nei poemi cavallereschi, Tristano e Isotta, uniti in una passione proibita.
Nella letteratura il motivo della pozione magica è ripreso in diverse opere. Per citarne alcune: la mesopotamica Epopea di Gilgameš (la "pianta della giovinezza"); la tragedia Medea di Euripide; il romanzo Le metamorfosi o L'asino d'oro di Apuleio (la pozione magica di rose); la novella Jullanar del Mare nella raccolta Le mille e una notte (con la strega - regina Lab). Nell' Eneide di Virgilio (VI, 420) la Sibilla Cumana getta al mostro infernale Cerbero una focaccia soporifera per addormentarlo e rendere così libero il passaggio a sé e a Enea. Funzione magica hanno la "fontana dell'odio" e la "fontana dell'amore" nell' Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo e nell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, due poemi cavallereschi. Nella tragedia Romeo e Giulietta di William Shakespeare è frate Lorenzo a preparare, per Giulietta, una pozione magica con funzioni narcotiche. La mandragola è invece alla base di una pozione magica nella commedia La mandragola di Niccolò Machiavelli. Frequente è poi la presenza della pozione magica nella fiaba, come in Biancaneve (la mela avvelenata per metà). Nella storia a fumetti Asterix il gallico il druido Panoramix prepara una pozione magica.

sabato 23 ottobre 2021

Esiste un lago che trasforma gli animali in pietra

Sì, il lago Natron in Tanzania.

"Utilizzato in passato nell’operazione dell’imbalsamazione per le sue proprietà di assorbimento dell’acqua, il natron (carbonato idrato di sodio) rende le acque del lago simili all’ammoniaca, con un pH compreso tra 9 e 10,5, mentre la temperatura dell’acqua può raggiungere i 60° C. Nessun animale può resistere a questo ambiente caustico. Così, non appena uccelli e pipistrelli toccano le acque del lago Natron, i minerali cominciano a trasformarli in pietra, intrappolandoli per sempre nella posizione assunta negli ultimi istanti di vita."



venerdì 22 ottobre 2021

Sortilegio

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Con sortilègio in origine si indicava una qualunque pratica divinatoria consistente nell'estrazione a sorte rituale di oggetti, simboli o frasi che poi l'indovino, detto sortìlego, interpretava; oggi questo significato è quasi completamente perduto e per indicare queste pratiche divinatorie si usa la parola "cleromanzia".
Il significato odierno di sortilegio è invece quello di magia, incantesimo, stregoneria; in senso figurato si può usare anche per indicare un fatto inspiegabile.
La parola deriva dal latino medievale sortilegium, coniata dal classico sortilegus che era l'indovino praticante la divinazione per mezzo dell'estrazione a sorte; quest'ultima parola era composta da sortem "sorte" e lego "lèggere, raccogliere".
Presso i Romani, la "raccolta (o lettura) delle sorti" consisteva nel gettare pietre, ossicini o bastoncelli (sortes) su cui erano scritte generalmente sentenze o formule, per trarne presagi per l'avvenire.La parola sors divenne poi sinonimo di sorte o destino, e già nella tarda latinità per sortilegio si intese una pratica magica che mirava a influire in bene o in male, sul destino altrui.
Le prime concezioni animistiche consideravano tutta la natura animata, cioè pervasa da forze consapevoli e invisibili con le quali l'uomo poteva stabilire un colloquio fino a costringerle a piegarsi alla sua volontà e aiutarlo nei suoi fini. Ecco allora le antiche pitture rupestri, che si trovano dovunque. Dall'animale all'uomo il passo è breve.
La parola è stata usata per indicare rituali completamente estranei alla divinazione ed appartenenti invece all'ambito della magia, in particolare: i sortilegi sono riti magici, talvolta eseguiti in ambito religioso da preti o sciamani, il cui scopo è quello di imporre su persone o cose un effetto che può essere benefico e protettivo oppure malefico e costrittivo, tramite il trasferimento di un presunto potere occulto da un oggetto considerato magico al destinatario del sortilegio.
Troviamo formule antiche per il dominio sui propri simili in Babilonia e in Egitto, su tavolette d'argilla e su papiri. Gli oggetti usati possono essere simbolici (es. una statuetta d'argilla); oggetti che hanno fatto parte della persona (es. capelli, gocce di sangue); oggetti che sono stati a contatto della persona (es. indumenti, ornamenti); oggetti che devono agire direttamente come mezzi attivi del sortilegio (es. unguenti, filtri). Gli scopi del sortilegio possono essere la difesa degli interessi collettivi per la fertilità dei campi e la fecondità del bestiame; la guarigione di malattie di un individuo, o altro. Ma poiché il bene personale spesso coincide con il male altrui, è facile il passaggio del sortilegio benefico a quello malefico. Così abbiamo fatture di malattie, d'amore e di morte.
Anche la maledizione e la benedizione fanno parte di un gruppo di sortilegi, senza oggetto, in cui l'azione magica è puramente mentale. Il sortilegio si può, addirittura, avvicinare all'ipnotismo a distanza o a fenomeni magnetici.

