giovedì 31 dicembre 2020

Shango

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Shango (trascritto anche come Sango, Xangô, Chango e in altre varianti) è un importante orisha (dio o semidio) della mitologia yoruba. È associato soprattutto con l'etnia oyo, di cui rappresenta un antenato mitico. È una divinità potente, associata al fuoco e al tuono, e ha un ruolo importante anche nei culti afro-americani derivati dalla religione yoruba, come il candomblé, santeria e vudù.

Origine del mito

La tradizione orale yoruba descrive Shango come re dell'Impero Oyo, figlio del re fondatore Oranian e di sua moglie Torosi. Da un punto di vista storico, questo collocherebbe la sua vita intorno al XV secolo. Il suo regno viene ricordato come un periodo di grande prosperità, durante il quale l'impero crebbe fino a unificare tutto il popolo yoruba. Nella trasposizione mitologica e religiosa, questa prosperità si riflette nella magnificenza tipica dei rituali del culto di Shango, ricchi di colori, forme e simboli diversi.

Figura mitologica e simbologia

Shango è associato al fuoco, al fulmine e al tuono; ha un carattere violento e vendicativo, cacciatore e saccheggiatore, virile e coraggioso; è un giustiziere, e castiga i bugiardi, i ladri e malfattori. Per queste caratteristiche, sia in epoca coloniale che post-coloniale Shango è stato frequentemente considerato come il simbolo della lotta dei neri contro l'oppressione da parte dei bianchi.
A seconda delle tradizioni, Shango viene annoverato come figlio della dea-madre Yemaja o di Obatala, messaggera e intermediaria degli dèi, che lo avrebbe concepito con Aganju, signore del fiume. Ha avuto numerose mogli e amanti, fra cui spiccano le figure di Obá (la prima moglie), Oxum (la seconda) e Oya (la moglie preferita).
Shango viene spesso rappresentato con un'arma chiamata Oxê, un'ascia bipenne, che rappresenta l'azione rapida ed efficace della giustizia. Negli altari in onore di Shango compare spesso una scultura che rappresenta una donna dallo sguardo tranquillo e distaccato che dona quest'arma al dio-eroe.
Nel culto yoruba di Shango vengono spesso impiegate maschere con le sembianze di una testa di ariete. Questo elemento ha portato diversi ricercatori, fra cui Basil Davidson a postulare un legame fra la cultura yoruba e quella di Kush, presso cui l'ariete aveva un ruolo simbolico fondamentale.
Il numero sacro di Shango è il sei.

Racconti tradizionali

Il concepimento di Shango da Obatala è oggetto di un racconto yoruba. Si narra che un giorno Aganju non voleva concedere a Obatala il permesso di attraversare il fiume. Quest'ultima cercò di aggirare il divieto trasformandosi in una piacente donna e lasciandosi circuire da Aganju, e dalla loro unione fu concepito Shango.
Un altro racconto tradizionale sull'infanzia e la gioventù di Shango descrive il suo incontro col padre in un bosco. Aganju non lo riconobbe, e cercò di ucciderlo per mangiarlo. L'orixa Oya, accortasi del pericolo, corse ad avvertire Obatala, che in origine era signora dei fulmini; Obatala trasferì a Oya il proprio potere, e questa salvò Shango dando fuoco al bosco. Shango sarebbe in seguito diventato egli stesso signore del fuoco.

Nelle religioni sincretiche

Nelle religioni sincretiche in cui ogni divinità tradizionale viene identificata con un santo della tradizione cristiana, Xangô viene in genere identificato con San Gerolamo, a San Giuda Taddeo. A Cuba in particolare si identifica con Santa Barbara.

Nella archeologia

La notizia pubblicata sulle Scienze può sembrare contorta e ancora ufficiosa, ma in qualunque caso è riferita alla divinità Shango.
Un gruppo di archeologi dell'Università del Maryland hanno rintracciato nella città di Annapolis, un contenitore argilloso delle dimensioni di un pallone di calcio databile intorno al 1700. Al suo interno sono stati ritrovati innumerevoli frammenti di spille, proiettili e unghie utilizzati per esorcizzare gli spiriti e guidare le forze soprannaturali. La manifattura è attribuita a quella africana per quanto riguarda la conoscenza di amuleti e delle pratiche religiose, mentre i materiali usati sembrano tipicamente locali (Nordamericani). L'archeologo Matthew D.Cochran della University College di Londra che ha avuto il merito ed il privilegio di dissotterrare il reperto ritiene che sia associato al culto di Shango.



mercoledì 30 dicembre 2020

Nefilim

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L'appellativo nephilim (in ebraico נפלים), presente nell'Antico testamento (Torah), in diversi libri non canonici del Giudaismo e in antichi scritti cristiani, si riferisce ad un popolo presente sulla terra al tempo dell'incrocio tra i "figli del vero Dio" (Gen 6:4 = 1 Ora avvenne che quando gli uomini cominciarono a crescere di numero sulla superficie del suolo e nacquero loro delle figlie, 2 allora i figli del [vero] Dio notavano che le figlie degli uomini erano di bell'aspetto; e si prendevano tutte quelle che scelsero. 3 Dopo ciò Dio disse: "Il mio spirito non agirà certo indefinitamente verso l'uomo, in quanto egli è anche carne. Pertanto i suoi giorni dovranno ammontare a 120 anni. 4 I Nephilim mostrarono d'essere sulla terra in quei giorni, e anche Dopo, quando i figli del [vero] Dio continuarono ad avere relazione con le figlie degli uomini, ed esse partorirono loro dei figli; Con "figli del vero Dio" s'intende una parte di quegli angeli che si sono ribellati insieme a Satana. Avere rapporti con le "figlie degli uomini" era contro la loro natura e i rapporti con le donne umane sono stati guidati solo dalla loro perversione) e le "figlie degli uomini", come narra il racconto biblico (Vedi Genesi 6:1-8). Il termine è utilizzato anche riguardo ai giganti che abitavano la terra di Canaan (Numeri 13:33). Un termine simile ma con un suono diverso viene utilizzato nel Libro di Ezechiele 32:27 e si riferisce ai guerrieri filistei morti.

Il nome

Nella Bibbia la parola nephilim viene spesso tradotta come "giganti" o "titani", mentre in altre traduzioni si preferisce mantenere il termine nefilim. La radice dunque più accreditata è l'aramaica "naphil" che significa letteralmente "giganti". Nella lingua aramaica esiste il termine AWS`[ [nephilà], un nome proprio che identifica la costellazione di Orione. A tal proposito molti studiosi sostengono che la radice "nephil" si riferisca alla costellazione di Orione: il termine "nephilim" sarebbe quindi il plurale di "nephila". Come dice la Bibbia, i Giganti erano inizialmente esseri umani. Altri studiosi, come il teologo americano Charles Calddweel Ryrie, sostengono che la radice etimologica di Nefilim sia "cadere", ossia cadere su di altri, dovuto al fatto che sarebbero stati uomini dalla forza inusitata. In ogni caso secondo Ryrie non erano la prole di quei matrimoni dai quali sarebbero nati eroi o uomini famosi.
Alcune versioni parlano di eroi famosi, guerrieri caduti o ancora angeli caduti; un'ennesima traduzione potrebbe essere quelli che sono precipitati, giacché il nome deriva dalla radice semitica nafal, che significa cadere.

I riferimenti biblici

Nella Genesi (Genesi 6:1-8) si legge:
«1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni". 4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi..»
(Genesi 6:1-8, versione CEI 2008)

L'interpretazione cristiana

I primi apologisti cristiani, come Tertulliano e soprattutto Lattanzio accolsero l'idea, presente chiaramente nel Libro di Enoch e negli scritti a esso correlati, che i "figli di Dio", i benei ha-elohim (בני האלהים: lett. "figli degli dèi") fossero gli angeli caduti, come sembra alludere anche il passo della Genesi. Tuttavia, in seguito Giulio Africano e Agostino d'Ippona condannarono l'idea che i cosiddetti "figli di Dio" potessero essere angeli. Nella Città di Dio, i figli di Dio sono fatti divenire i discendenti di Set. Altri suggeriscono che i "figli di Dio" in realtà fossero personaggi storici del passato, completamente umani, divinizzati dalla tradizione orale. I "figli di Dio" sono quindi individuati come i discendenti di Set, mentre i "figli degli uomini" come i discendenti di Caino. A conforto di questa ipotesi si richiama il fatto che lo scopo del diluvio universale inviato da Dio era quello di spazzare via dalla Terra quei nefilim che si erano resi così orgogliosi e depravati ai tempi di Noè. L'idea che esseri divini possano accoppiarsi con umani risulta controversa, specialmente tra molti cristiani che, citando un'interpretazione degli insegnamenti di Gesù nel Vangelo di Matteo, affermano che "gli angeli non si sposano" (Matteo 22:30; Marco 12:25) sebbene questo sia un concetto estrapolato dal contesto del verso, perché in Luca (Luca 20:34-36) Gesù afferma che i resuscitati non si sposano nel cielo, ma sono "come gli angeli". In questa ipotesi però resta inspiegato di come sia possibile che dall'unione tra i figli di Dio e le figlie degli uomini possano nascere dei giganti, che tra l'altro ricompaiono anche dopo il diluvio, dove vengono specificate anche le loro dimensioni.
  • La Chiesa ortodossa etiope accoglie il libro di Enoch come canonico.
  • La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni afferma che i figli di Dio erano i figli di uomini devoti a Dio e che le figlie degli uomini erano figlie di uomini che avevano rinnegato Dio.

Altre ipotesi

Alcuni esegeti, trovando sgradevole o blasfema l'idea della copulazione tra angeli e umani, hanno suggerito interpretazioni più figurative del concetto di Nefilim, proponendo l'idea che fossero una progenie di posseduti dai demoni. Alla luce delle speculazioni moderne sulle storie dei rapimenti, alcuni hanno inoltre ipotizzato che si trattasse di una descrizione arcaica di una forma d'inseminazione artificiale e di manipolazione genetica da parte di alieni.

I Nefilim e la para-storia

Vi sono stati alcuni tentativi di conciliare la mitologia con la scienza teorizzando che alla radice della mitologia vi siano elementi di verità nella forma di "leggenda" molto distorta. In questo contesto, i Nephilim sono stati associati con la popolazione di Atlantide, che alcuni sostengono essere in contatto o addirittura discendenti dagli extraterrestri.

