martedì 31 maggio 2022

John Titor

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John Titor è il nome utilizzato, tra il 2000 e il 2001, da un utente (o più utenti) di vari forum ad accesso libero, dichiaratosi un soldato statunitense reclutato in un progetto governativo di viaggi nel tempo e proveniente dall'anno 2036.
Nei suoi post Titor ha dichiarato di essere stato inviato indietro nel tempo per recuperare da suo nonno ingegnere un esemplare di IBM 5100. Si sarebbe poi "fermato" per fare visita alla sua famiglia e al suo "sé" più giovane, negli anni a cavallo tra il XX e il XXI secolo.
La storia di John Titor è diventata con il tempo una leggenda metropolitana piuttosto conosciuta sul web, successivamente discussa anche sui media tradizionali.
Il primo post attribuibile a Titor, con il nickname di TimeTravel_0, apparve il 2 novembre 2000 sul forum del Time Travel Institute (un gruppo di appassionati sul tema dei viaggi temporali). I post proseguirono per circa cinque mesi, fino all'ultimo datato 24 marzo 2001. Il nome John Titor non fu usato dall'utente fino al gennaio 2001, quando TimeTravel_0 iniziò a postare anche sul forum della trasmissione radiofonica Coast to Coast AM, dedicata a temi pseudoscientifici. Parte dei suoi post originali sono andati perduti, mentre altri sono stati salvati e poi ricopiati su altri siti (la maggior parte sono oggi rintracciabili su Johntitor.com).
Titor affermò che il computer IBM 5100 ha speciali capacità che non sono state mai rivelate dalla IBM. Tali "capacità" tuttavia, se è vero che non erano conosciute al grande pubblico, erano comunque note ai programmatori. A suffragare la sua versione dei fatti, Titor disse anche che l'interpretazione multiverso del modello Everett-Wheeler della fisica quantistica è corretta, che nel 2004 sarebbe scoppiata una guerra civile negli Stati Uniti, e nel 2009 una guerra mondiale che avrebbe portato a 3 miliardi di morti. Nel suo ultimo post, datato 24 marzo 2001, annunciò il suo ritorno nel futuro.
Il 21 marzo 2004 sul forum del Time Travel Institute apparve un nuovo crononauta con il nome di TimeTravel_1. Affermò di essere tornato in questa linea temporale per avvertire della morte di Titor e del successo della sua missione. Molte furono le domande da parte dei frequentatori del forum, ma il nuovo crononauta non si scompose fino a quando, il 30 marzo 2004, un uomo di nome Samson Rodriguez affermò di aver orchestrato uno scherzo e ammise che la vicenda di Titor era un falso.
Varie ricerche hanno accertato che nessun John Titor sia mai nato a Tampa nel 1998, al contrario di quanto egli invece aveva dichiarato, né che vi sia mai esistita una famiglia Titor con quei riferimenti anagrafici.
Il dottor Robert Brown, fisico all'Università Duke, ha analizzato gli aspetti scientifici delle spiegazioni di Titor sul viaggio nel tempo, e concluso che quanto ha descritto è impossibile, sia in teoria che in pratica. Egli afferma che la storia di Titor plagia dei vecchi romanzi di fantascienza come Addio, Babilonia (Alas, Babylon) e saggi come Iperspazio (Hyperspace) di Michio Kaku, per costruire le sue storie di viaggi nel tempo; conclude la sua critica dicendo che il seguito raccolto da questa «storia scritta male» è un «triste specchio della nostra cultura credulona».
Secondo Paolo Attivissimo si sarebbe trattato di una operazione di marketing finalizzata alla vendita di libri, gadget e via dicendo. Secondo Hoax Hunter, Titor sarebbe stato creato dai fratelli Larry e John Rick Haber, rispettivamente un avvocato specializzato in diritto dello spettacolo e un informatico.

lunedì 30 maggio 2022

Immortalità

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L'immortalità (o vita eterna) è il concetto di sopravvivere in eterno o per un periodo di tempo indeterminato, senza affrontare la morte o superando la morte stessa.
L'immortalità può essere intesa in due accezioni principali, fisica e spirituale. L'immortalità fisica è concepita generalmente come l'esistenza senza fine della mente a partire da una sorgente fisica, come un cervello o un computer. L'immortalità spirituale è concepita in genere come l'esistenza senza termine di un individuo dopo la morte fisica in qualità di anima.

Religione

Con la parola "immortalità" si indica una trasformazione o un passaggio che avviene dopo la morte a un'altra forma di esistenza, nella quale la vita non è completamente spenta e mantiene dei riferimenti alla persona reale, che però continua a vivere. L'immortalità si può riconoscere come una concezione regolarmente presente nelle religioni, e in generale nelle culture antiche. Spesso è intesa come prosecuzione della vita terrena nelle religioni primitive, in forme più o meno mutate, e si accompagna a una distinzione nella sorte dei defunti. Alla base di tale distinzione può esserci la posizione goduta durante la vita terrena e le funzioni sociali esercitate, il compimento di pozioni magiche, culturali, rituali, il modo e la causa di morte o il comportamento etico.
Il concetto di immortalità fisica più che puramente spirituale viene affermato soprattutto nelle antiche culture orientali. Esempi ne sono le credenze induista e buddista della trasmigrazione ciclica delle anime, il culto degli antenati o geni del Giappone, e le religioni presenti in Mesopotamia e soprattutto in Egitto, dove veniva celebrata mediante il rito funebre osiriano, eseguito sui cadaveri.

Secondo la Bibbia

La Bibbia, nell'Antico Testamento, parla dello Sceòl, parola Ebraica , in termini molto chiari dandoci indicazioni riguardo alla condizione dell'uomo alla morte In Ecclesiaste o Qoelet capitolo 9 versi da 5 a 10, 5 Poiché i viventi sono consci che moriranno; ma in quanto ai morti, non sono consci di nulla, né hanno più alcun salario, perché il ricordo d'essi è stato dimenticato. 6 Inoltre, il loro amore e il loro odio e la loro gelosia son già periti, ed essi non hanno più alcuna porzione a tempo indefinito in nessuna cosa che si deve fare sotto il sole. 7 Va, mangia il tuo cibo con allegrezza e bevi il tuo vino con buon cuore, perché già il [vero] Dio si è compiaciuto delle tue opere. 8 In ogni occasione le tue vesti siano bianche, e non manchi l'olio sulla tua testa. 9 Vedi la vita con la moglie che ami tutti i giorni della tua vita vana che Egli ti ha dato sotto il sole, tutti i giorni della tua vanità, poiché questa è la tua porzione nella vita e nel tuo duro lavoro con cui lavori duramente sotto il sole. 10 Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con la tua medesima potenza, poiché non c'è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol, il luogo al quale vai.
Lo Sceòl nell'antico testamento è la fine della vita. A questo proposito l'Encyclopædia Britannica (1971, vol. 11, p. 276) osserva: “Lo Sceol era situato in qualche posto ‘sotto' terra... La condizione dei morti non era né di dolore né di piacere. Né allo Sceol veniva associata l'idea di un premio per i giusti o di una punizione per i malvagi. Buoni e cattivi, tiranni e santi, re e orfani, israeliti e gentili, tutti dormivano insieme senza rendersene conto”.
Nelle Scritture Bibliche ispirate lo Sceol è sempre posto in relazione con la morte, mai con la vita. Vedi 1Samuele cap. 2 ver.6; 2Samuele cap. 22vers.6; Salmo 18,4-5; Salmo 49 vers.7-10, 14, 15;Salmo 88 vers. 2-6;Salmo 89 vers.48; Isaia cap.28vers.15-18.
Lo stesso concetto viene tradotto in Greco con la parola Ades. La Settanta, traduzione greca delle Scritture Ebraiche (da Genesi a Malachia), usa 73 volte il termine “Ades”, 60 volte per tradurre il termine ebraico she'òhl, reso comunemente “Sceol”. Lo stesso termine viene usato negli Atti degli apostoli per parlare della condizione di Cristo, dalla quale fu risuscitato.
Secondo un'ulteriore interpretazione della concezione biblica, "l'essere umano, per propria natura, ha una relazione con Dio. Tale relazione con Dio è addirittura in grado di superare la morte. L'Antico Testamento non conosce la dottrina greca dell'immortalità dell'anima. Negli scritti sapienziali troviamo la fede che l'anima del giusto è nelle mani di Dio anche al di là della morte. L'antico Testamento, quindi, approda a una concezione simile a quella dei greci sull'immortalità dell'essere umano che però non sta nella sua natura, bensì nella fedeltà di Dio".
Ferma restando la terminologia adoperata nelle Scritture, che fa riferimento a un'inconfutabile distinzione concettuale tra il corpo e lo spirito, anche secondo la Jewish Encyclopedia, «la credenza che l'anima continui a esistere dopo la dissoluzione del corpo è argomento di speculazione filosofica e teologica e di conseguenza non è espressamente insegnata in alcun punto della Sacra Scrittura».
Lo stesso papa Benedetto XVI ha tenuto a precisare che il cristianesimo delle origini si concentrò, almeno nei primi tempi, sul concetto di resurrezione della carne più che su quello di «immortalità» dell'anima; quest'ultima sarebbe divenuta materia di riflessione soltanto dei teologi successivi: «Per la Chiesa antica è significativo che non esisteva alcuna affermazione dottrinale circa l'immortalità dell'anima».