giovedì 21 ottobre 2021

Sfera di cristallo

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La sfera di cristallo, talvolta chiamata anche palla di cristallo, è uno strumento che alcuni chiaroveggenti, indovini e medium adoperano in quanto lo ritengono in grado di aiutarli ad esercitare le proprie pratiche.
Si tratta di un oggetto sferico di materiale cristallino più o meno trasparente (cristalli artificiali o spesso cristalli di rocca, ovvero quarzi ialini) e può essere pieno o, molto più raramente, cavo. Può essere anche di vetro, e in questi casi si preferisce chiamarlo palla di vetro o sfera di vetro.
A seconda delle dimensioni e della consistenza dell'oggetto, anziché "palla" o "sfera" si può trovare scritto anche "globo", "boccia", "bolla" e così via.
La pratica che utilizza questo strumento a scopo divinatorio è la cristallomanzia; negli studi parapsicologici si preferisce parlare di cristalloscopia o usare il termine inglese scrying.
Nel linguaggio comune si usano frasi che richiamano l'oggetto in senso ironico o comico. Esempi sono: "aspetta che prendo la sfera di cristallo" oppure "non ho la sfera di cristallo", si usano per indicare l'impossibilità oggettiva di prevedere un evento o il futuro da parte di una persona, essi costituiscono risposte che insinuano che la domanda posta è palesemente al di là della conoscenza di chi dovrebbe rispondere.
L'uso di oggetti di materiale trasparente a scopi magici o divinatori è praticato fin dall'antichità ed è comune a diverse civiltà; tuttavia sembra che l'uso di oggetti trasparenti di forma sferica risalga solo all'alto Medio Evo, se non più tardi.
Nella tomba del re dei Franchi Childerico I, vissuto nel V secolo, fu ritrovato un globo di berillo trasparente del diametro di 3,8 cm; da questo ritrovamento nacque la leggenda che il re lo utilizzasse per predire il futuro. L'oggetto è simile ad altri globi che furono in seguito trovati in tombe del periodo merovingio (in Francia) e sassone (in Inghilterra), alcuni dei quali completi di una montatura che fa pensare a un oggetto ornamentale. Tuttavia è stato fatto notare che tali montature sono identiche a quelle di altri globi usati per la magia o la divinazione; quindi è possibile, anche se non è certo, che questi globi di cristallo fossero usati per la cristallomanzia.
La prima notizia storicamente documentata riguarda dunque il matematico e occultista britannico John Dee, il quale sostenne di aver ricevuto una sfera di cristallo da un angelo il 21 novembre del 1582 e di averla usata in seguito più volte per mettersi in collegamento con gli angeli, assistito dal medium Edward Kelley. La pietra di berillo che probabilmente fu usata da Dee ha un diametro di 6 cm ed è oggi conservata al British Museum insieme con i supporti, finemente lavorati, sui quali la appoggiava durante le sue pratiche.
Altre due sfere di cristallo contemporanee di Dee sono conservate una nel Museo di Storia della Scienza di Oxford e l'altra nel Museo della Scienza di Londra; entrambe furono usate, dai rispettivi proprietari, anche come strumento diagnostico in ambito medico. Insieme alla seconda sfera è conservato anche il manoscritto con le istruzioni per l'uso.
Al berillo furono in seguito preferiti il quarzo ialino e il vetro in quanto materiali perfettamente trasparenti.
Gli antropologi Andrew Lang e Ada Goodrich-Freer nel XIX secolo condussero numerosi esperimenti sulla cristalloscopia utilizzando palle di vetro, oltre a studiare approfonditamente la storia mondiale delle tecniche di cristalloscopia. Fu la Goodrich-Freer a scoprire che i globi di cristallo più antichi, compresa la pietra di Dee, erano in berillo e non in quarzo come erroneamente si era ritenuto fino a quel momento.
La sfera di cristallo è usata in diversi modi da diversi praticanti e per diverse finalità.
La finalità più comune è quella di ricavarne visioni o immagini di vario tipo le quali, secondo ciò che i praticanti riferiscono, possono formarsi sia all'interno della sfera, sia sulla superficie della stessa, sia altrove. Le visioni possono riguardare avvenimenti passati o luoghi lontani, oppure possono essere predizioni o presagi sul futuro, oppure possono essere immagini di tipo simbolico che dovranno essere interpretate secondo le abilità e le conoscenze del praticante o dell'eventuale destinatario del messaggio simbolico.
Altri praticanti usano la sfera di cristallo per mettersi in collegamento con persone defunte o con entità soprannaturali, in quanto credono che le caratteristiche dell'oggetto possano facilitare la comunicazione; il praticante può percepire l'immagine del defunto o dell'entità come pure non percepire alcuna immagine durante il collegamento.
In ambito magico o religioso la sfera deve essere consacrata tramite rituali più o meno complessi prima di poter produrre il suo effetto.
Il collegamento tra il praticante e la sfera di cristallo può avvenire tramite la vista, ossia il praticante guarda l'oggetto, tramite il tatto, ossia il praticante tocca l'oggetto spesso restando in contatto con esso, o tramite entrambi i sensi. Quando la usa per ottenere una visione, il praticante generalmente la fissa intensamente finché le immagini non cominciano a formarsi e non distoglie lo sguardo finché le immagini non spariscono.
Per favorire la formazione delle immagini, alcuni praticanti la avvicinano a una parete scura oppure la avvolgono in un panno nero, altri prediligono le ore della luce del giorno e in particolare l'alba, ma esistono anche altre tecniche.
Alcuni praticanti cadono in stato di trance durante l'uso della sfera mentre altri praticanti restano coscienti.
Al di fuori dell'ambito religioso, in cui il praticante crede che le immagini abbiano un'origine soprannaturale, sono state avanzate diverse ipotesi sull'origine delle visioni nella sfera di cristallo.
Il primo, nel XVI secolo, fu il medico e alchimista Paracelso, il quale riteneva, secondo le conoscenze dell'epoca, che la struttura della sfera di cristallo potesse interagire con ciò che egli chiamava il magnes microcosmi ossia il magnetismo umano e provocare le visioni.
Nel XIX secolo l'antropologa Ada Goodrich-Freer ipotizzò che le immagini che i praticanti raccontano di vedere fossero allucinazioni le cui origini possono essere:
  • memorie provenienti dal subconscio;
  • oggettivazioni di idee o immagini, a livello conscio o inconscio;
  • immagini che la studiosa non esclude che possano essere chiaroveggenze o percezioni extrasensoriali.
La Goodrich-Freer conclude dicendo che le immagini di quest'ultimo tipo sono di scarsa rilevanza.Al giorno d'oggi, la possibilità che il praticante possa ricevere immagini dell'ultimo tipo è ancora controversa; gli studiosi concordano sull'origine soggettiva della maggior parte, se non di tutte, le visioni, le quali potrebbero essere indotte da uno stato di leggera trance.