I Nefilim come superstiti preistorici

La teoria prevalente per stabilire un legame tra la scienza e la Bibbia è quella che sostiene che i Nephilim fossero neandertaliani sopravvissuti (oppure i loro resti ossei), o forse un ibrido tra Homo sapiens e uomo di Neanderthal. Questa teoria assomiglia a quella che associa la leggenda dei draghi alle ossa di dinosauro (nella Bibbia forse indicati con il nome ebraico Tannin).
Molti studiosi pensano che l'uomo moderno abbia condiviso gli stessi territori dei neandertaliani per molti millenni, e che la regione del Vicino Oriente sia stata l'ultimo habitat per uno sparuto numero di tribù superstiti di H. neandertalensis. Dunque, è concepibile che sia rimasta una memoria popolare di queste tozze e forti creature, tramutata in leggenda evoluta successivamente in popolari racconti mitologici, più o meno adattati al loro gusto dalle varie civiltà. Ad esempio, in Sardegna, creature ancestrali, tozze e pelose sono raffigurate dalle maschere dei "Mamuthones".


La teoria degli antichi astronauti
Zecharia Sitchin ed Erich Von Daniken hanno scritto libri sostenendo che i Nephilim siano i nostri antenati e che noi siamo stati creati (con l'ingegneria genetica) da una razza aliena (per i sumeri gli Annunaki, per altre credenze i nordici o gli abitanti di Nibiru). Nei voluminosi libri di Sitchin si impiega l'etimologia della lingua semitica e traduzione delle tavolette in scritta cuneiforme dei Sumeri per identificare gli antichi dei mesopotamici con gli angeli caduti (i "figli degli Elohim" della Genesi). Osservando che tutti gli angeli vennero creati prima della Terra, lui constata che non possono essere della Terra... e dunque, potrebbero tutti essere considerati semanticamente come dei puri "extraterrestri".
Nei suoi libri David Icke presenta una teoria simile, nella quale esseri interdimensionali rettiliani servendosi dell'ingegneria genetica danno luogo a una progenie con tratti fisici di alta statura, pelle chiara, e suscettibilità a qualsiasi forma di suggestione ipnotica (che a suo parere, avviene quando i "demoni" posseggono la loro progenie e pretendono fedeltà), e afferma che questa linea di sangue è rimasta in controllo del mondo dai giorni dei Sumeri fino a oggi. Va detto, per completezza, che le teorie di David Icke sono considerate da alcune comunità di ufologi come vera e propria disinformazione.




martedì 29 dicembre 2020

Brooks Agnew



Brooks Alexander Agnew (Pasadena, ...) è un fisico e scrittore statunitense, noto per le sue pubblicazioni pseudoscientifiche e creazioniste, in cui sostiene una complessa cosmogonia derivante da un'interpretazione del Libro della Genesi.

Biografia

Nato in California, Agnew entrò nell'aviazione militare nel 1973, studiando come ingegnere elettronico. Dopo il servizio militare, frequentò la Brigham Young University, un istituto mormone gestito dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ed in seguito studiò presso la Tennessee Technological University, ottenendo infine un PhD in fisica.
Ha pubblicato un centinaio di articoli su vari argomenti, dalla spettroscopia al movimento trans-dimensionale nello spazio-tempo; nel 1998 è apparso nel documentario Holes in Heaven, commentando i presunti effetti deleteri del progetto di ricerca HAARP.
Oggi risiede in Kentucky, dove conduce un programma radiofonico domenicale e insegna matematica al Gaston College (Carolina del Nord).

Le pubblicazioni creazioniste

Agnew è stato coautore nel 2004 di un noto testo creazionista: The Ark of Millions of Years, seguito da un secondo volume nel 2006.
Nei due testi, Agnew sostiene che la Terra abbia due "stati" di età differenti.
Da una parte sostiene sia vecchia solo 7.000 anni, e che sia stata creata in sette giorni da Dio, secondo le teorie creazioniste. Tuttavia, sarebbe anche vecchia 4,5 miliardi di anni, compatibilmente con quanto affermato dalle conoscenze scientifiche attuali.
Agnew giustifica questa evidente contraddizione attribuendo ogni età ad una Terra diversa: esisterebbe quindi una "Terra Fisica" (che rispetta le evidenze scientifiche) e una "Terra Spirituale" (che sarebbe stata creata dal Dio cristiano solo pochi millenni fa). Secondo Agnew, l'unione di queste due "manifestazioni" costituirebbero il pianeta Terra come lo conosciamo.
Sempre secondo Agnew, nella Genesi si parlerebbe della creazione di due pianeti (uno "fisico" e uno "spirituale"), entrambi composti di sola acqua e separati da uno spazio in cui si sarebbe trovato il paradiso. Il pianeta d'acqua "spirituale", su cui sarebbe vissuto Noè, si sarebbe spostato "come un'arca" attraverso i "mari del cosmo", passando attraverso un buco nero ed arrivando fino al nostro sistema solare. Agnew sostiene che i buchi neri siano quindi stati creati da Dio appositamente per poter viaggiare da un capo all'altro dell'universo.
Una volta giunta nel nostro sistema solare, la terra d'acqua di Noè si sarebbe congiunta alla terra fisica, "unendo le polarità", affinché i "figli di Dio" potessero "sviluppare appieno il loro potenziale".
Nel testo Agnew parla anche dei Nephilim, una ipotetica razza di giganti alieni, con mani dotate di sei dita e dentature a file multiple. Questi Nephilim, che sarebbero le stirpi di giganti citati anche nella Bibbia, avrebbero corrotto il senso morale dell'umanità, con lo scopo di rendere il pianeta inabitabile.

La ricerca della Terra Cava

Agnew è un sostenitore della Teoria della Terra cava, recentemente ripescata dalla pubblicazione del libro Hollow Earth dell'autore statunitense David Standish (2006).
Secondo questa teoria, l'interno della terra sarebbe vuoto e sarebbe abitabile; i passaggi per questo spazio interno si troverebbero ai poli, e condurrebbero ad un nuovo mondo che si troverebbe sulla superficie interna della crosta terrestre. I sostenitori di questa tesi, che ha le sue origini in alcune teorie del XVII e XVIII secolo, rifiutano di accettare modelli scientifici affermati come la tettonica a zolle o la gravitazione.
Agnew, per dimostrare questa teoria, sin dal 2004 cercato di organizzare una crociera al Polo Nord con un rompighiaccio. Da questo progetto, denominato North Pole Inner Earth Expedition (NPIEE), ha anche tratto un film, un documentario promozionale sull'organizzazione e sulla futura esecuzione del viaggio.
Agnew ha promosso il viaggio come La più grande spedizione geologica della storia, ma ha avuto difficoltà a raccogliere i fondi necessari, rimandando di anno in anno.
Con la morte di Steve Currey, avventuriero americano e precedente organizzatore del viaggio deceduto il 26 giugno 2006 per tumore al cervello, Agnew ha preso il comando della spedizione.
Il viaggio si sarebbe dovuto tenere a bordo del rompighiaccio nucleare russo Yamal, una nave artica da 23000 tonnellate, lunga 150 metri ed equipaggiata da 100 uomini, potente di 75.000 cavalli vapore. La nave avrebbe dovuto essere equipaggiata con strumenti per cercare depressioni e variazioni sul fondo marino, per cercare il passaggio verso il "continente interno", un buco di 80-500 miglia di diametro che si troverebbe a 84.4 gradi nord e 41 gradi est, a circa 400 chilometri da Ellesmere Island. Il costo del biglietto avrebbe dovuto essere di circa 20.000$ per 13 giorni di viaggio.
La spedizione sarebbe dovuta partire da Murmansk, in Russia, e avrebbe dovuto passare nei pressi del Polo Nord, nella Terra di Francesco Giuseppe, e da lì partire in direzione nord-est, seguendo il percorso che il navigatore Olaf Jansen avrebbe seguito nel suo ipotetico viaggio del 1º luglio 1829, dove avrebbe trovato un'apertura nel ghiaccio e l'ingresso nella Terra Cava.
Agnew ha avvertito che il buco sul fondale avrebbe potuto essere "mascherato" dagli "abitanti dell'interno", che egli stesso ha identificato, all'interno del suo programma radiofonico in "8 razze principali e 200 razze minori". Tra queste razze vi sarebbero le Tribù perdute di Israele, delle etnie bibliche che sarebbero migrate nel Continente Nordico 2500 anni fa, nel 687 a.C. e sarebbero scomparse nel continente interno.
Il programma del viaggio, organizzato inizialmente da Currey e ripreso da Agnew, prevede che una volta trovato il passaggio la spedizione prosegua verso l'interno della Terra Cava, seguendo la linea costiera del Continente Interno e cercando il "Fiume Hiddekel", per poi risalire il corso della corrente fino alla "Città di Jehu", dove dovrebbe avvenire l'incontro con gli abitanti del Continente Interno, come (sostiene Agnew) sarebbe avvenuto a Jansen nel 1829.
Da Jehu i partecipanti alla spedizione, sostiene il programma di viaggio, dovrebbero proseguire il loro viaggio su una monorotaia che collega la città con i Giardini dell'Eden, che si troverebbero sotto il continente americano. Lì, nella "Città di Eden", la visita dovrebbe proseguire con un incontro con il "Re del Continente Interno".
La promozione del viaggio, programmato dal 26 giugno al 19 luglio 2007 ha ottenuto rilievo anche sulla stampa. Tuttavia, al 5 giugno 2007, il viaggio risulta nuovamente cancellato e rimandato al 2008.
Tra i partecipanti registrati sinora vi sono esperti di meditazione, mitologia e UFO, oltre che una troupe di documentaristi.



lunedì 28 dicembre 2020

Perché la lussuria è un peccato?

Come tutti i padri, anche il Demonio voleva maritare le sue figlie e pian piano riuscì a sistemarle bene tutte: Usura con i borghesi, Ipocrisia con i preti, Pazzia con gli artisti etc.

Solo una era la spina nel fianco, Lussuria. Figlia molto molto bella ma dal carattere difficile, poco docile, alla fine spaventava sempre tutti i pretendenti.
Accadeva sempre la stessa storia: all'inizio ardevano d'amore e passione e poi scappavano. Che noia.

Dopo l'ennesimo fidanzamento andato a rotoli, questa volta con un monaco, Satana furente convocò la figlia nel suo salone.
La ragazza entrò apparentemente senza paura e spavalda ma suo padre la aspettava inferocito, circondato da servitori tremanti. Metteva paura a vedersi, era enorme.

"Cosa devo fare con te? Tu non mi obbedisci mai!"
Fece calare un pugno rabbioso che schiacciò dei vermi, povere anime.
Lussuria non rispondeva ma aveva gli occhi guizzanti e fieri, bellissima e carnosa.
Tutti sapevano che sotto il vestito era nuda, Lussuria non se ne faceva scappare uno, ma nessuno osava nemmeno guardarla con suo padre presente.

Il Demonio ruggì, le pareti tremarono tra le fiamme.
"Dovresti essere contento -rispose senza paura la ragazza-, grazie a me hai sempre nuovi discepoli."
"Basta! Sei furba come tua madre, Avidità, ma sei più sfrontata!"
"Tua figlia deve sopravvivere in un mondo di uomini. E dominarli facendo finta di arrendermi."