Il problema dello Stato Intermedio

Il problema dello "stato intermedio" tra la morte e la resurrezione finale che ne risulta, ha condotto il cristianesimo ad approfondire nelle Scritture la propria escatologia. L'uomo dopo la morte continua a esistere, anche se è in una condizione di incompletezza, si trova già in una situazione di gioia o di dolore, questa vita tende comunque alla reintegrazione al corpo nella risurrezione finale, con la conseguente beatitudine o dannazione eterna.
Invece secondo la dottrina dell'immortalità condizionale dell'anima, professata da avventisti e altri gruppi, le Scritture insegnerebbero l'annichilimento definitivo della coscienza al termine della morte del corpo; essa smetterebbe di esistere, proprio come avviene agli animali irrazionali.
I teologi contemporanei danno diverse spiegazioni al problema dello stato intermedio: per O. Cullmann si tratta di un periodo di sonno, in cui gli addormentati aspettano la resurrezione finale (Psicopannichismo); per Karl Rahner l'anima separata si trova in un periodo di crescita e si prepara per la comunione con l'intero cosmo che avverrà quando si riunirà al corpo; per L. Boros la resurrezione della carne avviene nell'istante stesso della morte, ma si completa solo con l'avvento del nuovo mondo, capace di ospitare un corpo risorto.
Nell'Islam la sopravvivenza è una verità di fede per quanto riguarda la resurrezione finale, mentre sono varie le opinioni sullo stato intermedio prima del giudizio: in ogni caso si afferma che i defunti vengono sottoposti a un interrogatorio nel sepolcro.

Filosofia

In filosofia con il termine immortalità si intende la condizione di un essere non sottoposto a corruzione e quindi a sopravvivere per sempre. Il concetto di immortalità inteso come proprietà del vivere per sempre implica la nascita da un essere e pertanto si distingue dal concetto di eternità che esclude da ogni termine di tempo. I concetti di immortalità e eternità vengono spesso confusi, sia perché si intende questa come semplice durata indefinita, sia perché si considera come una vera e propria extratemporalità. La confusione viene giustificata se si pensa che l'immortalità deve escludere ogni idea di fine e deve perciò entrare nell'eternità. Si dovrà quindi chiamare eternità l'assoluta extratemporalità di un essere esistente ab aeterno; immortale, un essere che, pur avendo avuto origine nel tempo, è destinato a superare i limiti della temporalità. Durante tutta la storia umana molti hanno sperimentato ed espresso il desiderio di vivere per sempre. Che forma avesse una vita umana senza fine o indefinitamente lunga, o se fosse veramente possibile, è stato l'argomento, per secoli, di una grande quantità di speculazioni, dibattiti e opere d'immaginazione.

Scienza medica

I ricercatori più ottimisti ritengono che l'"immortalità fisica" sarà raggiunta entro i prossimi 50 anni, e che già entro i prossimi 20 saranno disponibili farmaci capaci di rallentare sensibilmente il processo di invecchiamento. Arrestare e invertire l'invecchiamento potrebbe rivelarsi possibile grazie alla nanotecnologia, ma in maniera troppo limitata ma poi bisognerebbe sottoporsi a una terapia di ringiovanimento e poi a una di mantenimento richiederà un'enorme disponibilità finanziaria.
Tuttavia è bene precisare la differenza tra il risultato raggiunto da queste conquiste e i concetti di immortalità espressi dalla religione e dalla filosofia: in questi ultimi casi l'immortalità è intesa come invulnerabilità, e la semplice soppressione dell'invecchiamento non la potrà garantire: non si morirà più di vecchiaia ma si potrà sempre e comunque restare vittime di incidenti, omicidi, malattie non ancora curabili, e di qualunque altro fattore che interferisca mortalmente con l'integrità dell'organismo.

Progetto SENS

Attualmente Aubrey de Grey è impegnato nel progetto SENS (Strategies for Engineered Negligible Senescence), che si propone di arrivare a mettere a punto terapie in grado di curare l'invecchiamento. La convinzione di base è che l'invecchiamento sia dovuto all'accumularsi, a livello molecolare e cellulare, di effetti collaterali prodotti dal metabolismo e che il metabolismo stesso non è in grado di eliminare. L'accumulo di tale "spazzatura" fa progressivamente diminuire l'efficienza dell'organismo, finché esso diventa incapace di difendersi dalle malattie o di mantenere in funzione gli organi vitali. La morte è semplicemente l'inevitabile effetto ultimo di tale accumulo. Tutto questo probabilmente perché la natura, preoccupandosi della sopravvivenza della specie, ha visto nell'evoluzione una strategia da preferire alla conservazione del singolo individuo, per cui, se da una parte ha progettato un sistema molto efficiente per la riproduzione, dall'altra non ha progettato un metabolismo perfettamente autopoietico, capace cioè di ripararsi integralmente e così conservarsi indefinitamente una volta raggiunto il completo sviluppo. L'autopoiesi perfetta è riscontrabile invece a livello di specie.


domenica 29 maggio 2022

Martin Gardner

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Martin Gardner (Tulsa, 21 ottobre 1914 – Norman, 22 maggio 2010) è stato un matematico, illusionista, divulgatore scientifico e debunker statunitense, con interessi variegati che spaziavano dalla filosofia allo scetticismo scientifico. Fu per molti anni il curatore della rubrica "Mathematical Games" sulla rivista Scientific American (la cui versione italiana era "Giochi Matematici", pubblicata su Le Scienze).
È stato autore di oltre 65 libri e di innumerevoli articoli nel campo della matematica, scienza, filosofia, letteratura.

Biografia

Martin Gardner nacque a Tulsa, in Oklahoma, figlio di un geologo che lavorava nel campo petrolifero. Fu suo padre a introdurlo al mondo dell'illusionismo, insegnandogli il "trucco delle bacchette". Nel giro di poco tempo Gardner iniziò a inventare i propri trucchi, e a sedici anni iniziò a collaborare alla rivista di magia The Sphinx. Il suo primo articolo concerneva la "previsione" di un colore scelto dal pubblico, e comparve sulla rivista nel maggio del 1930. Nel 1935 pubblicò Match-ic, il suo primo libro, una raccolta di trucchi magici realizzabili con i fiammiferi.
Gardner si laureò in filosofia nel 1936 all'Università di Chicago (dove divenne membro della Phi-Beta-Kappa Society); per un certo tempo continuò a seguire le lezioni come allievo post-laurea. Prima della seconda guerra mondiale cominciò a lavorare come giornalista per il Tulsa Tribune e per l'ufficio stampa dell'Università di Chicago. Nel 1941 si arruolò nella Marina degli Stati Uniti, dove prestò servizio per quattro anni nel Nord-Atlantico, su una nave ricognitrice che doveva rilevare la presenza di sommergibili nazisti. Finita la guerra ricominciò a lavorare come giornalista free-lance, vendendo brevi storie all'Esquire.
Trasferitosi a New York nel 1947, divenne uno degli editori dell'Humpty Dumpty Magazine. Nei successivi 30 anni (dal 1956 fino al 1986) pubblicò articoli nella rubrica "Giochi matematici" (Mathematical games) dello Scientific American. Al suo ritiro il suo posto fu preso dalla rubrica Metamagical themas (anagramma di "Mathematical games"), curata da Douglas Hofstadter. In questo periodo pubblicò moltissimi libri di illusionismo, giochi, matematica, enigmistica, letteratura. Per un po' (tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta) pubblicò una rubrica di storie-rompicapo per il giornale di fantascienza Asimov's Science Fiction, diretto da Isaac Asimov.
Nel 1952 si sposò con Charlotte Greenwald, con cui rimase fino al dicembre 2000, anno in cui lei morì. Ebbero due figli: Jim (diventato professore universitario di Psicologia educativa), e Tom (artista). Per un po' i Gardner vissero a Hastings-on-Hudson, nello Stato di New York, in una strada chiamata Euclid Avenue, ma nel 1982 si trasferirono a Hendersonville, a ovest della Carolina del Nord. Dal 2004, all'età di novant'anni, è tornato a vivere in Oklahoma a Norman. È scomparso nel 2010 all'età di 95 anni. In suo onore è stato chiamato un asteroide, 2587 Gardner.

Pensiero

Nel corso della sua lunga vita Martin Gardner ha coltivato interessi profondi e variegati, dalla religione alla matematica, dalla letteratura alla filosofia, passando per l'enigmistica, pubblicando moltissimi testi che hanno dato contributi significativi in diversi di questi settori.