mercoledì 20 ottobre 2021

Cosa c'era nella stanza delle curiosità di Pietro il Grande?


Praticamente il primo museo della Russia.

Pietro il Grande voleva collezionare persone considerate "deformi" che la società non voleva.

La Stanza delle curiosità (dal tedesco Kunstkammer, che in russo ha portato alla nascita del termine Kunstkamera) era sinonimo dell’erudizione e della sapienza del sovrano-collezionista, segno di civiltà tipico dell’Età della ragione.

Il sovrano desiderava porre la raccolta a servizio dei propri sudditi che, tramite l’osservazione delle meraviglie della naturali, avrebbero potuto imparare e istruirsi, tramutandosi in persone «moderne e civilizzate».

Purtroppo, con delusione di Pietro il Grande, nel 1724 la Stanza finì per contenere solo esseri morti conservati in salamoia, data la difficoltà che il mantenimento di esemplari vivi comportava. In compenso però, due anni prima, aveva acquisito una contadina deforme di Senikov, viva e vegeta, per un totale di 50 rubli.

La Kunstkamera poteva gloriarsi di «un agnello a otto zampe, un bambino a tre gambe, un bambino a due teste, un bambino con gli occhi sotto il naso e le orecchie alla base del collo, gemelli siamesi uniti al torace, un bambino con la coda di pesce, due cani nati da una donna vergine di sessant’anni e un bambino con due teste, quattro braccia e tre gambe».


 
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