"Non essere stupida che tua sorella Arroganza l'ho già data in sposa ai politici. Se non mi ubbidirai sai che ti brucerò."
"No non lo farai, sai bene che ti sono utile. Padre, ti propongo invece un patto. Non darmi a nessuno, lasciami ogni volta libera di scegliere l'amante che voglio."
"Mmm. .. (il Demonio si liscia la barbetta sul mento)... mmmmm.. pericoloso ..libera..."
"Cosi voglio essere. Dentro e fuori le mura di casa. Di ogni casa"
"Se vorrai conservare la tua bellezza peró dovrai rifornire l'abisso di anime sempre fresche."
"Vedremo, padre, vedremo. Tu intanto mettimi alla prova."


domenica 27 dicembre 2020

Weird Tales



Weird Tales è una rivista pulp statunitense di racconti horror e fantastici, pubblicato per la prima volta nel marzo del 1923. Il periodico fu fondato a Chicago da J. C. Henneberger, un ex giornalista con il gusto per il macabro. Edwin Baird fu il primo editore del mensile, aiutato da Farnsworth Wright.

Edwin Baird

Baird fu il primo a pubblicare alcuni degli autori più famosi di Weird Tales, come H. P. Lovecraft, Clark Ashton Smith e Seabury Quinn, autore, quest'ultimo, delle popolarissime storie di Jules de Grandin. Il giornale perse una considerevole somma di denaro mentre Baird ne era il redattore, quindi - avendo un capitale di $11000 e accumulando un debito di $40000 - fu licenziato dopo 13 uscite.
Henneberger offri il lavoro di editore a Lovecraft, che rifiutò, adducendo come scusa la sua riluttanza a trasferirsi a Chicago: "Pensa alla difficoltà di un tale spostamento per un vecchio antiquario", dichiarò lo scrittore, allora appena trentaquattrenne.

Farnsworth Wright

L'editore diede quindi il lavoro a Farnsworth Wright, che divenne il redattore più conosciuto del periodico. Wright (che era affetto dalla malattia di Parkinson) continuò a pubblicare storie di Lovecraft, Smith e Quinn, anche se era più selettivo di Baird; rifiutò alcuni dei maggiori capolavori di Lovecraft, fra cui Alle montagne della follia, La maschera di Innsmouth e (inizialmente) Il richiamo di Cthulhu. Molti dei racconti del ciclo hyperboreano di Smith vennero egualmente rifiutati.
Fra i nuovi autori che Wright trovò per la rivista vi furono Robert Bloch e Robert E. Howard, le cui storie di Conan il barbaro, divennero molto popolari. Wright pubblicò per la prima volta anche il commediografo Tennessee Williams (con la storia The Vengeance of Nitocris).
Da segnalare che Wright assunse l'illustratrice e stilista Margaret Brundage per produrre le illustrazioni della copertina del giornale, a cominciare dal 1933, facendo di lei la prima e unica illustratrice donna di copertine di giornali economici. La Brundage creò molte immagini impressionanti, specialmente di giovani donne nude o seminude in pose provocanti (le sue scene fecero scalpore). Anche se la sua arte era tutt'altro che impeccabile, le copertine di Brundage divennero un centro di attenzione e di grandi controversie, il che naturalmente favorì la diffusione del giornale, incrementando notevolmente le vendite. Wright fece decollare anche le carriere di due importanti artisti fantasy, Virgil Finlay e Hannes Bok, acquistando e pubblicando i loro lavori per la prima volta e poi sempre più frequentemente.
Weird Tales ebbe sempre problemi finanziari. Negli anni venti e trenta, il manager economico del giornale, William Sprenger, ebbe molta difficoltà a tenere a galla l'impresa. Si è stimato che la circolazione mensile di Weird Tales non superò mai le 50.000 copie per numero. Negli anni venti la circolazione dei "pulp magazine" più famosi toccava la soglia del milione; anche durante la Grande depressione, i giornali più popolari come Doc Savage o The Shadow raggiunsero una circolazione di 300.000 copie per numero, mensilmente o anche quindicinalmente. Dopo il 1926 Farnsworth Wright pagò i suoi collaboratori con un cent per parola, raddoppiando il costo del giornale di mezzo centesimo a parola; ma durante gli anni trenta la rivista fu spesso in ritardo con i pagamenti agli autori (fatto usuale nel campo dei periodici a quel tempo).
Nel 1938 Henneberger vendette Weird Tales a William J. Delaney, proprietario ed editore del giornale Short Stories. Davis assunse Dorothy McIlwraith, la redattrice di Short Stories, per assistere Wright. Una serie di scelte sbagliate e il declino delle vendite portarono Wright a lasciare Weird Tales nel marzo 1940. Wright morì a giugno dello stesso anno.

Dorothy McIlwraith

Sotto la guida di Dorothy McIlwraith, cominciata nell'aprile 1940, gli anni successivi della rivista furono caratterizzati dall'arrivo di nuovi scrittori, incluse alcune grandi figure come Ray Bradbury, Manly Wade Wellman, Fritz Leiber, Henry Kuttner, C. L. Moore, Theodore Sturgeon, Joseph Payne Brennan, Jack Snow e Margaret St. Clair, assumendo un carattere più eclettico. Occasionalmente la rivista pubblicò alcuni racconti lovecraftiani presentati come pezzi "perduti" di Lovecraft, completati dal suo autonominato "esecutore letterario" August Derleth, che scrisse racconti per il giornale anche con il suo nome.
Come molti giornali economici, "Weird Tales" soffrì per la carenza di carta da giornale durante la seconda guerra mondiale, e dopo per la concorrenza dei fumetti, delle commedie radiofoniche, della televisione, e dei tascabili economici. A livello commerciale, il periodico subì un rapido declino fino a cessare le pubblicazioni nel settembre 1954, dopo 279 numeri.

Successive edizioni

La rivista ebbe alcune successive edizioni dalla vita breve, negli anni seguenti, inclusi 4 numeri come giornale nella prima metà degli anni settanta redatti da Sam Moskowitz e pubblicate da Leo Margulies. Robert Weinberg e Victor Dricks acquisirono il titolo i diritti dopo la morte di Margulies e pubblicarono una serie di quattro antologie tascabili, dal 1981 al 1983, curate da Lin Carter.
Weird Tales fu riesumato per l'ultima volta nel 1988 sotto la licenza dei redattori/editori George H. Scithers, John Gregory Betancourt e Darrell Schweitzer, cominciando dal numero 290. Il giornale riedito ebbe un ragionevole successo commerciale (come qualsiasi periodico di racconti), pubblicando alcuni importanti scrittori contemporanei come Tanith Lee, Brian Lumley e Thomas Ligotti. Weird Tales divenne parte della catena DNA Publications per alcuni anni intorno alla fine del millennio, e nel 2005 è stata venduta alla Wildside Press (posseduta dal precedente coeditore Betancourt) e trasformata in pubblicazione bimestrale (6 numeri all'anno).
All'inizio del 2007, la Wildside ha annunciato un imminente ritorno di Weird Tales, nominando redattori Ann VanderMeer e Stephen Segal. Scithers e Schweitzer sono rimasti come azionisti, Betancourt come editore. L'edizione di marzo/aprile 2007 sarà la prima con una nuova veste grafica in 75 anni di pubblicazione.
Dal 2012 passa alla proprietà di Nth Dimension Media, Inc. Fondata dallo scrittore Marvin Kaye (che diviene editore della rivista) e dal filmaker John Harlacher. Dopo sole quattro uscite (inverno 2012, autunno 2012, estate 2013, primavera 2014: "The Undead Issue") le pubblicazioni si interrompono. Il sito ufficiale sembra scomparso mentre se si prova ad accedervi si viene reindirizzati a un diverso dominio.

Edizione italiana

Nell'aprile 2011 è cominciata la distribuzione dell'edizione in lingua italiana di Weird Tales. Il periodico ha cadenza bimestrale ed è diretto da Luigi Boccia. Il primo numero contiene i racconti Il cuore di ghiaccio di Tanith Lee, Le fusa di Michael Bishop, Una macabra musica d'atmosfera di Richard Howard e la prima parte di Petali neri di Michael Moorcock.
Autori italiani pubblicati sull'edizione statunitense di Weird Tales sono stati Giovanni Magherini-Graziani nell'ottobre 1934 e Roberto Quaglia nell'aprile 2006, con una storia scritta assieme allo scrittore britannico Ian Watson.


sabato 26 dicembre 2020

Fotografie post mortem

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Le fotografie post mortem sono una pratica fotografica sviluppatasi nell'epoca vittoriana e caduta in disuso attorno agli anni '40 del novecento.

Storia

Prima dell'invenzione della dagherrotipia nel 1839, l'unico modo per tramandare la propria immagine era farsi fare un ritratto e moltissima gente non poteva permetterselo dati i costi elevati. I primi dipinti che raffigurano, per esempio, bambini morti in tenera età, compaiono tra il XVI e XVII secolo nell'Europa del Nord (Inghilterra) e in Spagna. Il ritratto post mortem era perciò una prerogativa delle classi più abbienti o addirittura degli artisti stessi: personalità come Luca Signorelli, Monet, Ensor, Picasso, Gauguin hanno elaborato il lutto facendo l'ultimo ritratto della moglie di un amico o di un bambino a loro caro. Dopo l'avvento della fotografia la gente iniziò a farsi fotografare assieme ai defunti per avere un ricordo indelebile di essi. Gli studi fotografici dell'epoca si organizzarono di conseguenza, organizzando le pose delle foto post mortem sia a casa del defunto, sia presso il loro studio.
Le foto post mortem furono particolarmente in voga nell'Epoca vittoriana, ove il tasso di mortalità infantile era molto elevato e non di rado le fotografie post mortem erano l'unica foto che i genitori avevano dei loro figli. Questo aspetto spiegherebbe perché i soggetti siano per lo più ritratti come se ancora fossero in vita; con gli occhi aperti, o così dipinti, o addirittura impegnati in piccole attività quotidiane.
Tuttavia, l'abbondanza di fotografie post mortem che ritraggono soggetti di cui si conservano numerosi altri scatti (ottenuti quando questi erano in vita), non permette di affrettare conclusioni. Alcuni recenti studi tendono a dimostrare che l'usanza vada ricondotta a più antiche e radicate pratiche di tanatometamorfosi (trattamento delle spoglie). In questo caso, esse rappresenterebbero una sorta di mummificazione visiva, dove la sembianza di vita sia resa necessaria per esprimere lo stato di salute dello spirito del defunto.
La successiva invenzione delle carte da visite, cioè delle foto ritratto che consentivano di stampare più copie da un unico negativo, permise che le immagini fossero inviate ai parenti in ricordo dei defunti.