Scetticismo

Martin Gardner è stato un esponente dello scetticismo scientifico. Faceva parte dello CSICOP, un'organizzazione scettica statunitense che si propone di sottoporre i fenomeni paranormali al vaglio della scienza. Dal 1983 al 2002 ha tenuto una rubrica chiamata Notes of a Fringe Watcher (in origine Notes of a Psi-Watcher) sul giornale dello CSICOP, lo Skeptical Inquirer. Questi articoli sono stati poi pubblicati in cinque libri:
  • New Age: Notes of a Fringe Watcher (1988)
  • On the Wild Side (1992)
  • Weird Water and Fuzzy Logic (1996)
  • Did Adam and Eve Have Navels (2000)
  • Are Universes Thicker than Blackberries (2003).
In questi articoli Gardner usa la razionalità per analizzare molte pseudoscienze, come l'omeopatia, la numerologia e la teoria della Terra cava.
Ha anche scritto un libro sulle "false credenze" della scienza: Fads and Fallacies in the Name of Science, che è stato a lungo un best-seller.

Teismo filosofico

Martin Gardner ha scritto molti articoli di carattere religioso, descrivendo il suo credo come un "teismo filosofico", ispirato alla teologia del filosofo Miguel de Unamuno. Dopo una giovanile affiliazione all'Avventismo, Gardner si è allontanato dalle religioni organizzate e le ha spesso criticate, pur conservando la fede in Dio (un Dio la cui presenza però non può essere giustificata razionalmente).

Matematica

La rubrica "Mathematical Games" (tenuta dal 1956 al 1981) ha divulgato molti argomenti di carattere matematico, come:
  • I Flexagoni
  • Il gioco della vita di John Horton Conway
  • I Polimini
  • Il Cubo soma
  • Il gioco dell'"Hex", creato indipendentemente da Piet Hein e John Forbes Nash
  • Il Tangram
  • Gli origami
  • I labirinti
  • Le tassellazioni del piano
  • I frattali
  • La crittoanalisi e la crittografia
Martin Gardner ha inoltre fatto conoscere al grande pubblico le opere di coloro che hanno più contribuito alla matematica ricreativa, fra cui:
  • Piet Hein
  • Sam Loyd
  • Henry Dudeney
  • Lewis Carroll
  • Robert Abbott
  • Maurits Cornelis Escher
  • Douglas Hofstadter
  • Raymond Smullyan

Letteratura

Martin Gardner scrisse diversi racconti per la rivista di fantascienza Asimov's Science Fiction, diretta da Isaac Asimov: si trattava per lo più di un modo originale per presentare i suoi rompicapi, visto che tutte le storie si chiudevano con qualche enigma da risolvere. Martin Gardner ha inoltre divulgato i libri di Lewis Carroll, pubblicando una famosa edizione delle avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e di Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò con numerose note a margine.
Inoltre Martin Gardner ha anche scritto due libri più letterari: Visitors from Oz basato su Il meraviglioso mago di Oz di Frank Baum, e una raccolta di storie basate su un immaginario numerologo, suo alter ego, chiamato Doctor Matrix (Dr. Irving Joshua Matrix). Con lo pseudonimo Uriah Fuller pubblicò Confessions of a Psychic e Further confessions of a Psychic, rispettivamente nel 1975 e nel 1980, nei quali smaschera i trucchi usati da Uri Geller e da altri sedicenti sensitivi.

Giochi inventati

Martin Gardner ha inventato e analizzato matematicamente due giochi: il Lewis Carroll's Chess Word Game (sulla base di alcuni appunti trovati nei diari di Lewis Carroll) e il Solomon. Il gioco dell'esapedone inoltre appare nel suo libro A Matchbox Game-Learning Machine in The Unexpected Hanging and Other Mathematical Diversions.

Enigmistica

Martin Gardner si interessò anche di enigmistica: era convinto, come Borgmann, che la linguistica ricreativa dovesse essere portata allo stesso livello della matematica divertente. In questo campo si interessò in particolare di palindromi (da lui ritenuti un ottimo antidoto all'insonnia): Gardner ne scoprì molti di autori sconosciuti, fra cui uno (di J. A. Lindon) che conterrebbe la più lunga tra le parole reversibili ("Named undenominationally rebel, I rile Beryl? La, no! I tan, I'm O NED, nude man"; la frase è molto improbabile, come molti palindromi, e riguarderebbe il marito di una certa Beryl, che protesta di non vessarla e di abbronzarsi tutto nudo).
È famosa la misteriosa dedica per sua moglie che comparve nel libro New Mathematical Diversions, pubblicato nel 1966:
«Evoly met
To L.R. AHCROF
emitero meno»
Alcune persone cercarono di interpretarlo come se fosse una frase in latino, ma in realtà si tratta semplicemente di una frase che letta al contrario e riarrangiando gli spazi diventa: "One more time for Charlotte my love" e cioè: "Ancora una volta per Charlotte, mio amore" (era il secondo libro che le dedicava, dopo Great Essays in Science). Gardner è anche famoso nel mondo dell'enigmistica per aver divulgato il concetto degli alfagrammi, cioè quelle parole le cui lettere vengono riordinate in ordine alfabetico (per esempio l'alfagramma di "parola" sarà "aalopr"), secondo il procedimento che utilizzano i computer per trovare gli anagrammi.
Gardner ne parlò nel 1965 sulla sua rubrica dello Scientific American, chiedendosi quale potessero essere il primo e l'ultimo lemma di un eventuale dizionario di alfagrammi, e quale potesse essere il più lungo lemma che fosse di per sé una parola. Gardner si interessò inoltre di molti altri tipi di giochi di parole, tra cui gli anagrammi (dal suo nome ricavò la definizione anagrammatica di "Errant grid man"), e il gioco dei doublets di Lewis Carroll, scrivendo anche articoli teorici sull'argomento, interrogandosi per esempio se fosse possibile istruire un computer affinché crei e risolva giochi enigmistici.

Celebrazione

Ogni anno, il 21 ottobre, si celebra in tutto il mondo l’Elogio della Mente (Celebration of Mind), una giornata in onore di M. Gardner interamente dedicata ai giochi matematici. La prima ebbe luogo in Italia nel 2010.



sabato 28 maggio 2022

Vegoia

 



Vegoia (etrusco: Vecu) è una sibilla, profeta o ninfa all'interno del quadro religioso etrusco che è identificato come l'autore di parti del loro ampio e complesso insieme di libri sacri, che descrive in dettaglio i metodi religiosamente corretti per fondare città e santuari, prosciugare i campi, formulando leggi e ordinanze, misurando lo spazio e dividendo il tempo; iniziò il popolo etrusco alle arti, in quanto originatore delle regole e dei rituali della marcatura territoriale, e in quanto presiedente all'osservanza, al rispetto e alla conservazione dei confini. Vegoia è anche conosciuta come Vecu, Vecui e Vecuvia, così come Vegoe; il suo nome è anche Begoe o Bigois.

Il sistema religioso etrusco rimane per lo più oscuro. Ci sono pochi documenti bilingue paragonabili alla stele di Rosetta che potrebbe facilitare la traduzione, la lingua etrusca è poco conosciuta. Pertanto, gli antichi documenti etruschi esistenti dell'VIII, VII e VI secolo aC che rivelerebbero i loro concetti religiosi, non danno molto. Inoltre, durante il periodo successivo dal V al primo secolo a.C., la civiltà etrusca assorbì pesantemente elementi della civiltà greca e alla fine fu diluita nel mix culturale greco-romano con i loro potenti vicini romani. Infine, mentre gli Etruschi formalizzavano i loro concetti e pratiche religiose in una serie di "libri sacri", la maggior parte non esiste più e sono conosciuti solo attraverso commenti o citazioni di autori romani della fine del I secolo, e quindi possono essere prevenuti.

Due figure mitologiche sono state impostate dagli Etruschi come presiedenti alla scrittura dei loro libri sacri: Vegoia, oggetto di questo articolo, e Tages, una figura mostruosa dall'aspetto infantile dotato della conoscenza e della preveggenza di un antico saggio. Quei libri sono conosciuti dagli autori latini sotto una classificazione relativa al loro contenuto in base al loro autore mitologico (se consegnato attraverso discorsi o conferenze, come Tages, o ispirazione).

La figura di Vegoia è quasi del tutto sfocata nelle nebbie del passato. È conosciuta soprattutto dalle tradizioni della città etrusca di Chiusi (latino: Clusium; etrusco: Clevsin; umbro: Camars) (ora in provincia di Siena). Le rivelazioni della profetessa Vegoia sono designate come Libri Vegoici che includevano i Libri Fulgurales e parte dei Libri Rituales, in particolare i Libri Fatales.

