sabato 16 dicembre 2023

Il mistero dei pèriti


Il mistero dei pèriti, creature metà cervi e metà uccelli, affonda le sue radici nel XVI secolo, quando un rabbino di Fez, forse Aaron ben Chaim, trascrisse alcuni frammenti di un libro arabo che ne parlava. Questo testo, purtroppo sopravvissuto solo in parte, conteneva informazioni intriganti su queste creature leggendarie.

Secoli prima, la Sibilla Eritrea aveva predetto la caduta di Roma per mano dei pèriti, ma la sua profezia fu dimenticata a causa della distruzione degli oracoli nel 642. Nei Libri Sibillini non c'è traccia di queste creature, e solo grazie al rabbino di Fez abbiamo qualche dettaglio su di esse.

Secondo il libro arabo trascritto dal rabbino, i pèriti abitano ad Atlantide e hanno un aspetto unico: la testa e le zampe di cervo, ma il corpo di uccello con ali e piume. Quando il sole li illumina, invece di proiettare la propria ombra, proiettano quella di un essere umano.

Alcuni esperti di antropologia ritengono che i pèriti fossero considerati l'anima di un uomo defunto privo della protezione divina da molte popolazioni latine ed arabe.

Secondo il rabbino, i pèriti si nutrono talvolta di terra secca, volano in stormi e sono stati visti passare sulle Colonne d'Ercole. Sono anche descritti come nemici temibili dell'umanità, capaci di uccidere uomini e recuperare il favore degli dei. Durante la traversata di Scipione contro Cartagine nel 146 a.C., i pèriti apparvero e uccisero molti degli uomini.

Un piccolo riferimento a Ravenna suggerisce che questi esseri siano stati avvistati con un folto piumaggio azzurro. Il testo che fornisce queste informazioni era custodito nella Biblioteca di Monaco, ma è scomparso dal catalogo prima della Seconda Guerra Mondiale. Si sospetta che possa essere stato occultato o distrutto dalle forze naziste, interessate alla ricerca di documenti esoterici e neopagani.

Sono poche le informazioni che abbiamo sui pèriti, eppure il loro mistero continua a suscitare curiosità e interesse tra gli studiosi. La storia delle loro presunte apparizioni e il loro presunto coinvolgimento in eventi storici come la battaglia di Scipione contro Cartagine aggiungono un'atmosfera di enigma e fascino intorno a queste creature leggendarie.

La descrizione dei pèriti come creature ibride, con la testa e le zampe di cervo e il corpo di uccello, evoca immagini suggestive e misteriose. La loro abilità di proiettare l'ombra di un essere umano anziché la propria in presenza di luce solare solleva ulteriori interrogativi sulla loro natura e origine. Si potrebbe ipotizzare che questa capacità sia legata a qualche tipo di potere magico o soprannaturale, ma senza fonti o prove concrete, resta solo oggetto di speculazione.

L'associazione dei pèriti con Atlantide aggiunge un altro livello di mistero alla loro storia. Atlantide stessa è una leggendaria civiltà perduta, spesso associata a racconti mitologici e fantasiosi. La sua menzione nel contesto dei pèriti solleva domande su una possibile connessione tra queste creature e la mitica isola sommersa. Forse Atlantide era considerata il loro habitat naturale o il luogo da cui provenivano, ma di nuovo, si tratta solo di ipotesi.

La scomparsa del testo che descriveva i pèriti dalla Biblioteca di Monaco aggiunge un elemento di intrigo e sospetto. Il coinvolgimento delle forze naziste nell'occultamento o nella distruzione del documento alimenta teorie del complotto e stimola l'immaginazione di coloro che cercano di svelare i segreti nascosti del passato. La mancanza di prove concrete rende difficile trarre conclusioni definitive su cosa sia accaduto al testo e perché sia stato preso di mira.