L'evoluzione dello stile

Le prime foto post mortem raffiguravano solamente il viso o il busto ma raramente includevano la bara. Nel periodo dal 1840 al 1860 era di uso posizionare il cadavere in un divano, con gli occhi chiusi e la testa appoggiata a un cuscino, in modo da sembrare addormentato in un sonno profondo.
Negli anni a seguire si iniziò a rappresentare i cadaveri come se fossero in vita, seduti sulle sedie e con gli occhi aperti; i bambini, invece, sono spesso mostrati mentre riposano su un divano o in una culla, a volte con un giocattolo preferito o con degli animali domestici. I bambini molto piccoli venivano sovente fotografati nelle braccia della madre. L'effetto della vita a volte è stato rafforzato aprendo gli occhi o dipingendoli sulle palpebre e le guance del cadavere venivano talvolta dipinte di rosa in seguito.
Successivamente le foto post mortem si limitarono solamente a mostrare il soggetto in una bara, tralasciando la componente realistica della foto.
Questo tipo di fotografia è ancora praticata in alcune regioni del mondo, come l'Europa orientale e più in generale tra i fedeli delle chiese europee orientali sono diffuse foto di santi situati nelle loro bare. Ancora oggi nei cimiteri è possibile vedere questo genere di foto: esse ritraggono generalmente bambini morti pochi giorni dopo il parto.



venerdì 25 dicembre 2020

Zuvembie

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Uno zuvembie è una creatura usata da Robert E. Howard per il suo racconto I colombi dell'inferno (Pigeons from Hell), pubblicato postumo in Weird Tales nel 1938 per il ciclo di Kirby Buckner. Nel 1970 il termine venne usato dalla Marvel Comics al posto della parola "zombie", bandita al suo tempo dalla Comics Code Authority.

Riviste pulp

Come detto prima, Robert E. Howard usò lo zuvembie per ilr acconto I piccioni dell'inferno.
In questo racconto, una donna può diventare uno zuvembie bevendo una Miscela Nera. La creatura risulterà essere non più umana, non riconosce amici o parenti. Non parla o non pensa come un essere umano. non ha bisogno di mangiare e vivrà per sempre, stando in una grotta o in una vecchia casa. Ha alcuni poteri come comandare i gufi, i pipistrelli, i piccioni e i lupi mannari. Può anche ipnotizzare una persona con la sua voce e ordinargli di uccidere o uccidersi finché il corpo non è freddo. Può essere uccisa solo da piombo o ferro.



giovedì 24 dicembre 2020

Final girl

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Final girl è l'espressione con cui viene definita la ragazza che, nei film horror e slasher, riesce a sopravvivere fino alla fine. Nella maggior parte dei casi si confronta con il cattivo, a volte cadendone vittima come gli altri protagonisti, altre volte riuscendo a sconfiggerlo e a fuggire. Il termine è stato coniato da Carol J. Clover nel libro Men, Women and Chainsaws.

Descrizione

Il primo esempio di final girl, seppur calato nel contesto di un giallo e non di un horror, può essere considerato il personaggio di Vera Claythorne di Dieci piccoli indiani, film liberamente tratto dal celebre romanzo di Agatha Christie. Il maschile di tale termine è Final man (o Final boy) che però si distacca dalla figura femminile in quanto il final man è colui che riesce a sopravvivere o che uccide l'assassino ma può anche avere un ruolo secondario, mentre la final girl ha principalmente un ruolo protagonista.
Le caratteristiche della Final Girl sono semplici e si notano subito. La ragazza superstite è la classica ragazza della porta accanto, di una bellezza casta e innocente, sempre posata e gentile, solitamente si accorge subito prima degli altri che c'è qualcosa che non va. È coraggiosa e determinata, è solitamente molto tranquilla anche se non si lascia intimidire facilmente. Una Final Girl è ingenua e riflessiva, e il più delle volte è vergine o comunque molto riservata su alcuni argomenti. Ha sempre un rapporto particolare con il killer. Dopo aver passato i loro incubi di solito nei sequel di ogni film, le Final Girl tendono a cambiare, diventando più adulte e mature. Comincia così una nuova fase della loro vita in cui sono diverse, più sicure di loro stesse e delle loro capacità. Il motivo per cui una ragazza si salva, è perché il killer vede in lei qualcosa di speciale, per cui è inevitabile lasciarla vivere.



mercoledì 23 dicembre 2020

Da dove arriva la tradizione di decorare l’abete Natalizio con delle palline?

La storia dell'albero di Natale: una tradizione ancora amata, ma vecchia di secoli



in origine questa festa era tipica delle popolazioni pagane, diffusasi solo in un secondo momento tra quelle cristiane.

L'albero è un simbolo presente nella maggior parte delle culture: esso rappresenta la vita e non di rado veniva addobbato come ringraziamento ad un dio o agli dei.

Era proprio così nell'antica Grecia quando un albero, molto probabilmente un ulivo o un ramo di alloro, veniva decorato con ghirlande e frutti della stagione per ringraziare gli dei o per chiedere loro qualche grazia.



La tradizione di decorare un albero venne ripresa anche a Bisanzio, nell'Impero Romano d'Oriente

la tradizione si è diffusa a migliaia di chilometri da Bisanzio: le guardie del palazzo imperiale, infatti, provenivano il più delle volte dall'Europa nord-occidentale – dalla Germania, dalla Russia, dalla Scandinavia o dalla Gran Bretagna.



Fu molto probabilmente grazie a loro che la tradizione dell'albero arrivò in Europa, anche se già i Celti seguivano un'usanza molto simile.

Dall'alloro e dall'ulivo, l'albero di Natale si trasformò in un sempreverde, come l'abete.



In Italia, fu la Regina Margherita a portare per la prima volta a palazzo un albero di Natale, nella metà dell'800.



In Gran Bretagna, invece, il marito della regina Vittoria, Alberto di Sassonia, fece conoscere una tradizione tipica della sua terra d'origine. Dalla Gran Bretagna, la tradizione prese piede anche negli Stati Uniti ed è proprio qui che ancora oggi viene acceso ogni anno uno degli alberi più spettacolari del mondo – quello del Rockefeller Center, a New York.




martedì 22 dicembre 2020

La telepatia è possibile? Come funziona?

I ricercatori escludono che possa esistere la telepatia in senso stretto, ossia la capacità di trasmettere informazioni da una persona a un'altra senza attività sensoriale o strumenti artificiali.

La comunicazione tramite il solo pensiero è relegata alla fantascienza e alla parapsicologia. In termini scientifici invece si parla di brain to brain communication e alcuni esperimenti portati a termine negli ultimi anni dimostrano che è possibile mettere in connessione i cervelli di più individui attraverso un'interfaccia neurale computerizzata, chiamata BCI, dall'inglese brain-computer-interface. Questo strumento registra, codifica e decodifica impulsi elettrici che possono essere trasmessi via radio, Wi-fi, internet, ecc...



La rivista PLOS ONE ha pubblicato i risultati di un articolo che studiava la possibilità di mettere in connessione due cervelli a distanza di migliaia di chilometri: utilizzando una BCI basata su un elettroencefalogramma e internet è stato veicolato un breve messaggio tra un mittente in India e un destinatario in Francia. Altri ricercatori sono riusciti, collegando un cervello ad un computer tramite elettrodi, a far muovere, per esempio, una sedia a rotelle. Ma la novità di questo esperimento, sta nel fatto che vengono collegati due cervelli. Il cervello del mittente è collegato ad un computer che traduce il suo elettroencefalogramma in un codice binario che viene trasmesso, a sua volta, ad un secondo computer collegato, sempre in modo non invasivo, ad un destinatario. Ciò è servito a dimostrare che la telepatia non è così lontana dalla realtà, soprattutto nella sua versione digitale.


lunedì 21 dicembre 2020

È vero che a Rennes le Chateau è nascosto il Santo Graal? Da dove nasce questa storia?

Che ci sia nascosto il Santo Graal é poco probabile, che la chiesa e il paese stesso siano pieni di misteri é indubbio. Tutto cominciò nel 1244 quando il marchese di Blachefort e signore del feudo dove sorge la città fece testamento e lo affidò al suo notaio; secondo i si dice nel testamento veniva rivelato un segreto di stato. Da notare che i marchesi Blachefort avevano antenati che facevano parte dei Templari e il sesto marchese di Blachefort era Gran Maestro dell'Ordine. Nel 1781 il curato di allora ricevette in punto di morte da parte della marchesa Marie de Negrì d'Ablès d'Hautpoul-Blachefort una confessione riguardo un "segreto di famiglia" che doveva essere tramandato. Il curato dopo aver ufficiato il funerale fece collocare dopo dieci anni sulla tomba una lapide proveniente da un'altra tomba di stanza ad Arques; nascose poi dei documenti dietro l'altare maggiore e ci fece mettere sopra una lastra di pietra. Il segreto passò negli anni da curato a curato finché nel 1885 si arrivò al vero mistero del paese e dell'abbazia. Quell'anno l'abate Bérenger Saunière fu nominato parroco del paese.



Oltre ai doveri spirituali dovette anche occuparsi dei restauri della chiesa che era ridotta in uno stato pietoso. Si rivolse al comune ma i soldi non bastavano; si rivolse allora a privati ricevendo 3000 franchi-oro dalla marchesa di Chambort, 1400 dal comune e 518 li mise lui stesso. Nonostante ció dopo sei anni i lavori non erano ancora completati, finché alcuni operai trovarono sotto l'altare documenti antichi insieme a quelli che sembravano scudi d'oro ma che Sauniere disse erano solo medagliette di Lourdes. Dopo questa scoperta Saunière licenziò gli operai e cominciò a studiare i documenti; fece poi sollevare la lastra di pietra dall'altare maggiore scoprendo a) un simbolo dei Templari e b) delle tombe segrete, forse le stesse della famiglia d'Hautpoul. Si recò poi dal vescovo di Carcassonne che lo indirizzò a Parigi presso alcuni studiosi di San Sulpicio. Saunière rimase nella città per tre settimane entrando in contatto con circoli esoterici, visitando il Louvre e continuando a studiare i documenti. Al Louvre era particolarmente attratto da un quadro dal forte simbolismo esoterico: I pastori d'Arcadia di Nicolas Poussin, dove tre pastori osservano un sepolcro con incisa sopra la frase in latino Et in Arcadia ego (sono in Arcadia).