È appena designata come "ninfa" e come autrice dei Libri Fulgurales, che danno le chiavi per interpretare il significato dei fulmini inviati dalle divinità utilizzando una cartografia del cielo che, come una sorta di divisione della proprietà e destinazione d'uso, è attribuito a Vegoia. La sua assegnazione di settori dell'orizzonte a varie divinità è parallela nel microcosmo che viene interpretato usando il fegato di un animale sacrificato. Le sacre divisioni sembrano avere una corrispondenza anche nella misura e nella divisione del territorio che, fin dagli albori della storia etrusca, obbediva a regole religiose. I suoi dettami insegnavano i metodi corretti per misurare lo spazio.

Anche Vegoia è stato descritto come il signore dell'osservazione di queste regole, da sostenere sotto la minaccia di terribili guai o maledizioni. Pertanto, è stata istituita come il potere che presiede sulla proprietà fondiaria e sui diritti di proprietà fondiaria, sulle leggi e sui contratti (distinti dalle leggi sui contratti commerciali).

Ella è inoltre indicata come aver stabilito le leggi relative alle opere idrauliche, avendo quindi un rapporto speciale con l'acqua "addomesticata".

Questo imponente sistema di "testi rivelatori" e "testi sacri" ha lasciato un'impronta significativa sui popoli italici vicini. Vi sono ampie prove che la cultura etrusca abbia fortemente permeato le comunità meno avanzate dei loro vicini latini e sabini. Ad esempio, l'alfabeto etrusco che derivava da quello greco, è solidamente assodato come ispiratore dell'alfabeto latino. I principi e le regole strutturali del sistema numerico decimale etrusco, allo stesso modo, sono riconosciuti come l'origine dei numeri romani che sono una versione semplificata del sistema etrusco . Allo stesso modo derivano i simboli del potere supremo (vedi civiltà etrusca ), la struttura del calendario romano, e l'etrusco Craeci è la fonte della parola "Greci" (che si autoidentificavano come Elleni ), ecc.

Sebbene la religione romana abbia poche preziose basi scritte, aveva comunque una serie molto astrusa di testi noti come Libri Sibillini che erano sotto il controllo esclusivo di figure religiose speciali, i duumviri (poi decemviri ). I libri sono stati utilizzati solo in tempi di crisi finale. La devoluzione di questi "libri sacri" ai Romani attraverso una scena rocambolesca, fu attribuita ad un etrusco, Tarquinio Superbo, l'ultimo dei leggendari re di Roma. Da qui il loro rapporto con Vegoia.

Allo stesso modo, si può sospettare che la leggenda di Egeria sia correlata a Vegoia. Egeria è il nome della ninfa che ispirò il secondo leggendario re di Roma, Numa Pompilio (in latino, "numen" designa "la volontà espressa di una divinità"), succeduta al suo fondatore, Romolo, quando ella gli dettò le regole che stabilirono il quadro originario delle leggi e dei riti di Roma che sono anche associati ai "libri sacri".

Si dice che Numa abbia scritto gli insegnamenti di Egeria in "libri sacri" che fece seppellire con lui. Secondo Plutarco, quando un incidente casuale li riportò alla luce circa 500 anni dopo, i libri furono giudicati dal Senato romano inappropriati per la divulgazione al popolo e ordinò che i libri fossero distrutti. Ciò che rendeva 'inappropriati' questi libri sacri era certamente di natura “politica”, ma proprio ciò che era, non era stato tramandato da Valerio Antias, la fonte di cui si serviva Plutarco . Tuttavia, i libri sacri furono la fonte usata per interpretare gli astrusi presagi delle divinità (episodio del presagio da Fauno). Anche i libri sacri erano associati all'acqua benefica, anch'essa collegata a Vegoia.





venerdì 27 maggio 2022

Benedicaria


Benedicaria, che significa "Via della benedizione", è un termine relativamente nuovo per una serie di tradizioni popolari basate sulla famiglia vagamente correlate che si trovano in tutta Italia, in particolare nell'Italia meridionale e in Sicilia. Sebbene siano indicate da alcuni come "Magia Popolare" o anche come "Stregoneria", le varie Tradizioni Benedicaria riguardano quasi esclusivamente la guarigione, la purificazione, la spiritualità e la devozione religiosa.

Benedicaria è anche conosciuta come Benedicazione in cattolichese, Benedica (beata) in catanese, e Fa Lu Santuccio (lett . "fai una piccola cosa santa") in Campania.

A differenza dei praticanti di Stregheria e di alcuni praticanti di Stregoneria, i praticanti di Benedicaria si considerano devoti cattolici e le pratiche di Benedicaria sono indissolubilmente legate alle devozioni popolari italiane che si trovano nel cattolicesimo tradizionale.

È difficile capire quali siano le origini di Benedicaria, tuttavia, si potrebbe ipotizzare che possa aver avuto origine dal sincretismo tra il cattolicesimo romano e l'incorporazione di antiche tradizioni popolari pagane italiane.

Nelle comunità italiane generalmente non esiste una parola per "Benedicaria" e spesso viene semplicemente chiamata "le cose che facciamo e abbiamo sempre fatto". Tuttavia, la parola per un praticante è Benedetto (per un maschio) o Benedetta (per una femmina), che significano entrambi "Beata". Nel film del 2000 di Giuseppe Tornatore Malèna, invece, c'è una scena in cui le anziane signore del paese esorcizzano Renato con Santini e pregando Rosari. Il padre del ragazzo vede questo e dice "Va fanculo cu la benedicaria!" ("Vaffanculo con la Benedicaria!"]

Nella lingua inglese, la stessa parola Benedicaria è apparsa per la prima volta per iscritto grazie all'autore siculo-americano Vito Quattrocchi, che ha autopubblicato il suo libro Sicilian Benedicaria: Magical Catholicism. Quattrocchi era già stato un autore pubblicato, con The Sicilian Blade (1993, Desert Publications) al suo attivo. Questa mossa di autopubblicazione da parte di Quattrocchi si è però rivelata vincente, e ora la parola Benedicaria è di uso comune, almeno attraverso Internet, come un modo per identificare queste tradizioni di pratiche spirituali.

Insieme a Quattrocchi, un altro nome associato a Benedicaria è quello di Agostino Taumaturgo, un prete cattolico romano che gestisce il sito web di Quattrocchi e il cui libro, Le cose che facciamo: le vie della Santa Benedetta è stato pubblicato nel 2007.

Discussioni sull'argomento Benedicaria si possono trovare nei forum del sito web della Stregoneria Italiana (ora inattivo), i cui membri sono sia cattolici che pagani che lavorano insieme per sfatare gli stereotipi prevalenti sulla cultura e la spiritualità italiana. La discussione in questo sito copre anche i temi della cultura popolare italiana (es. Stregoneria, Fattura, ecc.), Magia cristiana e molti altri aspetti della lingua, del cibo, della storia, della politica e della cultura italiana.

Benedicaria è un termine generico per una serie di tradizioni spirituali basate sulla famiglia con una grande flessibilità e, di conseguenza, le pratiche che si trovano a Benedicaria possono variare da famiglia a famiglia e da individuo a individuo. Tra le pratiche più note vi sono l'uso dell'olio d'oliva e/o delle uova come cura per il Malocchio, l'uso delle candele, del rosario, delle erbe e delle novene in onore dei vari Santi. Secondo le informazioni fornite sul sito web di Benedicaria italiana, la maggior parte delle preghiere usate a Benedicaria sono tratte direttamente dai libri di preghiere cattoliche.

Gli stessi sacramentali usati nella Chiesa cattolica sono usati a Benedicaria, per cui i sacramentali non vengono mai mancati di rispetto. Tuttavia sono usati, in piccola parte, anche nella stregoneria, dove c'è più una zona d'ombra e quindi un praticante può trovarsi a camminare sulla linea sottile tra sacro e profano o, infilandosi nel sacrilegio.

Un esempio dei sacramentali in uso a Benedicaria è nel cosiddetto "Esorcismo di Sant'Antonio", in cui il praticante tiene un crocifisso sopra l'oggetto che desidera esorcizzare, e dice: "Ecco la Croce del Signore! Vattene, potenze nemiche! Ha trionfato il leone della tribù di Giuda, colui che è la verga di Davide!». Questo rito si trova, nella sua interezza, all'interno del Rito cattolico romano dell'esorcismo solenne pre- Vaticano II, noto come Ritus Exorcizandi Obssessos a Daemonio.

In effetti, quasi tutti i Sacramentali usati da Benedetti provengono dalla Chiesa in tempi precedenti al Concilio Vaticano II, e un certo numero di praticanti si preoccupa poco o nulla dei cambiamenti avvenuti dopo quel Concilio (che molti Benedicari-praticanti e anche ordinari I cattolici potrebbero essere stati un'imposizione un po' forzata di ideologie nordeuropee o protestanti al resto del mondo).

Un'altra pratica comune è l'uso delle uova come forma di pulizia o per rimuovere il malocchio. In questo esercizio, l'uovo viene lavato, asciugato e poi ricoperto di Acqua Santa mentre il praticante prega su di esso, dicendo un Credo degli Apostoli, un Padre Nostro e tre Ave Maria. L'uovo viene quindi fatto rotolare sul corpo della presunta vittima secondo uno schema vagamente prescritto, prestando particolare attenzione a qualsiasi area che potrebbe provare più dolore; si crede che l'uovo assorba qualsiasi energia negativa. Dopo aver fatto questo con l'uovo per quindici minuti, l'uovo viene rotto gettandolo nella toilette e sciacquando i resti.