Nonostante la mancanza di fonti primarie e la scarsità di informazioni verificabili, il racconto dei pèriti continua a vivere nell'ambito delle leggende e delle speculazioni. La loro presenza nei racconti storici e mitologici offre uno spunto affascinante per esplorare la complessità delle credenze umane e l'interesse per l'ignoto. Forse un giorno nuove scoperte o nuove testimonianze porteranno luce su questo antico mistero, ma finché ciò non accade, i pèriti rimarranno avvolti nel velo dell'enigma e dell'incertezza.



venerdì 15 dicembre 2023

Il Mistero del Mostro di Loch Ness: Leggenda o Realtà?


Siamo in Scozia, più precisamente sulle sponde del Loch Ness: è il 1930 e a questa data si fa risalire il primo avvistamento dell’epoca moderna di Nessie, il mostro lacustre più famoso del mondo. La sua prima foto risale invece al 1933, anche se poi si rivelerà un falso (foto a sinistra)… eppure il mistero di questa creatura continua ad affascinare studiosi, scienziati, giornalisti, scrittori e curiosi di ogni genere… anche perché, alla fine, non tutte le pseudo-prove dell’esistenza del mostro si sono rivelate false e almeno alcuni dati inspiegabili esistono, a giudicare da quanto raccolto da tutti coloro che hanno partecipato alle varie cacce a Nessie.

La leggenda vuole che si tratti di un dinosauro, più precisamente di un plesiosauro, che sarebbe misteriosamente sopravvissuto fino ai giorni nostri e che abiterebbe, indisturbato e ben nascosto, le acque di questo impervio lago situato negli altipiani scozzesi. Già nell’antichità comunque Nessie si sarebbe rivelato (o rivelata… potrebbe anche essere femmina, no?): era il VI secolo e un monaco irlandese avrebbe ordinato ad una feroce creatura, salita in superficie, di tornare nelle oscure profondità del lago, dopo che aveva terrorizzato gli abitanti del luogo.

Dagli anni Trenta ad oggi numerosissimi sono stati gli avvistamenti e altrettante le spedizioni alla ricerca di una risposta, compreso l’eminente National Geographic, ma la creatura sembra sfuggevole ed ogni tentativo di risolvere l’enigma è andato sostanzialmente a vuoto.


L’ultimo avvistamento risale al mese di maggio del 2007: era il 26 per la precisione e il tecnico di laboratorio Gordon Holmes avrebbe filmato una sagoma nuotare nelle acque del lago.

La storia del Mostro di Loch Ness è intrisa di fascino e mistero, alimentata da secoli di leggende e avvistamenti enigmatici. Ogni nuovo presunto avvistamento scatena un'ondata di interesse mediatico e scientifico, portando nuove speranze di risolvere l'enigma che circonda questa creatura leggendaria.

Tuttavia, nonostante gli sforzi di esperti e appassionati, il Mostro di Loch Ness continua a sfuggire alla comprensione umana. Le prove raccolte nel corso degli anni sono spesso contraddittorie o di dubbia autenticità, lasciando aperte molte domande senza risposta.

Le teorie sull'origine e sulla natura del mostro sono varie e spesso fantasiose. Alcuni credono che potrebbe trattarsi di una specie sconosciuta di animale marino, adattatasi alle condizioni uniche del Loch Ness. Altri ipotizzano che sia una creatura sopravvissuta dall'era dei dinosauri, un plesiosauro che ha trovato rifugio nelle acque oscure del lago.

Tuttavia, ci sono anche coloro che considerano il Mostro di Loch Ness come una pura invenzione o una serie di avvistamenti fraintesi di animali comuni come lucci o foche. La suggestione e la fantasia possono giocare brutti scherzi, soprattutto in un luogo così carico di mistero e fascino come il Loch Ness.

Nonostante le incertezze e le delusioni, il mito del Mostro di Loch Ness continua a vivere nel cuore di molte persone, attirando turisti da tutto il mondo e alimentando l'immaginazione di scrittori, registi e artisti di ogni genere.

Che cosa si nasconde davvero nelle profondità oscure del Loch Ness? È un segreto che forse non sarà mai svelato completamente. 



giovedì 14 dicembre 2023

La Leggenda del Mongolian Death Worm: Alla Ricerca di una Creatura Mito o Realtà?