Ritornato a Rennes le Chateau con una copia di questo e di altri dipinti l'abate completò i restauri ma non solo: ampliò l'abbazia, comprò sei terreni su cui fece costruire la sua casa e una torre, la torre Magdala, dedicata a Maria Maddalena che divenne il suo studio-biblioteca,



fece ricostruire molte case del villaggio e una strada che conduceva alla città, aiutò economicamente gli abitanti spendendo una cifra equivalente di 14 milioni di euro. Dove e in che modo aveva preso una cifra simile un semplice abate di campagna? Qui finisce la storia e iniziano le leggende; si pensa che abbia scoperto e recuperato tramite quei documenti il tesoro o meglio uno dei tesori nascosti dei Templari, dei Catari o dei Visigoti, che i documenti trovati contenevano delle prove per ricattare personaggi molto influenti del tempo, che era al corrente di un segreto molto scomodo per la Chiesa ed altro. Quel che é certo é che poco dopo aver terminato il restauro della sua chiesa Saunière e la sua fedele perpetua, Marie Dénarmaud, cominciarono a scavare un po' dappertutto nei dintorni, al punto che il sindaco gli intimò di smetterla; cosa cercava esattamente? L'abate era anche solito allontanarsi dalla città per giorni senza dire a nessuno dove andasse, forse per cercare indizi sul nascondiglio del tesoro, forse per ricattare i personaggi di cui sopra o forse per visitare le banche dove aveva messo gran parte delle sue ricchezze? Un'altra cosa inconsueta erano le continue visite di Giovanni Salvatore d'Asburgo presentatosi col nome di Guillame, che incaricò Saunière di trovargli dei documenti nascosti nella chiesa offrendogli la cifra di 3000 franchi-oro fino ad arrivare sei anni dopo ad una cifra totale di 20000 franchi-oro; una cifra fin troppo generosa per dei documenti di famiglia anche per un Asburgo. A parte questo la chiesa e la torre sono pieni di simboli esoterici come la M di Magdala che sembra un'omega rovesciata. a) Sul frontespizio della chiesa é stata incisa la scritta Terribilis est locus iste (Questo é un luogo terribile); perché scrivere una frase del genere sulla facciata di una chiesa? Forse un monito a non indagare?



b) La via Crucis. Quella della chiesa é piena di simboli esoterici che non sto ad elencare ma uno dei piú interessanti é l'ottava stazione. Lí un legionario prende il mantello di Gesù e c'é una donna col velo da vedova insieme ad un bambino avvolto in un tessuto scozzese. Perché un tessuto scozzese in una raffigurazione sacra? Da notare che i massoni francesi si fanno chiamare I figli della vedova, che la Massoneria si divide in quella di rito francese e scozzese e che secondo la leggenda i Templari sono tra gli ispiratori della Massoneria.



c) Le statue. Quelle di San Germana, di San Rocco, di Sant'Antonio eremita, di Sant'Antonio di Padova, di San Luca sono messe in modo da formare una M che compare proprio sotto la statua di Maria Maddalena, la quale sorregge il Graal. Le iniziali dei cinque santi formano a loro volta la parola Graal.


d) L'acquasantiera raffigura un demone inginocchiato che regge il contenitore dell'acqua santa. Perché la statua di un demone in una chiesa e soprattutto chi é il demone? Si tratterebbe di Asmodeo il demone dell'ira e della vendetta, nonché custode di tesori, sottomesso da re Salomone. Un altro indizio ad un tesoro?


Le cose strane poi non finiscono con le morti di Saunière e di Marie Dénarmaud, ci furono molte morti misteriose negli anni a seguire, tra cui:

1) l'abate Gélis, amico e confidente di Saunière fu trovato morto con la testa spaccata e sulla sua tomba fu impresso il simbolo dei Rosacroce.

2) La nipote di Marie Denarmaud a cui la zia regalò dei gioielli fu assassinata e i suddetti gioielli sembra siano di origine visigota!

3) L'assassino fu catturato ed era membro di una setta segreta!

4) Tre persone che nel 1967 scrissero un libro con evidenti riferimenti a Rennes le Chateau furono trovate morte impiccate a casa loro, due di loro il 6 di Marzo dello stesso anno e il terzo il giorno dopo.

Infine voglio segnalare che in città e nei dintorni é assolutamente vietato scavare, pena la detenzione. Davvero strano.


domenica 20 dicembre 2020

Ascensore spaziale




Un ascensore spaziale è una struttura tecnologica, la cui realizzazione è tuttora oggetto di complessi studi di fattibilità, la quale, se realizzata, avrebbe la capacità di trasportare uomini e/o mezzi dalla superficie della Terra direttamente nello spazio senza usare la propulsione a razzo. Benché il concetto di ascensore spaziale possa genericamente essere applicato a qualsiasi pianeta o satellite con una sufficiente forza di gravità, è sulla Terra che la sua realizzazione permetterebbe un suo più proficuo utilizzo nonché un significativo ritorno economico: infatti, oltre al più intuitivo trasporto di materiali o di personale nello spazio, un ascensore potrebbe essere usato, sfruttando la forza centrifuga dovuta alla velocità angolare della sua sommità, per lanciare oggetti nello spazio a fini ricognitivi o esplorativi senza dover mettere in opera razzi vettori; potrebbe essere utilizzato altresì per rilasciare satelliti artificiali a vari livelli dell'orbita.
Esistono diverse varianti di ascensore spaziale, tutte accomunate dal fatto che, a differenza di un ascensore tradizionale, non è il cavo che traina la cabina, ma è quest'ultima a muoversi lungo il cavo, il quale fa da guida e sostegno; inoltre, laddove in un ascensore classico il contrappeso svolge la funzione di equilibrare il carico della cabina, muovendosi nel verso opposto a quest'ultima, nell'ascensore spaziale esso ha la funzione di tenere il cavo guida teso; per tale ragione un contrappeso dovrebbe trovarsi all'estremità superiore del cavo, ben oltre l'altitudine di orbita geostazionaria (35876 km), in modo tale che la sua forza centrifuga superi quella di gravità. Inoltre, è comunemente assodato che il cavo in partenza dalla Terra dovrebbe essere a questa ancorato in prossimità dell'Equatore, al fine di assicurare al contrappeso la massima forza centrifuga possibile per tenere il cavo guida in tensione.
Varie, e nessuna finora decisiva, sono altresì le teorie su come dovrebbe essere realizzato il cavo: la scelta del materiale e la tecnologia di produzione dello stesso chiamano in causa calcoli complessi circa la resistenza al carico, quella alla pressione, eventuali modelli che cerchino di prevedere il comportamento del cavo sotto il suo stesso peso; irrisolta è anche la questione su come la cabina (detta climber, "scalatore") dovrebbe essere alimentata, in quanto, essendo improbabile l'utilizzo di un cavo in materiale conduttore di elettricità, essa dovrebbe reperire la fonte di energia necessaria durante il tragitto di ascesa.
La paternità del concetto viene ascritta al russo Konstantin Ciolkovskij che, a fine XIX secolo, teorizzò una torre autoportante — da allora chiamata Torre di Ciolkovskij — che dalla base sulla Terra avesse la sommità al limite dell'orbita geostazionaria. Oggi un eventuale ascensore vedrebbe gran parte della propria massa concentrata alla sommità piuttosto che alla base.

Cenni storici

I prodromi di quello che può essere considerato un ascensore spaziale risalgono al 1894: in tale data, il fisico e scienziato russo Konstantin Ciolkovskij, insegnante a San Pietroburgo, nel suo saggio dal sapore fantascientifico Sogni sulla Terra e sul cielo si ispirò alla Torre Eiffel per ipotizzare un'analoga struttura a base molto larga capace di raggiungere il limite dell'orbita geostazionaria; una volta alla sommità della torre, un qualsiasi oggetto in movimento sincrono con essa avrebbe avuto una velocità angolare sufficiente a sfuggire all'attrazione terrestre e a essere lanciato nello spazio.
Lo stesso Ciolkovskij, tuttavia, che aveva calcolato diverse variabili gravitazionali quali il punto di equilibrio tra la forza centrifuga e quella gravitazionale (all'origine del concetto di quota geostazionaria), riconobbe come fisicamente irrealizzabile una torre come quella che aveva teorizzato nella sua opera: in effetti un qualsiasi manufatto capace di raggiungere l'altezza di circa 36000 km dovrebbe anche prevedere un diametro di base dell'ordine delle decine, se non delle centinaia, di km; anche non volendo prendere in considerazione l'implausibilità e la difficoltà di realizzazione di un'opera di tali dimensioni, è altamente probabile, non esistendo allo stato attuale alcun materiale con una resistenza alla compressione atto a sostenere una struttura del genere, che essa collasserebbe sotto il suo stesso peso.
Nel 1957 uno scienziato sovietico, Yuri Artsutanov, concepì un metodo più realistico per costruire una torre spaziale. Artsutanov suggerì di utilizzare un satellite geosincrono come base dalla quale costruire la torre. Utilizzando un contrappeso, un cavo verrebbe abbassato dall'orbita geostazionaria fino alla superficie della Terra, mentre il contrappeso verrebbe esteso dal satellite allontanandolo dalla Terra, mantenendo il centro di massa del cavo immobile rispetto alla Terra. Artsutanov pubblicò la sua idea nel supplemento domenicale della Komsomolskaja Pravda nel 1960.
Produrre un cavo lungo oltre 35.000km è tuttavia un'impresa non facile. Nel 1966 quattro ingegneri statunitensi svolsero uno studio sul tipo di materiale adatto per costruire un cavo portante, presumendo che la sua sezione fosse uniforme su tutto il percorso. Essi trovarono che il carico di rottura necessario avrebbe dovuto essere il doppio di quello di qualunque materiale esistente, inclusi grafite, quarzo e diamante.
Nel 1975 lo scienziato americano Jerome Pearson progettò una sezione nastriforme che sarebbe stata più adatta a costruire la torre. Il cavo completo sarebbe stato più spesso al centro di massa, dove la tensione era maggiore, e sarebbe stato più stretto alle estremità per ridurre la quantità di peso che la parte centrale avrebbe dovuto portare. Egli suggerì di usare un contrappeso che avrebbe dovuto essere esteso lentamente verso l'esterno, fino a 144.000 km (poco più di un terzo della distanza tra Terra e Luna) mentre la sezione inferiore della torre veniva costruita. Senza un grosso contrappeso, la porzione superiore della torre avrebbe dovuto essere più lunga della parte inferiore, a causa del modo in cui le forze gravitazionali e centrifuga cambiano con la distanza dalla Terra. La sua analisi incluse disturbi come la gravità della Luna, il vento e il movimento dei carichi trasportati lungo il cavo portante. Il peso del materiale necessario per costruire la torre avrebbe richiesto migliaia di viaggi dello Space Shuttle - sebbene parte del materiale avrebbe potuto essere trasportato usando la torre stessa, non appena un cavo con una minima capacità avesse raggiunto il terreno - o avrebbe potuto essere prodotto nello spazio utilizzando minerali lunari o asteroidali.
Arthur C. Clarke introdusse il concetto dell'ascensore spaziale a un pubblico più ampio nel suo romanzo del 1979, Le fontane del Paradiso, nel quale gli ingegneri costruiscono un ascensore spaziale sulla cima di un picco montano sulla fittizia isola equatoriale di Taprobane (strettamente ispirata al Picco di Adamo nello Sri Lanka).
David Smitherman della NASA/Marshall's Advanced Projects Office ha pubblicato Space Elevators: An Advanced Earth-Space Infrastructure for the New Millennium, basato sulle scoperte pubblicate durante una conferenza sulle infrastrutture spaziali tenuta al Marshall Space Flight Center nel 1999.
Lo scienziato americano Bradley Edwards ha suggerito la creazione di un nastro sottile come la carta e lungo 100.000 km, che avrebbe una possibilità maggiore di resistere all'impatto con delle meteoriti. Il lavoro di Edwards si è espanso fino a prevedere lo scenario della costruzione, il progetto del climber (l'unità che si arrampica lungo il cavo), il sistema di trasmissione dell'energia, il metodo per evitare i detriti orbitali, il sistema di ancoraggio a terra, la resistenza all'ossigeno atomico, come evitare i lampi e gli uragani posizionando la piattaforma di ancoraggio nel Pacifico Equatoriale occidentale, i costi di costruzione, la tabella di costruzione e i pericoli per l'ambiente. Sono stati fatti piani per completare la progettazione ingegneristica, per lo sviluppo dei materiali e per iniziare la costruzione del primo ascensore. I fondi fino ad ora sono stati ottenuti attraverso una sovvenzione da parte del NIAC (NASA Institute for Advanced Concepts). I fondi futuri si ritiene verranno dalla NASA, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America e soggetti pubblici e privati.
Il più grande impedimento tecnologico al progetto proposto da Edwards è il limite imposto dal materiale di cui sarebbe formato il cavo. I suoi calcoli richiederebbero una fibra composta da nanotubi di carbonio legati da una resina epossidica, con un carico di rottura minimo pari a 130 GPa; comunque, test condotti nel 2000 su nanotubi di carbonio a parete singola (SWCNT) - che dovrebbero essere notevolmente più resistenti della corda legata con la resina epossidica - indicano che la massima resistenza realmente misurata in laboratorio è pari a 63 GPa, equivalente circa alla trazione di 6300 kg (in peso) per millimetro quadrato di sezione.
Riuscire a trasferire la resistenza delle microstrutture di laboratorio a manufatti più grandi, portando le dimensioni della struttura a metri, chilometri o anche migliaia di chilometri, è poi estremamente problematico, anche considerando che la possibilità di disastrosi difetti micro o macro strutturali è molto elevata, perlomeno nella situazione attuale.