Questo è molto simile a una pratica che si trova nel curanderismo messicano e nel Pagtatawas filippino che ha lo stesso obiettivo, ed è anche un esempio di un sacramentale cattolico combinato con una possibile pratica precristiana, con quest'ultima subordinata al sistema di credenze del cattolicesimo.

Si discute molto sull'argomento di cosa significhino esattamente i termini Benedicaria, Stregoneria e Stregheria. Tuttavia, l'unica cosa su cui tutte le parti concordano è che queste tre cose sono tutte diverse l'una dall'altra. Nel 2005, un poster su Mystic Wicks ha chiesto a Raven Grimassi la sua opinione su Benedicaria, e Grimassi ha risposto di aver letto il libro di Quattrocchi, che sembrava autentico nel materiale che copriva e che non ha né rivendica alcun rapporto con la stregoneria italiana. In risposta a ciò, Quattrocchi ha espresso il suo ringraziamento per il fatto che tutte le parti del dibattito riconoscano Stregheria e Benedicaria come due pratiche completamente separate e non correlate.

Il rapporto tra Stregoneria e Benedicaria è del tutto confuso poiché nelle loro forme più pure i due sono completamente distinti. Tuttavia, la maggior parte dei praticanti fa uso di elementi di entrambe le tradizioni e molti praticanti sono cresciuti con insegnamenti di entrambe le tradizioni, tanto che nel corso dei secoli è diventato impossibile dire dove finisce una e inizia l'altra. In molti casi, anche il praticante stesso non è sicuro delle distinzioni.

Questa confusione tra le due pratiche è diventata oggetto di contesa tra rue Roselli e Vito Quattrocchi nel maggio 2007, quando Quattrocchi ha pubblicato due video su YouTube con un'intervista tra lui e un simpatico prete sull'argomento. In questi video, il sacerdote (amico comune sia di Roselli che di Quattrocchi) ha sottolineato il fatto che Benedicaria non è stregoneria, che è completamente separata dalla stregoneria e che il praticante di Benedicaria è generalmente un devoto cattolico che non ha pretese di essere una strega. Roselli ha citato la tendenza di Benedetti a fondere le due pratiche, che nei video non era menzionata. I video sono stati poi rimossi da YouTube, ma questo dibattito arriva a dimostrare che il rapporto tra Benedicaria e Stregoneria è di sintesi e di convoluzione.







giovedì 26 maggio 2022

Osculum infame

 



L'osculum infame (trad. bacio vergognoso) è, secondo la demonologia, il nome del saluto rituale che la strega adotta quando incontra il Diavolo nel corso del sabba. Esso consiste nel baciare l'ano del Diavolo, che rappresenta l'altra sua bocca.




mercoledì 25 maggio 2022

Bibliomanzia

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La bibliomanzia è un metodo di divinazione per mezzo di libri; si tratta di una forma di sticomanzia ossia estrazione a sorte di una frase da interpretare come responso della consultazione.
Tutto ciò che occorre è un libro, di solito un libro considerato sacro, profetico o ispirato. L'indovino (che può essere lo stesso consultante) formula una domanda, apre il volume a caso e legge la prima frase o il primo paragrafo su cui posa lo sguardo; un metodo alternativo è quello di chiudere gli occhi e indicare un punto della pagina: la frase così sorteggiata è considerata una risposta o un commento all'interrogativo posto. I primi testi ad essere usati in epoca greca furono quelli omerici, a cui in seguito si aggiunse l'Eneide di Virgilio in epoca romana, che con l'avvento del Cristianesimo furono sostituite dalla Bibbia, al quale si affiancò solo tardivamente Shakespeare.
Spesso in occidente, soprattutto in ambito protestante, si usa questo termine per indicare che per questa pratica si utilizza la Bibbia. Un altro termine utilizzato è stoicheomanzia, quando il libro è un'opera di Omero o Virgilio.

Storia

Le origini di questa pratica risalgono alla civiltà greca, dove si utilizzavano i testi di Omero, Esiodo ed Eraclito. I romani accolsero la bibliomanzia tra le proprie pratiche e aggiunsero anche Virgilio.
Con l'avvento del Cristianesimo si iniziò ad usare la Bibbia; come molte pratiche divinatorie anche la bibliomanzia fu condannata dai vescovi nei primi secoli dell'era cristiana, ma (forse per rispetto al libro sacro per eccellenza) la condanna non fu mai vigorosa e nel V secolo lo stesso Sant'Agostino la tollerava.
Nonostante la condanna ribadita dal Concilio di Orléans del VI secolo, la bibliomanzia con la Bibbia continuò ad essere praticata e nell'VIII secolo si arrivò a vietarla esplicitamente ai membri del clero, pena la scomunica.

Esempi

Un episodio che sa di bibliomanzia viene narrato da Sant'Agostino nelle Confessioni a proposito della sua conversione: mentre era raccolto in meditazione, gli parve di udire voci di bimbi che, giocando all'esterno, dicevano tolle, lege ("prendi e leggi"). A quel punto, avrebbe aperto a caso un libro della Bibbia che aveva con sé e gli occhi gli sarebbero caduti sulla frase di San Paolo: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Lettera ai Romani 13, 13-14). La lettura di questa frase sarebbe stata decisiva per la sua decisione di convertirsi.
Analogamente, nella biografia di San Francesco scritta da San Bonaventura, si tramanda che quando il suo primo seguace, Bernardo di Quintavalle volle accostarsi ad una vita secondo i dettami di Francesco, quest'ultimo, per conoscere la volontà divina in proposito avrebbe aperto a caso tre volte i Vangeli (in onore della Trinità), imbattendosi nei tre passi seguenti:
  1. Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri
  2. Non portate niente durante il, viaggio
  3. Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua
Questi tre passi sarebbero quindi stati alla base della regola di San Francesco.

martedì 24 maggio 2022

Apocalisse

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Il termine apocalisse deriva dal greco ἀποκάλυψις (apokálypsis), composto di ἀπό apó ("da", usato come prefissoide anche in apostrofo, apogeo, apostasia) e καλύπτω kalýptō ("nascondo", come in Calipso), significa un gettar via ciò che copre, un togliere il velo, letteralmente scoperta o disvelamento.
Il concetto sembrerebbe essersi originato presso gli ebrei che parlavano greco, per poi passare ai cristiani che la svilupparono ulteriormente. Nella terminologia della letteratura del primo Ebraismo e Cristianesimo, indica una rivelazione a un profeta scelto di cose nascoste da Dio; questo termine è più spesso usato per descrivere il resoconto scritto di tale esperienza.

La letteratura apocalittica

Dal profetismo alla letteratura apocalittica

A causa delle «speranze deluse per la misteriosa scomparsa di Zorobabele» e per «la comunità creata da Esdra e Neemia», «la profezia era caduta in discredito [...] per il senso di frustrazione ingeneratosi negli animi in seguito a promesse inadempiute. [...] Si era già imboccata la strada dell'apocalittica». Questo transito è presente nello stesso Libro di Zaccaria, dove fra il Primo e il Secondo Zaccaria si passa dai «riferimenti a Zorobabele e Giosuè» e «da un apprezzamento del profetismo in Aggeo e Zaccaria, animatori della ricostruzione (del secondo Tempio di Gerusalemme), al disprezzo di ogni velleità di fare il profeta (Zaccaria 13, 3-6)»: «l'escatologia del Secondo Zaccaria ha la forma di apocalittica, e della più pura.» Con il fallimento delle «speranze legate [...] da Aggeo e Zaccaria al davidide Zorobabele, il messianismo regale subì un'eclisse.» «La tonalità cambia» e nascono le «caratteristiche che annunziano la letteratura apocalittica.»
La letteratura apocalittica è di considerevole importanza nella storia della tradizione giudaica, cristiana e islamica, dal momento che concetti come la risurrezione dai morti, il giorno del giudizio, il paradiso e l'inferno trovano un esplicito riferimento in essa. Le credenze apocalittiche sono datate da prima del Cristianesimo, appaiono in altre religioni, e sono state assorbite nella società contemporanea secolare, specie attraverso la cultura.
Secondo l'esegeta francese Paul Beauchamp "la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l'insopportabile". Nasce cioè in momenti di estrema crisi per portare un messaggio di speranza: anche se il male sembra prevalere, bisogna aver fiducia nella vittoria finale del Bene.