Il Mongolian Death Worm, noto anche come "Allgoi-khorkhoi", "Olgoi-khorkhoi" o "Verme dall'intestino largo", è uno dei misteri più affascinanti e spaventosi della Mongolia. La sua storia è stata tramandata per generazioni, incantando e spaventando chiunque si imbatta nelle leggende che circondano questa misteriosa creatura. In questo articolo, esploreremo le origini del Mongolian Death Worm, le testimonianze e le teorie che circondano la sua esistenza, cercando di fare luce su questo enigma della natura.

La leggenda del Mongolian Death Worm ha radici antiche, ma la sua fama è stata amplificata nel 1926 quando il paleontologo e esploratore americano Roy Chapman Andrews ha raccontato di aver sentito parlare di questa creatura durante i suoi viaggi in Mongolia. Tuttavia, nonostante i numerosi resoconti e le testimonianze degli abitanti locali, nessun esploratore è riuscito a confermare l'esistenza del verme in modo definitivo. Andrews stesso, sebbene abbia ascoltato con attenzione le storie degli abitanti, ha ammesso di non aver mai visto personalmente la creatura.

Negli anni successivi, altri esploratori e ricercatori hanno tentato di trovare prove concrete dell'esistenza del Mongolian Death Worm, ma senza successo. Nonostante ciò, le storie e le leggende intorno a questa creatura hanno continuato a suscitare interesse e fascino, alimentando il desiderio di scoprire la verità dietro questo mistero.

Nel 2005, un gruppo di scienziati inglesi e criptozoologi ha intrapreso una spedizione in Mongolia per cercare prove dell'esistenza del Mongolian Death Worm. Nonostante abbiano raccolto numerose testimonianze e storie sulla creatura da parte degli abitanti locali, non sono riusciti a trovare prove concrete della sua esistenza. Tuttavia, le descrizioni fornite dagli abitanti locali sono state sorprendentemente coerenti nel dipingere un'immagine della creatura simile a un verme di grandi dimensioni, di colore rosso-marrone, senza testa né gambe.

Le caratteristiche attribuite al Mongolian Death Worm sono alquanto sorprendenti e spesso spaventose. Si dice che la creatura sia in grado di sputare un acido solforico velenoso in grado di uccidere istantaneamente qualsiasi essere vivente, e che persino il semplice contatto con il suo corpo possa essere fatale. Queste descrizioni hanno alimentato ulteriormente il mistero e la paura intorno al Mongolian Death Worm, facendolo diventare una delle creature più temute della Mongolia.

Tuttavia, nonostante le numerose testimonianze e le storie circolanti, molti scienziati rimangono scettici sull'esistenza del Mongolian Death Worm. Alcuni ipotizzano che le storie possano essere il risultato di fraintendimenti o miti locali, mentre altri suggeriscono che la creatura potrebbe essere una specie sconosciuta o addirittura estinta.

Nelle storie raccolte da vari esploratori e ricercatori, emerge un quadro affascinante e inquietante del Mongolian Death Worm. Secondo le testimonianze degli abitanti locali, la creatura vive nelle zone più remote e inospitali del deserto del Gobi, un luogo dove la vita è già estremamente difficile per gli esseri umani e dove l'immaginazione può facilmente prendere il sopravvento.

Le descrizioni del Mongolian Death Worm variano leggermente da un resoconto all'altro, ma ci sono elementi comuni che emergono costantemente. Si dice che il verme abbia una lunghezza di circa due metri e un diametro di venti centimetri, con un aspetto che ricorda vagamente un intestino animale. È di colore rosso-marrone e privo di arti visibili, come gambe o tentacoli, il che lo rende ancora più enigmatico e inquietante.

Una delle caratteristiche più spaventose attribuite al Mongolian Death Worm è la sua capacità di sparare un acido solforico altamente corrosivo, che può uccidere istantaneamente chiunque entri in contatto con esso. Questo veleno letale, secondo le leggende, è in grado di bruciare la carne umana e causare danni irreparabili. Inoltre, si dice che la creatura sia in grado di emettere scariche elettriche mortali a distanza, aggiungendo un'altra dimensione di pericolo alla sua già terrificante reputazione.