Ascensori extraterrestri

Un ascensore spaziale potrebbe essere costruito su alcuni pianeti, asteroidi e lune.
Un cavo Marziano potrebbe essere molto più corto rispetto a quello terrestre. La gravità di Marte è il 40 % della gravità terrestre, mentre la sua rotazione intorno al suo asse avviene all'incirca nello stesso periodo di tempo. A causa di ciò, l'orbita geostazionaria marziana è molto più vicina alla superficie, e quindi l'ascensore sarebbe molto più corto.
Un ascensore lunare non sarebbe così fortunato. Dato che la rotazione della Luna mantiene sempre la stessa faccia verso la Terra, il centro di gravità del cavo dovrebbe essere ai punti di Lagrange L1 o L2, che sono punti di stabilità speciali, che esistono tra ogni coppia di corpi in un'orbita, dove le forze gravitazionali e rotatorie si bilanciano. Il cavo punterebbe o in direzione della Terra (per il punto L1), oppure nella direzione opposta alla Terra (per il punto L2). Comunque, a causa della bassa gravità lunare, la massa totale del cavo sarebbe notevolmente inferiore a quella dell'ascensore terrestre, dato che sarebbe necessario meno materiale per fornire la resistenza necessaria a supportare il cavo stesso contro la gravità lunare. Senza un contrappeso il cavo "L1" dovrebbe essere lungo 291.901 km e il cavo "L2" dovrebbe essere lungo 525.724 km. Considerando che la distanza tra la Terra e la Luna è di 351.000 km, questo è un cavo molto lungo. Cavi molto più corti, forse non più del doppio della lunghezza della distanza di circa 60.000 km per i punti L1 o L2 del sistema Terra Luna sarebbero sufficienti se un grosso contrappeso, ad esempio di materiali di derivazione lunare, fosse piazzato all'estremità del cavo.
Asteroidi o lune dalla rapida rotazione potrebbero usare i cavi per lanciare materiali, in modo da poter muovere i materiali in posizioni di comodo, come l'orbita terrestre; o al contrario, di espellere del materiale per inviare il grosso della massa dell'asteroide o della luna nell'orbita terrestre o in un punto di Lagrange. Questo venne suggerito da Russell Johnston nel 1980. Freeman Dyson suggerì di utilizzare sistemi simili, ma molto più piccoli, come generatori di energia in punti lontani dal Sole, dove l'energia solare non è economica.

Lanciare nello spazio esterno

Mentre un carico viene sollevato lungo un ascensore spaziale, esso accresce non solo la sua altitudine ma anche il suo momento angolare. Questo momento angolare viene sottratto alla stessa rotazione terrestre. Mentre il carico sale, esso "tira" sul cavo, facendo sì che esso si inclini leggermente verso ovest (in senso opposto alla direzione della rotazione terrestre). La componente orizzontale della tensione del cavo applica una trazione tangente sul carico, accelerandolo verso est. Al contrario, il cavo tira sulla superficie terrestre, rallentandola molto lievemente. Il processo opposto avviene per i carichi che scendono lungo l'ascensore, aumentando molto lievemente la rotazione della Terra.
È possibile determinare le velocità orbitali che potrebbero essere ottenute all'estremità della torre (o cavo) di Pearson alta 144.000 km. All'estremità della torre, la velocità tangenziale è di 10,93 km/s il che è più che sufficiente per sfuggire dal campo gravitazionale della Terra ed inviare sonde fino a Saturno. Se ad un oggetto fosse permesso di scivolare liberamente lungo la parte superiore della torre, potrebbe essere ottenuta una velocità abbastanza elevata da uscire completamente dal sistema solare. Questo viene ottenuto scambiando il movimento angolare totale della torre (e della Terra) con la velocità dell'oggetto da lanciare, nello stesso modo con il quale si lancia un sasso con una fionda.
Per velocità superiori, il carico può essere accelerato elettromagneticamente, oppure il cavo può essere esteso, sebbene questo potrebbe richiedere un contrappeso al di sotto dell'orbita geostazionaria in modo da mantenere il centro di gravità della struttura in un'orbita geosincrona e richiederebbe un ulteriore rinforzo del cavo.

Tecnologie chiave

La NASA ha identificato "Cinque tecnologie chiave per il futuro sviluppo dell'ascensore spaziale":
  1. Materiale per il cavo (es. nanotubi di carbonio e nanotecnologia) e la torre
  2. Costruzione e controllo del cavo.
  3. Costruzione di strutture elevate.
  4. Propulsione elettromagnetica (es.: levitazione magnetica)
  5. Infrastrutture spaziali e lo sviluppo di una industria spaziale e di una economia spaziale

Componenti

Gli ascensori spaziali possono richiedere qualsiasi numero di componenti, a seconda del progetto. Tra quelli che troviamo in quasi ogni progetto ci sono una stazione a terra, un cavo, un climber (arrampicatore), ed un contrappeso.

Stazione a terra

Il progetto della stazione a terra tipicamente ricade in due categorie: mobile e fissa. Le stazioni mobili normalmente sono grandi vascelli oceanici. Le stazioni fisse sono normalmente posizionate in luoghi a grandi altezze.
Le piattaforme mobili hanno il vantaggio di essere capaci di manovrare in modo da evitare forti venti e tempeste. Mentre le piattaforme fisse non hanno questa capacità, esse hanno di norma accesso a fonti di energia più affidabili e con un costo inferiore, e richiedono un cavo più corto. Mentre la riduzione della lunghezza del cavo può sembrare minima (normalmente non più di pochi chilometri), questo può ridurre in modo significativo lo spessore del cavo al suo centro (specialmente per materiali con una bassa resistenza alla tensione).

Cavo

Il cavo deve essere fatto di un materiale che possiede una resistenza alla trazione estremamente elevata (il limite dopo il quale un materiale sottoposto alla trazione si deforma in modo irreversibile). Un ascensore spaziale può essere costruito in modo relativamente economico se può essere prodotto un cavo con una resistenza alla trazione superiore a 100 GPa in grande quantità e ad un prezzo ragionevole; al di sotto di 50 o 60 GPa, il costo diventa astronomico e insostenibile. La maggior parte dei tipi di acciaio ha una resistenza alla tensione inferiore a 1 GPa, e l'acciaio più resistente non più di 5 GPa. Il kevlar ha una resistenza alla tensione di 2,6-4,1 GPa, mentre le fibre di quarzo possono arrivare a più di 20 GPa; la resistenza alla trazione dei filamenti di diamante dovrebbe essere solo lievemente superiore in teoria. I nanotubi di carbonio hanno superato tutti gli altri materiali e appaiono avere una resistenza alla trazione teorica che si avvicina all'intervallo di valori richiesto dalla struttura dell'ascensore spaziale, ma la tecnologia per produrli in grandi quantità e produrre il cavo non è ancora stata sviluppata. Mentre teoricamente i nanotubi di carbonio possono avere una resistenza alla tensione superiore a 100 GPa, in pratica la più elevata resistenza mai osservata in un nanotubo a parete singola è di 63 GPa, e tali tubi mediamente si spezzano tra i 30 e i 50 GPa. Anche la più resistente fibra prodotta con i nanotubi probabilmente avrà solo parte della resistenza dei suoi componenti. Ulteriori ricerche sulla purezza e i differenti tipi di nanotubi si spera possano migliorare questi numeri.
La maggior parte dei progetti richiedono nanotubi di carbonio a parete singola. Sebbene i nanotubi con pareti multiple possano ottenere resistenze alla tensione maggiori, essi hanno una massa notevolmente superiore e quindi sono pessime scelte per la costruzione di un cavo. Una possibilità di cui avvantaggiarsi potrebbe essere la proprietà di interconnessione ad alta pressione dei nanotubi di un singolo tipo. Sebbene questo possa causare la perdita di parte della resistenza alla trazione da parte dei tubi, scambiando legami sp2 (grafite, nanotubi) con legami sp3 (diamanti), questo renderebbe possibile tenerli insieme in una unica fibra da qualche cosa di più della solita, debole Forza di van der Waals, e permetterebbe la produzione di fibre di qualsiasi lunghezza.
La tecnologia per filare un cavo partendo dai normali nanotubi tenuti insieme dalla Forza di van der Waals è solo alla sua infanzia: i primi successi nel filare un lungo cavo invece di soli piccoli pezzi lunghi pochi centimetri è stato annunciato solo nel marzo 2004.