Uso del termine

L'uso trova la sua origine nel titolo dato al Libro dell'Apocalisse di Giovanni (detto anche Libro della Rivelazione), nel Nuovo Testamento; il titolo proviene dalle parole di apertura del libro 'Aπōκάλυψις 'Iησōῦ Χριστōῦ apōkalýpsis Iesōû kristōû, in cui il termine "rivelazione" è usato solo per descrivere i contenuti del libro stesso, e non come designazione letteraria. Il nome Apocalisse venne poi attribuito a ulteriori scritture dello stesso genere, molte delle quali apparvero in quel periodo.
A partire dal II secolo il nome venne usato per diversi libri, sia cristiani che ebraici, che mostrano gli stessi tratti caratteristici. Oltre all'Apocalisse di Giovanni (chiamata così da alcuni dei primi Padri della Chiesa cristiana), il Canone muratoriano, Clemente di Alessandria ed altri menzionano una Apocalisse di Pietro. Vengono inoltre ricordate apocalissi di Adamo e di Abramo nonché di Elia. L'uso del termine greco per definire opere appartenenti ad una determinata classe letteraria è quindi di origine cristiana, derivato dalla rivelazione del Nuovo Testamento.
Nel linguaggio comune il termine ha perso il significato originario di "rivelazione" e, fuori dell'ambiente religioso, è passato a indicare qualsiasi evento di grande calamità ovvero un succedersi di eventi disastrosi.

Descrizione

La letteratura religiosa apocalittica viene considerata una branca distinta della letteratura. Il genere possiede diverse caratteristiche peculiari.

Rivelazione di misteri

La rivelazione dei misteri svela cose che vanno oltre la normale portata dell'umana conoscenza. Dio concede a santi o profeti selezionati le istruzioni al riguardo, sia per aspetti estranei all'esperienza umana o per vicende che l'umanità non ha ancora affrontato.
Vengono svelate alcune informazioni sul paradiso, in misura minore o maggiore: gli scopi di Dio; i fatti e le caratteristiche relativi agli angeli e degli spiriti malvagi; la spiegazione di alcuni fenomeni naturali; la storia della creazione e dei periodi iniziali dell'umanità; gli eventi in corso, in special modo quelli relativi al futuro di Israele; la fine del mondo; il giudizio universale e il destino dell'umanità; l'epoca messianica; immagini del paradiso e dell'inferno. Nel Libro di Enoch, la più ampia delle apocalissi ebraiche, la rivelazione comprende tutti gli elementi suddetti.

Rivelazione attraverso un sogno o una visione

La rivelazione di saggezze nascoste avviene attraverso una visione o un sogno. A causa della natura peculiare del soggetto, questa è evidentemente la forma letteraria più naturale. L'attuazione della rivelazione e l'esperienza di chi la riceve vengono poste più o meno in rilievo. Normalmente, ma non sempre, i fatti vengono riportati in prima persona. Esiste qualcosa di portentoso nelle circostanze, commisurato all'importanza dei segreti che verranno svelati. L'elemento del mistero, spesso in primo piano nella visione stessa, è presagito negli eventi preliminari. Alcune delle caratteristiche classiche della "tradizione apocalittica" sono collegate con le circostanze della visione e con l'esperienza personale del veggente.
L'esempio primario di letteratura apocalittica nella Bibbia ebraica è il Libro di Daniele. Mentre si trova lungo il fiume dopo un lungo digiuno Daniele vede apparire un essere celeste, che gli svela la rivelazione (Daniele, 10:2 segg.). L'evangelista Giovanni nel Nuovo Testamento, libro dell'Apocalisse (1:9 segg.) ha un'esperienza simile, narrata con termini comparabili. Si confronti anche il primo capitolo della Apocalisse Greca di Baruch e la Apocalisse Siriana, vi.1 segg., xiii.1 segg., lv.1-3. In alternativa il profeta giace sul letto, preoccupato per il futuro della sua gente, quando cade in una specie di trance, e il futuro gli è mostrato nelle "visioni della sua mente". Questo è il caso di Daniele, 7:1 segg.; Esdra, 3:1-3; e nel libro di Enoch, i.2 e seguenti. A proposito della descrizione degli effetti della visione sul veggente, vedi Dan. 8:27; Enoch, lx.3; 2 Esdra 5:14.

Gli angeli portano la rivelazione

L'introduzione degli angeli come portatori della rivelazione è una caratteristica ricorrente. Dio non parla in prima persona, ma dà le sue istruzioni a mezzo di messaggeri celesti, che agiscono come guide per il veggente.
Rarissimi sono i casi di vere apocalissi in cui lo "strumento angelo" non è in primo piano nel portare il messaggio. Nell'assunzione di Mosè, che consiste principalmente in una predizione dettagliata del futuro degli Israeliti e della storia ebraica, l'annuncio viene dato a Giosuè da Mosè, immediatamente prima della morte di quest'ultimo. Anche negli "Oracoli Sibillini", che sono per la maggior parte un'anticipazione di eventi futuri, la sibilla è la sola a parlare. Ma nessuno di questi libri si può definire rappresentativo della letteratura apocalittica in senso stretto (v. sotto). In un altro testo a volte classificato come apocalittico, il Libro dei Giubilei (scritto intorno al 100 a.C., detto anche Genesi minore, Apocalisse di Mosè o Testamento di Mosè), un angelo è il mediatore della rivelazione, ma la visione o l'elemento onirico mancano. In quest'ultimo caso, comunque, il libro appare decisamente non apocalittico nella sua natura.

Trattazione della storia o del futuro?

Nelle tipiche composizioni di questa classe la maggior preoccupazione dell'autore è il mostrare la sapienza con cui Dio agisce nella storia e la organizza in tappe o fasi cronologiche. Dunque l'apocalisse non è in primo luogo una profezia, ed il suo principale interesse non è il futuro o la fine della storia, quanto semmai il suo fine. L'autore presenta, a volte in maniera molto vivida, un quadro degli eventi a venire, e in particolare di quelli al termine dell'epoca attuale. Per questo in alcune di queste composizioni il soggetto è descritto vagamente come "ciò che avverrà negli ultimi giorni" (Dan. 2:28; si confronti il verso 29); in maniera simile Dan. 10:14, "ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla fine dei giorni"; si confronti Enoch, i.1, 2; x.2 segg. Così anche la Rev. 1:1 (si confronti la traduzione della Bibbia Septuaginta di Dan. 2:28 segg.), "Rivelazione... ciò che presto verrà ad accadere".
Spesso la visione comprende anche il passato, per dare forza all'inquadramento storico, così che il panorama degli eventi successivi possa passare impercettibilmente dal noto all'ignoto. Perciò nell'undicesimo capitolo del libro di Daniele il dettagliato resoconto delle vicende dell'impero greco d'oriente, a partire dalla conquista di Alessandro fino all'ultima parte del regno di Antioco Epifane (versi 3-39, tutti presentati in forma di predizione) continua, senza interruzione, con una descrizione appena meno vivida di eventi che non sono ancora accaduti (versi 40-45), ma che lo scrittore si aspetta: le guerre che risulteranno dalla morte di Antioco e la caduta del suo regno. Tutto ciò, comunque, serve solo da introduzione alle notevoli profezie escatologiche del dodicesimo capitolo, in cui si trova lo scopo principale del libro.
In maniera del tutto simile, il sogno raccontato nel secondo libro di Esdra, 11 e 12, l'aquila che rappresenta l'Impero Romano è seguita dal leone, che è il messia promesso che dovrà salvare gli eletti e stabilire un regno imperituro. La transizione fra la storia e la profezia si può vedere in xii.28, dove viene predetta l'attesa fine del regno di Domiziano, e con essa la fine del mondo. Un altro esempio dello stesso genere è negli Oracoli Sibillini, iii.608-623. Probabilmente si può paragonare anche Assumptio Mosis, vii-ix. In quasi tutte le scritture propriamente classificate come apocalittiche l'elemento escatologico è predominante. È stata proprio la crescita delle speculazioni sui tempi a venire e la speranza per gli eletti che hanno originato più di ogni altra cosa la nascita, e influenzato lo sviluppo di questo genere di scritti.

Il misterioso o fantastico

L'elemento del misterioso, evidente sia nell'oggetto che nelle modalità della narrazione, è una delle caratteristiche salienti di ogni tipica apocalisse. La letteratura delle visioni e dei sogni ha le sue tradizioni, che sono particolarmente persistenti; e questo aspetto inusuale è ben illustrato nelle composizioni giudaiche, o meglio giudaico-cristiane, prese in considerazione.
Tale qualità apocalittica appare in maniera molto evidente (a) nell'uso dell'immaginario fantastico. Le migliori illustrazioni sono complete delle strane creature che appaiono in moltissime visioni; "bestie" nelle quali le proprietà di uomini, mammiferi, uccelli, rettili o di esseri meramente immaginari sono combinate in modi stupefacenti e spesso grotteschi. Quanto tali figure siano caratteristiche lo si può vedere dalla seguente lista di passaggi in cui le suddette creature sono presentate: Dan. 7:1-8, 8:3-12 (ambedue passaggi importantissimi per la storia della letteratura apocalittica); Enoch, lxxxv.-xc.; 2 Esd. 11:1-12:3, 11-32; Apoc. greca di Bar. ii, iii; Testamento ebraico di Naphtali, iii.; Rev. 6:6ff (si confronti Apoc. di Bar. [Sir.] li.11), ix.7-10, 17-19, xiii.1-18, xvii.3, 12; Pastore di Erma, "Visione", iv.1. Alcuni esseri mitici o semi-mitici che appaiono nel Vecchio Testamento giocano altresì un ruolo di importanza saliente in questi testi. Così il "Leviatano" e "Behemoth" (Enoch, lx.7, 8; 2 Esd. 6:49-52; Apoc. di Bar. xxix.4); "Gog e Magog" (Sibillini, iii.319 segg, 512 segg; si confronti Enoch, lvi.5 segg; Rev. 20:8). Come ci si potrebbe aspettare, anche le mitologie straniere apportano talvolta un contributo (v. sotto).