Le storie sulla dieta del Mongolian Death Worm sono altrettanto inquietanti. Si dice che la creatura si nutra principalmente di piante parassite locali, come il Goyo, che molti credono essere velenoso per gli esseri umani. Questo comportamento alimentare contribuisce alla sua aura di mistero e terrore, poiché suggerisce che il verme possa rappresentare una minaccia non solo per gli esseri umani, ma anche per la flora locale.

Una delle caratteristiche più curiose del Mongolian Death Worm è il suo ciclo di vita e il suo comportamento stagionale. Si dice che la creatura rimanga in letargo per gran parte dell'anno, emergendo solo nei mesi estivi, soprattutto durante le piogge quando il terreno è bagnato. Questo comportamento stagionale potrebbe essere legato alle abitudini di riproduzione del verme o alle sue esigenze ambientali specifiche, ma resta un altro aspetto misterioso della sua biologia.

Tuttavia, finché non ci saranno prove concrete dell'esistenza del Mongolian Death Worm, rimarrà uno dei più grandi misteri della natura e una fonte infinita di fascino e terrore per chiunque si avventuri nel deserto del Gobi.



mercoledì 13 dicembre 2023

Il Kraken: Il Gigante dei Mari



Il Kraken è una creatura leggendaria dei mari, un'enorme piovra con tentacoli capaci di avvolgere intere navi. Le sue radici affondano nelle mitologie antiche, ma la sua fama si è consolidata tra il XVIII e il XIX secolo, forse ispirata da avvistamenti di calamari giganti.

Le prime tracce del Kraken si trovano nella mitologia norrena, dove è associato all'Hafgufa, un mostro marino tanto grande da sembrare un'isola quando emergere in superficie. Questo tema è ricorrente nel mito del Kraken, che si è evoluto nel corso dei secoli.

Nel XVIII secolo, il naturalista Carl von Linné e il vescovo danese Erik Pontoppidan contribuirono a diffondere il mito del Kraken. Pontoppidan lo descrisse come un enorme pesce-granchio, attribuendogli potenti onde e gorghi in grado di affondare le navi. Tuttavia, solo nel tardo Settecento emerse l'immagine del Kraken come creatura aggressiva, capace di affondare le navi.

Il malacologo Pierre Denys de Montfort, nel 1802, incluse il Kraken nel suo trattato sui molluschi, attribuendogli dimensioni impressionanti e collegandolo a naufragi e scomparse di navi. Tuttavia, la sua tesi fu in seguito smentita, ma contribuì a consolidare il mito del Kraken come un pericolo per i marinai.

Si ipotizza che il mito del Kraken possa essere derivato dagli avvistamenti di calamari giganti, ma il suo fascino e il suo mistero persistono, alimentando la fantasia di generazioni di marinai e appassionati di creature marine. Chi sa cosa si cela ancora nelle profondità inesplorate dell'oceano!





martedì 12 dicembre 2023

IL GRIFONE: Emblema di Maestosità e Potere


Erodoto, lo storico greco del IV secolo a.C., e altri autori antichi ci parlano di questa creatura leggendaria, il grifone. Eliano di Preneste lo descrive come un leone con artigli robusti e ali, mentre altri autori lo immaginano con una testa d'uccello, un corpo da lupo e zampe da leone.

L'origine precisa di questo essere mitologico è dibattuta, trovandolo sia in Egitto, dove assume caratteristiche diverse, sia in Mesopotamia. La sua grandezza e maestosità lo hanno reso emblema di regalità, comparendo su arazzi e stendardi di diverse dinastie.

Nel XIV secolo, nel Tractatus de armis di John de Bado Aureo, si dice che portare il simbolo del grifone in battaglia avrebbe garantito forza e saggezza. Persino nella letteratura persiana del IV secolo a.C., si parla di una divinità, Homa, simile al grifone.

Il mito del grifone si diffuse durante il periodo ellenistico e romano, attribuendogli il ruolo di guardiano delle tombe e animale sacro ad Apollo, dio della luce e della bellezza. Anche Dante, nel Purgatorio, immagina un carro trionfale trainato da un maestoso grifone, simbolo sia della divinità che dell'umanità di Cristo.