Arrampicatori

Un ascensore spaziale non può essere un ascensore nel senso tipico del termine (con cavi in movimento) a causa della necessità del cavo di essere significativamente più spesso al suo centro rispetto alle sue estremità in ogni momento. Sebbene progetti che utilizzano cavi in movimento, segmentati e più brevi, siano stati proposti, la maggior parte dei progetti richiede per l'ascensore di arrampicarsi lungo il cavo.
I climbers (arrampicatori) coprono un ampio spettro di progetti. In un progetto di ascensore in cui viene impiegato un cavo a forma di nastro piatto, alcuni hanno proposto di usare una coppia di rulli per trascinarsi su per il cavo utilizzando l'attrito. Altri progetti di climber richiedono braccia mobili con ganci, rulli con uncini retrattili, la levitazione magnetica (improbabile a causa dei requisiti del cavo), e numerose altre possibilità.
L'energia è un ostacolo significativo per i climber. La densità di immagazzinamento dell'energia, a meno di significativi progressi nei generatori nucleari compatti, è improbabile che renda possibile immagazzinare l'energia necessaria per un viaggio completo all'interno di un singolo climber senza farlo pesare troppo. Alcune soluzioni richiedono la trasmissione di energia attraverso laser o microonde. Altre soluzioni ottengono parte della loro energia attraverso la rigenerazione dell'energia utilizzando i freni dei climber che scendono e che la trasferiscono ai climber in salita, da freni magnetosferici che riducono le oscillazioni del cavo, attraverso il differenziale di temperatura della troposfera nel cavo, tramite la scarica della ionosfera attraverso il cavo, e altri concetti. I metodi principali per fornire energia ai climber (la trasmissione di energia attraverso laser o microonde) hanno significativi problemi sia di efficienza che di dissipazione del calore in entrambi i casi, sebbene con stime ottimistiche al riguardo delle future tecnologie, siano realizzabili.
I climber devono partire con una frequenza ottimale, in modo da minimizzare l'usura e le oscillazioni a cui il cavo è sottoposto, e massimizzare il carico che è possibile trasportare. Il punto più debole del cavo è nelle vicinanze del punto di attacco al pianeta; di norma, un nuovo climber potrebbe essere lanciato non appena questa zona è libera da altri climber. Un ascensore che gestisca solo carichi in ascesa può gestire un traffico maggiore, ma ha lo svantaggio di non permettere di recuperare l'energia cinetica prodotta dai climber in discesa. Inoltre, dato che uno non può "saltare giù dall'orbita", un ascensore a senso unico richiederebbe un altro metodo, come un razzo convenzionale, per far tornare i carichi e le persone liberandoli dalla loro energia orbitale. Infine, i climber che salgono lungo un ascensore a senso unico e che non ritornano sulla Terra devono essere monouso; se utilizzati, essi dovrebbero essere modulari, così che i loro componenti potrebbero essere usati per altri scopi nell'orbita geosincrona. In ogni caso, dei climber più piccoli hanno il vantaggio di poter avere partenze più frequenti rispetto a quelli più grandi, ma potrebbero imporre delle limitazioni tecnologiche.

Contrappeso

Sono stati due i metodi dominanti proposti per risolvere il problema del contrappeso necessario: un oggetto pesante, come un asteroide catturato, posizionato poco oltre l'orbita geosincrona e la possibilità di estendere il cavo stesso ben oltre l'orbita geosincrona. Quest'ultima idea ha guadagnato maggiore supporto negli anni recenti a causa della semplicità dell'operazione e dell'abilità, per un carico, di viaggiare fino alla fine del cavo usato come contrappeso e di essere fiondato fino alla distanza di Saturno (e anche più lontano usando l'effetto fionda della gravità di altri pianeti).

Economia

Con ascensori spaziali come questo, i materiali potrebbero essere inviati in orbita ad una frazione del costo attuale. Il costo per raggiungere l'orbita geostazionaria è tra i 10.000 $/kg e i 40.000$/kg attualmente. Questo non permette di ripagare il costo del capitale investito, come la ricerca e lo sviluppo dei sistemi di lancio (costi di utilizzo e di sostituzione dei sistemi riutilizzabili e i costi di costruzione dei sistemi usa e getta). Per un ascensore spaziale, usando la contabilità equivalente, il costo varia a seconda del progetto. Utilizzando le specifiche del progetto elaborate dal Dr. Bradley Edwards, "il primo ascensore spaziale ridurrebbe i costi di lancio immediatamente a 100 $/lb" (220 $/kg). I costi di sviluppo potrebbero essere più o meno equivalenti, in dollari attuali, ai costi necessari per sviluppare il sistema Shuttle. I costi marginali di un viaggio consisterebbero solamente nell'elettricità richiesta per sollevare il carico dell'ascensore, la manutenzione e, in un progetto solo per carichi ascendenti (come quello di Edwards), il costo dell'ascensore. Il costo dell'elettricità, dati gli attuali costi della rete elettrica e l'attuale efficienza di laser e pannelli solari (1 %) è di 32 $/kg. In aggiunta, potrebbe essere possibile recuperare una parte del costo dell'energia utilizzando degli ascensori che permettano la discesa dei climbers, che genererebbero energia frenando la discesa (come suggerito in alcune proposte), o usando energia generata dalle masse che frenano mentre viaggiano verso l'esterno dall'orbita geosincrona (un suggerimento di Freeman Dyson in una comunicazione privata con Russell Johnston negli anni ottanta).
Mentre è difficile definire in modo preciso il limite inferiore dei costi della tecnologia missilistica, poche proposte per abbassare i costi a poche migliaia di dollari per chilogrammo sono state prese seriamente in considerazione e i costi di lancio dei carichi sono rimasti quasi invariati dal 1960. Sono state proposte anche altre tecnologie non missilistiche che offrono risultati più incoraggianti per il lancio di carichi a basso costo, sebbene poche abbiano un costo limite teorico basso quanto quello di un ascensore spaziale.
Per l'ascensore spaziale l'efficienza del trasferimento dell'energia è spesso un fattore limitante. Nella maggior parte dei progetti il concetto di un cavo superconduttore per trasportare l'energia - anche se incredibilmente leggero - aggiunge centinaia di tonnellate di peso al cavo, rompendolo con facilità. Di conseguenza, il trasferimento di energia attraverso irraggiamento è spesso visto come il solo modo efficiente per trasportare l'energia. Il più efficiente trasferimento di energia senza fili al giorno d'oggi è un sistema di trasmissione che utilizza un raggio laser con dei pannelli fotovoltaici ottimizzati per sfruttare la lunghezza d'onda emessa dal laser. Con la migliore (e più costosa) tecnologia attuale, che possa essere utilizzata, tra perdite dovute all'atmosfera, perdite durante la produzione del raggio laser e le perdite dovute all'assorbimento dei pannelli, l'efficienza è all'incirca dello 0,5 %, che produce un costo molto maggiore rispetto a quello base. E se gli arrampicatori non saranno riutilizzabili, i pannelli fotovoltaici più costosi potrebbero non essere utilizzabili.
Le perdite dovute alla diffrazione dell'atmosfera potrebbero essere ridotte attraverso l'uso di una ottica adattiva e le perdite dovute all'assorbimento potrebbero essere ridotte scegliendo un'adeguata lunghezza d'onda. Ma, sebbene le tecnologie dei laser e dei pannelli fotovoltaici stiano progredendo velocemente, non si sa quanto si potrà migliorare rispetto all'attuale efficienza di trasmissione. Inoltre, l'ottimizzazione dei pannelli fotovoltaici, per esempio, si basa tipicamente nel migliorare l'efficienza d'assorbimento di una particolare lunghezza d'onda che potrebbe non combaciare con la lunghezza d'onda del laser più efficiente. I laser più efficienti - con diodi laser, che possono sorpassare il 50 % di efficienza - attualmente hanno una scarsa coerenza e potrebbero non essere utilizzati lasciando come opzioni possibili i laser chimici standard con efficienze di pochi punti percentuali o meno. Solo con l'avvento di diodi laser ad alta coerenza, o di una tecnologia simile, un ascensore spaziale può ottenere una più elevata efficienza energetica.
Anche il costo dell'energia da fornire al laser è un fattore limitante. Mentre un punto di ancoraggio sulla terraferma in molti luoghi è in grado di utilizzare l'energia della rete elettrica (con i suoi costi), questa non è una possibilità per una piattaforma oceanica.
Infine, i progetti di climber che salgono soltanto devono rimpiazzare ogni climber completamente o trasportare abbastanza carburante per uscire dall'orbita - un viaggio piuttosto costoso.
Gli ascensori spaziali hanno un elevato costo in capitale investito ma bassi costi operativi, così hanno il massimo vantaggio economico in situazione dove vengono utilizzati per un lungo periodo di tempo per trasportare grandi quantità di carichi. L'attuale mercato dei lanciatori potrebbe non essere grande abbastanza per costruire un ascensore spaziale ma un drammatico calo del costo di lancio in orbita del materiale probabilmente produrrebbe nuovi tipi di attività spaziali che diventerebbero economicamente possibili. In questo condividono molte somiglianze con altri progetti di infrastrutture di trasporto come autostrade e ferrovie.