Il simbolismo mistico

La qualità apocalittica si nota ancora (b) nell'uso frequente di un simbolismo mistificatore. Questo aspetto viene illustrato in modo notevole nei ben noti casi in cui si impiega la Ghematriah per oscurare l'opinione o il senso dello scrivente; quindi, il misterioso nome "Taxo", Assumptio Mosis, ix. 1; il "numero della bestia", 666, di Rev. 13:18; il numero 888 ('Iησōῦς), Sibillini, i.326-330. Simile a questo aspetto è la profezia, spesso enigmatica, del tempo che dovrà passare prima dell'accadere degli eventi predetti; quindi il "fra un tempo, tempi e la metà di un tempo" Dan. 12:7; i "quaranta e otto tempi" di Enoch, xc.5, Assumptio Mosis, x.11; l'annuncio di un certo numero di "settimane" o "giorni" (senza però specificare l'inizio), Dan. 9:24 segg, 12:11, 12; Enoch xciii.3-10; 2 Esd. 14:11, 12; Apoc. di Bar. xxvi-xxviii; Rev. 11:3, 12:6; si confronti Assumptio Mosis, vii.1. La stessa tendenza si nota anche nell'impiego di linguaggio simbolico nel parlare di determinate persone, cose o eventi; quindi, le "corna" di Dan. 7 e 8; Rev. 17 e segg; le "teste" e "ali" di 2 Esd. xi e segg; i sette sigilli del cap. 6 delle Rivelazioni; trombe, 8; ciotole, 16; il dragone, Rev. 12:3-17, 20:1-3; l'aquila, Assumptio Mosis, x.8; eccetera.
Un primo significato del già citato 666 potrebbe essere strettamente simbolico: il numero 6 infatti, è visto già nell'ebraismo come "il numero dell'uomo" (Adamo è creato il sesto giorno). Da questo punto di vista, la ripetizione ternaria del 6 può indicare che l'anticristo rappresenterà il tentativo di instaurare il dominio dell'uomo - e dell'arbitrio umano - su quelli che nella tradizione sono visti come i tre livelli della creazione: corpo/anima/spirito, cielo/terra/inferi ecc. Una volta rifiutato Dio, infatti, è l'uomo-anticristo ad ergersi a pseudo-divinità nel tentativo di sostituirsi alla signoria divina sul mondo creato.
Come esempi tipici di allegorie più elaborate, a parte quelle di Dan. 7, 8 e 2 Esd. 11, 12, già ricordate, si possono menzionare: la visione del toro e della pecora, Enoch, lxxxv segg; la foresta, la vigna, la fontana, il cedro, Apoc. di Bar. xxxvi segg.; la acque chiare e scure, ibid. liii segg; il salice e i suoi rami, Hermas, "Similitudini", viii. A questa descrizione delle peculiarità letterarie dell'apocalisse ebraica si può aggiungere che, nelle sue parti chiaramente escatologiche, mostra con notevole uniformità la dizione e il simbolismo dei passaggi classici del Vecchio Testamento. Benché ciò sia corretto, comunque, la maggior parte della letteratura escatologica tardo-ebraica e protocristiana (spesso non apocalittica nel senso proprio del termine) può difficilmente essere considerata simile a livello di caratteristiche a quella sopra descritta.

La fine del mondo

In epoche recenti il termine "letteratura apocalittica", o "apocalittico", è stato usato comunemente per descrivere le varie parti delle scritture ebraiche o cristiane, sia canoniche che apocrife, in cui si forniscono predizioni escatologiche in forma di rivelazione. Che il termine sia attualmente usato in maniera blanda, e comprenda spesso cose non propriamente apocalittiche, è dovuto al fatto che lo studio di questa letteratura come classe a sé stante è piuttosto recente.
Nell'uso comune delle lingue occidentali, il termine apocalisse si riferisce alla fine del mondo. Il significato corrente può essere un'ellisse della frase apōkalýpsis éschaton, che significa "rivelazione degli eventi della fine dei tempi". Tale ellisse nell'uso corrente riecheggia quella nel titolo dell'ultimo libro della Bibbia, il Libro della Rivelazione o Apocalisse di San Giovanni apostolo, che è normalmente interpretato come la profezia della fine del mondo, con numerosi dettagli visuali. Si veda anche escatologia e millenarismo.
La fine escatologica del mondo nella letteratura apocalittica era spesso accompagnata da immagini di resurrezione, giudizio dei morti e dalla pena dell'inferno per i peccatori. È interessante notare che tali idee non erano esplicitamente sviluppate nei libri pre-apocalittici della Bibbia ebraica, quindi l'esistenza di tali credo nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'Islam può essere ricondotta ai testi apocalittici.
La storia della cristianità è punteggiata di gruppi religiosi millennialisti, quasi fin dalle origini. I movimenti cristiani moderni sono concentrati nel XVIII e XIX secolo e comprendono l'ascesa di religioni apocalittiche come gli Avventisti, i Davidiani, la House of Yahweh, i Cristadelfiani, i Mormoni e i Testimoni di Geova.
L'Islam possiede i propri movimenti, in particolare la fede nell'Imam "atteso" o "nascosto" della comunità sciita. Nel XIV secolo dell'Islam (circa 1890 dell'era cristiana) si riporta un credo che aveva preso a circolare presso la comunità sunnita, per il quale sarebbe presto giunto il Messia promesso, sia per i cristiani, sia per i musulmani. Molti di questi furono Jihādisti, come Muhammad al-Mahdi, Muhammad Ahmad del Sudan e Usman dan Fodio dell'Africa occidentale, che coniugarono la pratica politica alle loro convinzioni mahdistiche. Mahdi successivi, compresi Mirza Ghulam Ahmad e l'Ayatollah Seyyed Ruhollah Khomeini, furono principalmente riformatori religiosi. Di recente si è assistito a una ripresa del movimento dei Jihādisti, come Osama bin Laden di al-Qā'ida, quasi esclusivamente politici. La profezia del Messia promesso all'inizio del XIV secolo per la maggior parte dei musulmani è stata sostenuta solo da Mirza Ghulam Ahmad, ma il punto di vista della maggioranza venne raccolto dall'Università di al-Azhar del Cairo e dalla Scuola Deobandi di Scienze Islamiche in India, che rifiutarono Mirza Ghulam Ahmad perché eretico, dato che si definiva profeta (l'Islam ritiene che Muhammad sia stato l'ultimo Profeta) e messia (un titolo che l'Islam riserva a Gesù Cristo).

Rappresentazioni dell'Apocalisse

Essendo un tema teologico e iconografico di grande intensità drammatica, l'Apocalisse è stata molto rappresentata nell'Alto Medioevo, in particolare nei celebri Commentari dell'Apocalisse del monaco spagnolo Beato di Liebana (VIII secolo). Il primo commento dell'Apocalisse si deve all'esegeta Alessandro di Brema. Tra i più importanti codici pervenuti fino a noi si vedano:
  • per il X secolo:
il manoscritto dell'Escorial Category:Beatus Escorial - Wikimedia Commons e l'Apocalisse spagnola di Magius Category:Beatus Pierpont - Wikimedia Commons
  • per l'XI secolo:
l'Apocalisse di Bamberga Category:Bamberg Apocalypse - Wikimedia Commons, l'Apocalisse di St-Sever Category:Apocalypse of St. Sever - Wikimedia Commons, il manoscritto mozarabico di Osma Category:Beatus d'Osma - Wikimedia Commons
Dante Alighieri rappresenta allegoricamente l'Apocalisse di Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento, al termine della processione descritta nel Paradiso Terrestre, nella Divina Commedia. Essa è raffigurata come "un vecchio solo venir/, dormendo, con la faccia arguta" (Purgatorio - Canto ventinovesimo, vv. 143-144). Il vecchio avanza "dormendo" in quanto si tratta di un'opera che rappresenta l'oggetto di una visione estatica ed ha una faccia "arguta", penetrante, poiché è un libro che rivela il futuro e si addentra in una materia misteriosa e sublime al contempo.
Anche nei secoli successivi il tema non smise d'interessare, trasferendosi dai codici agli affreschi ed alle incisioni e ponendo più fortemente l'accento sul Giudizio universale: si pensi all'Apocalisse di Luca Signorelli, eccezionale ciclo di affreschi nella Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto. Tra i Giudizi Universali affrescati, universalmente celeberrimo è quello di Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina nella Città del Vaticano, ma notevoli sono pure quelli sulle controfacciate interne della Cappella degli Scrovegni a Padova, dell'abbazia di Pomposa in provincia di Ferrara e dell'Abbazia di Sant'Angelo in Formis presso Capua. Rilevante è pure il Giudizio Universale a mosaico bizantino sulla controfacciata interna della Basilica di Santa Maria Assunta (Torcello) nella Laguna di Venezia. Importanti rappresentazioni artistiche dell'Inferno e del Paradiso sono quelle musive nel Battistero di San Giovanni (Firenze) e quelle ad affresco nella Basilica di San Petronio a Bologna. Scene dall'Apocalisse di Giovanni sono presenti negli affreschi del Battistero di Padova, nella cripta di San Magno ad Anagni. Risale al XIV secolo il grandioso Arazzo dell'Apocalisse nel castello francese di Angers.