Una creatura avvolta di mistero e potere, il grifone continua a incantare e ispirare, rimanendo un'icona di maestosità e regalità attraverso i secoli.


lunedì 11 dicembre 2023

IL GOLEM: Guardiano degli Ebrei ?




Nelle antiche leggende cabalistiche del popolo ebraico, si narra di una strana creatura antropomorfa di argilla rossa, animata dal rabbino Leon Ben Bezabel intorno al 1580, per proteggere una comunità ebraica vessata dai pogrom.

Ma come avrebbe fatto un rabbino a dare vita a questa sorta di Frankenstein?

Il termine "Golem" deriva dall'ebraico e significa letteralmente "embrione" o "materia grezza", citato per la prima volta nella Bibbia in riferimento ad Adamo. La leggenda del Golem appare nei testi della mistica ebraica come il "Libro di Zohar" e il "Sefer Jezira", che descrivono l'esegesi sui segreti dell'alfabeto ebraico e delle Sefirot di Dio.

Secondo il Talmud, si dice che "i giusti potrebbero creare un mondo", e ci sono resoconti di rabbini che hanno creato esseri umani con formule magiche.

L'antica leggenda del Golem risale addirittura all'XI secolo, con un'interessante variante femminile. In occidente, la leggenda del Golem è stata resa famosa dallo scrittore austriaco Gustav Meyrink nel suo romanzo del 1915 "Der Golem".

La parola "verità" (emet) veniva incisa sulla fronte o inserita nella bocca del Golem per animarlo. Tuttavia, una volta creato, il Golem cresceva fino a diventare ingestibile, e il rabbino doveva disfarsene trasformando la parola in "morte" (met).

Si dice che Eleazar di Worms abbia conservato la formula per costruire un Golem, ma conoscere gli "alfabeti delle 221 porte" era essenziale per portare il rituale a termine.

Una leggenda affascinante che racconta di un potere misterioso e di un guardiano imponente, il Golem rimane un simbolo di protezione e mistero nella cultura ebraica.





domenica 10 dicembre 2023

IL DRAGO: Una Leggenda Vivente ?



Immagina di essere catapultato indietro nel tempo, in un'epoca di paladini e cavalieri, dove la figura mitologica del drago dominava l'immaginario collettivo.

In Occidente, il drago era sempre stato associato al male, un alleato del maligno. Ucciderlo significava essere visti come i favoriti di Dio, come San Michele e San Giorgio. Ma nell'Oriente, il drago era un simbolo di benevolenza, rappresentando la manifestazione terrena di forze naturali benefiche.

Le rappresentazioni occidentali di questo mostro lo dipingevano con occhi rossi come il sangue, pelle squamosa simile a quella dei pesci e ali da pipistrello gigante, accompagnate da una folta barba sotto il mento, per renderlo ancora più minaccioso e simile al Demonio.

Una delle caratteristiche più iconiche dei draghi occidentali è sempre stata la loro capacità di emettere fuoco e fiamme, facendoli sembrare creature demoniache. Gesner, naturalista svizzero del XVI secolo, fornisce una descrizione dettagliata di queste creature nella sua opera "Historia animalium".

Contrariamente alla tradizione orientale, che vedeva il drago come un essere senza zampe o al massimo con due, Gesner lo descriveva come quadrupede. Altri esperti come Bochart aggiungono ulteriori peculiarità, come denti di diversi colori e la capacità di risucchiare gli uccelli con il fiato.

Nel corso dei secoli, molte persone rispettabili hanno raccontato di aver assistito a voli di drago. Ad esempio, Cristoforo Schorer, prefetto di Lucerna, nel 1649 scrisse a un amico di aver visto un drago splendente volare sopra il monte Pilato, con movimenti sinuosi e scintille sprizzanti.

Oggi, il progresso ha portato alla dimenticanza dei draghi, ma essi vivono ancora nella fantasia di scrittori e registi. Opere come "Gli occhi del drago" di Stephen King e la saga di "Eragon" di Christopher Paolini, insieme a serie come "Dragonlance" e "Dungeons & Dragons", testimoniano l'eterna fascinazione per queste creature.

Lunga vita al drago, una leggenda che continua a incantare e ispirare!


 
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