Possibili incidenti

Un ascensore spaziale presenterebbe un considerevole pericolo alla navigazione sia di veicoli aerei che spaziali. Gli aerei potrebbero essere gestiti attraverso delle semplici restrizioni del controllo del traffico aereo, ma le astronavi sono un problema molto maggiore. Su un lungo periodo di tempo, tutti i satelliti con un perigeo inferiore all'orbita geostazionaria finiranno per collidere con l'ascensore spaziale, in quanto le loro orbite sono soggette a precessione intorno alla Terra. La maggior parte dei satelliti attivi sono in qualche modo in grado di manovrare in orbita e potrebbero evitare queste collisioni, ma i satelliti inattivi e gli altri frammenti orbitali dovrebbero essere rimossi preventivamente dall'orbita da "spazzini" o dovrebbero essere controllati attentamente e spostati quando la loro orbita si avvicina all'ascensore. Gli impulsi richiesti sarebbero piccoli e dovrebbero essere applicati in modo molto infrequente; un sistema che usi una scopa laser potrebbe essere sufficiente per questo compito.
I meteoroidi rappresentano un problema molto più difficile, dato che non sono prevedibili e ci sarebbe molto meno tempo per individuarli e tracciarne la traiettoria verso la Terra. È probabile che un ascensore spaziale soffrirebbe comunque di impatti di qualche genere, non importa quanto attentamente sia protetto. Comunque, la maggior parte dei progetti di un ascensore spaziale richiedono l'utilizzo di cavi multipli paralleli che sono separati tra loro da barre, con un margine di sicurezza sufficiente a far sì che se uno o due cavi fossero tagliati, i cavi rimanenti sarebbero in grado di sostenere l'intero peso dell'ascensore mentre le riparazioni vengono eseguite. Se i cavi fossero sistemati in modo adeguato, nessun singolo impatto potrebbe spezzarne abbastanza da impedire ai rimanenti di sostenere la struttura.
Molto peggiori dei meteoroidi sono i micrometeoriti; minuscole particelle ad alta velocità che si trovano ad alte concentrazioni a certe altezze. Evitare i micrometeoriti è praticamente impossibile, e questo assicura che parti dell'ascensore saranno costantemente tagliate. La maggior parte dei rimedi progettati per affrontare questo problema implicano un progetto simile all'hoytether o ad una rete di fili con una struttura piana o cilindrica con due o più fili elicoidali. Creare il cavo come una matassa invece che come un nastro aiuta a prevenire i danni collaterali ad ogni impatto di micrometeoriti.
La corrosione è un grosso rischio, per ogni cavo costruito per essere sottile (cosa richiesta dalla maggior parte dei progetti). Nell'atmosfera superiore, l'ossigeno elementare corrode velocemente la maggior parte degli elementi. Un cavo di conseguenza ha la necessità di essere costituito da materiale resistente alla corrosione o di avere una copertura resistente alla corrosione, aumentandone il peso.
Nell'atmosfera, i fattori di rischio del vento e dei fulmini entrano in gioco. Ci sono poche buone soluzioni, per entrambi questi problemi, differenti dall'evitare le tempeste (come è stato suggerito in alcuni progetti, ottenendolo per mezzo di piattaforme di ancoraggio mobili). Il rischio legato ai fulmini può essere ridotto utilizzando fibre non conduttive con una copertura resistente all'acqua per evitare la formazione di zone di conduzione. Il rischio dovuto al vento può essere diminuito utilizzando fibre con una ridotta area di intersezione e che possano ruotare per ridurre la resistenza.
Infine, un rischio di cedimento strutturale viene dalla possibilità di armoniche di vibrazioni nel cavo. Come le più corte e familiari corde degli strumenti musicali, il cavo dell'ascensore spaziale ha una frequenza di risonanza naturale. Se il cavo è eccitato a questa frequenza, per esempio dallo spostarsi dei climber, l'energia di vibrazione può salire a livelli pericolosi e anche superare la forza di coesione del cavo. Le oscillazioni possono essere sia nel senso della lunghezza che di rotazione del cavo. Questa eventualità può essere evitata con l'uso di sistemi intelligenti di smorzatura lungo il cavo, e organizzando il calendario dei viaggi in ascensore tenendo presente il problema della risonanza. Potrebbe essere possibile smorzare le vibrazioni usando la magnetosfera terrestre, il che produrrebbe energia extra da passare ai climber.

In caso di cedimento

Se, nonostante tutte le precauzioni, il cavo si dovesse rompere quello che succederebbe esattamente dipenderebbe dalla posizione del taglio. Se l'ascensore si rompesse in corrispondenza del punto di ancoraggio a Terra, la forza esercitata dal contrappeso farebbe volar via l'intero ascensore, ponendolo in un'orbita stabile. Questo succede perché l'ascensore spaziale deve essere tenuto in tensione, con una forza rivolta verso l'esterno superiore a quella di gravità che tira verso l'interno. In caso contrario, ogni carico posto sull'ascensore tirerebbe giù l'intera struttura.
L'altitudine finale dell'estremo inferiore del cavo dipende dalla distribuzione di massa dell'ascensore. In teoria, l'estremo potrebbe essere recuperato e il cavo nuovamente fissato a terra. L'operazione sarebbe comunque molto complessa, richiedendo un delicato aggiustamento del centro di massa del cavo per riportarlo alla superficie terrestre nella località esatta. Potrebbe essere più semplice costruire un nuovo cavo.
Se il punto di rottura si trova ad un'altitudine di 25.000 km o meno, la porzione inferiore dell'ascensore cadrebbe sulla Terra e si avvolgerebbe attorno all'equatore mentre la porzione superiore, ormai sbilanciata, si solleverebbe verso un'orbita superiore. Alcuni autori hanno suggerito che un tale evento sarebbe catastrofico, con migliaia di chilometri di cavo in caduta che crea una linea di distruzione meteorica lungo la Terra. In realtà, un tale scenario è estremamente improbabile, considerando la bassa densità totale del cavo. Il rischio può essere ulteriormente ridotto installando dispositivi di autodistruzione lungo il cavo, rompendolo in sezioni più piccole. Nella maggior parte dei progetti di cavo, la porzione più alta (sopra i 1.000 km) non arriverebbe alla superficie terrestre, perché brucerebbe completamente nell'atmosfera.
Ogni oggetto attaccato all'ascensore, inclusi i climber, rientrerebbero nell'atmosfera. Probabilmente, i climber verranno progettati per sopravvivere comunque a tale evento, come dispositivo di emergenza nel caso si stacchino da un cavo altrimenti integro, cosa che prima o poi accadrà per semplice incidente. Il destino di un oggetto in caduta, indipendentemente dal cavo, dipende dalla sua altezza iniziale: a meno che non si trovi all'altezza dell'orbita geostazionaria, un oggetto su un ascensore spaziale non si troverebbe in un'orbita stabile e perciò, in caso di distacco, se ne allontanerebbe rapidamente. Tale oggetto entrerebbe in un'orbita ellittica le cui caratteristiche dipendono da dove l'oggetto si trovava sull'ascensore al momento del distacco. Più si trovava in basso, più eccentrica sarà l'orbita.
Se l'altezza iniziale dell'oggetto era minore di 23.000 km la sua orbita avrà un apogeo all'altezza corrispondente al distacco e un perigeo all'interno dell'atmosfera terrestre: si troverà nell'atmosfera in poche ore o minuti e la sua orbita verrà frenata e spostata verso il basso finché non cadrà a terra. Sopra l'altitudine di 23.000 km, il perigeo è al di sopra dell'atmosfera terrestre e l'oggetto inizierà ad orbitare in modo stabile. L'ascensore spaziale sarà ormai da tutt'altra parte, ma una navicella spaziale potrebbe essere spedita per recuperare il carico.
Se l'oggetto si stacca all'altezza dell'orbita geostazionaria rimarrà quasi immobile vicino all'ascensore esattamente come in un volo orbitale convenzionale. Ad altezze maggiori l'oggetto si troverà ancora in un'orbita ellittica, questa volta con un perigeo all'altezza del rilascio ed un apogeo più in alto. L'eccentricità dell'orbita aumenta con l'aumentare dell'altezza di rilascio.
Sopra i 47.000 km, un oggetto che si stacca dall'ascensore spaziale possiede una velocità superiore alla velocità di fuga dalla Terra. L'oggetto si dirigerebbe quindi verso lo spazio interplanetario, e se delle persone si trovassero a bordo potrebbe risultare impossibile recuperarle.
Tutte queste altitudini sono calcolate per un ascensore spaziale terrestre. Un ascensore spaziale in servizio su un altro pianeta o su un'altra luna avrebbe delle altitudini critiche differenti alle quali ognuno di questi scenari si realizzerebbe.

Volontà politica

Uno dei problemi potenziali dell'ascensore spaziale potrebbe essere "chi lo possiede o lo controlla?". Un simile ascensore richiederebbe un investimento significativo (le stime "partono" da circa 5 miliardi di dollari statunitensi per un cavo molto primitivo), e potrebbe essere necessario almeno un decennio per ripagare le spese. Attualmente, solo dei governi sono in grado di spendere questa quantità di denaro nell'industria spaziale.
Presumendo che ci sia un impegno multinazionale per creare una tale opera, ci sarebbe il problema di chi lo userebbe e di quanto spesso lo userebbe, così come di chi sarebbe la responsabilità per la sua difesa dal terrorismo o da stati nemici. Un ascensore spaziale permetterebbe di mettere facilmente in orbita satelliti artificiali, e sta diventando sempre più ovvio che lo spazio è un'importante risorsa militare, così che l'ascensore spaziale potrebbe facilmente causare numerosi attriti tra gli stati che potrebbero o non potrebbero usarlo per mettere dei satelliti in orbita. Inoltre, la costruzione di un ascensore spaziale richiederebbe la conoscenza della posizione e della traiettoria di tutti i satelliti terrestri esistenti e la loro rimozione, se non possono evitare l'ascensore in modo adeguato.
Un primo ascensore potrebbe essere utilizzato per sollevare in breve tempo il materiale necessario per costruire altri ascensori simili, ma come questo possa avvenire e in che modo i successivi ascensori verranno utilizzati dipende da quanto saranno disponibili i possessori del primo ascensore di lasciare qualsiasi monopolio possano aver guadagnato sull'accesso allo spazio. Comunque, una volta che le tecnologie verranno sviluppate e utilizzate, non ci potrà essere nulla da fare tranne una messa al bando internazionale sostenuta da una serie di conseguenze che impedirebbero ad altre nazioni o compagnie di sviluppare i propri ascensori nello stesso modo con il quale la nazione o la compagnia originale hanno costruito i loro.
Gli ascensori spaziali (quale che sia il loro progetto) sono di per sé strutture estremamente fragili ma con un valore militare considerevole che sarebbero immediatamente un obiettivo in ogni conflitto di grandi dimensioni con uno stato che ne controllasse uno. Di conseguenza missili convenzionali (o altre tecnologie di lancio simili) probabilmente continuerebbero ad essere utilizzate per fornire un modo alternativo per raggiungere lo spazio.

Altri sistemi e tipi di ascensore e cavi spaziali

Un altro tipo di ascensore che non necessita di materiali con una elevata resistenza alla tensione per mantenersi è la fontana spaziale, una torre supportata dall'interazione di un flusso ad alta velocità di particelle accelerate verso l'alto e il basso attraverso la torre da acceleratori magnetici. Dato che una fontana spaziale non si trova in orbita, diversamente da un ascensore spaziale, essa può avere qualsiasi altezza ed essere piazzata a qualsiasi latitudine. Inoltre diversamente dagli ascensori spaziali, la fontana spaziale richiede una fonte di energia costante per rimanere sollevata.
Ancora la propulsione a cavi è un possibile metodo per lanciare navi spaziali in una orbita planetaria.

Ricerca e progetti

Recentemente l'Ames Research Center della NASA ha indetto una gara per la costruzione di robot arrampicatori, che ha visto scontrarsi dieci squadre di ingegneri canadesi e statunitensi, nel tentativo di aggiudicarsi un premio di 50 000 dollari destinato al team scientifico capace di costruire arrampicatori in grado di spostarsi alla velocità di un metro al secondo, arrampicandosi su un sottile cavo di nanotubi al carbonio lungo sessanta metri.

Analogie storiche

Arthur C. Clarke paragonò il progetto di ascensore spaziale allo sforzo di Cyrus Field di costruire il primo cavo telegrafico transatlantico, "il progetto Apollo della sua era".

 
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