Shango (trascritto anche come
Sango, Xangô, Chango e in altre varianti) è un
importante orisha (dio o semidio) della mitologia yoruba. È
associato soprattutto con l'etnia oyo, di cui rappresenta un antenato
mitico. È una divinità potente, associata al fuoco e al tuono, e ha
un ruolo importante anche nei culti afro-americani derivati dalla
religione yoruba, come il candomblé, santeria e vudù.
Origine del mito
La tradizione orale yoruba descrive
Shango come re dell'Impero Oyo, figlio del re fondatore Oranian e di
sua moglie Torosi. Da un punto di vista storico, questo collocherebbe
la sua vita intorno al XV secolo. Il suo regno viene ricordato come
un periodo di grande prosperità, durante il quale l'impero crebbe
fino a unificare tutto il popolo yoruba. Nella trasposizione
mitologica e religiosa, questa prosperità si riflette nella
magnificenza tipica dei rituali del culto di Shango, ricchi di
colori, forme e simboli diversi.
Figura mitologica e simbologia
Shango è associato al fuoco, al
fulmine e al tuono; ha un carattere violento e vendicativo,
cacciatore e saccheggiatore, virile e coraggioso; è un giustiziere,
e castiga i bugiardi, i ladri e malfattori. Per queste
caratteristiche, sia in epoca coloniale che post-coloniale Shango è
stato frequentemente considerato come il simbolo della lotta dei neri
contro l'oppressione da parte dei bianchi.
A seconda delle tradizioni, Shango
viene annoverato come figlio della dea-madre Yemaja o di Obatala,
messaggera e intermediaria degli dèi, che lo avrebbe concepito con
Aganju, signore del fiume. Ha avuto numerose mogli e amanti, fra cui
spiccano le figure di Obá (la prima moglie), Oxum (la seconda) e Oya
(la moglie preferita).
Shango viene spesso rappresentato con
un'arma chiamata Oxê, un'ascia bipenne, che rappresenta l'azione
rapida ed efficace della giustizia. Negli altari in onore di Shango
compare spesso una scultura che rappresenta una donna dallo sguardo
tranquillo e distaccato che dona quest'arma al dio-eroe.
Nel culto yoruba di Shango vengono
spesso impiegate maschere con le sembianze di una testa di ariete.
Questo elemento ha portato diversi ricercatori, fra cui Basil
Davidson a postulare un legame fra la cultura yoruba e quella di
Kush, presso cui l'ariete aveva un ruolo simbolico fondamentale.
Il numero sacro di Shango è il sei.
Racconti tradizionali
Il concepimento di Shango da Obatala è
oggetto di un racconto yoruba. Si narra che un giorno Aganju non
voleva concedere a Obatala il permesso di attraversare il fiume.
Quest'ultima cercò di aggirare il divieto trasformandosi in una
piacente donna e lasciandosi circuire da Aganju, e dalla loro unione
fu concepito Shango.
Un altro racconto tradizionale
sull'infanzia e la gioventù di Shango descrive il suo incontro col
padre in un bosco. Aganju non lo riconobbe, e cercò di ucciderlo per
mangiarlo. L'orixa Oya, accortasi del pericolo, corse ad avvertire
Obatala, che in origine era signora dei fulmini; Obatala trasferì a
Oya il proprio potere, e questa salvò Shango dando fuoco al bosco.
Shango sarebbe in seguito diventato egli stesso signore del fuoco.
Nelle religioni sincretiche
Nelle religioni sincretiche in cui ogni
divinità tradizionale viene identificata con un santo della
tradizione cristiana, Xangô viene in genere identificato con San
Gerolamo, a San Giuda Taddeo. A Cuba in particolare si identifica con
Santa Barbara.
Nella archeologia
La notizia pubblicata sulle Scienze può
sembrare contorta e ancora ufficiosa, ma in qualunque caso è
riferita alla divinità Shango.
Un gruppo di archeologi dell'Università del Maryland hanno rintracciato nella città di Annapolis, un contenitore argilloso delle dimensioni di un pallone di calcio databile intorno al 1700. Al suo interno sono stati ritrovati innumerevoli frammenti di spille, proiettili e unghie utilizzati per esorcizzare gli spiriti e guidare le forze soprannaturali. La manifattura è attribuita a quella africana per quanto riguarda la conoscenza di amuleti e delle pratiche religiose, mentre i materiali usati sembrano tipicamente locali (Nordamericani). L'archeologo Matthew D.Cochran della University College di Londra che ha avuto il merito ed il privilegio di dissotterrare il reperto ritiene che sia associato al culto di Shango.
Un gruppo di archeologi dell'Università del Maryland hanno rintracciato nella città di Annapolis, un contenitore argilloso delle dimensioni di un pallone di calcio databile intorno al 1700. Al suo interno sono stati ritrovati innumerevoli frammenti di spille, proiettili e unghie utilizzati per esorcizzare gli spiriti e guidare le forze soprannaturali. La manifattura è attribuita a quella africana per quanto riguarda la conoscenza di amuleti e delle pratiche religiose, mentre i materiali usati sembrano tipicamente locali (Nordamericani). L'archeologo Matthew D.Cochran della University College di Londra che ha avuto il merito ed il privilegio di dissotterrare il reperto ritiene che sia associato al culto di Shango.
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