Rappresentazioni moderne dell'Apocalisse

Una delle rappresentazioni moderne dell'apocalisse è per esempio quella che emerge dagli scritti del padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin molto più vicini al tipico discorso scientifico e evoluzionista che al discorso svolto totalmente nel linguaggio teologico.
Il suo discorso, in qualche modo profetico sull'avvento dell'Homo noeticus che rappresenta un salto evolutivo rispetto all'attuale Homo Sapiens Sapiens, non è indolore come molti interpreti di questa nuova figura umana ritengono. Per questi ultimi infatti la nuova umanità viene rappresentata come il baluardo estremo della difesa della specie e del pianeta Terra, della democrazia e soprattutto dell'insieme del patrimonio spirituale accumulatosi lungo il divenire storico dell'umanità che lo piega ai legittimi interessi tattici e strategici dei nuovi movimenti emergenti, talora anche radicali, di stampo ecologista, salutista ecc.
Questa lettura è sicuramente significativa e i movimenti non violenti, pacifisti, ambientalisti che talora la sostengono sono certamente l'incarnazione sintomatica di una storia che giunge al termine, ma la lettura che il "gesuita proibito" dà dell'avvento dell'Homo Noeticus è ben altra e soprattutto ben più radicale: non è una figura di difesa dello status quo prima che le cose peggiorino irrimediabilmente ma una figura di attacco per far dire alla storia della salvezza: "tutto è compiuto". Ci troviamo infatti di fronte ad una vera e propria "fine del mondo". Esso, l'Homo Noeticus rappresenta infatti per così dire lo sprint finale della convergenza di tutta la nostra galassia nel "punto Omega" a forte potenza gravitazionale, rappresentato dal "Cristo evolutore" che attrae tutto a sé e in cui tutto collassa e implode nell'abbraccio finale tra il creatore e la creatura.

Apocalissi nelle religioni

Molte religioni trattano il tema dell'allontanamento dell'uomo dalla sua originaria comunione con l'Assoluto, il Divino.
Le culture orientali e quelle indoeuropee precristiane (Indù, Greci, Romani) rappresentano il tempo ciclicamente, secondo una scansione in quattro cicli che la tradizione classica greco-romana chiama età dell'oro, dell'argento, del bronzo e del ferro. L'uomo, al termine di ognuna delle quattro fasi, si allontana progressivamente dalla virtù e dal bene. Nelle religioni fondate sul monoteismo (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) il punto di partenza è la caduta di Adamo in seguito alla quale l'uomo realizzerà sulla Terra un Regno delle Tenebre.
Tuttavia, nell'escatologia e soteriologia delle religioni, a questa caduta seguirà l'intervento divino, l'arrivo di un Redentore dell'umanità: il Gesù Cristo del Secondo Avvento nel Cristianesimo; il Messia annunciato dai Profeti nell'Ebraismo; il profeta Gesù che affiancherà il Mahdi (il "Ben Guidato", discendente di Maometto) nell'Islam; il Kalki Avatara, ultima manifestazione di Visnù, nell'Induismo; i Buddha e i Bodhisattwa (i Misericordiosi) nel Buddhismo; il Saoshyant o "Redentore universale" nell'Iran di Zoroastro. "
I miti antichi parlano della redenzione del mondo che avverrà attraverso la redenzione dell'umanità. Vaticinano il ritorno dell'età primordiale caratterizzata dalla pietas, dalla pace, da una saggia frugalità, espressione di ricchezza interiore, dalla prosperità della terra e dalla letizia dell'uomo e del creato. Profetizzano una renovatio preceduta da uno sconvolgimento: la grande dissoluzione del cosmo, il mahāpralaya indiano; il mare di metallo fuso, dal quale, nella tradizione iranica, i giusti emergeranno indenni; l'ekpýrosis dei presocratici e degli stoici; la concussio mundi di Seneca; il ragnarökkr germanico, l'estate senza fiori e il mare senza vita dei druidi; l'ollin dei testi profetici aztechi che, come il pachakuti andino, connota il sommovimento ciclico del tempo e il capovolgimento dello spazio".
Esiste però un disegno divino di redenzione nelle antiche tradizioni di molte civiltà. Esse "consegnano un messaggio di speranza espresso in India dalla discesa dell'avatāra, divino giudice e rinnovatore. Per bocca di Zarathustra, dopo la conflagrazione, Ahura Mazda promette il frashkart, il rinnovamento nella luce del mondo e dell'umanità. Platone, attingendo a una speranza remota, annuncia "nuova vita e immortalità rinnovata". Virgilio e le Sibille cantano il ritorno della Vergine Astrea e del regno di Saturno. Seneca, dopo la concussio mundi, saluta il ripristino dell'antiquus ordo, il ritorno dell'èra in cui pace, pietas e giustizia regnavano sulla terra. "Pace fino al cielo e dal cielo fino in terra", profetizza la celtica Mórrígain e, dopo la distruzione del mondo, dinanzi alla sibilla germanica si dispiega la visione della jörð iðjagroena, la terra di nuovo verdeggiante che emerge dal mare. Secondo le religioni orientali cosmocentriche il Mondo Nuovo sarà l'inizio di un nuovo ciclo cosmico, mentre secondo le religioni monoteiste verrà instaurato un Regno di Dio di cui faranno parte i giusti risorti (visione non ciclica ma lineare-progressiva del Tempo universale).
Lo schema escatologico delle religioni monoteistiche è simile: decadenza spirituale dell'umanità - l'esilio da Dio -, la perversione dell'umanità ultima e le "doglie" della fine, la battaglia finale - Armagheddon - tra i figli della luce e i figli delle tenebre; la restaurazione finale con l'arrivo del Redentore tanto atteso e il Giudizio divino. Tuttavia vi sono delle differenze. Nell'Ebraismo l'attesa del Giorno del Signore con le sue elaborazioni dottrinarie, escatologiche e messianiche, appare nei momenti più convulsi e drammatici della storia di Israele, mentre nel Cristianesimo e nell'Islam il messaggio apocalittico costituisce una parte fondamentale della struttura di queste religioni. I miti dei Tempi Ultimi descrivono dunque le modalità dell'intervento divino nella storia universale al suo tramonto, intervento ripristinatore dell'ordine cosmico nella creazione con cui la realtà tutta riacquista il proprio autentico significato iniziale.
Nei Tempi Ultimi saranno beati gli uomini di quell'epoca: è un concetto contemplato dai miti apocalittici. San Paolo scrive nella Lettera ai Romani (5, 20):" Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la Grazia". Questo "paradosso della Grazia" è presente nella tradizione ebraica, islamica ed induista. Mosè, dopo aver visto in visione l'oscurità dei Tempi Ultimi, si è sentito "inferiore" a coloro i quali, pur in mezzo a tali tribolazioni, conserveranno la fede nella Torah. Maometto in un hadith (detto) afferma: "All'inizio dell'islam colui che mette un decimo della legge è dannato; ma negli ultimi tempi, colui che ne compirà un decimo sarà salvato". Nel testo induista Bhāgavata Purāṇa si cantano le lodi paradossali dell'età ultima (L, 12):" Gli errori commessi dagli uomini nell'Età di Kali, per quanto abbiano origine nelle cose, nei luoghi o in loro stessi, sono interamente cancellati da Bhagavad, il supremo Purusa, quando egli risiede nel cuore. (......) L'Età di Kali, abisso di vizi, possiede un vantaggio unico ma prezioso: è sufficiente celebrare le lodi di Khrisna [il Signore Supremo] affinché, liberi da ogni legame, ci si possa riunire all'Essere Supremo". Nel Vangelo di Matteo (20, 1-16) c'è la Parabola dei lavoratori della vigna o dei Lavoratori dell'Undicesima Ora che riprende questo tema: i lavoratori dell'ultima ora che hanno lavorato solo un'ora sono equiparati a tutti gli altri. E per questo, molti fra "gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi" (20, 16).

 
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